giovedì 22 dicembre 2022

Ultimo giorno di lavoro

So che questo è un blog che parla di Formula 1 e non dovrei parlare della mia vita, ma credo di potere fare una piccola eccezione, a condizione di contornarla di dettagli motoristici. Oggi, 22 dicembre 2022, è il mio ultimo giorno di contratto (martedì quello effettivo di lavoro) presso l'azienda nella quale lavoravo fin da aprile 2015. Dopo quasi otto anni è un po' un "trauma" andare via (non è una scelta mia, né una scelta specifica contro di me da parte dell'azienda, io e i miei colleghi siamo tutti nella stessa situazione), ma ho cercato di vedere anche i lati positivi. Innanzi tutto ho lavorato per quasi otto anni nello stesso posto, nonostante quando ho iniziato avessi un contratto che scadeva il 15 maggio 2015. Diciamo che ho fatto strada e dal punto di vista dei ruoli ho anche raggiunto uno status superiore a quello di ultima ruota del carro che avevo al mio arrivo. Però evidentemente doveva finire.

Al contempo, per realizzare quanto tempo sia effettivamente passato, ho provato, da quando è stato ufficiale che sarei andata via oggi, a valutare quanto sia cambiato il motorsport dal mio primo al mio ultimo giorno di lavoro. Fa un po' strano pensare che Max Verstappen avesse appena debuttato, che Lewis Hamilton avesse vinto solo due mondiali e che Bernie Ecclestone fosse ancora al potere. Fa strano pensare che, mentre io iniziavo a lavorare in questo posto, i ferraristi avevano appena trovato il loro nuovo idolo, Sebastian Vettel che vincendo il GP della Malesia era divenuto il loro idolo. Ai tempi era considerato come il signore e padrone di Maranello, che avrebbe riportato la Rossa sul tetto del mondo. Quante cose sono cambiate da allora, e soprattutto, quanto sono cambiate in fretta. Perfino il numero dei suoi figli è aumentato in modo esponenziale, nel frattempo.

Fa strano anche pensare che Jules Bianchi stesse ancora lottando tra la vita e la morte e che Justin Wilson fosse vivo e vegeto e che si stesse cercando un volante per tornare in Indycar. Fa strano pensare che in Formula 1 ci fossero dieci team, esattamente come adesso, ma che ci fosse la Manor, mentre doveva ancora entrare la Haas: ebbene sì, un team che ha ottenuto una pole nel frattempo, non era ancora arrivato in Formula 1. Fa strano pensare che la Williams fosse ancora di proprietà della famiglia Williams, che la Sauber non portasse il brand Alfa Romeo, che la Toro Rosso si chiamasse Toro Rosso e non Alpha Tauri, che la McLaren fosse motorizzata Honda e che Fernando Alonso si lamentasse di correre in GP2. C'era la GP2 quella "vera", quella con la feature race al sabato e la sprint con la reverse grid dei primi otto alla domenica, invece del format creativo che abbiamo visto in questi ultimi anni.

C'era la Formula 3 Europea, così come c'era la Formula Renault, prima che la Formula 3 si fondesse con la GP3 diventando di fatto inesistente e la Formula Renault divenisse di fatto la Formula 3 Europea sotto il nome di Formula Regional by Alpine. C'erano alcuni piloti che hanno già fatto il loro debutto in Formula 1 che forse non erano ancora gareggiato a bordo di una monoposto. C'erano Jenson Button e Felipe Massa, c'era Nico Rosberg che, così come Leonardo Di Caprio non aveva mai vinto un oscar, non avrebbe mai vinto un mondiale di Formula 1. E poi c'era la Redbull che, orfana del suo quattro volte campione del mondo, aveva appena affidato una delle proprie monoposto a un'altra giovane promessa. Ebbene sì, mentre io iniziavo a lavorare nell'azienda che ho lasciato oggi, Daniil Kvyat era da poco passato alla Redbull e questo chiarisce bene quanto tempo sia passato da allora.

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Milly Sunshine