lunedì 12 dicembre 2022

"Non voglio essere il nuovo Barrichello"... ne sei proprio sicuro?

Sembrava passata una vita da quel giorno di inizio stagione in cui Felipe Massa e Timo Glock si alternarono al volante di una vettura alla Corrida das Duplas, o quantomeno avrebbero dovuto alternarsi, con Glock al posto di Massa se quest'ultimo non si fosse ritirato per un guasto alla fine della prima gara. In questo fine settimana il campionato di Stock Car Pro Series si apprestava a terminare, con un evento a Interlagos. Ci sono due gare, della durata di trenta minuti ciascuna, che di fatto avvengono a ripetizione, senza che i piloti scendano dalle auto. C'è una reverse grid dei primi dieci, nella seconda, ed entrambe le gare durano trenta minuti più un giro, con un pitstop obbligatorio.

Interlagos è dove un giovanissimo Rubens Barrichello si arrampicava sui muretti insieme ad Alex Barros ed è quella pista in cui non ha mai vinto dopo l'inizio della sua carriera internazionale, nonostante in Formula 1 abbia gareggiato diverse stagioni per dei top-team e nonostante sia stato in testa alla gara, nel lontano 1999 anche senza avere a disposizione una vettura di un top-team. Dunque, a Interlagos arriva sempre per farsi perseguitare dalla iella, giusto per chi pensasse che negli anni della sua carriera in Stock Car il trend sia cambiato. Eppure stavolta c'era un motivo più che valido per sperare che cambiasse: arrivava a Interlagos in testa al campionato, con altri tre piloti in lotta per il titolo. Non c'era molto di cui stare tranquilli.

Quando ho letto i tempi delle prove libere di venerdì, la mia preoccupazione è salita abbastanza, Barrichello era oltre la ventesima posizione mentre i suoi avversari erano tutti in top-ten. Ho sperato che cambiasse e le cose, in effetti, sono cambiate. Si è qualificato quarto ed è arrivata anche una sorpresa: la sesta posizione in griglia di Felipe Massa che, per usare un eufemismo, in Stock Car Brasil non sta certo seguendo le orme di Barrichello. La pole position se l'è aggiudicata il diciannovenne Felipe Baptista, la sua prima pole nella categoria, che poi al termine di Gara 1 si sarebbe tramutata anche in una prima vittoria. Durante la gara aveva dovuto vedersela con Matias Rossi, uno dei championship contenders, che poi si è autoeliminato con un incidente in pitlane.

Daniel Serra - che ho scoperto essere figlio di Chico Serra, ex pilota di Formula 1 negli anni '80 nonché protagonista a suo tempo di una rissa con Raoul Boesel dopo un rallentamento durante una sessione di prove libere del GP del Canada 1982 - è risalito dalla terza alla seconda posizione, diventando il pilota più vicino in classifica a Barrichello, che da quarto è risalito terzo. Ho temuto fino all'ultimo - stavo vedendo la gara in diretta su Youtube - che la iella fosse in agguato, ma niente, la prima gara si apprestava a finire con Rubinho in testa al campionato, davanti all'altro sfidante Gabriel Casagrande. È finita così, con Allam Khodair, Felipe Massa, Atila Abreu, Cesar Ramos, Felipe Lapenna e Ricardo Mauricio a completare i primi dieci, la reverse grid di Gara 2.

Essenzialmente Casagrande sarebbe partito settimo, con Barrichello ottavo e Serra nono, non restava altro da fare che sperare che tutto filasse liscio e che la iella rimanesse ancora ben rintanata da qualche parte a dormire. Le vetture si sono riaccodate per la seconda volta dietro la safety car e Ricardo Mauricio è partito davanti a tutti in un momento in cui difficilmente qualcuno se lo sarebbe filato anche se era in testa. I championship contenders erano tutti e tre nella zona bassa della top-ten, quando ecco, subito per iniziare bene le danze, che si è visto un grande caos. Da quel grande caos ne è uscita una vettura in testacoda come un Sebastian Vettel qualsiasi ed era quella di Barrichello, che un attimo prima era affiancato a Casagrande e Serra. Sembra sia partito in testacoda da solo.

Poi, in quei frangenti, c'è stato un botto tra Casagrande e Serra, con quest'ultimo finito ugualmente in testacoda e poi costretto a recarsi ai box, dove non ha avuto altro da fare che ritirarsi. Barrichello invece è riuscito a tornare in gara, ventiduesimo su ventidue vetture ancora in pista, con Casagrande al momento in posizione da superarlo in classifica per un punto. Però eravamo a Interlagos e Barrichello ha fatto esattamente quello che avrebbe fatto un Vettel qualsiasi se si fosse ritrovato ultimo a seguito di un testacoda nel giorno in cui doveva vincere il titolo. La zona punti è estesa fino alla quindicesima piazza in Stock Car ed ecco che Barrichello ha iniziato a superare backmarker like a boss, rientrando in breve in zona punti.

Casagrande, nel frattempo, non bisogna dimenticare che era uscito indenne da un incidente con Serra, ma era destinato a non uscire indenne dal giudizio dei commissari, che l'hanno blackflaggato, costringendolo ad andare a parcheggiare ai box. A quel punto dal box hanno avvertito Barrichello che il titolo era suo, senza più alcun dubbio. Eravamo più o meno a metà gara e le inquadrature all'interno dell'abitacolo hanno mostrato Rubens in lacrime, a gara in corso, mentre nessuno si filava minimamente Ricardo Mauricio che, prima e dopo la sosta, era leader incontrastato della gara. Dopo il giro di pitstop secondo c'era nientemeno che Massa, anche se dopo qualche giro è stato superato da Nelsinho Piquet, unico che aveva il passo per avvicinarsi a Mauricio, ma accontentandosi del secondo posto.

Massa sembrava destinato al primo podio nella categoria, dato che era terzo a due giri dalla fine, ma deve essere successo qualcosa sulla sua vettura, forse la iella che perseguita Barrichello aveva deciso di puntare su di lui. Cesar Ramos e Ricardo Zonta l'hanno superato, poi anche molte altre vetture, senza che fosse inquadrato. Hanno chiuso la top-ten Ricardo Zonta, Atila Abreu, Diego Nunes, Bruno Baptista, Guilherme Salas, Felipe Baptista e Cacà Bueno, con Massa solo sedicesimo. Non mi risulta però che il risultato della gara sia passato in sovrimpressione, tutti gli occhi erano concentrati su Barrichello, undicesimo al traguardo sul suolo di casa, ancora ben lontano dalla prima posizione in gara, ma divenuto campione proprio lì, nella sua Sao Paulo.

Nel box c'erano papà Rubao che piangeva da qualcosa come venti minuti, poi c'erano la madre, la sorella, i figli e pure qualche parente alla lontana (tipo il figlio pilota di Formula 4 di Felipe Giaffone, imparentato con Silvana, l'ex moglie di Rubens). Rubinho, nel frattempo, faceva millemila burnout di fronte all'Arquibancadas, proprio dove fuori dal circuito abitava da bambino. Per un attimo ho sognato che scendesse dalla vettura e si mettesse ad arrampicarsi sui muretti, ma non si può avere tutto dalla vita. È tornato in pitlane, accolto come un eroe, e sono seguiti i festeggiamenti in pitlane, prima del podio su cui sarebbe salito per la premiazione della classifica del campionato. Era piuttosto scatenato, per un attimo ho creduto che si sarebbe messo a fare capriole.

Non so se avete presente, era così che aveva l'abitudine di fare nei late 90s, quando saliva sul podio con la Stewart. Purtroppo non è accaduto niente di tutto questo, adesso Rubens ha cinquant'anni e non si comporta più come un ragazzino scalmanato, ma solo come un cinquantenne scalmanato. Direi che possiamo farcelo bastare, come bel finale per i campionati motoristici del 2022. Potrei concludere qui e salutarvi, ma ho un saluto particolare da fare e mi voglio rivolgere nello specifico a quelli che, per insultare i piloti, li paragonano a Barrichello. Forse potete intuire cosa sto per dirvi, ma siccome per fare simili considerazioni non dovete essere molto svegli, sarò esplicita: quando paragonate pilotini vari a Barrichello, li state paragonando a un eroe.



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