lunedì 26 dicembre 2022

Verso la bandiera a scacchi - parte 4/7

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Buongiorno, vi comunico ufficialmenre che da qui alla fine dell'anno intendo postare tutte le parti restanti di questa fan fiction che potrebbe considerarsi quasi original fiction.
Aggiungo che l'ho terminata di recente (devo rivedere però gli ultimi capitoli) e che adesso ci tocca tornare indietro a quest'estate/ inizio autunno, con un mix di presente vs passato, compreso verso la fine un gran premio immaginario con un posto sul podio liberamente assegnato a Winkelhock.

Buona lettura! <3


[2017]
Era weekend di gara ed era già venerdì pomeriggio, ma non era giornata di prove libere. Quelle c'erano state il giorno precedente e in quelle della mattina Lewis Hamilton aveva fatto registrare il miglior tempo davanti all'avversario Sebastian Vettel. Il pilota della Ferrari, invece, aveva ottenuto il miglior crono nella sessione pomeridiana, nella quale le Mercedes sembravano in netta difficoltà. Erano solo prove libere, quindi tutto poteva ancora accadere, ciò nonostante Adriano faticava sempre più, quando si trattava di trovare qualcuno - nei media o tra gli appassionati che commentavano la Formula 1 sugli appositi spazi web, social network inclusi ma non solo - che sapesse dare ai tempi fatti registrare al venerdì (o al giovedì, in caso si trattasse di Montecarlo, proprio come in quel fine settimana) il giusto peso. C'era chi, letteralmente, sosteneva che la Ferrari avesse il "mondiale in tasca" sulla base del secondo turno di prove libere, mentre chi replicava affermando il contrario e presentando come prova quanto accaduto nella sessione precedente.
Sembravano passati di gran lunga i tempi in cui la maggior parte degli appassionati si mettevano davanti alla televisione a guardare le qualifiche al sabato, del tutto ignari di quanto accaduto nelle giornate precedenti. Non che l'interesse per quanto succedeva prima fosse negativo, ma c'era chi prendeva tutto troppo sul serio. Chissà come l'avrebbero presa, sia quelli nel 2006 non seguivano ancora la Formula 1 sia quelli che si erano già dimenticati da molto tempo le vicissitudini di quella stagione, se avessero saputo che c'era stato un periodo in cui Robert Kubica, terzo pilota della BMW Sauber, aveva l'abitudine di appropriarsi del miglior tempo ogni venerdì, venendo emulato da un debuttante Sebastian Vettel quando era stato promosso titolare e al futuro quattro volte campione del mondo era toccato il ruolo di terzo pilota.
Purtroppo c'era anche chi, pur desiderando parlare di Formula 1, aveva deciso di non sentire il bisogno impellente di occuparsi di cosa fosse accaduto nella giornata di giovedì nel Principato di Monaco. Fu così che Adriano scoprì di essere uno degli argomenti di cui si discuteva tra appassionati in quella giornata e di non essere il solo. Per qualche strana ragione, molti tifosi avevano deciso all'improvviso di ricordarsi dell'esistenza sua e di Giorgio Montani e sui social si faceva un gran parlare di loro. Adriano stava ancora cercando di comprenderne il motivo quando sentì il suo cellulare vibrare.
Si allontanò dal computer e andò a controllare. A scrivergli era Valentina e la sua proposta lo lasciò spiazzato.
"Sono dalle tue parti. Ti va di cenare insieme stasera?"
Erano solo le 17,30, quindi facevano sicuramente in tempo a organizzare qualcosa, quindi decise di accettare.
"A me va bene. A che ora?"
In attesa che Valentina gli rispondesse, tornò al computer portando il telefono con sé. Iniziò a fare ricerche e per qualche strana ragione trovò il proprio nome associato al Gran Premio dell'Azerbaijan che si sarebbe svolto di lì a qualche settimana. C'era gente che parlava di sovrapposizione tra l'evento di Baku e la 24 Ore di Le Mans e qualcun altro interveniva rassicurando chiunque fosse preoccupato: la sovrapposizione era solo un ricordo passato, diversamente dal 2016 la storica gara di Le Mans e la gara di Formula 1 di Baku si sarebbero svolte in fine settimana consecutivi, non nello stesso.
"Passo da te alle 20.00/ 20.30, ok?" scrisse Valentina, mentre Adriano cercava di comprendere il legame tra sé e l'Azerbaijan.
"Ok" le scrisse, nel frattempo, realizzando che in realtà non c'era alcun legame tra sé e la location nella quale la Formula 1 avrebbe gareggiato nel mese di giugno. Poi scrisse a Valentina un ulteriore messaggio, preso da una curiosità insormontabile. "Come mai da queste parti?"
Gli utenti dei social media che si erano dimenticati dell'effettivo calendario del mondiale 2017 avevano scomodato il Gran Premio dell'Azerbaijan proprio perché il punto di partenza era Le Mans. Era la 24 Ore che veniva ricondotta ad Adriano, non Baku, il che assumeva maggiore senso. Certo, doveva approfondire come mai decine e decine di persone si fossero svegliate all'improvviso in un giorno di maggio del 2017 decidendo di parlare di lui e della storica edizione della 24 Ore di Le Mans del quale di lì a poco sarebbe giunto il quarantesimo anniversario, ma almeno era riuscito ad avvicinarsi al punto di partenza.
"Sono venuta a trovare mia cugina questo fine settimana, quindi ho pensato di chiederti di vederci" gli scrisse Valentina, nel frattempo. "Non ti dispiace, vero?"
Non gli dispiaceva affatto e glielo fece presente, rinnovando l'invito a presentarsi a casa sua all'orario stabilito, dopodiché riprese le proprie ricerche. Su un importante sito che pubblicava notizie di Formula 1 era uscito un lungo articolo sulla sua vittoria di quarant'anni prima che in realtà, più che focalizzarsi sulla gara in sé, si concentrava sul fatto che Adriano e Giorgio si fossero alternati al volante della stessa vettura. Erano stati compagni di squadra per diversi anni anche in Formula 1, ricordava l'articolo, dando vita a una delle rivalità più accese della storia, che aveva messo a dura prova l'equilibrio all'interno della Scuderia Martinelli, la quale aveva optato per l'allontanamento di Montani, in quanto soggetto di gestione troppo problematica che contribuiva a remare contro la squadra.
Sembrava la trama di un film, soltanto molto vagamente ispirato alla realtà, e doveva avere fatto scattare la scintilla che l'aveva portato a diventare in breve tempo un trending topic. Molti appassionati di motori vintage, convinti dell'esistenza di eventi in realtà mai accaduti, avevano dato il proprio contributo, raccontando in giro per i social eventi romanzati a dismisura. Grazie a loro, Adriano scoprì che la squadra di Martinelli aveva avuto innumerevoli problemi a causa dei loro scontri e che un loro incidente avvenuto nel 1980, probabilmente innescato da una disattenzione di entrambi, era stato un punto di non ritorno.
Qualcuno sosteneva addirittura che Adriano fosse stato derubato di una vittoria certa a Monza nel 1980, la storica gara in cui Giorgio aveva portato la Scuderia Martinelli sul gradino più alto del podio. Non c'era nulla di più assurdo, dato che in quell'occasione Adriano si era ritirato per un guasto alla propria monoposto nei primi giri di gara, dopo avere avuto una lunga serie di problemi.
C'era chi affermava che anche il Gran Premio d'Italia fosse stato un punto di non ritorno e che, a causa della vittoria di Montani, l'odio tra i due piloti fosse incrementato a dismisura, destabilizzando ancora di più l'ambiente. Chissà come avrebbe reagito quella gente, se avesse saputo che quella sera Giorgio e Adriano avevano festeggiato insieme. Probabilmente avrebbero negato, sostenendo che si trattava di un fake.
Una volta scomodata Monza, qualcuno si spingeva ancora più indietro, andando a scomodare una passata edizione del Gran Premio d'Italia. C'era chi sosteneva, testualmente: "fu quello l'inizio della fine, Fabbri e Montani furono visti discutere pubblicamente in tono piuttosto acceso, forse a causa di un incidente avvenuto tra loro in una sessione di prove libere". Quella versione dei fatti veniva data per veritiera da molti, nonostante qualcuno sollevasse il dubbio che non vi fosse mai stato alcun incidente avvenuto nelle prove libere tra i piloti della Scuderia Martinelli. E in effetti non vi era stato alcun incidente, né nulla che avesse avuto strascichi duraturi. Solo il fatto di essere stato visto litigare con Giorgio, realizzò Adriano, era vero, ma non era successo nulla che avesse a che vedere con incidenti o con fatti avvenuti al volante di monoposto. Era l'epoca in cui Giorgio si era invaghito di un'amica di Anna, la ragazza che Adriano frequentava in quel periodo, e l'aveva accusato di avere mandato a monte i suoi piani di uscire con la ragazza, avendole rivelato della sua relazione con Valentina, quando invece lui le aveva fatto credere di essere single. Giorgio non l'aveva presa per niente bene, sul momento, anche se in seguito era tornato sui propri passi e aveva dedotto che l'intervento di Adriano era stato proprio ciò che gli aveva impedito di mettere in pericolo il proprio fidanzamento con Valentina.
Nonostante utilizzasse molto raramente i propri profili, Adriano fu tentato di scrivere un post per mettere in chiaro che si stavano raccontando falsità a proposito del suo rapporto con l'ex compagno di squadra, ma decise di non farlo. Non aveva alcun desiderio di incappare contro qualcuno che avrebbe cercato di smentirlo tacciandolo di non essere una fonte affidabile - non si sarebbe stupito se fosse accaduto davvero.
Chiuse i social e spense il computer: aveva qualcosa di più importante a cui pensare, ovvero l'incontro imminente con la sua amica di vecchia data, che non vedeva da tempo. Doveva decidere dove portarla e prepararsi per la cena, oltre che occuparsi di alcune faccende che aveva lasciato in sospeso quel pomeriggio.
Valentina arrivò puntuale, pochi minuti dopo le 20.00. Non appena le aprì la porta, Adriano fu colpito dalla sua presenza mozzafiato.
«È da un po' che non ci vediamo» osservò, «Ma devo ammettere che sembri sempre più giovane e sexy.»
Valentina rise.
«Da quando hai iniziato a raderti più spesso, anche tu sembri più giovane.»
«Mi fa piacere, non me lo dice mai nessuno.»
«A me invece lo dicono in tanti, ma sono tutti adulatori. Di te, invece, mi fido. So che non hai secondi fini.»
«Mi piace il modo in cui continui sempre a nutrire una fiducia incredibile nei miei confronti.»
Valentina gli strizzò un occhio.
«Se tu fossi stato interessato a portarmi a letto, ci avresti provato molto tempo fa.»
«Eri sposata con Martinelli» ribatté Adriano. «Non mi sembrava il caso.»
Valentina varcò la soglia e richiuse la porta alle proprie spalle.
«Certo, perché tu non ti saresti mai portato a letto una donna sposata con Arturo Martinelli, come no!»
Adriano avvampò.
«Lo sai che sono circa trentacinque anni che mi ricordi ogni volta che ho avuto una storia con Patrizia?»
«In effetti è ciò che mi è rimasto più impresso di te.»
«Sei sicura? Credo di avere anche altre qualità, oltre che essere una perfetta vittima del tuo gossip.»
«Va beh, parliamo di cose serie» tagliò corto Valentina. «Dove andiamo?»
«Non saprei» ammise Adriano. «Mi sono fatto un elenco di posti che potrebbero piacerti. Tu hai pensato a qualcosa?»
«Andiamo da qualche parte in cui possiamo non essere riconosciuti.»
«Allora ovunque.»
«No, dai, parlando seriamente, portami in un locale tranquillo, dove possiamo anche parlare liberamente.»
Adriano valutò. Nella lista che si era fatto mentalmente c'erano almeno un paio di ristoranti discreti e poco chiassosi in cui non fosse richiesta la prenotazione nemmeno nel fine settimana. Avrebbe portato Valentina in uno di quelli.
Pochi minuti più tardi uscirono e salirono in macchina. Mentre accendeva il motore, Adriano osservò: «Un po' di tempo fa, quando ti ho detto che non riuscivo a venire a trovarti, in questo periodo, non mi hai detto che pensavi di venire tu da queste parti e che potevamo incontrarci ugualmente. È qualcosa che hai organizzato all'ultimo?»
Si aspettava una risposta immediata, da parte di Valentina, ma con sua sorpresa l'amica parve un po' riluttante.
Adriano chiarì: «Non voglio farmi i fatti tuoi, naturalmente. Sei libera di non raccontarmi delle visite che fai ai tuoi parenti.»
«Non è questo» ammise finalmente Valentina. «Anzi, non sono venuta qua né per mia cugina né per te. Nel senso, mi fa piacere che ci siamo rivisti, ma la ragione è un'altra. Se ho ben capito domani vai da Giorgio.»
«Già.»
«So che sarebbe troppo chiederti di portarmi con te.»
«Non sono sicuro che a Giorgio farebbe piacere.»
«Appunto. Però, se tu potessi chiedergli se vuole vedermi, dopo anche a me piacerebe incontrarlo.»
«Posso chiederti il perché di questa decisione? Credi davvero che scoprirai perché ti ha lasciata e si è messo insieme a Emanuela Colombo?»
«Non lo so cosa scoprirò. Non so nemmeno se voglio scoprirlo. So solo che vorrei rivedere Giorgio e che sono pronta per ammetterlo con me stessa.»

[1982]
Ad aprire la porta fu una giovane donna dai capelli rossi che Adriano non aveva mai visto prima. Doveva essere Roberta, la padrona di casa. Lo fissava con un bel sorriso e lo rimproverò: «Sei in ritardo.»
«Scusa, ho trovato traffico per strada» si giustificò Adriano. «Non volevo far fare una figuraccia a Valentina.»
La bella rossa rise.
«Figurati, è solo che la gara ormai sta per iniziare. Se non ti sbrighi, ti perdi la partenza!»
«Non è che sia così grave» ribatté Adriano, «Considerato che io e la squadra in teoria avremmo dovuto partecipare, non mi metto problemi per così poco.» Gli venne un dubbio. «A proposito, tu sei Roberta, vero?»
La rossa scosse la testa.
«Negativo. Io sono Sabrina. Roberta è in soggiorno insieme a Valentina e Claudia. Mi ha chiesto di venire ad aprire la porta.»
«Piacere di conoscerti, Sabrina. Io sono Adriano Fabbri, ma immagino che tu già lo sappia.»
«Sì, ho sentito molto parlare di te» ammise Sabrina, esortandolo con un cenno a entrare e richiudendo la porta. «Non solo da Valentina, in realtà.»
«Appassionata di motori?»
«Diciamo di sì.»
Adriano le strizzò un occhio.
«Una mia tifosa, spero.»
«Diciamo che mi considero una telespettatrice neutrale» rispose Sabrina, «Anche se ho un debole per uno dei tuoi colleghi fin dalla prima volta in cui l'ho visto in TV. Lo trovo un uomo molto sexy e, a giudicare dalle sue prestazioni, è veloce tanto quanto attraente.»
«Chi è quest'uomo così sexy?»
Sabrina avvampò.
«Preferisco non dirtelo.»
«Perché?»
«Perché ci siamo appena conosciuti e mi troveresti ridicola.»
Adriano ridacchiò.
«Bene, ho capito tutto. Trovi che uno dei miei colleghi sia un bell'uomo, ma in realtà ti piacciono quelli brutti, quindi ti vergogni di dirmi chi è il tuo pilota preferito.»
Da una delle stanze si udì una voce che Adriano non conosceva.
«Allora, ci siete?»
«Questa è Roberta» disse Sabrina. «Andiamola a raggiungere. Anche lei e Claudia non vedono l'ora di conoscerti.»
Insieme a Sabrina erano le famose amiche single di Valentina, quelle che l'ex fidanzata di Giorgio avrebbe voluto presentargli già da tempo. Alla fine l'aveva convinto, utilizzando come scusa quella di guardarsi tutte insieme un gran premio che ad almeno due di loro non doveva interessare particolarmente. A causa di difficoltà economiche Martinelli aveva optato per non prendere parte ai primi gran premi della stagione, quelli extraeuropei, pertanto tutto ciò che Adriano poteva fare era guardare l'ennesima gara alla televisione, sempre ammesso che la regia americana facesse effetivamente vedere qualcosa e che non ci fossero interruzioni a causa di problemi tecnici vari, che si manifestavano con una certa frequenza.
Martinelli si trovava comunque a Long Beach, nella speranza di riuscire a trattare con qualche potenziale sponsor, ma la stagione della scuderia sarebbe iniziata soltanto di lì a due settimane con il Gran Premio di Spagna, nel quale Adriano sperava di non avere un gap eccessivo con i team di vertice, quali che fossero i team di vertice.
Seguì Sabrina verso il soggiorno, dove Valentina lo accolse con un cenno di saluto. Le altre due sue amiche, che stavano parlottando tra di loro, senza prestare la benché minima attenzione alle prime fasi del Gran Premio degli Stati Uniti Ovest, alzarono lo sguardo.
Adriano fece per presentari: «Io sono Ad-...»
Una delle due lo interruppe.
«Lo sappiamo. A proposito, io sono Claudia.»
Quella che le stava seduta accanto fece un sorriso.
«Io invece sono Roberta.»
«Grazie per l'invito, Roberta» disse Adriano. «Scusami se non sono arrivato tanto puntuale.»
Roberta alzò le spalle.
«Tanto sei tu che ti sei perso la partenza del gran premio.»
«Cos'è successo?» chiese Adriano, girandosi verso la TV.
Valentina lo informò: «De Cesaris è ancora in testa.»
«Secondo, invece» aggiunse Claudia, ridacchiando, «C'è il pilota che piace a Sabrina.»
Roberta si limitò a invitare sia Sabrina sia Adriano a sedersi. I due si misero l'uno accanto all'altra e Sabrina si concentrò subito sul televisore.
Adriano fece la stessa cosa e dopo pochi istanti appurò: «Il famoso pilota attraente, dunque, è Arnoux.»
Sabrina si voltò di scatto verso Adriano.
«Cosa?!»
«Il pilota attraente è...»
«Sì, ho sentito bene quello che hai detto, ma non ho capito da cosa lo deduci.»
Adriano puntualizzò: «Claudia ha detto che il pilota che ti piace è secondo... e mi risulta che ci sia Arnoux secondo, a meno che Poltronieri non abbia preso una cantonata colossale. Però mi pare che ci sia appunto una Renault in seconda posizione, anche se dietro di lui Giacomelli mi sembra piuttosto scatenato. Non so quanto a lungo René riuscirà a reggere in quella posizione.»
«Claudia si sarà confusa» replicò Sabrina. «Senza nulla togliere ad Arnoux - non ho niente contro di lui - non è esattamente il tipo di uomo da cui potrei essere attratta.»
Claudia obiettò: «Io, veramente, avevo capito che...»
«Ma cosa vuoi capirne tu di piloti, che saranno passati anni dall'ultima volta che hai guardato un gran premio!»
«Ogni tanto ci guardo. Ho visto quella gara in cui una macchina con uno sponsor di elettrodomestici prese il volo e si schiantò sopra quella del suo compagno di squadra.»
«Ah, il famoso volo di Daly a Montecarlo.»
«Sì, non ricordo chi fosse il pilota, né la squadra, ma c'era sopra un marchio di elettrodomestici.»
«Era la Tyrrell.»
«Grazie per la precisazione.»
«Comunque è stato quasi due anni fa. Sono quasi due anni che non guardi un gran premio.»
«E allora? È obbligatorio?»
Valentina intervenne: «Non mi sembra una cosa molto elegante da dire davanti ad Adriano.»
Claudia puntualizzò: «Non ho mai detto che Adriano non sia una persona interessante, è la prima volta che lo vedo e non mi permetterei mai. Tutto quello che so di lui è che era il compagno di squadra del tuo ex, tutto qui. Non mi era parso di capire che dovessi documentarmi sulla storia della Formula 1 per passare una serata insieme a lui. Se invitavi un ragioniere cosa dovevo fare, mettermi a studiare contabilità?»
«Claudia ha ragione» puntualizzò Adriano. «Siete state voi che avete deciso di invitarmi e di guardare la gara tutti insieme, ma non deve essere un obbligo. Se a Claudia non interessa la Formula 1, non deve essere costretta né a guardarla né a spacciarsi per un'esperta. E comunque René è un tipo simpatico, però è sposato, quindi nessuna di voi avrebbe speranze con lui.»
«Comunque è Prost il pilota preferito di Sabrina» lo informò Roberta. «Claudia ha azzeccato almeno i colori della vettura.»
«Prost sarebbe il famoso uomo sexy?»
«Non dovevamo guardare la gara?» obiettò Sabrina. «Accidenti a me quando ho detto che lo trovo un bellissimo uomo!»
«Anche lui è sposato» la informò Adriano. «Comunque qualche speranza ce l'avresti comunque. Lo vedo sempre insieme a delle donne, nessuna delle quali è sposata con lui. Alcune, però, sono sposate con altri.»
«Allora forse Sabrina ha ragione sul fatto che non lasci le donne indifferenti» osservò Valentina. «Saranno attratte dal suo naso.»
Sabrina insisté: «Ha una certa eleganza.»
«Il suo naso?»
«No, lui, nel suo insieme.»
Valentina indicò la televisione.
«Non è lui che è appena finito fuori?»
Sabrina si focalizzò sull'inquadratura televisiva.
«No. Ancora una volta l'avete confuso con Arnoux.»
La gara del pilota della Renault era già terminata, dopo un incidente con l'Alfa Romeo di Bruno Giacomelli. Nel frattempo il compagno di squadra di quest'ultimo era ancora in prima posizione, mentre Lauda era risalito al secondo posto.
Nemmeno la gara di Prost, tuttavia, durò molto a lungo. La Renault terminò la gara con un doppio ritiro. Anche nel suo caso si trattò di un incidente, ma andò a sbattere da solo, mentre Adriano, Valentina e Sabrina stavano ancora seguendo la gara con una certa attenzione, mentre Roberta e Claudia sembravano più occupate a chiacchierare tra di loro. Adriano non le biasimava. Molto probabilmente il loro interesse per i campionati di automobilismo era del tutto inesistente - anche se Claudia doveva avere avuto l'occasione di vedere qualche gran premio, probabilmente insieme a parenti o amici che avevano l'abitudine di guardarli - e quella serata, dettata più dal desiderio di Valentina di trovargli una fidanzata che da altro, si sarebbe senza ombra di dubbio rivelata un flop.
Così, almeno, la pensava inizialmente, ma guardare la gara insieme a Sabrina si rivelò un'esperienza interessante. L'amica di Valentina sembrava seriamente interessata al Gran Premio di Long Beach, commentando alcuni episodi. Si rivelò abbastanza sconcertata dal fatto che, come altre volte era accaduto specie sui circuiti americani, un mezzo dei commissari entrasse in pista nel bel mezzo della gara per rimuovere alcune delle vetture incidentate, mentre altre venivano peraltro lasciate lì dov'erano. Poi si entusiasmò nell'assistere a un intrigante duello tra Keke Rosberg e Gilles Villeneuve, stupendosi del fatto che sulla vettura di quest'ultimo vi fossero due ali posteriori affiancate l'una all'altra.
Poi, quando una delle Speed fu inquadrata brevemente in una via di fuga, osservò: «Quello è l'ex ragazzo di Valentina, lo riconosco dal casco.»
Adriano annuì.
«Sì, proprio lui. Mi sembra fosse in una buona posizione finora, ma noto con piacere che i nostri cari amici della Speed hanno ancora qualche problema, nonostante diversamente da noi siano riusciti a prendere parte ai gran premi fuori dall'Europa.»
«È sicuro che voi della Scuderia Martinelli tornerete a partire dal prossimo gran premio?»
«Assolutamente sì, in Spagna ci saremo.»
«Mi fa piacere. Peraltro Jarama è uno dei miei circuiti preferiti.»
«Sul serio?!»
«Sì.»
«Strano.»
Sabrina ridacchiò.
«E lo sai perché?»
«Sinceramente non ne ho idea» ammise Adriano.
«La regia spagnola non è mai stata un granché, specie in passato» gli spiegò Sabrina. «Le gare, viste alla televisione, sembravano spesso abbastanza noiose. Mi sono sempre chiesta se erano davvero così noiose oppure se semplicemente se accadeva qualcosa di interessante la regia non fosse molto preparata. Ho l'impressione che fosse questa la ragione e a volte cercavo di immaginare cosa stesse succedendo fuori dalle inquadrature.»
«La regia è migliorata, negli ultimi anni, mi dicono. Almeno, quelli che hanno visto la gara dell'anno scorso in TV sembrano averla trovata interessante.»
«La gara dell'anno scorso è stata interessante, infatti. Cinque piloti separati da pochi secondi... stavo guardando la gara insieme a dei miei parenti ferraristi che ne hanno dette di tutti i colori contro Laffite perché stava negli scarichi di Villeneuve, verso la fine.»
«Solo i tuoi parenti? Tu non tifi Ferrari?»
«Diciamo che non tifo Ferrari.»
«Anche questo è strano.»
«Effettivamente sì, ma ho un debole per le squadre meno considerate dal grande pubblico.»
«Sei alfista, quindi?»
«Nemmeno. Te l'ho detto, non tifo nessuno.»
«Però hai una simpatia per Prost, dettata dal fatto che sia un bell'uomo.»
Sabrina rise.
«Chiariamo un concetto, non mi definisco una sua tifosa. Anche perché, te l'ho detto, a me piace la gente che viene poco considerata e ho l'impressione che Prost sia destinato a vincere parecchio, in futuro. Oltre che un bell'uomo, penso anche che sia uno dei piloti migliori.»
«A me non sembra tutta questa bellezza» ribatté Adriano, «Ma sul fatto che sia uno dei migliori sono d'accordo con te.»
Valentina si intromise: «Vedo che almeno voi avete già qualcosa in comune.»
«Dai, non dire scemenze!» ribatté Sabrina. «Solo perché stiamo parlando di squadre e di piloti non significa che ci dobbiamo mettere insieme, ti pare?»
«Infatti» confermò Adriano. «Tra di noi, per ora, c'è solo stata una conversazione molto interessante.»
Quella "conversazione interessante", in realtà, avrebbe portato proprio nella direzione pronosticata da Valentina, anzi, molto oltre. Quella sera, mentre Niki Lauda tornava alla vittoria appena al terzo gran premio dopo il suo ritorno in Formula 1 e Andrea De Cesaris terminava la propria gara con un ritiro, Adriano non poteva neanche lontanamente immaginare di essere seduto accanto alla donna che sarebbe diventata sua moglie e la madre dei suoi figli.

[2017]
Giorgio si accorse all'ultimo istante di Bruno che entrava in soggiorno. Ebbe appena il tempo di nascondere il foglio sul quale stava scrivendo all'interno del blocco. Non era sicuro di quanto avesse funzionato, dal momento che suo figlio lo guardava con sospetto.
«Cosa fai?»
«Niente, perché?»
«No, niente, ho solo avuto la sensazione di essere entrato nel momento sbagliato» rispose Bruno. «Se disturbo, dimmelo subito che me ne vado.»
Giorgio si sforzò di sorridere.
«No, figurati, non stavo facendo niente di importante.»
Bruno si avvicinò al tavolo e poi si sedette di fronte a lui.
«Ti ho visto che stavi scrivendo qualcosa. Conoscendoti, come minimo è una lettera di addio. Te lo ripeto, andrà tutto bene.»
Giorgio sospirò.
«E va bene, lo ammetto, in certi momenti mi sono comportato come se davvero stessi viaggiando irreparabilmente verso la bandiera a scacchi, ma ti assicuro che non sto scrivendo lettere di addio a nessuno. Spero di essere ancora vivo, tra poco più di una settimana, che tutto possa andare per il verso giusto. Non ne ho la certezza assoluta, questo no, e per alcune ragioni mi sto comportando di conseguenz-...»
Bruno non lo lasciò finire.
«Quindi stai davvero scrivendo una lettera di addio a qualcuno?»
«No, sto scrivendo una lettera e basta» tagliò corto Giorgio. «È per una persona che per me è stata molto importante, anche se è uscita dalla mia vita molto tempo fa.»
«Importante in che senso?»
«Importante e basta.»
«Voglio dire, si tratta di una tua ex fidanzata o qualcosa del genere? Qualcuna di cui non hai mai parlato?»
«Credo faresti bene a preoccuparti della tua vita sentimentale, prima ancora che della mia» puntualizzò Giorgio. «Ti ricordo che hai una moglie, anche se ti ostini a fingere che non sia così.»
«Non sto affatto fingendo che Arianna non esista» si difese Bruno. «So che vuoi che mi levi di torno e, non preoccuparti, dopo il tuo intervento me ne andrò.»
«Puoi rimanere quanto vuoi, non è questo il problema. So benissimo che se sei venuto qui invece di andartene da qualche altra parte è perché vuoi tenermi d'occhio, come se non ci fossero già abbastanza persone che mi tengono d'occhio! Non voglio liberarmi di te, voglio solo che tu sia felice.»
«Se anche tornassi da Arianna, dubito che potremmo essere felici.»
«Forse felici no, ma non riesco a credere che stiate meglio da soli.»
«Non c'è bisogno che tu ci creda. Forse non ci crediamo neanche noi. È solo che non siamo pronti per affrontare di nuovo la vita insieme, tutto qui. Anzi, se potessimo parlare d'altro...»
Giorgio lo accontentò.
«Sei in ansia per quello che succederà a Montecarlo?»
«No.»
«Non mi dire che anche tu sei uno di quelli che pensano che Montecarlo sia il gran premio più noioso della stagione.»
«Affatto. Solo, parlare di quello che succede durante i gran premi è il mio lavoro. So che tante persone vorrebbero essere al posto mio, e non mi lamento affatto di commentare le gare per la TV, ma non riesco più a provare ansia.»
«Nemmeno di fronte alla prospettiva che, chissà, magari è la volta buona e la Ferrari può vincere nel Principato per la prima volta dopo sedici anni?»
Bruno gli strizzò un occhio.
«Che tu ci creda o no, vengo pagato uguale chiunque vinca. Quindi no, non sono particolarmente emozionato di fronte alla prospettiva che la Ferrari possa vincere a Montecarlo. Certo, se vincesse Raikkonen magari con un po' di fortuna potrei trovare qualcuno che mi aiuti a imbucarmi a una festa a bordo del suo yacht, ma essendo astemio non credo sarebbe un evento adatto a me. Se invece vincesse Vettel, probabilmente se ne tornerebbe immediatamente a casa per stare con la sua signora e le sue bambine, quindi non ci sarebbero feste.»
«Poi non credo ti inviterebbe, sapendo che non hai stima per i suoi risultati.»
Bruno sbuffò.
«Perché dobbiamo parlare dei risultati di Vettel?»
«Perché a mio parere lo sottovaluti» insisté Giorgio. «Al massimo, contro di lui, si può dire che non sia all'esatto livello di una ristretta minoranza dei campioni con cui ha avuto a che fare e che sia inferiore a Hamilton, niente di più.»
«In ogni caso, dubito che Vettel sia al corrente della mia esistenza» replicò Bruno, «E che si ponga delle domande su quello che penso di lui come pilota. Anzi, come ben saprai, quando faccio il mio lavoro non sono mai iper-critico nei confronti di nessuno. Di fatto sei l'unico con cui ho detto quello che penso.»
«Quello che pensi di Vettel» affermò Giorgio, «è dettato da una profonda invidia che nutri nei suoi confronti.»
Bruno scosse la testa.
«No, affatto. Non rimpiango l'epoca in cui ero pilota.»
«Non lo metto in dubbio.»
«Eppure affermi che invidio Vettel. Perché dovrei?»
«Perché ha una famiglia perfetta. Quel tipo di famiglia che desideravi tu.»
«Beh, allora da questo punto di vista lo invidio profondamente, come invidio tante altre persone» replicò Bruno, gelido. «Però non vedo perché tu debba tirare fuori questo discorso. Solo perché ho criticato un pilota che ti piace, qualche giorno fa, dobbiamo per forza parlare di qualcosa di cui preferisco non parlare?»
«Perché hai dei problemi irrisolti.»
«Ho dei problemi che non possono risolversi e discuterne non serve a nulla per cambiare le cose. Parliamo piuttosto di te, di quello che succederà questo weekend. È confermato che Fabbri verrà a trovarti?»
«Sì.»
«E tu? Sei in ansia per questo?»
«Un po'.»
«Perché gli sei andato addosso, quella volta a Caesars Palace?»
«Anch'io ho argomenti sui quali preferisco tacere.»
«Non con lui. Se sei pronto per raccontare la tua versione dei fatti al diretto interessato, perché deve continuare ad essere un segreto?»
«Non tutto ciò che non viene spiegato pubblicamente ha a che vedere con dei segreti. Ogni incidente ha dietro una sua storia. Nella maggior parte dei casi la storia riguarda un pilota che ha fatto una manovra azzardata, oppure che non ha guardato negli specchietti.»
«Va bene» si arrese Bruno, «Qualunque cosa sia successa, non insisto. Tanto alla fine sarà qualcosa di semplice, tipo che volevi vendicarti della Scuderia Martinelli che ti aveva messo a piedi.»
«La Scuderia Martinelli» obiettò Giorgio, «Non mi ha mai messo a piedi.»
«Il titolare, comunque, ti aveva portato via la fidanzata.»
«E tu cosa ne sai?»
«Ci sono persone che stanno tutto il giorno a spettegolare sul motorsport e sui fidanzamenti dei piloti attuali o vintage» lo informò Bruno. «Non è un grosso segreto che Valentina Martinelli fosse la tua ex fidanzata.»
«Quando si è messa con Martinelli, io stavo già insieme a tua madre. Era una storia chiusa, quella con Valentina, che peraltro ai tempi di Caesars Palace non stava ancora insieme a Martinelli. Comunque non avrei mai buttato fuori un pilota di proposito per questa ragione, se ci fosse bisogno di specificarlo, né avrei in ogni caso fatto nulla contro Martinelli. L'ho sempre stimato molto come team owner e, per quanto ai tempi non l'abbia mai dimostrato, so per certo che Martinelli ha sempre stimato me come pilota. Mi aveva perfino proposto di tornare nella sua squadra, qualche anno dopo.»
«Però hai rifiutato.»
«Ho rifiutato la sua offerta, come quella di altre scuderie. Volevo chiudere la mia carriera con la Speed e soprattutto volevo chiudere la mia carriera.»
«Speed per la quale non mi sembra tu abbia la stessa stima che sostieni di avere per Martinelli. Non ti piace parlare di quegli anni.»
«Giusta osservazione. Sei molto perspicace.»
«No, non lo sono per niente. Sei tu che, evitando di parlare di certi argomenti, mi fai capire perfettamente che ci siano cose che è meglio non dire.»
«Arturo Martinelli era un uomo onesto che gestiva la squadra nel migliore dei modi e con etica» spiegò Giorgio. «Non posso dire lo stesso per quanto succedeva alla Speed, purtroppo. Anzi, diciamo che potrei dire l'esatto contrario. L'unico lato positivo dei miei anni in quel team è che ho conosciuto tua madre.»
«Che dopo l'esperienza alla Speed ha deciso di abbandonare la squadra e il motorsport, cambiando totalmente lavoro.»
«Appunto, questo dovrebbe dire molte cose.»
«Potresti scriverci un libro.»
«Non mi sembra una buona idea.»
«Perché no? Ho dei contatti, potrei trovarti un ghostwriter e...»
Giorgio lo interruppe: «Non ho intenzione di sbandierare ai quattro venti quello che succedeva ai tempi della Speed. Ci lavorava anche tanta gente rispettabile che non merita di essere screditata. In più il titolare è morto da molti anni ed è giusto che i morti possano riposare in pace.»
«Va beh, la mia era solo una proposta» ribatté Bruno. «Pensavo potesse essere una buona idea. Purtroppo la gente tende a ricordarsi solo dei piloti e dei team di prima fascia, lasciando perdere chiunque altro. Succede anche al giorno d'oggi e, per tornare al discorso di prima, se mi concedi di dire qualcosa di negativo sul tuo idolo Vettel, penso che il fatto che indossi una tuta rossa lo metta al centro dell'attenzione più di quanto meriterebbe. Ci sono tanti altri piloti validi. Pensa a Ricciardo, pensa a Verstappen che è giovanissimo ma ha un grande futuro...»
«Tempo qualche anno e vedrai che si parlerà di Verstappen. Se ne parlerà anche troppo.»
«Pensa a Perez e a Hulkenberg, che non hanno mai avuto grosse opportunità nei top-team, oppure a piloti come Magnussen e Grosjean. Va bene, Vettel ha vinto quattro mondiali di seguito e bisogna riconoscere i suoi meriti, ma pensa a quanti piloti, diversamente da lui, non hanno neanche mai avuto la possibilità di vincere un gran premio solo perché non sono mai stati in una squadra competitiva. Pensa a Button, che viene snobbato solo perché prima di vincere il mondiale con la Brawn non aveva mai gareggiato per un team di prima fascia. E in tutto questo Vettel è figo, guida la vettura più bella, indossa la tuta rossa che gli sta benissimo, ha rigettato la Redbull e i suoi colori tamarri, idolo delle folle perché danno per scontato che riporterà il titolo a Maranello... Si fa un gran parlare di lui, eleggendolo come eroe delle folle, ma poi? Cosa succederà quando non vincerà il titolo con la Ferrari e sarà messo da parte sia dal team sia da quelli che adesso si strappano le mutande per lui? E soprattutto, perché solo Vettel deve essere difeso a spada tratta, mentre c'è gente che scredita piloti ugualmente validi? C'è addirittura chi mette in discussione la validità del titolo che Nico Rosberg ha vinto l'anno scorso per la semplice ragione che si è ritirato subito dopo e che adesso non sta gareggiando.»
«Capisco quello che vuoi dire» ammise Giorgio, «E comunque mettere in discussione la validità dei titoli vinti dai membri della famiglia Rosberg deve essere lo sport preferito degli appassionati di Formula 1. Di Keke dicono in tanti che non meritava il titolo perché ha vinto solo una gara in una stagione in cui tanti piloti hanno vinto almeno una gara.»
«Già, perfino tu» ribatté Bruno, «Anche se la mia grande domanda non è come tu sia riuscito a vincere il Gran Premio di Spagna, quanto piuttosto come ha fatto Manfred Winkelhock ad arrivare sul podio con l'ATS.»
«Questo è destinato a rimanere uno dei grandi misteri della storia del motorsport» replicò Giorgio, «Anche se credo che sia merito dell'elevato attrition rate. A proposito, hai impegni adesso?»
«Guardare qualcosa in TV in attesa che venga l'ora di andare a dormire, se si può considerare un impegno. Perché?»
Giorgio propose: «Perché possiamo guardarci proprio quel gran premio per ammirare le gesta di Winkelhock. Faranno sicuramente passare in secondo piano il bel duello tra me e Fabbri. Ci stai?»
«Devo dire che non è affatto male come idea» concordò Bruno. «Se ci accontentiamo di vederlo con una telecronaca a caso, non sarà difficile trovarlo. Hai avuto un'ottima idea.»

[1982]
Mentre l'inno nazionale italiano risuonava sul podio di Jarama, Giorgio non poté fare a meno di rievocare l'ultima volta in cui lui e Adriano erano stati sui primi due gradini del podio di una competizione open-wheel. Era passato un secolo da allora, e in quel caso era stato Adriano a vincere. Era un'epoca che gli sembrava lontana anni luce, quella degli anni d'oro in cui non si preoccupava tanto del futuro quanto del presente. Certo, spesso gli capitava di immaginare se stesso al volante di una Formula 1, conosciuto dal grande pubblico, con i suoi lati negativi come la necessità di nascondersi.
Aveva travisato. Molto spesso gli capitava di potersene andare in giro senza essere riconosciuto e perfino la notizia del suo matrimonio con Emanuela Colombo era passata quasi inosservata. Era certo che qualcuno ne fosse al corrente, anche all'interno del paddock, ma non era un argomento considerato di particolare risalto. Allo stesso modo erano in pochi a sapere della nascita del piccolo Bruno, avvenuta proprio in concomitanza con il gran premio precedente. Se non aveva sbagliato i calcoli relativi al fuso orario, Bruno doveva essere nato più o meno all'orario in cui Giorgio si era ritirato per un guasto al motore dal Gran Premio degli Stati Uniti Ovest.
Prima di essere costretto a fermarsi - destino a cui erano andati incontro anche molti suoi colleghi - si era trovato molto a proprio agio con la vettura, che sembrava avere fatto, almeno in certe circostanze, un salto di qualità rispetto a quella della stagione precedente. Quando vi aveva riflettuto a posteriori, dopo avere lasciato Long Beach, si era detto che, in un campionato in cui non sembrava esservi una netta supremazia e in cui le vetture motorizzate turbo sembravano avere grosse difficoltà in termini di affidabilità, c'era la grossa possibilità di ottenere, almeno di tanto in tanto, qualcosa di positivo.
Quella consapevolezza l'aveva rincuorato, dopo un mondiale iniziato nel peggiore dei modi. Per un motivo o per l'altro non era mai riuscito a vedere la bandiera a scacchi, in più non aveva la benché minima stima per la squadra e per chi la dirigeva. Aveva addirittura il sospetto che, alla scadenza del suo contratto, gli sarebbe stato difficile non accettare il rinnovo, nemmeno se qualche altra scuderia si fosse interessata a lui, prospettiva piuttosto probabile. Mister Speed voleva controllarlo come era riuscito, a suo tempo, a controllare Bruno e aveva concrete possibilità di potere esercitare il proprio controllo.
Non capitava spesso, ma occasionalmente gli ricordava quali fossero i suoi "doveri" nei confronti del team. La sua crociata contro la Scuderia Martinelli non sembrava essere ancora terminta, ce l'aveva sempre nella mente nonostante la sua assenza dalla prima parte della stagione. Si era parlato a lungo delle difficoltà economiche che avevano portato a quella decisione, ma c'era il sospetto che, con l'avvento delle gare europee, potesse mettere in pista delle monoposto competitive. Così era accaduto, infatti, e Giorgio si era ritrovato, in maniera inaspettata, a lottare per la vittoria con Adriano Fabbri. Per fortuna era riuscito a batterlo: una vittoria della Scuderia Martinelli sarebbe stata presa malissimo da Mister Speed, che chissà cosa si sarebbe inventato per ostacolare la squadra avversaria negli eventi successivi.
L'inno terminò e giunse il momento della consegna dei trofei. Giorgio sapeva di essere immortalato dall'obiettivo di macchine fotografiche e telecamere, quindi cercò di sorridere rivolto non solo al pubblico presente sul posto, ma anche a chi avrebbe visto le sue fotografie sui giornali oppure, con un po' di fortuna, qualche inquadratura televisiva.
Mentre appoggiava il trofeo sul gradino del podio, Adriano gli si avvicinò.
«Complimenti» gli disse. «Oggi eri velocissimo, quasi imprendibile.»
«Grazie» replicò Giorgio, con freddezza.
Erano le prime parole che scambiava con Adriano da mesi e furono le ultime. Attese che venissero consegnati i trofei al rappresentante del team, poi a Fabbri e a Winkelhock, infine prese la bottiglia di champagne e la portò alla bocca, chiedendosi se la Rai stesse trasmettendo quelle scene e se Emanuela lo stesse vedendo in quel momento. Istintivamente gli venne da sorridere, di nuovo, stavolta non al pensiero del pubblico, ma a quello della sua famiglia. Il legame tra lui ed Emanuela non era quello che un tempo avrebbe associato al concetto di amore, ma gli dava sicurezza. Era certo di amarla, a modo suo, e che Emanuela ricambiasse i suoi sentimenti, poco importava se non si trattava di quell'amore con la A maiuscola che veniva raccontato dai quei film e da quei romanzi che piacevano tanto a Valentina.
Sapeva che la sua ex fidanzata aveva intrapreso una nuova relazione, con Arturo Martinelli, ma provava una certa indifferenza nei confronti di tutto ciò. Ormai la sua strada e quella di Valentina si erano separate irreparabilmente, non aveva importanza. Sperava potesse essere felice, anche se dubitava che accanto a un uomo come Martinelli potesse esserlo fino in fondo, ma sapeva che quello che sarebbe successo tra di loro non era affare suo. Martinelli e la sua scuderia non facevano più parte della sua vita, esattamente come Valentina, anche se chiaramente c'era qualche possibilità di incontrarlo. Era comunque certo che, tra di loro, non ci sarebbe mai stato niente di più di qualche incontro occasionale.
Si sbagliava, su Arturo Martinelli, come avrebbe scoperto di lì a meno di due ore. Ormai ultimate tutte le formalità - conferenza stampa e interviste varie - Giorgio sapeva di non potersi sottrarre dai festeggiamenti della squadra per la vittoria, arrivata piuttosto inaspettata, ma duramente conquistata sul campo, anche se, chissà, magari un giorno, presto o tardi, qualcuno avrebbe cercato di sminuire quel risultato sulla base del fatto che la maggior parte delle vetture con motori turbo non avevano visto la bandiera a scacchi per i soliti problemi di affidabilità e che qualcuno degli altri piloti di prima fascia non aveva concluso la gara per le ragioni più disparate.
Sottrarsi del tutto ai festeggiamenti non era facile, questo lo sapeva, ma si rese conto ben presto di essere solo una parte del tutto. Mister Speed non faceva altro che convocarlo ogni volta in cui gli faceva comodo, ma in quell'occasione sembrava troppo compiaciuto del successo della squadra per prenderlo in considerazione. Meglio così, realizzò Giorgio, almeno avrebbe avuto la possibilità di allontanarsi per qualche minuto. C'erano persone con cui si trovava bene, all'interno della squadra, ma era certo che vi fossero diverse mele marce tanto quanto il suo titolare.
Era da solo e nessuno lo stava prendendo in considerazione quando, all'improvviso, udì una voce alle sue spalle.
«Gran gara, Giorgio, ho sempre saputo che sei un grande pilota.»
Giorgio si girò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con il suo vecchio titolare.
«Grazie, signor Martinelli» rispose, con un certo imbarazzo.
Non sapeva cosa dire, in compenso a Martinelli le parole non sembravano mancare, dato che riprese subito: «Quando ho visto che Adriano ti affiancava, per un attimo mi sono illuso che ce la potesse fare, ma poi ho visto come ti sei difeso e ho capito che non c'era storia. Per quanto non mi faccia molto piacere vedere la Speed vincere un gran premio, né tantomeno che una delle mie macchine sia arrivata seconda, penso che oggi ti meritassi di chiudere la gara davanti.»
«Quindi le fa più piacere la mia vittoria di oggi che quella di Monza 1980?» ribatté Giorgio, non riuscendo a trattenersi. «Non mi sembra che l'abbia presa molto bene, quella volta, dato che avevo rubato la scena al suo pilota di punta.»
«In realtà conservo un ottimo ricordo di quella vittoria» replicò Martinelli. «Certo, non nego di avere sempre pensato che, se fossimo riusciti a vincere una gara, probabilmente sarebbe stato Adriano a salire sul gradino più alto del podio, ma questo non significa che per me sia stato un problema. Anzi...»
«Va beh, non ha importanza, non volevo essere polemico» mise in chiaro Giorgio.
«Anche perché» puntualizzò Martinelli, «Non credo che tu sia nella posizione di fare polemica contro di me dopo quello che hai combinato l'anno scorso in America.»
Giorgio avvampò.
«Ah, l'incidente di Caesars Palace...»
«Lascia che te lo dica, quel giorno hai fatto veramente un errore da idiota.»
«Chi le dice che sia stato un errore?»
«Ti conosco.»
«Forse non mi conosce così bene. In molti pensano che l'abbia fatto apposta.»
«E tu» lo accusò Martinelli, «Hai deciso di lasciare che lo pensassero. Non so a che gioco tu stia giocando, Giorgio, ma non mi piace per niente.»
«Che quello che faccio le piaccia o meno, non è affare mio.»
«Comprendo il tuo punto di vista, ma ti assicuro che puoi prendere in giro tutti ma non me. Ti conosco fin da quando eri giovanissimo, so come sei, sia come pilota sia come persona. Non sei uno che innesca incidenti volontariamente e in realtà neanche uno che si vanterebbe di averlo fatto se non fosse vero. Non so cosa ti sia successo da quando sei passato alla Speed, ma ho l'impressione che tu stia recitando una parte.»
«Sono cambiato. Non sono più quel ragazzo che ha conosciuto.»
«Sì, lo so, adesso hai trent'anni e a quanto mi hanno detto hai anche un figlio di poche settimane - congratulazioni, a te e alla tua signora. Questo, però, non ti trasforma in un'altra persona e non mi spiego per niente quello che hai fatto quel giorno, né quello che hai fatto dopo.»
Doveva riferirsi alla rissa scoppiata tra lui e Adriano dopo un evento organizzato da uno sponsor comune.
«Ammetto di non essere stato un grande esempio per i bambini, però non c'erano bambini a vedermi.»
«Sei stato un'idiota. Adriano voleva solo capire, sapere cosa fosse successo.»
«Adriano ha iniziato a insultarmi non appena non gli ho detto quello che voleva sentirsi dire. Ha fatto insinuazioni assurde, non solo sull'incidente, ma anche su altre faccende. Non è il santo che dice di essere.»
«Adriano non ha mai detto di essere un santo.»
«Beh, allora è almeno ancora ancorato alla realtà.»
«Eravamo una grande squadra, quando c'eri anche tu.»
«Sì, lo eravamo.»
«Se un giorno lascerai il tuo team attuale, mi piacerebbe riaverti come pilota.»
Giorgio abbassò lo sguardo.
«Questo non può succedere.»
«Lo so, non è molto probabile, e immagino che tu sia soddisfatto della tua nuova sistemazione e del tuo ingaggio, ma...» Martinelli si interruppe. «Perché tu sei soddisfatto della squadra in cui sei, vero?»
«Sì.»
«Allora ripetilo guardandomi negli occhi.»
Giorgio alzò lo sguardo.
«Cosa vuole da me?»
«Voglio solo capire cosa ti passa per la testa.»
«E che cosa pensa mi stia passando per la testa, esattamente, se non sono indiscreto?»
«Non lo so, ma da quando è capitato quel fatto di Caesars Palace non sei più tu. Te l'hanno chiesto loro, vero?»
«Mi hanno chiesto cosa?»
«Di innescare l'incidente.»
«Aveva detto che non credeva fossi capace di innescare incidenti di proposito. Ha cambiato idea?»
«No, però devono essere stati loro a fare cambiare idea a te. Cosa ti hanno promesso in cambio?»
«Mi sta accusando non solo di avere innescato un incidente, ma di averlo fatto anche per interesse personale?»
«In effetti è assurda come teoria. Però, in un modo o nell'altro, stanno riuscendo a tirare fuori da te qualcosa che non sei e che non sei mai stato. Per questo ti ho detto di ripensarci. Torna con noi, Giorgio.»
Il tono diretto di Martinelli, che per la prima volta sembrava dimostrare di tenerci a lui, gli fece abbassare la maschera.
«Non è possibile. Non lo è più, almeno.»
«Sì che è possibile. Quando te ne andrai dalla Speed...»
Giorgio lo interruppe: «Non credo che me ne andrò dalla Speed. Non posso. Non posso nemmeno spiegarle, ma non posso andarmene. Sarebbe la fine per me.»
«In che senso? Cosa sta succedendo?»
«Non posso parlarne, gliel'ho detto. Però, se vuole un consiglio, faccia attenzione anche lei, alla gente che ha intorno. Ci sono persone che, per interesse, farebbero qualsiasi cosa, e non posso escludere che ne abbia intorno.»
Per la prima volta, Martinelli rimase senza parole. Giorgio ne approfittò per voltargli le spalle e allontanarsi. Martinelli non lo seguì, né tentò di fermarlo. Mentre raggiungeva i membri della Speed, Giorgio si domandò se non avesse commesso l'ennesimo errore.


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