lunedì 7 marzo 2022

The Red Gate - blog novel (Puntata n.6)

Bene, è arrivato il momento della sestapuntata, l'ultima per il momento, con l'assegnazione del titolo mondiale. Mi auguro che siate desiderosi di scoprire come va a finire, ma non vi resta appunto che proseguire con la lettura.


"I can't live in a fairytale of lies
And I can't hide from the feeling cause it's right
And I go faster and faster and faster and faster for love."
- Within Temptation - Faster

Non era né la trentesima né la quarantesima edizione del Gran Premio di San Marino, Yves aveva toppato il proprio conteggio. Non che importasse granché, era inutile anche cercare una continuità in un evento che non aveva sempre fatto parte dello stesso campionato. Comunque andasse conteggiata la gara di Imola, tuttavia, presto non avrebbe avuto importanza.
I semafori si accesero, uno dopo l'altro.
Una luce - l'ultima speranza nasceva.
Due luci - l'ultima speranza diventava meno rilevante.
Tre luci - non c'era più nulla da sperare.
Quattro luci - tutto era già definito, c'era un programma preciso.
Cinque luci - l'ultima speranza tornava a nascere.
Per un labile e fugace istante, Dalila si chiese se ci fosse ancora una possibilità. Avrebbe lasciato andare avanti Marco e avrebbe atteso il momento di mettere in atto il loro piano, consapevole di uno scenario vago in cui poteva non realizzarsi.
Cosa sarebbe successo se qualcosa, sulla vettura di Marco, avesse ceduto prima del tempo?
Come si sarebbe comportata? Avrebbe trovato un modo per cercare un piano B, oppure avrebbe proseguito per la strada che Danae Ravelli avrebbe voluto per lei?
Le luci rosse si spensero, non era più tempo di pensare.
Dalila partì lentamente.
Partì lentamente, proprio come doveva fare.
Lasciò sfilare una vettura rossa.
Sfilò una vettura rossa, proprio come doveva succedere.
Poi si infilò l'altra vettura rossa.
"Cazzo, e adesso che cosa succede?"
Dalila e Marco avevano delineato lo scenario ideale, senza prendere in considerazione che qualcosa potesse andare storto. Nei loro piani, avrebbero dovuto scambiarsi le posizioni alla partenza, Marco in testa e Dalila seconda, invece che l'opposto come da griglia di partenza.
Non avevano valutato l'eventualità che qualcun altro potesse inserirsi tra di loro, che un pilota esterno al loro scontro potesse diventare rilevante.
Dalila realizzò di non potere permettere a Juan Pablo di fuggire. Avrebbe fatto ciò che pensava di dovere fare, ovvero proteggere la leadership di Marco. Ciò che era stato programmato sarebbe divenuto di gran lunga impossibile.
La Silver Rocket sembrava avere più potenziale della Pegasus, Dalila riusciva a seguirlo senza perdere contatto, ma sapeva che sarebbe stato impossibile recuperare la seconda posizione senza correre rischi.
Un giro completato - la speranza moriva.
Due giri completati - la speranza non era mai esistita.
Tre giri completati - era notte fonda, ormai, nella mente di Dalila.
Quattro giri completati - Juan Pablo stava iniziando ad allungare.
Dalila iniziò a lamentarsi via radio con il proprio ingegnere.
«Dobbiamo passare al piano B.»
«No, restiamo sul piano A.»
«Le Pegasus sono troppo veloci. Non è possibile raggiungerle.»
«Siamo al quinto giro, il primo stint è ancora lungo, non perdere la concentrazione.»
Di fronte a quell'ordine categorico, Dalila comprese che doveva agire da sola. Non ci sarebbero state strategie alternative, il team era convinto che potesse farcela, quindi avrebbe dovuto agire di conseguenza e superare Juan Pablo Ramirez in pista.
Cinque giri completati - il gap era costante.
Sei giri completati - Dalila recuperava qualche decimo.
Sette giri completati - Juan Pablo metteva due ruote sull'erba.
Dalila lo vide commettere un piccolo errore, che gli costò tuttavia oltre mezzo secondo. Forse la poca maturità di Juan Pablo avrebbe giocato a suo favore.
Servirono ancora due giri, prima di arrivargli a ridosso.
A quel punto fu tutto facile, troppo facile. Juan Pablo non oppose una grande resistenza, forse combattuto tra l'essere una seconda guida utile alla causa e il non volere causare danni che riguardassero piloti che lottavano per il mondiale.
Dalila non lo biasimava. Un secondo o un terzo posto in gara non avrebbe cambiato né la sua vita né il proseguimento della sua carriera. Se la Pegasus non l'aveva ancora confermato per l'anno a venire - come sembrava, dato che non era stato fatto alcun annuncio ufficiale in tal senso, nonostante non fosse chiaro chi potesse rimpiazzarlo - non avrebbe cambiato idea, nemmeno se fosse stato determinante per la vittoria del titolo da parte del loro pilota di punta. Dalila sapeva come funzionavano le cose in quel team, così come nella maggior parte degli altri: i piloti erano utili fintanto che servivano agli scopi della squadra e non esisteva una vera e propria riconoscenza nei loro confronti. Venivano messi alla porta non appena qualcuno poteva fare il loro stesso lavoro meglio di loro, o anche peggio, non importava, l'importante era seguire l'onda e fare ciò che contribuiva maggiormente all'immagine del team stesso.
Dopo il sorpasso su Ramirez, la gara di Dalila proseguì tranquilla per diversi giri. Il suo ingegnere la esortava a spingere di più, per avvicinarsi a Rossi. Dalila cercò di rassicurarlo, di fargli capire che quello era il suo scopo. Si mise anche a sbraitare, ogni tanto, continuando a vaneggiare a proposito della necessità di un piano B per tentare una strategia diversa.
Giro dopo giro, il momento in cui Marco avrebbe dovuto iniziare a rallentare era sempre più vicino. Si erano accordati per finire tutto prima della sosta, in modo da evitare che accadesse qualche imprevisto che potesse cambiare le loro posizioni in pista.
"Che cazzo stai facendo, Marco? Il giro è questo."
Le tornate nelle quali Marco avrebbe dovuto andare più piano per permetterle di avvicinarsi passarono, inesorabili. Giunse il momento in cui erano stati programmati i cambi gomme.
Marco rientrò.
Dalila rientrò il giorno successivo.
Il secondo stint iniziò molto male. Giro dopo giro, Marco andava più forte di lei, staccandola sempre di più.
Le loro parole di quella mattina le riecheggiarono in testa.
«Non provare a fottermi, oppure te ne farò pentire amaramente.»
«Stai tranquilla, farò quello che abbiamo stabilito.»
Come aveva fatto a fidarsi?
Aveva sempre saputo chi fosse l'uomo che aveva sposato quando abbassava la visiera del casco. Era pronto a tutto, anche ad agire scorrettamente. Non avrebbe mai dovuto permettergli di prendere il comando della gara alla partenza. Se Marco aveva mai avuto intenzione di chiudere il gran premio con un doppio ritiro, doveva avere cambiato idea. D'altronde vincere il mondiale e farlo con i colori del Team Pegasus doveva apparirgli uno scenario molto più allettante.
Dalila smise di sperare.
Giro dopo giro, l'amara verità era sempre più palese.
Si era fatta ingannare.
Si era fatta ingannare proprio da colui di cui si fidava di più di ogni altro.
"Mi dispiace, Yves. Ero disposta a tutto perché potessi vincere il titolo che meritavi, ma non è stato abbastanza."
Mancavano ormai appena dieci giri alla fine quando tutto cambiò all'improvviso.
Malvina Fynns stazionava in terzultima posizione, davanti a un paio di vetture più veloci della sua. Doveva sentirsi come in stato di grazia e doveva essere convinta di portare quel risultato fino al traguardo. Le due vetture più veloci le arrivarono negli scarichi, la affiancarono una da un lato e una dall'altro.
Malvina vide la prima. Aveva l'interno della curva seguente dalla propria parte. Si spostò, forse certa di essere la prima a uscire dalla curva. Non vide la seconda vettura e vi cozzò contro. L'impatto divenne ben presto uno scontro a tre.
La safety car entrò in pista, affinché potessero essere rimosse le monoposto incidentate.
Era arrivato il momento di un ultimo disperato tentativo, l'ultima possibilità di stravolgere un risultato che sembrava già scritto.
«Piano C» disse l'ingegnere di gara alla radio. «Rossi non è rientrato, piano C.»
L'ingresso della pitlane era davanti a lei. L'ultima chance che aveva tanto invocato era arrivata, non c'era altro da fare che incrociare le dita e sperare che tutto potesse andare bene.
Il cambio gomme fu rapido e indolore.
Tornò in pista con pneumatici della mescola più morbida.
Riuscì a restare davanti a Juan Pablo, che aveva perso terreno nel secondo stint.
Quando tutte le vetture si allinearono dietro la safety car, si ritrovò nella migliore posizione possibile. Era seconda alle spalle di Marco Rossi, in vantaggio su di lui dal punto di vista delle gomme.
Passando accanto alle gru che rimuovevano le vetture uscite di pista, si augurò che gli addetti facessero il più presto possibile e che la gara non terminasse in regime di safety car. C'erano buone probabilità che non accadesse, che Yves Raphael potesse ancora vincere il titolo mondiale.
Alla quartultima tornata la vettura di sicurezza spense le luci, segnale che al termine del giro sarebbe rientrata nella pitlane.
"È arrivato il nostro momento, Marco. È arrivato il momento di dimostrarti che non valgo meno di te."
Quando vide la bandiera verde, Dalila si lanciò nel suo ultimo disperato inseguimento, con la consapevolezza che in quel momento Marco doveva essere molto più disperato di lei.
Lasciò passare un giro, stando sempre negli scarichi del rivale. Dietro di lei, nessuno sembrava avvicinarsi. Ramirez aveva capito tutto, si stava tenendo deliberatamente fuori dal loro scontro, uno scontro dal quale poteva guadagnare.
Era il penultimo giro, quando Dalila affiancò Marco. Ebbe cura di farlo nella maniera più azzardata possibile, avendo cura di resistere all'ultimo momento. Doveva convincere chi la stava guardando - più o meno tutta la fetta della popolazione mondiale interessata al motorsport - di essere pronta a guidare in maniera irresponsabile, pur di vincere il campionato.
Doveva fare in modo che nessuno si sorprendesse, quando né lei né Marco sarebbero riusciti a vincere. "È stata la foga" avrebbero detto in tanti, e qualcuno magari avrebbe aggiunto "ecco quello che succede quando si mette una donna al volante". Potevano pensarlo, per quanto la riguardava. Potevano pensare che, in quanto donna al volante, fosse pericolosa. Tutto ciò che importava era che nessuno mettesse in discussione il merito di Yves Raphael, il pilota che avrebbe dovuto vincere quel titolo... e che l'avrebbe vinto.
Il secondo attacco di Dalila nei confronti di Marco fu decisivo. Non rispettò i loro accordi di quella mattina, secondo i quali la loro collisione avrebbe dovuto avvenire in un punto a bassa velocità. Gli si lanciò addosso ferocemente, senza preoccuparsi dei rischi a cui potevano andare incontro lei, Marco e anche gli altri piloti.
Il mondiale, per loro, terminò con uno schianto rovinoso. Dalila scese subito dalla vettura, Marco cercò di ripartire a bordo della sua monoposto che cadeva a pezzi, per poi rinunciare poco dopo, parcheggiando in una via di fuga.
Il pubblico incredulo non degnò di uno sguardo Juan Pablo Ramirez, che andava a vincere l'ultimo gran premio della stagione, l'ultimo con i colori del Team Pegasus. Più tardi, quella sera, sarebbe stato annunciato come secondo pilota della Silver Rocket per la stagione a venire, ma anche quella notizia era destinata a passare in sordina, soppiantata da un'informazione ritenuta di gran lunga più importante: dall'ospedale, la madre e la moglie di Yves Raphael facevano sapere che il neo-campione del mondo aveva riaperto gli occhi.

***

Yves stava guardando fuori dalla finestra, quando udì i passi di qualcuno che entrava nella stanza. Si girò di scatto, per non essere colto di nuovo di sorpresa... e vide semplicemente Dalila Colombari, la sua ex compagna di squadra.
«Sei arrivata appena in tempo.»
Dalila annuì.
«Lo so. Danae mi ha detto che stamattina ti dimettono.»
«Purtroppo se la prendono comoda» ribatté Yves. «Mi hanno tenuto qui per giorni e giorni, non vedo l'ora di andarmene, con la speranza di non tornare mai più.»
Dalila si avvicinò a lui.
«Cos'è successo?»
«Non lo so.»
«Tua moglie sostiene che il tuo manager abbia qualcosa da nascondere.»
«Mia moglie» chiarì Yves, «è l'unica persona al mondo che sospetta del mio manager, o per meglio dire, del mio ex manager.»
«Dice che dalla sera dell'aggressione non si è più fatto vedere, e di tempo ormai ne è passato. Sospetta che sia scappato all'estero.»
«Non so dove sia, ma so per certo che non è stato lui ad aggredirmi.»
«Hélène dice che non volevi più che lavorasse per te.»
Yves annuì.
«È proprio così. Quella sera stessa ci siamo visti. Abbiamo litigato piuttosto pesantemente e gli ho detto che ne avevo abbastanza di starlo a sentire. Però se n'è andato, non è stato lui ad assalirmi.»
«Potrebbe essere tornato indietro.»
«No, non è tornato indietro. O quantomeno, se anche avesse voluto tornare indietro per tirarmi una botta in testa, è arrivato troppo tardi. Ricordo che mi hai telefonato, per chiedermi di raggiungere te e la Ravelli a quell'evento. Damiano era appena andato via. Lo stavo guardando dalla finestra. Era buio, ma è passato sotto un lampione. L'ho riconosciuto. Sono certo che fosse lui. Avevo appena riattaccato, quando qualcuno è entrato nella mia stanza. Non so chi fosse.»
«Davvero non ne hai idea?»
Yves scosse la testa.
«Chiunque fosse, era dietro di me. Non ho dimenticato nulla, semplicemente non ho visto niente e non posso sapere. L'ho già detto nella mia deposizione.»
«Beh, io non posso sapere nulla della tua deposizione» replicò Dalila, «Per questo ti ho fatto queste domande.»
«Preferirei che tu non ne me facessi» rispose Yves. «Vorrei solo dimenticare.»
«Come puoi dimenticare, sapendo che chi ti ha aggredito una volta potrebbe farlo di nuovo?»
«In questi giorni non è successo niente... e sto per andarmene. Torno a casa insieme a Hélène. Non penso che, chiunque fosse, quella persona sia disposta a seguirmi ovunque.»
«Se non sai perché ce l'avesse con te, non puoi escluderlo.»
«Non posso escludere niente, questo è certo, però posso evitare di commettere leggerezze. La porta non era chiusa a chiave. Se non l'avessi lasciata aperta, quando Damiano è andato via, sarebbe andata diversamente. Parliamo di te, piuttosto.»
Dalila abbassò lo sguardo.
«Non ho molto da dire.»
«So che tu e Marco siete tornati insieme.»
«Vorrei evitare di parlare di Marco.»
«Perché? Cos'è successo tra voi?»
«Io e Marco non ci siamo mai lasciati» puntualizzò Dalila. «Abbiamo fatto finta, per evitare di avere tutti addosso e cercare di contenere le polemiche. Mi dispiace che ci sia stato chi ha scritto che l'avevo lasciato per te e che tua moglie abbia creduto a quelle chiacchiere.»
«Quello che è successo tra me e mia moglie» la rassicurò Yves, «Non è colpa tua. C'era qualcosa che non andava, tra di noi, per questo Hélène si è comportata a quel modo. Tu non c'entri nulla e nemmeno Marco. La nostra felicità non dipende dal fatto che voi stiate insieme o no.»
Dalila proseguì: «Mentre fingevamo di non stare più insieme, io e Marco ci siamo sposati in segreto. Al nostro matrimonio non c'erano invitati, abbiamo fatto le cose in piccolo e in privato...»
Yves la interruppe: «Che cosa romantica. Quando mi sono sposato io, Hélène voleva invitare chiunque. Ho accettato, perché sposare lei era più importante. Ti confesso che mi sono annoiato a morte al mio stesso matrimonio. Avete fatto bene così.»
Dalila sbuffò.
«Il matrimonio è stato perfetto, l'unica cosa sbagliata era lo sposo.»
«Perché?» chiese Yves. «Cos'è successo di tanto grave tra di voi? Sei sicura che sia successo davvero qualcosa e che non sia solo un rumour diffuso da un'orda di ragazzine invasate sui social network?»
«No, non c'entrano niente le ragazzine invasate. Marco non è come lo credevo. O meglio, è esattamente come lo credevo. Solo, non avrei mai pensato di essere, per lui, come tutti gli altri. Pensavo fosse stronzo solo con il resto del mondo, ma che non lo fosse con me.»
Yves si sedette sul bordo del letto.
«Sono certo che non sia successo niente di irreparabile.»
«Io, invece, sono certa del contrario» replicò Dalila. «Immagino che tu abbia recuperato la gara finale.»
«Beh, sì.»
«Penso che quello che è successo sia lampante anche per te.»
«Mhm... da quello che ho visto, direi che hai sbagliato completamente il punto di frenata e hai travolto Marco. Non so cosa sia successo dopo, ma in quel momento non ha sicuramente fatto niente contro di te. È strano che non l'abbia fatto, conoscendo il soggetto, ma rimane pur sempre un incidente scatenato da un tuo errore.»
Dalila sospirò, sedendosi accanto a lui.
«Posso raccontarti la mia versione dei fatti?»
«Non penso ci sia molto altro da dire, ma puoi raccontarmi quello che vuoi.»
«Mi raccomando, che resti tra noi. Non fare come hai fatto con la Ravelli, quando poi hai spiattellato tutto durante un'intervista.»
«Tu non sei né la Ravelli né Marco.»
«Significa che non userai mai questa storia contro di me?»
Yves ridacchiò.
«No, a meno che non sia strettamente necessario per la mia sopravvivenza.»
«Non penso possa mai diventarlo» ammise Dalila. «Anzi, finiresti per non farci una bella figura nemmeno tu, se si venisse a scoprire o se si diffondesse questo rumour.»
«Io ero in ospedale, mi ero appena risvegliato dal mio stato di incoscienza» le ricordò Yves. «Non c'entro niente, qualuque cosa sia successa. Non può essere colpa mia.»
«No, certo, questo no, ma lo sai com'è fatta la gente. Se possono usare qualcosa per screditare qualcuno lo fanno, poco importa che questo qualcuno sia coinvolto oppure no. Non ho pensato a questo, quando ho fatto quella dannata proposta a Marco... o forse è partita da lui, è stato lui a farmela venire in mente.»
«Non capisco. Di cosa parli?»
«Parlo di quello che è successo la mattina del gran premio. Ho visto dei post orribili, sui social network, che...»
«Dei post orribili sui social?» ribatté Yves. «Chissà come mai la cosa non mi sorprende.»
«C'era chi diceva che io e Marco avevamo tentato di ucciderti per impedirti di vincere il titolo» gli riferì Dalila. «C'erano ragazzini che scrivevano le cose peggiori su di noi e ricevevano centinaia e centinaia di like. Era tutto assurdo, ci tacciavano di volerti "rubare" il mondiale... e ci siamo sentiti come se effettivamente te lo stessimo per rubare. Io dovevo partire dalla pole, con Marco in prima fila accanto a me. Solo io, Marco o Juan Pablo potevamo puntare ragionevolmente alla vittoria della gara. Anzi, siccome Juan Pablo avrebbe dovuto sacrificarsi per Marco, se necessario, solo io e Marco potevamo puntare alla vittoria della gara. Se uno di noi l'avesse vinta, sarebbe diventato campione del mondo, in tua assenza. Abbiamo raggiunto entrambi la conclusione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato.»
«Non c'era niente di sbagliato» obiettò Yves. «Con me fuori dai giochi, era la vostra occasione.»
«Non sarebbe stato corretto.»
«Quante volte è capitato, in passato, che ci fossero piloti che vincevano titoli, aiutati dal fatto che il loro avversario più diretto, o addirittura qualcuno che aveva molte più probabilità di loro, si fosse infortunato? O addirittura che fosse morto? Quei titoli valgono tanto quanto gli altri. Se uno di voi avesse vinto il mondiale, se lo sarebbe meritato.»
«Gli incidenti sono qualcosa che dobbiamo mettere in conto. Se tu ti fossi fatto male in un incidente nelle prove libere o in qualifica, non avrei avuto dubbi sulla legittimità di un titolo vinto in tua assenza. Però era tutto diverso, qualcuno aveva tentato di ammazzarti, o comunque, anche se non lo voleva, ci è andato molto vicino. Non dico che mi sarei sentita complice di chi ti aveva ridotta in quello stato, ma non sarebbe stato tanto meglio. Da quando è iniziato il campionato, o forse anche prima, dall'alto tu e Marco siete stati quasi telecomandati, siete arrivati a spingervi oltre fin troppe volte, ma sempre perché c'era qualcuno che vi metteva in testa che dovevate comportarvi così. Non metto in dubbio il vostro libero arbitrio, ma non facevate altro che, inconsciamente, obbedire a degli ordini malsani. Avrei provato a farlo capire a Marco, se non mi avesse presa per una visionaria, ma avevo davvero l'impressione che l'aggressione contro di te avesse a che vedere proprio con la fine del mondiale, che qualcuno volesse che le cose andassero in un certo modo, possibile soltanto eliminandoti.»
«Guardi troppi film, Dalila.»
«No, ne guardo troppo pochi. Se fossi un'appassionata di cinema, forse mi aspetterei che certe cose succedano solo nella finzione.»
«Okay, ti sentivi in colpa, perché tu potevi giocartela e io no» concluse Yves. «Come si arriva all'incidente?»
«Ci si arriva perché sia io sia Marco ci sentivamo nello stesso modo, rispetto alla possibilità di vincere il mondiale» gli spiegò Dalila. «È stato allora che abbiamo pensato al fatto che ormai tutto ruota intorno agli incidenti spettacolari. I tifosi non si aspettano altro e, di conseguenza, la loro idea di spettacolo è qualcosa che rende. Se il mondiale fosse terminato con un incidente tra me e Marco, mentre lottavamo per la vittoria, sarebbe stato un finale approvato da tutti. Allora ci è venuto in mente di...»
Yves non la lasciò finire.
«No, non dirmi che è andata così.»
«Cosa ci sarebbe stato di male?»
«Non volevo vincere un mondiale per la vostra auto-eliminazione, non perché pensavate di dovermelo. Un incidente come il vostro, poi... ti rendi conto che potevate ammazzarvi entrambi? E per che cosa? Perché io potessi vincere il titolo anche se stavo in ospedale?»
«Infatti non è andata così» precisò Dalila. «Io e Marco abbiamo deciso per filo e per segno come auto-eliminarci senza correre rischi. Io dovevo lasciarlo andare in testa alla gara. A un certo giro, Marco avrebbe dovuto iniziare a rallentare, fingendo qualche problema tecnico. In poco tempo io avrei dovuto arrivargli sotto e colpirlo durante quello che sarebbe sembrato un sorpasso azzardato. Intendevamo farlo nella maniera meno pericolosa possibile... o almeno, io intendevo farlo. Non penso che Marco abbia mai avuto quell'intenzione. Io gli ho dato strada, pensando che avrebbe rispettato il nostro accordo. Invece non l'ha fatto. Ha iniziato ad allungare, ha deciso che quel titolo voleva vincerlo.»
«È quello che un pilota dovrebbe fare per istinto.»
«Non avrei avuto niente in contrario se, al momento della mia proposta, mi avesse detto che avrebbe cercato di vincere il mondiale a ogni costo. In tal caso, mi sarei comportata di conseguenza, facendo il meglio per la squadra. Avrei fatto il possibile per non far vincere il titolo alla Pegasus, anche se in tal caso non avresti vinto neanche tu. Marco mi ha ingannata. Mi ha spinto a cedergli la leadership e ha fatto sì che fossi inoffensiva nei suoi confronti. Potevo sopportare tutto, ma non di essere pugnalata alle spalle proprio da lui. Per questo, quando c'è stato quell'incidente tra backmarker ed è entrata la safety car, ho deciso di fare quello che ho fatto. Lo so, ho messo in pericolo entrambi. Però era l'unico modo che avevo per fare valere le mie ragioni. Non sono pentita di quello che è successo. L'unico che dovrebbe pentirsi di come ha agito è Marco, ma dubito che accadrà mai e, di conseguenza, non voglio più avere niente a che fare con lui.»

***

Yves non si era ancora ripreso a pieno, quindi non avrebbe preso parte ai test prestagionali. Si era comunque recato in Bahrein insieme alla sua nuova squadra, anche per evitare speculazioni sulle sue condizioni di salute. La sua presenza era stata accolta molto in positivo fin dal primo giorno, da schiere di opinionisti e di tifosi a parole ben lieti di sapere che il pilota francese sarebbe stato al via della successiva stagione senza conseguenze fisiche permanenti. Marco non si faceva illusioni, sapeva bene quale fosse la ragione per cui erano così allettati da quella prospettiva.
Seppure nessuno di loro che ne erano stati protagonisti avesse fatto alcunché, negli ultimi tre mesi, per gettare benzina sul fuoco delle polemiche perdurate per gran parte della stagione precedente, era chiaro che in tanti desideravano iniziare a riviverle al più presto, e ancora più intense.
Quando Marco aveva scoperto che Yves Raphael sarebbe stato il suo "nuovo" compagno di squadra, si era chiesto se fosse una maledizione. Alla fine, però, aveva compreso che era l'unico finale possibile. Juan Pablo Ramirez aveva preso il suo posto alla Silver Rocket, mentre Yves era tornato indietro, presso la squadra che non avrebbe dovuto liberarsi di lui tre anni prima.
Quando aveva saputo che sarebbero stati di nuovo compagni di squadra, Marco era stato tentato di chiamarlo, ma alla fine gli aveva mandato solo un messaggio, breve, indolore e diretto.
"Bentornato."
La risposta di Yves era stata altrettanto breve e diretta.
"Grazie, ci vediamo a Sahkir."
Si erano visti, in quei giorni, ma solo di sfuggita. Marco non aveva cercato di evitarlo, ma semplicemente non c'erano state occasioni per discutere del loro futuro.
Accadde all'improvviso, al termine dell'ultima giornata di test. Marco era solo e si stava semplicemente slacciando la tuta, quando vide comparire Yves accanto a lui.
«Allora, quali sono le tue impressioni?»
«Su cosa?»
«Sulla carriola con la quale dovremmo far vincere al Team Pegasus quel titolo che ormai è entrato nella leggenda, visto da quanto tempo viene inseguito.»
«Niente male per essere una carriola» ribatté Marco. «Non sono sicuro, però, che sia una vettura dominante come i media la descrivono. Sembrano essere tutti sicuri che quest'anno il titolo sia assicurato.»
«Tutto regolare, lo dicono ogni anno» gli ricordò Yves. «Chiaramente si aspettano che le loro previsioni vengano azzeccate, una volta tanto.»
«Dovremmo aspettarcelo anche noi, che abbiano ragione.»
«Non su tutto, spero. Nessuno l'ha ancora detto apertamente, ma non ho idea di che cosa si aspettino tra di noi. Forse che ci buttiamo fuori ogni cinque minuti come quando correvamo per squadre diverse.»
«Ecco, dato che sta uscendo il discorso, su questo forse dovremmo cercare di smentirli, altrimenti non solo nessuno dei due vincerà il mondiale, ma rischiamo anche di non essere al via della prossima stagione. Il team è stato chiaro, non vuole problemi.»
Yves gli strizzò un occhio.
«Beh, neanch'io voglio problemi, quindi cerca di non crearmene.»
«Non sono sempre io quello che crea problemi» replicò Marco. «Devo ricordarti che...»
Yves lo interruppe: «Non devi ricordarmi niente. Abbiamo fatto le nostre scelte, in passato. Adesso dovremmo fare delle scelte più sagge, entrambi. O vogliamo che la Silver Rocket vinca un altro titolo?»
«Nessuno di noi lo vuole, anche se immagino ci sia chi sta già sognando a occhi aperti questo scenario.»
«Già. Come dargli torto? Una donna che vince un campionato in una delle massime serie a ruote scoperte avrebbe la sua rilevanza. Perché, parliamoci chiaro, Ramirez è un ottimo pilota, ma non è ancora maturo abbastanza per vincere un mondiale. Dalila, invece, non è da sottovalutare. Ho avuto a che fare con lei, l'anno scorso, e ti assicuro che, se avesse avuto qualche guasto di meno, adesso sulla mia monoposto non ci sarebbe il numero 1.»
Marco abbassò lo sguardo.
«Anche se Dalila non avesse esagerato a quel modo a Imola, adesso non ci sarebbe il numero 1 sulla tua monoposto.»
«So quello che avete fatto» lo informò Yves. «Me l'ha spiegato Dalila, mesi fa, quando è venuta a trovarmi in ospedale. Siete stati gentili a pensare che io dovessi vincere il mondiale, ma non era necessario. Alla fine anche Dalila avrebbe dovuto tornare alla realtà e fare quello che hai fatto tu. Certo, sei stato un po' stronzo nei suoi confronti, ma...»
Marco replicò: «Non è andata come ti ha detto Dalila.»
«Mi sembra abbastanza difficile che non sia andata come mi ha detto lei. Vuoi forse negare che avevate un accordo, piuttosto assurdo peraltro, ma che non hai mai avuto intenzione di rispettarlo? Che hai finto con lei di volere fare vincere il mondiale a me, quando in realtà stavi cercando un modo più facile per vincerlo tu stesso?»
«Non nego di avere avuto un accordo con Dalila. Quello che ti ha raccontato è vero, solo, c'è una parte che non ti ha riferito.»
«Quindi mi avrebbe raccontato solo la parte che le conveniva raccontare?»
«No, la parte che conosce.»
«Non ti seguo.»
«È molto semplice, Yves. Io e Dalila avevamo un accordo ed ero convintissimo di rispettarlo, nel momento in cui ne abbiamo discusso. Anzi, mi sono anche complimentato con lei per avere avuto il coraggio di farmi una proposta così estrema. Abbiamo pianificato tutto per filo e per segno e volevo davvero che andasse così.»
«Poi, però» azzardò Yves, «Hai capito di avere in mano un'occasione perfetta per vincere il mondiale, e che potevi farlo senza che Dalila facesse alcunché per attaccarti in qualche modo, quindi te ne sei fregato di me - e dal mio punto di vista hai fatto bene - e hai deciso di fare quello che ti conveniva.»
«No, davvero, quella mattina ero seriamente intenzionato a fare quello che Dalila mi aveva chiesto e che avevo accettato. Poi tua madre è venuta a parlarmi. Mi ha detto che, sapendo che tu eri tagliato fuori, avrebbe preferito che fossi io a vincere, piuttosto che Dalila. Anche se era lei la tua compagna di squadra, pensava che fosse meglio se avessi vinto io. Credeva che Dalila potesse fare una dedica a te, dopo la gara, e che Hélène l'avrebbe presa male. Tutto ciò che desiderava era che tu e tua moglie vi rimetteste insieme, che aveste la possibilità di essere finalmente felici. Mi ha chiesto di fare il possibile perché Dalila non conquistasse il campionato... e io le ho dato ascolto. Mi sono ritrovato a dover fare una scelta, tra quello che mi chiedeva Dalila e quello che mi chiedeva tua madre.»
«L'hai spiegato a Dalila?»
«Certo che no. Il piano mio e Dalila, in raeltà, sarebbe stato proprio quello che avrebbe dato il risultato migliore, per tua madre. Sarebbe inutile. E poi, ho provato a chiamarla, ma non mi risponde. Ho ancora una parte dei suoi vestiti e dei suoi effetti personali a casa mia, senza che sia mai venuta a prenderli. Qualunque cosa provassi di dirle, non avrebbe senso. Quello che pensa è chiaro: è convinta che abbia messo un campionato al di sopra di noi e che, di conseguenza, le abbia dimostrato di non tenere al nostro rapporto. Non mi resta altro da fare che rispettare la sua scelta. Prima o poi dovrà mettersi in contatto con me, verosimilmente con qualcuno che faccia da tramite, ma per il momento aspetto e non faccio niente.»
Yves osservò: «Hai ragione, quando dici che Dalila pensa che tu abbia messo la tua possibilità di vincere al di sopra di lei. Però anche Dalila sta facendo la stessa cosa. Non posso giudicare, perché non sono mai ritrovato a dovere lottare per il titolo contro una persona che amavo, però, in ogni caso, non mi sembra che Dalila si stia comportando in modo sensato. Se io amassi una persona, non la escluderei dalla mia vita per una gara. Anche Dalila ha messo il risultato del campionato al di sopra di te... e peraltro si trattava di un campionato che non dovevate vincere né tu né lei. Non solo, ha anche innescato un incidente di proposito, quando era totalmente illogico. Il vostro accordo non esisteva più, perché tu l'avevi rotto. Aveva le gomme molto più fresche di te, aveva appena fatto il pitstop. Avrebbe dovuto semplicemente superarti. Ha messo in pericolo entrambe le vostre vite... e per cosa? Per darmi un successo che, se si fosse comportata in modo sensato, sarebbe toccato a lei, con la squadra che sarebbe stata dalla sua parte. Lo sai, voglio bene a Dalila, la considero una cara amica e non voglio attaccarla gratuitamente, però non posso non dirti quello che penso. Dalila non si è comportata tanto meglio di te, anzi, ha fatto di peggio. Ha gettato alle ortiche il suo risultato per il solo scopo di buttarti fuori. Penso che, onestamente, nemmeno tu saresti stato capace di arrivare a tanto.»
«Quello che dici può avere senso» ammise Marco, «Ma non vedo come possa cambiare la situazione. Dalila non vuole più avere a che fare con me, non vuole vedermi e non vuole parlarmi. Se anche le facessi questo discorso, lo userebbe contro di me, direbbe che sto cercando su di lei le mie responsabilità. È inutile, non c'è niente da fare.»
«Invece credo ci sia molto da fare. Hai detto che Dalila non vuole parlarti... ma ci hai almeno provato a insistere?»
«Beh, no.»
«Allora cosa aspetti? Perché stai qui ad ascoltare me, invece di andare da lei?»
«Non mi sembra il caso, te lo ripeto.»
«Hai fatto tante cazzate nella vita. Cosa ti costa rischiare di farne un'altra? Per male che vada, Dalila ti dirà che non ne vuole sapere di te.»
Marco sospirò.
«Sentirselo dire esplicitamente fa più male che immaginarlo.»
«Sì, capisco quello che vuoi dire, ma secondo me non dovresti lasciare perdere così facilmente. Dalila è qui, poco lontana da te. È l'occasione migliore, anche se avresti dovuto pensarci già nei giorni scorsi, invece di aspettare così tanto. Vai a cercarla. Oppure chiamala e dille che la vuoi vedere al più presto.»
«Non penso mi risponderebbe.»
«Allora la chiamo io.»
«Per dirle cosa?»
«Che devo vederla subito per dirle qualcosa di urgente. Poi, al posto mio, si ritroverà davanti te.»
Marco cercò di trattenerlo, ma ormai era troppo tardi. Yves stava già telefonando a Dalila. Dopo qualche istante di conversazione, riattaccò.
«Dovete vedervi tra dieci minuti. O meglio, dobbiamo vederci tra dieci minuti, per quanto ne sa Dalila. Ti bastano per decidere cosa dirle?»
«Non penso che basterebbero nemmeno dieci anni» obiettò Marco. «Te lo ripeto, non è una buona idea.»
«Puoi ripetermelo anche altre volte, ma è tutto tempo sprecato. Concentrati e cerca un modo per convincerla che vi amate e che è tutto quello che conta.»
«Non siamo mai stati dei romantici. Mi manderebbe a cagare, se la mettessi in questi termini.»
«E allora, a maggior ragione, pensa, se i miei suggerimenti non ti sono d'aiuto. Io vado a fare un giro. Credo che, da questo momento in poi, te la dovrai cavare da solo.»
Marco fu tentato di trattenerlo, ma comprese subito che non c'era nulla da fare. La nuova stagione, che fino a quel momento gli era apparsa come il principale ostacolo, era ancora piuttosto lontana. Prima c'erano altri ostacoli da superare e in quel momento non gli sarebbe dispiaciuto affatto essere già sulla griglia di partenza del primo evento stagionale a Buenos Aires.

*** FINE (per ora) ***

Ebbene, per il momento ci lasciamo così, come se fosse l'ultima puntata di un fiction su Raiuno. La mia intenzione è non far terminare qui le vicende di questi personaggi, ma allo stesso tempo di non proseguirle nell'immediato. Una stagione è finita, dopotutto, c'è un'intera pausa invernale prima dell'inizio di quella successiva! A parte gli scherzi, queste "puntate" di "The Red Gate" (inteso come cancello rosso - vedi citazione di un po' di tempo fa - o anche come redgate nel senso scandalo degli uomini in rosso) hanno seguito gli eventi di un campionato. Prima o poi ci sarà quello successivo, scopriremo chi tra Yves e Marco uscirà vincente nel confronto tra compagni di squadra e se saranno loro a vincere il titolo successivo, oppure se sarà Dalila o un outsider, così come scopriremo chi ha tentato di uccidere Yves e perché. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita e spero che abbiate apprezzato questo mio racconto. Per me è stato un piacere scriverlo.

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