sabato 5 marzo 2022

Il fanbase della Formula 1 vintage e la glorificazione della morte

Credo sia doveroso avvertirvi fin da subito, come potete forse intuire dal titolo, che andrò a parlare di argomenti tutt'altro che leggeri. Tuttavia, siccome la parte più riflessiva del post potrebbe essere interessante anche per le persone più impressionabili che vorrebbero evitare un certo tipo di argomenti, metterò un avviso prima e dopo la parte che potrebbero desiderare evitare di leggere. Al fine di evitare incomprensioni con quella parte di appassionati che hanno deciso che cosa si opportuno vedere e che cosa non lo sia, specifico che ho scelto di vedere lo specifico filmato di cui andrò a parlare - un extended highlight di un gran premio specifico - per una ragione fondamentale: da blogger e appassionata di Formula 1, ritengo importante conoscerne la storia e documentarmi in materia.

Come avrete sicuramente capito, sono una grande appassionata di vintage. Mi piacciono varie delle cose che vengono glorificate 24/7 e quando vedo qualcosa di estremamente stylish lo dico. Tuttavia ritengo doveroso non essere selettivi e smettere di ricordare solo le cose positive, per capire pienamente che se davvero la Formula 1 attuale fosse tale e quale a quella del passato ci sarebbero conseguenze negative. In più penso sia doveroso anche in merito alla Formula 1 moderna e contemporanea, dove fatti del tutto irrisori se comparati a come funzionavano le cose ai vecchi tempi vengono additati come "il peggio che si sia mai visto nel motorsport". Quindi, se lo volete, seguitemi in questo viaggio, che inizierò mostrandovi un post letto su Youtube (lingua originale portoghese, la traduzione mi sembra accurata).


"E hanno continuato a gareggiare. Al giorno d'oggi, se fori una gomma ci sono cinque giri di safety car. Onestamente, gli anni '70-'80 sono stati i decenni d'oro della Formula 1". Anche voi avrete sicuramente letto messaggi analoghi e ben più di una volta, se avete la passione per il vintage. Questi commenti si trovano spesso e volentieri parlando di gare disputate sotto la pioggia battente, oppure su circuiti cittadini senza gru con vetture ritirate parcheggiate a bordo pista. Oppure in caso di duelli epici che nulla hanno a che vedere con potenziali ingressi della safety car. Vi dirò, per quanto a volte certi commenti vengano comunque fatti a sproposito, trovano il loro senso. Questo, però, si stava spingendo mille chilometri più in là, arrivando ai limiti dell'assurdo.

In quel commento veniva glorificato il fatto che una gara fosse continuata così come se niente fosse dopo il più cruento incidente mortale della storia della Formula 1, costato la vita a Tom Pryce e a un commissario di percorso. Era il 5 marzo 1977, esattamente 45 anni fa, e si stava svolgendo il GP del Sudafrica sul circuito di Kyalami. Sembrava una gara normale, con Niki Lauda passato in testa dopo pochi giri, all'inseguimento della sua prima vittoria dopo l'incidente del Nurburgring. Dalla prima fila erano partiti James Hunt, che si trovava prima dietro di lui e poi dietro anche a Jody Scheckter, e Carlos Pace (in quello che si sarebbe scoperto essere il suo ultimo gran premio - sarebbe deceduto di lì a due settimane in un incidente aereo) precipitato indietro per problemi alla vettura fin dalle prime battute.

Ha smesso di essere una gara normale dopo poco più di un quarto, quando sulla vettura di Renzo Zorzi, compagno di squadra di Pryce alla Shadow, c'è stato un principio di incendio che l'ha costretto a parcheggiare a bordo pista. *** INIZIO WARNING: SE NON VE LA SENTITE DI LEGGERE PASSARE OLTRE FINO AL PROSSIMO AVVISO SCRITTO IN STAMPATELLO. *** In un'epoca storica in cui regnava la poca competenza dei commissari - non per loro colpa ovviamente, ma perché non ricevevano una formazione adeguata - due di loro hanno attraversato la pista in un tratto di poca visibilità e senza bandiere gialle, mentre sopraggiungevano le vetture, nonostante in realtà non ci fosse una vera e propria situazione di pericolo (le fiamme, molto contenute, si erano già spente quando Zorzi aveva azionato il sistema di estinzione interno).

Uno dei due commissari è stato evitato dalle vetture che sopraggiungevano e ha raggiunto la vettura di Zorzi. L'altro è stato colpito in pieno da Pryce. L'impatto di per sé si vede solo di sfuggita, ma si vede il suo corpo smembrato che vola a lato della pista. Non si vede il resto dell'incidente, ma la dinamica risulta abbastanza chiara: Pryce è stato colpito alla testa dall'estintore che il commissario aveva tenuto tra le mani. L'estintore gli ha strappato via il casco e gli ha staccato parzialmente la testa dal collo. La vettura è stata sbalzata addosso a quella di Jacques Laffite, mandandolo a sbattere contro le barriere. Dopo il ritiro, pare che Laffite si sia ritrovato a tu per tu con il macabro spettacolo di quello che restava di Pryce.

La gara è proseguita come se nulla fosse, con i cadaveri rimossi pare da addetti che hanno ugualmente attraversato la pista in condizioni di poca sicurezza. Alla fine della gara, il commissario investito è stato identificato come il diciannovenne Frederik Jansen Van Vuuren. La sua identità è stata accertata convocando tutti i commissari e guardando chi mancava. *** ADESSO POTETE RICOMINCIARE A LEGGERE, NON CI SARANNO ULTERIORI DETTAGLI SU DINAMICA O CONSEGUENZE DELL'INCIDENTE. *** Ecco, la Formula 1 degli anni d'oro è anche questa. Così, tanto per dire la mia, senza volermi spingere a questioni etiche su opportunità o meno di continuare la gara, soltanto basandosi su questioni pratiche e logiche, mi sembra ampiamente inopportuno proseguire al massimo con bandiere gialle locali in una simile situazione.

I piloti che stavano ancora in pista, e verosimilmente nemmeno i team, non erano minimamente al corrente di quello che fosse successo. Niki Lauda, Jody Scheckter e Patrick Depailler, giunti nelle prime tre posizioni, sono stati informati della morte di Pryce mentre erano sul podio. Nel frattempo il pubblico - immagino altrettanto ignaro dell'incidente - invocava il nome di Lauda oppure applaudiva Scheckter in qualità di pilota di casa. Il motorsport del passato è tante belle cose, ma è anche questo. Va bene apprezzare il passato, ma rimaniamo ancorati alla realtà: trovo profondamente inopportuno commentare una pagina così drammatica con un "com'era spettacolare e che very fighy che erano i piloti". Forse sì, erano davvero "very fighy", ma spettacolarizzazione della morte - per giunta così macabra - anche no.

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Milly Sunshine