domenica 6 marzo 2022

The Red Gate - blog novel (Puntata n.5)

Ci siamo, è arrivato il momento della quinta puntata di "The Red Gate". Come al solito ringrazio chi mi sta seguendo e chi mi legge, continuando a farlo anche adesso che ci avviciniamo al finale del campionato a cui i nostri tre protagonisti stanno prendendo parte.


"I tried to revive what's already drowned,
They think I'm a fool,
Can't realise
Hope plays a wicked game with the mind."
- Within Temptation - Lost

Dalila e Marco si sposarono in un giorno di pioggia, senza invitati a parte i loro testimoni, senza che nessuno dell'uno o dell'altro team lo sapesse. Erano passati soltanto sei giorni dal Gran Premio della Malesia: sui social network, tra i fandom motoristici, non si parlava di altro che di loro, ma sembrava non importare più. Sarebbe arrivata una nuova alba, sarebbe iniziata una nuova giornata e allora sarebbe stato tutto molto più difficile, ma entrambi si concessero poche ore lontani dall'amara realtà di cui facevano parte.
Il giorno dopo splendeva il sole e, quando Dalila riaccese il cellulare, tenuto spento fino a quel momento, si ritrovò a leggere numerosi messaggi da parte di Danae Ravelli. La maggior parte erano tutti uguali, o con pochissime varianti, il concetto di fondo era lo stesso: "ho bisogno di parlarti con urgenza, ma hai il telefono sempre spento, chiamami subito". Più i messaggi erano recenti e più, notò Dalila, il numero di punti esclamativi dal quale erano corredati aumentava, in contrasto con lo stile spesso sobrio delle comunicazioni della Ravelli.
La chiamò.
La team principal era allo stesso tempo sollevata nel sentirla e adirata per essere stata a lungo ignorata.
«Meno male, dove cavolo ti eri cacciata?»
«Scusa, ho visto solo ora che mi hai scritto.»
«Me ne sono accorta. Che cos'avevi di così importante da fare da non potere nemmeno mettere il cellulare in carica?»
«Ti ho già chiesto scusa» ribadì Dalila, determinata a non darle spiegazioni in merito alla giornata precedente. «Perché mi cercavi?»
«Prova a indovinare.»
«Non lo so. Mi avevi detto che avevo il fine settimana totalmente libero. Niente sponsor, niente cazzate e niente lavoro.»
«Va bene, ti avevo detto questo, ma le cose sono cambiate» replicò Danae Ravelli. «C'è una faccenda piuttosto urgente di cui dobbiamo discutere di persona.»
«Dovremmo... vederci? Oggi?»
«Sarebbe la cosa migliore, ma rischia di essere piuttosto complicata. Pensi che possiamo sentirci in videochiamata? Preferirei guardarti negli occhi, anche se dietro a uno schermo.»
«Non sono molto tecnologica, ma posso provarci.»
«Grazie per la collaborazione.»
«Dammi qualche istante.»
Alcuni minuti più tardi, riuscirono finalmente a entrare in contatto l'una con l'altra.
«Mi vedi, Danae?»
«Sì, ti vedo, un po' storta e un po' in penombra, ma ti vedo.»
«Come posso girarmi per farmi vedere meglio?»
La Ravelli sbuffò.
«Dai, Dalila, non fare la cretina. Non mi interessa se non sei bene esposta alla luce, quello che conta è che riusciamo a parlare. Penso di doverti informare di alcuni sviluppi che ci sono stati negli ultimi giorni.»
Dalila si prese la testa tra le mani.
«No, ti prego, non ho voglia di sentire altre stronzate a proposito degli incidenti tra Yves e Marco, io non c'entro niente. Gliel'ho detto, con Marco, di...» Si interruppe. «Lo sai, no? Io e lui ci sentiamo ancora.»
«Ho l'impressione che tra di voi ci sia qualcosa di più che "sentirvi ancora"» ribatté Danae Ravelli, «Ma la cosa non mi tocca. Te l'ho sempre detto, sei libera di frequentare chi ti pare, non sono io che devo decidere se puoi stare insieme a lui oppure no. Al tuo posto, magari, farei scelte diverse, ma non sono scelte mie. Comunque, se ti può consolare, non voglio parlare né di incidenti né del tuo caro Marco Rossi. Voglio dirti, innanzi tutto, che sono molto contenta dei tuoi risultati. Sapevo che saresti stata all'altezza, come del resto lo eri quando correvi per la Pegasus, ma mi hai dimostrato di potere fare ancora di più. Purtroppo hai avuto delle sfortune, altrimenti il tuo campionato sarebbe andato molto diversamente e saresti ancora in lotta per il titolo.»
«Tecnicamente lo sono ancora.»
«Anche questo è vero, ma non sei la candidata principale, diciamo.»
«Lo so» mise in chiaro Dalila. «Ho sempre saputo che, quando hai deciso di puntare su di me come pilota, avevi anche già deciso che sarebbe stato Yves il pilota di punta. D'altronde ha senso, molto senso.»
«Sai, sono state fatte molte pressioni su di me per ingaggiarlo, non solo da parte degli sponsor, e dopotutto avevano ragione, Yves era ancora desideroso di dimostrare il proprio valore e di vincere. Sta facendo quello che ci si aspettava da lui, quello che tutti si aspettavano. Anzi, lo sta facendo anche troppo.»
«Ti riferisci a quello che è successo tra lui e Marco?»
«Sì, sembra una trama pianificata dall'alto... e temo che lo sia. Gli ho riaperto il cancello che per lui si era chiuso, gli ho fatto capire che l'unico cancello che si era chiuso, per lui, era quello rosso, così come per te. Un destino comune, il vostro, una coppia che poteva diventare esplosiva... e lo siete diventati, anche se per le ragioni sbagliate. Non pensavo che la vostra vita privata ne sarebbe stata sconvolta, soprattutto quella di Yves. Ovviamente non mi sento responsabile di quello che è successo, i deliri di Hélène non sono problemi miei. Rimane comunque molto spiacevole vedere che la vita privata delle persone debba essere compromessa da certe dinamiche poco positive.»
Dalila osservò: «Se fosse una trama pianificata dall'alto, allora le mie foto sarebbero state diffuse ad arte per farmi perdere il volante, in modo che fossi libera sul mercato per venire a fare coppia con Yves.»
Danae Ravelli replicò: «Se fossi appassionata di teorie del complotto, ti direi che è andata senz'altro così. Dopotutto, una volta che tu sei rimasta a piedi, eri una scelta obbligata, per un team di prima fascia. Nessuno degli altri piloti, quelli che potevano essere liberati da un giorno all'altro dai loro contratto o quelli senza un sedile, potevano essere considerati al tuo livello. Le teorie del complotto, però, non fanno per me. Preferisco occuparmi del mio lavoro senza pensare che qualcuno abbia cercato di manovrarmi. Sono ancora convinta che cercare di manovrare le persone sia sbagliato e farò il possibile per continuare a credere che tutto dipenda da noi e non da chi ci circonda. A questo proposito, c'è una cosa che vorrei dirti.»
«Sul manovrare le persone?»
«Sì, si tratta di Marco.»
«Mi avevi detto che non avremmo parlato di lui.»
«Ti avevo detto che non avrei parlto degli incidenti capitati tra lui e Yves in questa stagione» chiarì Danae Ravelli, «Non che non l'avrei proprio menzionato nemmeno in caso di necessità. Immagino, infatti, che tu ti stia chiedendo perché abbia cercato di "manovrarlo", quando gli ho chiesto di fare quel "lavoro" per me, se così lo vogliamo chiamare.»
«Immagino che avessi le tue buone ragioni» obiettò Dalila. «Potrei non capirle, così come non capisco perché Marco ti sia stato a sentire, ma non voglio mettermi problemi per faccende con cui non ho niente a che vedere.»
«Te ne voglio parlare perché ci tengo a evitare fraintendimenti, almeno con te» insisté la Ravelli. «Volevo solo dimostrare a me stessa che Marco, tutto sommato, era un pilota corretto e affidabile. Il tuo amato, però, mi ha dimostrato l'esatto contrario.»
«Te lo ripeto, Danae, questo non ha niente a che vedere con me.»
«Non direttamente, questo è vero. Però quello che è successo anni fa ha ancora degli effetti su quello che succede oggi. Forse ho sbagliato a riferire quella storia a Yves, non lo so. Volevo solo che capisse con chi aveva a che fare, non pensavo certo che innescasse un incidente per vendetta. Né pensavo che Marco avrebbe fatto quello che ha fatto e detto quello che ha detto, e che tutto finisse con Yves che andava a raccontare le mie confidenze alla stampa. Meno male che viene considerato male, adesso, e che la maggior parte della gente pensa che sia tutta una sua invenzione, altrimenti non ne sarei uscita distrutta solo io, ma anche quel poveretto di Connor, che ha come unica "colpa" quella di avere vinto un titolo perché quei due si sono auto-eliminati. Ha avuto una carriera meravigliosa e tutto ciò che merita è di essere lasciato in pace, sulla sua barca a pescare, lontano da noi, senza più pensare alle gare e alle rogne che comportano.»
«Non capisco perché tu mi stia facendo questo discorso. Sei partita dai miei risultati, adesso mi racconti di quello che è successo in passato e di quanto ti dispiacerebbe se Connor fosse messo in mezzo a una storia in cui non ha avuto voce in capitolo e di cui non sapeva niente...»
«Lo so, hai ragione, potrebbero sembrare una serie di discorsi totalmente slegati gli uni dagli altri» ammise la team principal, «Ma ti assicuro che non lo sono. Quello che voglio dirti è che in questa stagione non sei mai stata considerata tanto quanto avresti dovuto, ma tutto cambierà.»
«Mi stai dicendo che l'anno prossimo non sarò più una seconda guida, anche se Yves dovesse vincere il mondiale?»
«Naturalmente mi auguro che Yves vinca il mondiale, per la squadra, ma ho parlato con lui, in questi ultimi giorni. Pensavo fosse migliore di Marco Rossi, ma non sono sicura che lo sia davvero. Gli ho detto quello che penso di lui e della nostra partnership e lui mi ha detto quello che pensa di me e della squadra.»
«Non sono sicura di volerlo sapere.»
«Non c'è nulla di cui preoccuparsi, siamo arrivati a una conclusione univoca.»
«Ovvero?»
«Ovvero che questa partnership non è stata davvero la cosa migliore, né per la squadra né per lui. Per farla breve, Yves non farà più parte della nostra squadra, nella prossima stagione.»
Dalila spalancò gli occhi.
«Yves se ne va?! E dove?»
Danae Ravelli alzò le spalle.
«Questo non è un problema mio.»
«Invece potrebbe diventarlo. Averlo come avversario non penso sia una passeggiata. Non penso che se ne torni in endurance.»
«Non ho mai avuto paura dei miei avversari» dichiarò la Ravelli, «E Yves non ha niente di diverso da tutti gli altri. Qualora riesca a trovare un volante in un team di primo piano - e non lo escludo affatto - sarà un rivale temibile, ma il successo passa anche per questo. Più i nostri avversari sono validi e più le nostre vittorie dicono molto di noi.»
«Yves potrebbe seriamente vincere il mondiale nella stagione del suo ritorno. Sei sicura di volerlo mettere alla porta?»
«Guarda che non gliel'ho messo io alla porta, né gliel'ho messo a calci. L'ho solo rivalutato. Ho capito che la Silver Rocket con Yves Raphael può ottenere tanto, ma che la Silver Rocket senza Yves Raphael non è necessariamente inferiore. Ne ho abbastanza di tutto questo caos e di questo scontro che ormai sta degenerando. Voglio una line-up che non dia problemi e che, al contempo, possa essere competitiva. Dovresti esserne soddisfatta. La punta di diamante sarai tu e, se tutto andrà come spero, sarai la prima donna a vincere un mondiale. Forse la gente che sostiene di preferire il sorriso da brava ragazza di Malvina Fynns inizierà a rivalutarti. O forse non lo farà, continuerà a inventarsi delle scuse per screditarti. Sarebbe un risultato positivo anche quello: i detrattori spesso si scagliano contro di noi perché, pur riconoscendo i nostri successi, non vogliono ammetterli.»
«Sono lusingata dalla tua considerazione, ma non pensi di essere sul punto di fare l'errore che hai evitato un anno fa?»
«Quale errore?»
«Pensavi che ingaggiare un pilota emergente non fosse la migliore scelta possibile per la Silver Rocket. Adesso, mi pare di capire, hai fatto un passo indietro.»
«Non è proprio così. Se le trattative andranno in porto, al tuo fianco non ci sarà un pilota emergente di cui il tifoso medio non conosce nemmeno il nome. Non preoccuparti per la squadra, a quella ci penso io. Tu pensa solo a dare il meglio di te stessa adesso e a fare la stessa cosa il prossimo anno, quando Yves rischia di essere esattamente dove la gente lo vuole.»

***

Il Gran Premio d'Italia, il penultimo disputato da Yves con i colori della Silver Rocket, non era andato bene tanto quanto aveva sperato, ma preferiva guardare al bicchiere mezzo pieno. Il suo terzo posto, che alla vigilia gli sarebbe sembrato un risultato poco promettente, assumeva ben altri contorni se confrontato con il ritiro di entrambe le Pegasus. Rossi si trovava in seconda posizione quando era stato fermato, verso metà gara, dopo un guasto al motore, mentre il suo compagno di squadra era stato tagliato fuori per una foratura, mentre tentava di giungere al termine della gara con una strategia a una sola sosta. Se ce l'avesse fatta, avrebbe avuto qualche possibilità di classificarsi davanti a Yves.
Era arrivato secondo il campione del mondo in carica, dopo una stagione passata tra una difficoltà e l'altra, mentre la vittoria era andata a Dalila. Partita dalla pole position, aveva mantenuto la leadership alla partenza e aveva controllato la gara. I punti conquistati da entrambi in quell'occasione erano sufficienti per concludere il discorso relativo alla classifica dei team e, a sorpresa, i dieci della Colombari non la escludevano del tutto dallo scontro per il titolo. Certo, per lei non sarebbe stato semplice, la sua unica possibilità legata all'eventualità che Yves potesse non conquistare punti a Imola e al terminare la suddetta gara davanti a Marco Rossi.
Il pilota di punta della Pegasus, con il suo ritiro, usciva molto ridimensionato, a sua volta avrebbe avuto ben poche possibilità di conquistare il tanto ambito campionato mondiale, ma Yves non si sentiva tranquillo. Ovviamente non era Marco quello con il coltello dalla parte del manico, ma sapeva di non potersi fidare. Rossi era lo stesso pilota che aveva preferito fare vincere a Connor l'ennesimo mondiale, senza una ragione logica, deprivandolo di un titolo quasi certo quando erano compagni di squadra.
Naturalmente le discussioni a proposito delle sue dichiarazioni contro Marco e, indirettamente, interpretate come contro Danae Ravelli non erano mancate, ma non poteva lamentarsi nemmeno di quell'aspetto. Da meno di dieci giorni aveva preso insieme al team Silver Rocket la decisione di non proseguire con loro nella stagione a venire, senza che nessuno all'esterno ne avesse il benché minimo sospetto.
Nel corso del weekend monzese non era accaduto nulla di controverso tra lui e Marco, ma non si aspettava che, nella conferenza stampa post-gara, non ci fosse menzione al suo rivale. La prima domanda che gli venne posta, infatti, riguardava proprio lui.
«Con questo piazzamento a podio hai allungato molto in classifica nei confronti di Rossi. Pensi che, se tu dovessi vincere il mondiale, saresti accettato come campione del mondo anche dai suoi tifosi, oppure che sarebbe considerata una vittoria falsata da tutto quello che è successo tra di voi? Credi che Rossi venga comunque considerato il campione morale di questa stagione, qualsiasi sia il risultato finale?»
Chi scriveva quelle domande? Chi pensava fossero sensate?
Yves si sforzò di mantenere la calma, mentre replicava: «A determinare chi vince è la classifica, non certo la volontà del fanbase. Sono certo che molti appassionati vorrebbero vedere altri piloti vincere, e con altri intendo non solo che non vorrebbero vedere vincere me, ma anche che non vorrebbero vedere vincere Marco, o Dalila, o Juan Pablo o qualsiasi altro pilota di prima fascia. Ci sarà sempre chi sostiene che i piloti di centro griglia meriterebbero di stare al posto nostro e noi al posto loro, oppure che i backmarker siano piloti migliori di noi. Sono valutazioni soggettive, mentre di oggettivo c'è solo la classifica e ci sono i risultati. Quello che succede nel corso dell'anno ovviamente contribuisce ad arrivare a tali risultati e a tali classifiche, ma appunto è quello che deve succedere. Non capisco come si possa affermare che un campionato sia stato falsato dai risultati stessi. Su cosa si dovrebbe basare? Su sondaggi per stabilire chi sono i piloti preferiti dai tifosi, avendo cura di far vincere proprio loro? Ho l'impressione che ci siano sempre più tifosi che vogliono sentirsi protagonisti, ma non è così che funziona. Noi prendiamo parte ai gran premi, loro li guardano. Se non sono d'accordo con quello che vedono, possono o dedicarsi a un altro sport, oppure scrivere fan fiction con realtà alternative, ma non possono indignarsi con il motorsport reale perché non ha dato loro quello che desideravano e perché quello che succede nelle loro fan fiction non è vero. Come ha detto qualcuno tempo fa, mi sembra che fosse Juan Pablo, non abbiamo il dovere di intrattenerli nel modo in cui desiderano, ma solo quello di fare ciò che riteniamo giusto per noi. In questa stagione forse ho commesso qualche errore di troppo, ma non sono stato il solo a sbagliare e il fatto che io sia in testa alla classifica con un ampio vantaggio penso lo provi. I tifosi, per quanto mi riguarda, possono affermare che non merito i miei risultati, ma non mi tocca. Il fatto che molti di loro non considerino Mike Connor meritevole di essere il pilota più vincente della storia, non significa né che Mike Connor non lo sia, né tantomeno che si metta dei problemi se qualcuno non lo ritiene il migliore. Mi sembra la migliore mentalità possibile, per un pilota. È facile esprimere dei giudizi dall'esterno, quindi non bisogna essere troppo drastici nei confronti di tutte queste persone, ma è ugualmente vero che non siamo obbligati a concordare con il parere delle persone, qualunque cosa queste ne pensino. Ci sono tifosi che prendono come un attacco personale il fatto che altri tifosi non tifino per i loro stessi idoli, addirittura persone che sostengono di sentirsi escluse o discriminate da ciò, ma questo non significa che sia vero. Prima si accorgeranno che non sono venuti al mondo per essere compiaciuti, prima inizieranno a vivere nel mondo reale, esattamente come faccio io, o come fa Marco Rossi, o come fa Dalila, o come fa chiunque altro. Non è colpa nostra se si sta cercando di tenere il fanbase giovane cercando di coinvolgere i ragazzini. È bello che i ragazzini ci seguano, ma allo stesso tempo... beh, sono ragazzini. Quando eravamo ragazzini noi, nessuno ci prendeva davvero sul serio. Adesso tocca a loro. Hanno tutto il tempo di crescere e maturare. Quando se la meriteranno, daremo loro la considerazione che chiedono.»
«Oggi Marco Rossi si è ritirato per un guasto al motore. Se non fosse stato costretto al ritiro, sarebbe stato un podio sicuro per lui, o addirittura una potenziale vittoria. Questo è andato sicuramente a influire sul tuo vantaggio in classifica e difficilmente sarà accettato. Pensi che vincere per un ritiro altrui sia comunque da considerarsi al pari delle altre vittorie?»
«Fynns non ha ottenuto ancora nessun punto, in questa stagione. La cosa dipende in gran parte dal fatto che guida una delle vetture più scarse del lotto. I nostri punti valgono ugualmente? Oppure dovremmo andare più piano di proposito per permettere a Malvina di fare qualche punto esattamente come noi?»
«Pensi che la vittoria della Colombari e il tuo terzo posto siano adeguati al vostro valore, oppure che al giorno d'oggi conti troppo la vettura e conti troppo poco il pilota?»
«Si stava parlando del ritiro di Rossi e delle Pegasus in generale, mi pare. Non capisco perché debba essere un indicatore del fatto che al giorno d'oggi conti troppo la macchina e troppo poco il pilota. Per caso venti o trent'anni fa o anche cinquanta i piloti che rompevano il motore riuscivano a terminare la gara? Oppure, se qualcuno rompeva il motore, nessun altro poteva essere considerato degno del podio o della vittoria? Mi sembra che ci si voglia arrampicare sugli specchi, e sempre per dimostrare che chi si è ritirato o non ha vinto era il pilota che meritava di vincere più di ogni altro. Sono certo che, se Marco Rossi fosse qui al posto mio e se fossi stato io a ritirarmi per problemi di motore, verrebbe chiesto a lui se si sente di avere meritato il risultato, oppure se pensa che, in mia assenza, il risultato di nessuno dovrebbe essere valevole per il campionato. Non dico questo per essere scortese, ma perché mi sembra che ormai si parli di più di chi non merita piuttosto che di chi merita. I risultati vengono attribuiti a sfortune altrui e mai al fatto che chi arriva davanti abbia le sue buone ragioni per essere lì. Mi sembra assurdo che si pretenda che in un campionato di automobilismo le performance dell'auto non impattino sui risultati. Se alcuni piloti stanno in squadre di primo piano, è perché le squadre li hanno scelti e li hanno ingaggiati. Se Danae Ravelli ha deciso che io ero valido abbastanza per correre per il team che gestisce, perché è necessario che chiunque non sia nella posizione di Danae Ravelli si impegni per dimostrare il contrario? Oggi ho fatto tutto quello che potevo con la monoposto che avevo a disposizione, così come ieri e venerdì. Potevo fare di meglio? Il fatto che Dalila abbia ottenuto pole e vittoria suggerisce che sì, potevo fare meglio, ma questo non significa che, da un giorno all'altro, io valga meno di zero. Credo di avere dimostrato tanto, in questa stagione, e non saranno le chiacchiere dei miei detrattori a convincermi del contrario.»
Quando Yves finì di parlare, in sala stampa si alzò addirittura qualche grido di acclamazione. Seduta accanto a lui, Dalila sussurrò: «Non potevi dirlo meglio.»
Per la prima volta da quando era iniziata la conferenza stampa, Yves si sentì sollevato. Sapere di non avere parlato a vuoto era un'ottima sensazione, specie in un periodo in cui non sembrava avere molta approvazione.
Quando tutto finì, decise di fermarsi a scambiare qualche parola con la sua compagna di squadra.
«Grazie per essere stata dalla mia parte.»
«Era impossibile non esserlo. Quello che stai vivendo tu, l'ho vissuto anch'io e lo vivono costantemente tanti altri piloti. Siamo denigrati senza motivo, spesso proprio nei momenti di maggiore successo. Certi tifosi sanno essere tossici e purtroppo non solo i tifosi.»
Yves annuì.
«Concordo, se non fosse stato per certe pressioni esterne, forse questo campionato sarebbe andato molto meglio.»
«Intendi dire che avresti già vinto il titolo?» azzardò Dalila. «Non ne sono convinta. Nonostante la pressione che ti hanno messo addosso, sei sempre riuscito a fare ottime gare e...»
Yves la interruppe: «No, non parlo di questo, parlo della situazione con la Pegasus e con Rossi. Non sono idiota, mi rendo conto che la maggior parte dei piloti sono riusciti a lottare per il titolo tra di loro in modo meno estremo di quanto abbiamo fatto noi. Ho la sensazione che, se non fossero state fatte pressioni su di noi e su chi ci stava intorno, la situazione sarebbe rimasta un po' più tranquilla. Non dico che non sarebbe successo niente di controverso, dato che con Marco non si può mai dire, ma forse non ci saremmo spinti così oltre.»
«Ricordati che ciascuno è responsabile delle proprie azioni.»
«Quindi stai dicendo che è colpa mia?»
«No, dico solo che, in certi momenti, hai avuto scelta, eppure hai scelto di stare dalla parte di chi voleva che andasse a finire male. A Shanghai, ci sei andato apposta, addosso a Marco.»
«Non so cosa ti abbia raccontato Marco, ma la storia della Ravelli è tutta vera.»
«Lo so.»
«Eppure dai la colpa a me.»
«Penso che, se vuoi criticare chi ha innescato un incidente volontariamente, dovresti almeno evitare di fare la stessa cosa anche tu.»
«Non c'era un titolo di mezzo, a Shanghai.»
«Non c'era un titolo di mezzo, quindi facciamo finta che sia un demolition derby e lanciamoci gli uni addosso agli altri. Hai un'idea un po' contorta di come funzionino le competizioni, questo non puoi negarlo.»
Yves sospirò.
«Non puoi capire, Dalila. Non puoi capire cosa significa quando tutti ti spargono terra bruciata intorno, quando uno sponsor arriva a costringerti a tagliarti i capelli in modo assurdo perché "sei un bad boy e devi fare sbavare le ragazzine che adorano i bad boy, non puoi avere una pettinatura da bravo ragazzo". Non puoi capire cosa significa quando tua moglie ti lascia perché la gente ha sparso rumour falsi sui social sostenendo che vai a letto con la tua compagna di squadra. Non puoi capire cosa significa quando le tue figlie ti chiedono se è vero quello che la televisione dice su di te. La mia vita si è sgretolata, pezzo dopo pezzo. Dall'alto, tutti mi ordinano di vincere il titolo e di farlo annientando Marco Rossi. Dall'altro, vengo attaccato e considerato una disgrazia per il motorsport non appena faccio ciò che mi chiedono. Non so più come comportarmi, Dalila. Quando seguo i miei principi sbaglio, quando seguo i loro sbaglio ugualmente. Ormai non mi importa più niente di come finirà. Tutto quello che conta, per me, è che finisca al più presto. Te la ricordi, quella volta, in Formula 3, quando vinsi l'ultima gara della stagione e il titolo? Sul podio con me c'eravate proprio tu e Marco e vi dissi che mi sembrava di vivere in un sogno. Ecco, adesso quel sogno è diventato un incubo. Quel ragazzino che ero non esiste più e penso valga la stessa cosa anche per Marco. Se tu sei ancora quella Dalila che correva in Formula 3, cerca di restarlo il più a lungo possibile, perché quando diventi un'altra persona, allora inizi davvero a chiederti quale sia il senso della vita che vivi e fino a che punto ti lascerai trascinare. Se potessi, tornerei indietro, o prenderei un'altra strada. Purtroppo, però, è troppo tardi, forse non c'è più niente che io possa fare.»

***

Marco attese che Danae Ravelli si allontanasse, prima di avvicinarsi a Dalila.
«Ehi, tutto bene?»
La vide sussultare, prima di girarsi di scatto.
«Marco, mi hai fatto prendere un colpo! Perché sei qui?»
«Dove dovrei essere?» obiettò Marco. «C'è praticamente chiunque, a regalare sorrisi ai fotografi.»
«Non qui... nel senso, cosa ci fai qui da me?»
«Perché dopotutto siamo colleghi, quindi non c'è niente di male se ti saluto. O per caso la Ravelli ha qualcosa in contrario?»
«La Ravelli sa che stiamo ancora insieme.»
«Ma non che ci siamo sposati.»
«È diventato un problema all'improvviso, questa sera?»
Marco scosse la testa.
«No, molto meglio se non lo sa, però il fatto che io e te stiamo parlando non prova niente. Magari le fangirl scriveranno che hai lasciato Yves per tornare con me. Anzi, ancora meglio, che hai tradito Yves con me. Non mi pare di averlo visto in giro. Probabilmente se lo immagineranno disperato mentre si strugge per te, la donna crudele che gli ha spezzato il cuore.»
«Ecco, esatto, Yves non c'è, in giro» replicò Dalila, «E la Ravelli vuole che sia io a convincerlo a venire.»
«Perché non ci pensa lei?»
«Ci ha già provato, ma Yves le ha detto di no. Dopotutto non ha l'obbligo contrattuale di essere qui.»
«Quindi, dove la Ravelli ha fallito, è richiesto il tuo intervento salvifico.»
Dalila sospirò.
«Così pare. Secondo Danae, dovrei telefonare a Yves e supplicarlo di venire a raggiungerci.»
«Chiamalo.»
«Perché dovrei?»
«Così potrai dire alla Ravelli di averlo fatto e di essere lei a vedersela con il suo pilota, se questo preferisce evitare gli eventi mondani.»
Dalila annuì.
«Hai ragione, è un'idea. Lo chiamo subito.»
Prese il cellulare e in pochi istanti lo portò all'orecchio.
«Forse è meglio che ti sposti» azzardò Marco. «Non ci sarà un po' troppa confusione, qui?»
Dalila non gli rispose.
Parlò brevemente al telefono, poi riattaccò e lo mise via.
«Tutto come previsto.»
«Cos'ha detto Yves?»
«Testualmente: "non mi interessa che si celebri la trentesima edizione del Gran Premio di San Marino o la quarantesima o quel cazzo che è, non vengo comunque e la Ravelli può andare ad attaccarsi al cazzo". Ha le idee molto chiare.»
«Beh, tu il tuo l'hai fatto.»
«Proprio così. Quando gli ho detto che avrebbe fatto meglio a venire, se non voleva che riferissi il messaggio a Danae con le sue stesse parole, ha insistito sostenendo di avere da fare. Mi ha detto "ci vediamo domani, che sono sicuro sarà un giorno migliore".»
«Che cosa significherebbe?»
«Non lo so e non mi interessa. Non sono la balia del mio compagno di squadra e quello che ha da fare sono affari suoi. Però, devo ammetterlo, è strano che si comporti così.»
«Come se Yves non si comportasse mai in modo strano. Da quando è tornato, sembra uno squilibrato.»
«Magari sei tu che non hai capito le sue ragioni.»
«Che ragioni dovrebbe avere una persona normale per fare quello che ha fatto lui?»
«Credo che tu sia chi può capirlo meglio di tutti.»
«No, Dalila, ti prego, non iniziare con questa storia» replicò Marco. «Non sono un santo, ma non mi sono catapultato addosso a lui in ogni singola gara. Arrivati a un certo punto, Yves ha dimostrato che il suo scopo era quello. Siccome non provoca incidenti con altri piloti, ma solo con me, penso di avere le mie buone ragioni per vederlo come un attacco personale. Tutto quello che ha fatto quest'anno è stato un attacco nei miei confronti. Perfino il suo ritorno lo è stato, non è tornato per dimostrare di essere ancora competitivo, ma proprio perché ce l'aveva con me e voleva dimostrare di potermi battere.»
«Non mi risulta affatto che Yves avesse quelle intenzioni» obiettò Dalila, «Quantomeno prima di scoprire i segreti scabrosi che condividi con Danae Ravelli.»
«Tenendo per me la verità, ho sempre fatto la cosa migliore per tutti.»
«Hai fatto la cosa migliore per te.»
«Anche per la Ravelli» insisté Marco, «Che ha ancora una dignità solo ed esclusivamente perché nessuno ha creduto alla storia raccontata da Yves. E, ti dirò, era meglio anche per Yves, vista la sua reazione. Se quella storia non fosse venuta alla luce, avremmo gareggiato in modo normale, senza incidenti, senza penalità, senza neanche polemiche particolarmente esagerate. Conosco Yves, lo conosco bene. Non era così, una volta.»
«Non era come te, intendi?»
«Non puoi essere seria. Va bene, c'è una macchia, nel mio passato, ma chi non ha macchie? Quale pilota non ha mai fatto un errore, almeno una volta?»
«C'è differenza tra sbagliare accidentalmente e farlo di proposito. Per questo dico che tu e Yves siete uguali e probabilmente il modo in cui siete è stato usato contro di voi.»
«Quindi, dimmelo tu, cosa dovrei fare adesso?»
«Non sbagliare di nuovo.»
A Marco sfuggì una risata.
«Credi che lo farei di nuovo? Che butterei fuori un'altra volta Yves, senza avere niente da guadagnarci?»
«Non lo so, non si può mai sapere.»
«Ti dispiacerebbe?»
«Certo che sì.»
«Se buttassi fuori Yves, con tutta probabilità vinceresti il mondiale. Non dirmi che è una prospettiva che non ti alletta.»
«Non sono come te» dichiarò Dalila. «Forse un giorno vincerò un mondiale, ma non voglio vincerlo a causa dei tuoi colpi di testa. Quindi vedi di non fare nulla di folle e fai la tua gara, come se la lotta per il titolo non ti riguardasse, oppure come se la tua posizione, qualunque essa sia, dovesse assegnarlo a te.»
«Stai tranquilla, non ho intenzione di fare qualcosa che possa danneggiarti» la rassicurò Marco. «Dispiacerebbe anche a me, se ti ritrovassi avvolta dalle critiche per il modo in cui hai vinto un mondiale. Però, se davvero pensi di potere vincere un titolo, devi riuscire ad affermarti contro Yves, ma sul serio. Va bene, la Silver Rocket non è come la Pegasus, è più facile esprimersi, anche quando si è seconde guide, ma devi fare qualcosa per convincere la Ravelli a metterti in una posizione di primo piano.»
«Io ho già rinnovato per la prossima stagione, Yves non ancora.»
«Quindi pensi che possa ritirarsi?»
«Non ho mai detto questo.»
«Eppure, se vincesse il titolo, avrebbe dimostrato esattamente quello che voleva dimostrare.»
«Non ce lo vedo ad andare in pensione a ventinove anni.»
«Non parlo di un "pensionamento". Ha detto più di una volta che non gli dispiacerebbe tornare a correre in endurance, prima o poi, e potrebbe cogliere l'occasione. Dopotutto è tornato solo per battere me e ormai è vicino al suo scopo.»
«Non sono convinta che Yves voglia solo battere te. Ci sono stati momenti in cui si è comportato come se fosse spinto solo da quel desiderio, ma ti assicuro che in lui c'è anche qualcos'altro. La sua voglia di riscatto va ben oltre quello che è successo tre anni fa.»
«Capisco, ma in tal caso non vedo perché dovrebbe lasciare una squadra di primo livello. Per andare dove, poi? A prendere il posto di Malvina Fynns quando le daranno finalmente il benservito?»
«Cos'hai contro la Fynns?»
«Niente, mi sta solo sulle palle il modo in cui si atteggia, come si crede migliore di te, solo perché lei è una donna che, non vincendo, non costringe le altre donne a raggiungere il suo livello per essere prese in considerazione. È la classica donna backmarker che crede che il compito delle donne sia essere delle backmarker e che lo fa passare come un concetto che valorizza l'immagine femminile.»
«Sei troppo filosofo, stasera. Stavamo parlando del futuro di Yves.»
«Sai qualcosa di preciso?»
«Non posso dirti niente.»
«Però ti conosco. Vorresti assolutamente dirmi che non sarà in Silver Rocket nella prossima stagione e che sai anche esattamente dove sarà.»
«No, ti sbagli. Non so dove sarà, così come non so chi ci sarà al posto suo. So solo che Yves e Danae ne hanno parlato, tempo fa, e hanno dedotto che non ha senso continuare.»
«Immagino che sia perché Yves ha raccontato quei retroscena.»
«Non posso dirti niente.»
«Non puoi dirlo, ma non serve, l'ho capito anche da solo. Lo vedi? Se quella storia fosse rimasta sepolta come doveva stare, sarebbe stato davvero meglio per Yves e per la Ravelli. Yves avrebbe conservato il suo volante e Danae avrebbe avuto ancora il suo pilota.»
«Per Danae nessun pilota è necessario. Possiamo essere tutti utili, questo sì, ma quello che conta, per lei, è il successo della squadra. Che a vincere sia l'uno o l'altro, non ha importanza. Anzi, più piloti riescono a vincere sotto la sua gestione e più questo è positivo per lei.»
«Non tanto per i piloti, però, che rischiano di essere messi da parte più in fretta del dovuto.»
«Non penso che Yves si senta messo da parte. Lo vedo abbastanza sicuro di sé, credo che in fondo abbia già delle certezze, sulla prossima stagione, oppure che sia sul punto di averle.»
Marco abbassò lo sguardo e rifletté un istante, prima di affermare: «Me lo auguro. Spero che un pilota come lui non resti fuori per la seconda volta. Non se lo merita.»
«È strano che sia proprio tu a dirlo» replicò Dalila. «Pensavo non vedessi l'ora di liberarti di lui.»
«No, affatto. Ricordi quando eravamo ragazzini? Pensavamo che un giorno saremmo diventati tutti e tre piloti affermati e che le nostre carriere sarebbero andate pari passo per anni e anni. Spero ancora che vada come pensavamo allora, anche se ormai è cambiato tutto. Presto questo mondiale sarà finito. Chissà, magari il prossimo sarà migliore.»
«Me lo auguro anch'io.»
«Bene. Allora dato che su questo siamo d'accordo, credo sia meglio che, per il resto della serata, le nostre strade si separino. Lo sai come va a finire, le fangirl dei social network sono peggio dei paparazzi.»
«Le fangirl dei social network possono andare a fanculo, per quanto mi riguarda. Va bene, le nostre strade, per questa sera, è meglio che si separino. Però prima baciami, qui, davanti a tutti.»
In un altro momento Marco avrebbe cercato di farla ragionare, ma non quella sera. Era stanco di dover rendere conto a qualcuno della propria vita privata. Salutò Dalila con un bacio appassionato, poi si allontanò, cercando di rimanere solo. Sapeva che, a quel genere di eventi, era facilissimo imbattersi in qualcuno che aveva come massimo obiettivo quello di discutere di argomenti noiosi insieme a piloti e personaggi del motorsport.
Non riuscì a rimanere solo a lungo. Fu raggiunto da Danae Ravelli.
«Complimenti, vedo che hai deciso di portare Dalila dalla tua parte» borbottò la team principal della Silver Rocket, sprezzante. «Cosa speri di ottenere?»
«Ho solo baciato la mia partner. Sai, è una cosa normale. Se un giorno troverai un uomo disposto a sopportarti, o una donna, a seconda delle tue preferenze, forse anche a te succederà la stessa cosa.»
«Non essere ridicolo, Marco. Cosa vuoi da Dalila?»
«Niente di più di quello che volessi prima di stasera. Per esempio portarmela a letto quando questo evento sarà finito, anche se immagino che sarà troppo tardi e dovremo passare la notte a dormire, in stanze separate, come si addice a due avversari.»
«Ho sempre saputo che Dalila aveva pessimo gusto in fatto di uomini. Speravo che un giorno si allontanasse sul serio da te, ma non sono stata così fortunata.»
Marco sbuffò.
«Rilassati, ogni tanto. Ti metti troppi problemi per i fatti degli altri.»
«Sì, lo ammetto, mi metto troppi problemi» convenne Dalila. «Ti avverto, però, non causare problemi, altrimenti farai una brutta fine.»
«Sei tu quella che rischia di fare una brutta fine, se continui a rivelare i tuoi segreti imbarazzanti» ribatté Marco. «Dì la verità, ti sei pentita di avere raccontato a Yves come stessero le cose tra di noi?»
«No, per niente. Sai, Marco, all'inizio l'idea che Yves potesse schiacciarti e al contempo vincere il mondiale per me era molto divertente. Poi avete iniziato a esagerare entrambi. Ho trentanove anni e non sono una maestra elementare, non sono votata alla sopportazione di due bambini che si fanno i dispetti a vicenda. Non mi pento di niente. Non hai idea di quanto mi alletti la prospettiva di vivere una stagione molto più tranquilla, l'anno prossimo, quando tu e Yves continuerete a farvi la guerra, ma lontani da me e dalla Silver Rocket. Dalila e il pilota su cui ho messo gli occhi saranno la coppia perfetta. E soprattutto Yves è perfetto per stare da un'altra parte. Non lo sa ancora nemmeno lui, ma io intuisco perfettamente dove andrà a finire. Ci sarà da divertirsi, per il pubblico assetato dei vostri scontri. Io, però, non sono qui per divertirmi, ma per lavorare seriamente. È esattamente quello che succederà quando Yves non farà più parte della squadra. Più ce l'ho lontano e più riesco a respirare.»
«Eppure eri così desiderosa che ti raggiungesse qui.»
«Non certo per averlo intorno, quanto piuttosto per mettere a tacere quelli che hanno già chiara la trama del romanzo da scrivere a proposito della sua assenza. Di dove sia adesso Yves, me ne frega meno di niente. Tutto ciò che mi basta è che tra tre giorni il suo nome sia scritto nella hall of fame.»
Nessuno dei due poteva saperlo, ma in quel momento Yves Raphael giaceva a terra, sospeso tra la vita e la morte, con una ferita sanguinante alla testa, vittima di un brutale aggressione che rischiava di essere considerata come l'ennesimo colpo di scena di un mondiale scoppiettante.

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