mercoledì 3 luglio 2019

L'importanza di imparare a imparare

Quella sera di febbraio del 2018, in cui al TG1 fecero un servizio sulla presentazione della Sauber e venne trasmessa una breve intervista a Charles Leclerc, mi sentii - come narrai in un apposito post dell'epoca - mi sentii diversa. Mi sono sempre preferita come appassionata piuttosto che come tifosa, ma sapevo per esperienza che a volte al cuore non si comanda. Sentii quel genere di affinità che avevo già sentito in passato, rendendomi conto che il mio proposito di non tifare mai più per nessuno sarebbe stato di difficile realizzazione.
È passato molto tempo da allora e credo che il fandom  e i media abbiano almeno in parte rovinato le sensazioni di quella sera. Penso di essere sempre stata fatta per tifare quelli in apparenza senza speranze, in attesa che si concretizzasse la loro speranza. Paradossalmente era tutto molto più facile, per me, quando Leclerc stava sulla Sauber. I suoi primi punti furono una sensazione molto positiva, la sua prima Q3 idem.
Quello che non mi aspettavo era che, nel giro di un anno, Leclerc divenisse quel "predestinato" che in tanti descrivono.

Sono sempre stata impressionata da lui, lo ero quando correva in Formula 2. Il suo curriculum pre-F1 è molto positivo e non penso che ci siano molti dubbi: tra i piloti della sua generazione, dove intendo quelli che sono arrivati in Formula 1 ai suoi tempi, non necessariamente tutti i coetanei, è senz'altro uno dei più promettenti...
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...però a un certo punto bisognerebbe darsi una calmata e bisognerebbe descrivere chiunque per quello che è veramente e non per quello che vorremmo che fosse.
Quando si parla di predestinato che sta facendo sfaceli asfaltando costantemente il compagno di squadra pseudo-pensionato bisognerebbe avere qualche riscontro oggettivo e, purtroppo, oggettivamente parlando questi titoloni altisonanti sono un po' fuorvianti, se poi andiamo a vedere cosa dice la classifica piloti. Si potrebbe dare un giudizio più obietivo sostituendo con il termine "asfaltando" con un "reggendo benissimo il confronto" e omettendo "pseudo-pensionato". Su quest'ultimo punto non importa se lo sia o no: dire "sta facendo meglio del compagno di squadra" è tirare acqua al proprio mulino, dire "sta facendo meglio del compagno di squadra tacciato dall'intera popolazione mondiale di essere uno scarso" è darsi la zappa sui piedi.

Questo per dire che non mi piace molto il fatto di sostenere un pilota che sembra piacere tanto a quelli che hanno l'abitudine malsana non solo di salire sul carro del vincitore, ma anche quella di salire sul carro del vincitore morale. Perché sia chiaro, qua vedo un attaccamento nei confronti di Leclerc simile a quello dei tempi di Alonso, con alcune differenze sulle quali mi è difficile soprassedere: a quei tempi Alonso era messo su un piedistallo per i mondiali e per le vittorie, Leclerc in assenza di mondiali vinti e (almeno per il momento) di vittorie viene messo su un piedistallo per gli errori di gioventù, perché senza quelli avrebbe vinto di sicuro.
Per intenderci: ai tempi di Alonso c'erano leccate di cu*o immense ogni volta in cui Alonso vinceva, con Leclerc succede la stessa identica cosa ma anche in assenza di vittorie. Leclerc è vincitore morale in qualunque posizione si classifichi, Leclerc è vincitore morale per effetto dei tempi delle prove libere, Leclerc è vincitore morale se si dimostra più competitivo di Vettel arrivandogli davanti, Leclerc è vincitore morale anche se arriva dietro a Vettel perché la colpa deve essere senz'altro della posizione occupata dai satelliti di Giove e dagli anelli di Saturno.

Quella sera di febbraio del 2018, quando fui vicina a provare quello che in gergo tecnico definisco "colpo di fulmine motoristico", non avevo la più pallida idea di che cosa avrebbe rappresentato quello stesso pilota per il mondo, per il fandom italiano, per il fandom britannico e per tanti altri.
Questo genere di attaccamento morboso e di esaltazione fine a se stessa, che avviene ad ogni ora del giorno e della notte quando si parla di Formula 1 mi sta lasciando giorno dopo giorno sempre più perplessa... non perché quello che si dice sia necessariamente falso. Penso io stessa che Leclerc possa dimostrare (così come alcuni che stanno in squadre decisamente più immonde) di essere uno dei piloti più competitivi di questo periodo storico, ma non è che QUALSIASI COSA lo dimostri. Siamo arrivati a sentire degli ELOGI per la sua qualifica di Baku, culminata in un incidente, con la scusa che tanto anche Vettel aveva sfiorato il muro e quello che aveva fatto Vettel era molto peggio. Ah sì? tra sfiorare un muro e sfracellarsi contro al muro stesso io ci vedo una certa differenza, quindi quantomeno avere una visione neutrale della cosa sarebbe meglio. Poi ci sono stati gli ELOGI per l'incidente a Monaco, perché i sorpassi precedenti erano belli. Fermarsi con gli elogi al momento dei sorpassi, a sua volta, sarebbe meglio, a mio parere.

È così che mi sono ritrovata spesso a pensare a quello che potrebbe succedere il giorno in cui Leclerc vincerà davvero un gran premio o in cui farà qualcosa che vada ben oltre le aspettative. C'è un po' di preoccupazione in me e questo mi porta, in certe occasioni, a non vivere poi così bene quello che vedo.
C'è quel pensare "ora Leclerc è in testa alla gara e sta per vincere... e ora? cosa succederà in giro per il web?" al punto che non mi viene nemmeno da pensare che essere in testa alla gara non significa necessariamente essere sul punto di vincere.
Ed è stato così che domenica pomeriggio è arrivato Verstappen, che pareva spacciato subito dopo lo start, che a tre giri dalla fine ha voluto dettare legge e andare a imporsi davanti al pubblico austriaco.
Sul web c'è ancora chi sostiene che Verstappen doveva essere penalizzato... per che cosa, poi? in che mondo viviamo? no, perché a me pare che ai tempi in cui io ero una giovane neodiplomata certe situazioni non fossero nemmeno prese in considerazione dai commissari, ma che venissero risolte direttamente sul retro del podio dai diretti interessati con osservazioni del tipo "a tre giri dalla fine non si può fare" o "va a ca*are", per poi culminare alla fine con un "impara a imparare".

Il mondo va avanti e sono perplessa di fronte a quella fetta di mondo che ritiene una sconfitta meno dignitosa di una vittoria a tavolino.
Sono perplessa di fronte a quella fetta di mondo immobile, mentre io guardo lo schermo, vedo l'intervista post-gara di Leclerc e ho un unico pensiero fisso.
Mi chiedo come sia nata questa cosa.
Mi chiedo che cosa abbia cercato di portarmi verso il ruolo di tifosa, piuttosto che quello di appassionata, quella sera di febbraio del 2018 in cui vidi l'intervista di Leclerc al telegiornale.
Conosco la risposta.
Non è la risposta che cercavo.
Non so che cosa proverò se e quando Charles Leclerc otterrà la sua prima vittoria in Formula 1. So solo che forse, in fin dei conti, domenica non ero pronta per scoprirlo.

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