Il 2009 era un sacco di tempo fa. Era l'epoca in cui avevo vent'anni (ventuno, in realtà), in cui le TV erano analogiche e la qualità dell'immagine non era tale e quale a quella di ora, in cui non ero una blogger a tempo perso, in cui non sapevo nemmeno come si gestisse un blog e, se non fosse stato per la mia recente iscrizione ad Answers Yahoo, la mia vita avrebbe contemplato a malapena l'utilizzo di Internet (lo scrivo ancora maiuscolo, perché sul computer fisso che usavo all'epoca delle superiori avevo Microsoft Word 1997 che se lo scrivevo minuscolo me lo dava errore e ho maturato questa abitudine).
Era l'epoca in cui eravamo convinti che un mondiale di Formula 1 dovesse prevedere una lotta per il titolo tra Ferrari e McLaren, perché era SEMPRE stato così... e sopravvalutavamo molto il sempre, perché in realtà il sempre altro non era che il 2007/2008 e, in epoca precedente, di tanto in tanto capitavano tre o quattro annate con quelle dinamiche. Però c'era anche dell'altro, che ignoravamo perché era quello che volevamo fare.
Il 2009 era l'anno in cui Brawn GP e Redbull ottenevano le loro prime vittorie, in cui lottavano per il mondiale mentre Ferrari e McLaren, a vario titolo, arrancavano, seppure nella seconda parte della stagione si siano tolte entrambe almeno qualche piccola soddisfazione, con due vittorie McLaren e una vittoria Ferrari.
Era l'epoca in cui la gente di Answers Yahoo guardava le cose dall'ottica della Ferrari (quello sempre, in realtà) e osservava come quell'anno sarebbe stato difficile anche ottenere una singola vittoria. Qualcuno scrisse della propria convinzione che Massa avrebbe vinto il gran premio del Brasile, a fine anno, e che quello sarebbe stato il momento più alto della stagione.
Io, da parte mia, stavo vivendo uno strano periodo quasi di transizione, tra il prima e il dopo. Il prima era quello in cui sentivo anch'io che lo scontro Ferrari vs McLaren doveva esserci per forza, il dopo era quello in cui accettavo una nuova realtà.
Non mi sono mai identificata davvero come tifosa Ferrari. Era da circa tre anni che vedevo tutto da una prospettiva diversa. Tifavo Massa e, se il fatto che portasse una tuta rossa era stato determinante a farmi notare che in pista c'era anche lui, non era comunque la ragione per cui lo tifavo.
Una vittoria in Brasile me la sarei fatta andare bene, ma anche qualche podio occasionale, in realtà, visto com'era l'andazzo. Quello che contava, a mio parere, era che, se nel 2010 le cose fossero andate meglio, nel 2010 avesse ancora un volante. Ogni risultato poteva essere determinante.
Il 2009 era l'epoca in cui ogni tanto passavo qualche giornata al mare con mia madre e al pomeriggio mi mettevo alla ricerca di uno stabilimento balneare in cui al bar avessero una copia della Gazzetta dello Sport.
Realizzato l'obiettivo, prendevo qualcosa da bere e sfogliavo il giornale, nella speranza che ci fosse qualche articolo sulla Formula 1.
Ricordo che dopo il GP di Germania, in cui Massa era arrivato terzo, il giornale (non saprei dire se la Gazzetta o qualcosa che avevo sfogliato in sua assenza) l'aveva criticato abbastanza pesantemente per il suo risultato, sostenendo che il kers meritasse di stare sul podio più di lui, dato che era l'unica ragione per cui era andato a podio.
Eravamo in epoca di santificazione alternata vera e propria (quella in cui si saltava dall'idolatria per un pilota abbinata alle critiche gratuite o agli insulti all'altro e i ruoli si invertivano perfettamente) e probabilmente mi domandai se la volta successiva sarebbe stata la stessa cosa oppure se sarebbe stato Raikkonen il pilota oggetto di critiche a caso, non basate su un fondamento logico. Mi stavo un po' perdendo: era un momento in cui la Ferrari sul podio non era per niente scontata e leggevo critiche pesanti a un ferrarista salito sul podio.
Quella mia domanda non era destinata ad avere una risposta.
Accadde tutto all'improvviso, quel pomeriggio del 25 luglio. Stavo guardando le qualifiche, la Q2 era ormai giunta al termine e la cosa che faceva notizia era Barrichello che non aveva tempi sufficientemente buoni per entrare in top-ten: la prima volta che una Brawn non passava in Q3.
Mazzoni stava parlando di questo, con tutta probabilità, mentre io guardavo i tempi, cercando di capire chi sarebbe andato avanti.
Massa era ottavo, in quel momento. I piloti che aveva dietro non si stavano migliorando. Ero felice, perché pensavo che quantomeno la top-ten ci fosse e non era una cosa scontata di quei tempi.
Poi inquadrarono la sua vettura finita dritta contro le barriere, una scena che per un istante mi ricordò l'incidente di Schumacher in Gran Bretagna dieci anni prima, quell'incidente da cui ero stata tanto ossessionata.
Non so dire in quale momento, con esattezza, iniziai a capire che non era poi così importante se la Brawn e la Redbull si stavano contendendo il mondiale e che non era poi così importante passare in top-ten.
Ricordo che non c'erano notizie precise, che non si conoscevano le cause e gli effetti dell'incidenti e che ci sono stati lunghi interminabili minuti in cui non avrei nemmeno saputo dire se il mio pilota preferito fosse vivo o morto.
Ricordo le informazioni cercate su internet per tutto il pomeriggio e sempre nulla di nuovo. Ricordo il televideo mediaset, dal quale scoprii che, a causa dell'impatto della molla sul casco, Massa era stato sottoposto a un intervento chirurgico per una frattura.
Ricordo il radiogiornale, quella sera, mentre andavo a una sagra insieme ai miei genitori, che lasciava intendere quanto la situazione fosse peggiore di come era stata descritta nel corso del pomeriggio.
Ricordo le notizie dei giorni successivi, che dicevano che sarebbe sopravvissuto senza complicazioni ma che probabilmente non si sarebbe ripreso al punto tale da tornare al volante.
Ricordo più avanti, una sera in cui ero in giro con la mia amica. Di fronte a un bar chiuso trovammo un giornale su una sorta di panchina esterna sotto a una specie di gazebo, che mi misi a sfogliare.
Trovai un'intervista a Massa di un'intera pagina. Quei giorni di fine luglio, ormai, sembravano lontani.
Qualcuno iniziava a parlare di un suo ipotetico ritorno al volante addirittura in Brasile o ad Abu Dhabi, anche se poi la cosa non avvenne.
Ricordo la soddisfazione di rivederlo al volante, l'anno seguente, che mai potrà essere cancellata dalla frustrazione per i risultati degli anni subito successivi.
Massa ha gareggiato in Formula 1 per otto ulteriori anni, dopo quel momento e ora, che cade il decimo anniversario, è ancora al volante, in Formula E.
Forse quel giorno di dieci anni fa immaginavo un altro tipo di happy ending, ma siamo di fronte a uno di quei casi in cui credo che non ci possa lamentare.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
giovedì 25 luglio 2019
25/07: dal radiogiornale alla Formula E
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