Siamo nel 1985 e siamo a Imola, terra di grandi contraddizioni: è infatti l'unico luogo della provincia di Bologna i cui abitanti sono romagnoli anziché emiliani. Secondo Mario Poltronieri, che si trova in cabina di commento insieme a Clay Regazzoni, Imola è un "piccolo Nurburgring" anche se oserei dire che le condizioni climatiche sono leggermente diverse. O meglio, potrebbe anche darsi, ma siamo in aprile e il clima di aprile a Imola, al Nurburgring se va bene lo troviamo verso luglio o agosto. Detto questo, comunque, la gara è destinata ad essere asciutta, ma siamo ai tempi in cui le previsioni meteo sono very uominy a loro volta e mettono possibile pioggia.
Si inizia con Elio Zermiani che va in giro per la griglia di partenza, mettendo il microfono davanti al casco dei piloti già comodamente seduti a bordo delle proprie vetture (che poi, vista la posizione in cui stanno nell'abitacolo, direi non proprio tanto comodamente). Intervista, nell'ordine, Senna (il suo accento mentre parla in italiano è poetic cinema), De Angelis, Alboreto, Boutsen, Prost, Lauda e De Cesaris, quest'ultimo quando ci sono già i motori accesi. De Angelis parla del tempo: dice che spera non venga a piovere. Alboreto parla del tempo: dice che i tifosi sulle tribune meritano di vedere lo spettacolohhhh e che se piove lo spettacolohhhh è impossibile perché viene data bandiera rossa. Anche Lauda parla del tempo: critica il fatto che la gara di Estoril qualche tempo prima non sia stata redflaggata nonostante le avverse condizioni meteo e dice che spera che stavolta non piova. Un tempo i piloti erano very uominy e si correva con qualunque tempo atmosferico. O forse no.
Il tempo è tuttavia piuttosto buono, diciamo nuvoloso, niente che intoppi particolarmente. Scatta il gran premio e davanti ci sono le due Lotus color John Player Special e quella di Senna stona parecchio con il suo casco. Rosberg che partiva dalla prima fila a bordo della Williams in compagnia dei propri baffi accanto a Senna perde diverse posizioni e si installano al terzo e al quarto posto la Ferrari di Alboreto e la McLaren di Prost. I primi quattro rimangono tutti molto vicini per un bel po' di tempo, mentre frattanto nelle retrovie diversi piloti si perdono per strada.
Il primo è Palmer Sr sulla Zakspeed, che non è nemmeno arrivato alla griglia di partenza, mentre dei piloti effettivamente partiti il primo a ritirarsi è Patrese al volante dell'Alfa Romeo. La causa del ritiro è un guasto al motore, motore che viene imitato in tempi brevi da altri motori: si ritira Berger con la Arrows, si ritira Hesnault sulla Brabham, purtroppo si ritira anche Bellof sulla Tyrrell, perché una gioia ogni tanto proprio no, chiediamo troppo.
Poi si ritira anche Baldi al volante della Spirit, squadra destinata l'anno dopo a fondersi con la Toleman per diventare Benetton (più o meno: in realtà la Spirit è stata rilevata perché diversamente dalla Toleman aveva un contratto con la Pirelli per la fornitura di gomme), ma il ritiro più altisonante del primo quarto di gara deve ancora venire.
Una vettura si ferma al box della Ligier, sembra avere problemi, sta ferma piuttosto a lungo e poi riparte. Quando riparte c'è un problema ai freni e il pilota finisce in testacoda andando a schiantarsi contro una barriera protettiva di pneumatici. Quel pilota è De Cesaris. Il suo compagno di squadra Laffite si ritirerà più tardi per problemi al motore, stesso destino che condividerà con Martini sulla Minardi.
Torniamo a noi e torniamo davanti. Senna è ancora leader mentre De Angelis inizia a scivolare indietro e perde posizioni, venendo superato prima da Alboreto e poi da Prost, poi anche da Lauda. Sembra inizialmente ci sia un problema sulla sua monoposto, ma poi riprende ritmo e non verrà mai approfondito cosa gli sia accaduto esattamente. Nel frattempo il suo best friend forever Rosberg è precipitato nelle zone basse della top-ten, quindi fuori dalla zona punti, ma prima ancora di arrivare a metà gara è costretto al ritiro.
Frattanto già da molto tempo ogni tre per due ci sono delle vetture da doppiare e una di queste è la RAM di Alliot che procede molto lentamente e appunto essendo lento per una volta non genera intoppi. Si fermerà per un guasto al motore - tanto per cambiare - e la stessa cosa accadrà anche al suo compagno di squadra Winkelhock. Aggiungo che trovo le RAM piuttosto belle esteticamente, con il verde e il bianco come colori trainanti, ma varie sfumature del verde stesso.
Le vetture più belle, comunque, sono quelle rosse, quindi è bene concentrarci sulla gara di Alboreto, che arriva negli scarichi di Senna e tenta anche un attacco, prima di essere lasciato a piedi dalla propria auto dopo numerose peripezie. Superato da chiunque, va ai box due volte prima di essere costretto al ritiro. Il suo compagno di squadra Johansson, nel frattempo, è in fase di rimonta, ma a lui ci arriveremo tra un po'.
Torniamo in testa alla gara, dove Senna si trova fin dal semaforo verde. Alle sue spalle ci sono le due McLaren, con quella di Lauda attardata da un testacoda. Prost per un certo tratto di gara, diciamo verso i due terzi, è negli scarichi del pilota della Lotus, a volte arriva anche ad affiancarlo, ma senza mai riuscire a prendere la prima posizione. Poi si allontana di diversi secondi, come se dovesse risparmiare la monoposto o se dovesse più preservare il secondo posto che lottare per la vittoria. Lauda nel frattempo è sempre più lontano e al terzo e al quarto posto risalgono De Angelis e Johansson. Quest'ultimo, oltre ad avere una chioma da surfista stile Brendon Hartley, è anche un ferrarista di serie B in quanto la sua vettura ha il numero 28 e non il numero 27, quello riservato ai very fighy.
In più è arrivato in Ferrari in corso d'opera al posto di Arnoux quando questo è stato appiedato, quindi secondo Poltronieri non è molto amato dai fan... ma niente paura, Johansson sa come fare per farsi apprezzare dai tifosi e lo dimostrerà. Mentre nelle retrovie qualcuno continua a ritirarsi (Cheever sull'Alfa Romeo e Ghinzani sull'Osella) il pilota dalla chioma fluente si porta negli scarichi di De Angelis e mentre si apprestano a doppiare dei doppiati gli si mette davanti: adesso è terzo, in zona podio. Il doppiato peraltro è Piquet, che si trova nelle zone basse della top-6, ed è comico che sia stata proprio la sua presenza a trollare De Angelis, dato che secondo i rumour che girano sul web la consorte di Piquet, Sylvia, era proprio la ex di De Angelis. Non sembra comunque che De Angelis l'avesse presa così male, dato che allo sciopero dei piloti di Kyalami 1982 era proprio lui il vicino di letto di Piquet.
La scalata di Johansson non è finita, ormai è negli scarichi di Prost e lo passa, il tutto mentre Senna finisce la benzina quando mancano qualcosa come tre giri alla fine. Adesso Johansson è in testa e viaggia verso la prima vittoria in carriera a bordo di una Ferrari davanti al pubblico di casa, con i tifosi che ovviamente sono diventati immediatamente suoi tifosi sfegatati. Fino a venti minuti prima, quando ancora inseguiva De Angelis, nulla di tutto ciò sembrava possibile. Piccola parentesi: in quella fase Regazzoni si è lamentato del fatto che le vetture non favoriscono i sorpassi e che chi scrive i regolamenti dovrebbe pensare a fare qualcosa per migliorarli. Perché questo discorso mi ricorda qualcosa? Per caso anche la Formula 1 dei very uominy aveva le stesse problematiche attuali? Le sorprese non finiscono mai...
Il leader dei very uominy è il Brendon Bitch degli anni '80, ma va incontro a un triste destino: non passerà mai dalla parte dei very fighy, perché il suo sogno di vincere a Imola dura a malapena un giro. Anche lui resta senza benzina e ciò sembra non piacere a Regazzoni: secondo lui i consumi eccessivi di carburante rendono i risultati "fasulli". Peccato per la scelta del termine, avrei trovato molto più pittoresca la scelta dell'uso del termine "falsato", ma possiamo soprassedere.
Altre tre vetture finiscono la benzina in modo random mentre mancano pochi giri di gara, si tratta della Renault di Warwick, della Tyrrell di Brundle e della Brabham di Piquet, perché siamo a Imola, ridente location dell'Emilia Romagna in cui le nonne fanno la sfoglia invocando il nome di Johansson (mi è uscita così, a caso, ma siccome ci stava bene l'ho lasciata) e in cui c'è un tratto del circuito chiamato "variante Marlboro" (la variante bassa, direi), ma per un giorno possiamo fingere di avere i big money e di essere a Montecarlo nel 1982.
Prost taglia il traguardo con mezzo minuto di vantaggio sulla Lotus di De Angelis, mentre seguono abbondantemente doppiati Boutsen sulla Arrows, Tambay sulla Renault, Lauda sulla McLaren, Mansell sulla Williams... e basta, nessun altro è ancora in gara, quando scende la bandiera a scacchi a mettere fine a questa ridente giornata imolese. Prost, De Angelis e Boutsen si dirigono verso il podio e Lauda fa la stessa cosa, perché è arrivato quinto ma gli hanno detto che è terzo. Anche a Monaco 1982 c'erano in quattro che gironzolavano per il podio.
Poi arrivano i commissari, che pensano di essere a Monaco ma nel 1984 e che Prost fosse al volante di una Tyrrell. La sua vettura risulta sottopeso, viene squalificato e la vittoria viene attribuita d'ufficio a De Angelis. È la sua seconda (e purtroppo ultima) vittoria, che non raggiunge il livello di poesia della prima al photofinish con Rosberg - Kekelio vibes - ma che merita di essere ugualmente ricordata.
PS. Con la squalifica di Prost, Johansson in qualità di ritirato che ha percorso più giri viene classificato in sesta posizione e ottiene un punto. Purtroppo non è destinato a ottenere mai una vittoria in Formula 1. Però rientra a pieno titolo tra i very fighy, a mio parere, nonostante il 28...
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