Il pilota della Brabham si è qualificato terzo dietro al compagno di squadra Riccardo Patrese, la cui vettura si spegne al momento della partenza e viene colpita dalla Renault di René Arnoux, incidente che coinvolge a livello minore anche la Toleman di Teo Fabi, provocando tre ritiri già al via. Piquet si prende quindi la prima posizione e inizia ad allungare: la Brabham sta tentando una strategia con rifornimento a metà gara, quindi deve staccare di parecchio gli inseguitori se vuole avere qualche chance di tornare in testa all'uscita dei box. La sua gara, tuttavia, durerà solo dieci giri, quando poi sarà costretto al ritiro per un guasto, cosa che sembra ripetersi nel tempo e che non sia solo una prerogativa di questo evento. I telecronisti brasiliani sono tuttavia convinti che possa lottare per il mondiale dove staziona al sesto posto il che sembra assurdo, ma alla fine, considerato l'andamento totalmente random del campionato, forse il discorso è meno insensato di quanto potrebbe sembrare, anche perché in questo momento in testa alla classifica c'è John Watson.
La gara del pilota della McLaren non dura molto a lungo. Si ritira dopo avere completato due giri, finendo in testacoda mentre cerca di evitare un incidente di altri. Gli altri sono nello specifico Jean-Pierre Jarier (Osella) e Chico Serra (Copersucar). Aggiungo che, contrariamente a quanto credevo, il nome "Chico" non si pronuncia alla spagnola, quando piuttosto una cosa tipo "Scico"/"Shico". Aggiungo anche che il suo incidente ha dei risvolti molto in stile Taki Inoue. La dinamica dovrebbe essere più o meno questa: Jarier ha perso una ruota ed è andato a sbattere, Serra sbatte quindi contro Jarier, spicca il volo e poi va a sbattere. Sceso dalla vettura, o si accascia a terra oppure inciampa e cade, le inquadrature non sono ben chiare, e a quel punto rischia di essere investito dall'ambulanza sopraggiunta a soccorrerlo. Insomma, si può dire che siano stati primi giri alquanto turbolenti e per i ritirati delle prime fasi di gara non è ancora finita, anche se il ritiro successicvo accade con maggiore livello di anonimato: esce di scena anche Roberto Guerrero (Ensign), ma per un banale guasto al motore.
Tornando a noi, il nostro flashforward è arrivato poco fa al ritiro di Piquet, che lascia quindi strada libera a Niki Lauda (McLaren) e probabilmente si rifugia ai box ad attendere che arrivi qualcuno di interessante con cui giocare a briscola. Una ventina di giri più tardi rientrerà ai box una Lotus destinata al ritiro, quella di Nigel Mansell. Mi viene da pensare che Piquet possa finalmente trovare qualcuno con cui giocare a carte. Spero che durante la partita non faccia osservazioni del tipo "tua moglie è una racchia", altrimenti rischia che l'altro gli tiri l'intero mazzo di carte sul naso. Questo però è irrilevante in confronto a quello che succede in pista, dove Lauda sta staccando tutto e tutti mettendo secondi su secondi tra sé e le vetture più vicine, dove "vicine" è un eufemismo. Chissà dove sono finiti i suoi detrattori che prima dell'inizio della stagione sostenevano che non avrebbe combinato niente di buono e che un V3KkYaCçY0 come lui (età: 33 anni, la stessa che io ho attualmente, quindi anch'io in teoria dovrei essere una vecchiahhhh pensionatahhhh) faceva meglio a rimanere ritirato.
Adesso però viene il bello, il momento clou della gara, quello per cui ho scelto di inserirla nei miei "must watch" e a cui dedicare un apposito post. C'è un pilota, infatti, che sta risalendo la zona punti senza grosse difficoltà, superando tutti stando in bilico su due ruote. Si tratta di un pilota che a inizio stagione non si qualificava neanche e che guida una carriola che ha perso il suo main sponsor. È Derek Warwick, quella vettura era sponsorizzata Candy (quel famoso Candy che sbuca fuori come una cavalletta su varie monoposto e sui tabelloni pubblicitari di vari circuiti), ma non ha più quello sponsor. Si tratta di una Toleman, la scuderia degli attention seeker per eccellenza, che tanto per precisare ha sede a Enstone ed è diventata nel corso del tempo Benetton, Renault, Lotus, di nuovo Renault e poi Alpine. Poi c'è il colpo di scena epico: arriva un ospite - che si trova sul posto perché gareggia in una serie minore locale - ad affiancare Galvao Bueno e Reginaldo Leme al commento. Durante la gloriosa risalita di Derek Warwick, nientemeno che Ayrton Senna fa il proprio ingresso trionfale in telecronaca!
Non lo fanno parlare di Warwick, ma dell'incidente avvenuto nel primo tratto di gara, quello con l'emulo di Inoue, di cui Senna descrive la dinamica. Lo chiameranno ad affiancarli brevemente anche più tardi e ai tempi gli faranno domande sulla tenuta di strada delle monoposto verso fine gara e di quanto avere meno benzina a bordo possa compensare almeno in parte il declino delle performance, se ho ben capito. Ma tutto ciò non ha importanza, parliamo di Warwick e della sua scalata verso il successo. Ho detto che supera tutti stando in bilico su due ruote e difatti è più o meno così. Raggiunge e supera tutti a parte Lauda, staccando anche di parecchio le vetture che ha superato. Poi, a metà gara oltrepassata da pochi giri, rientra ai box e si ritira, ufficialmente per un guasto. Ufficiosamente sembra che la Toleman abbia escogitato la furbata di partire con il carico di benzina sufficiente a fare una quarantina di giri e gomme di mescola morbida per permettergli di essere, limitatamente nel tempo, più veloce di tutti quasi tutti gli altri, non per portare a casa un risultato, ma per guadagnare inquadrature televisive che possano attirare gli sponsor.
L'amara realtà dei fatti è quindi che Warwick, quando era secondo, non stava effettivamente lottando per il podio. Ad affiancare Niki Lauda sul suddetto podio saranno entrambi i piloti Ferrari, Didier Pironi e Patrick Tambay, mentre completeranno la zona punti Elio De Angelis (Lotus), Derek Daly (Williams) e Alain Prost (Renault). Come a smentire la teoria secondo cui tutte le gare del passato erano emozionanti e piene di movimento, con tanti duellihhhh e sorpassihhhh, una volta uscito di scena Warwick non succede esattamente nulla di degno di nota fino a qualcosa come due giri dalla fine e quasi tutte le vetture viaggiano a distanze abissali l'una dall'altra, almeno quelle inquadrate. Poi se la regia si è persa tutto inquadrando i piloti sbagliati non saprei. L'unico accenno di duello visibile è in ogni caso quello per la seconda posizione tra Pironi e De Angelis, ma Rosberg ha la "brillante" idea di rendere tutto ciò impossibile quando, dopo avere effettuato in corso della gara due pitstop, arriva dietro di loro e tenta di sdoppiarsi. Riesce però a superare solo De Angelis e rimane infilato per venti minuti buoni tra le due vetture.
Poi Rosberg si ritirerà, così come vari altri piloti in corso d'opera, tra cui le Ligier di Jacques Laffite ed Eddie Cheever, la Tyrrell di Michele Alboreto e la Arrows di Marc Surer. Anche Andrea De Cesaris (Alfa Romeo) si ritirerà a una decina di giri dalla fine, dopo avere stazionato in bassa zona punti. Va meglio anche se senza punti al suo compagno di squadra Bruno Giacomelli, che arriva settimo, precedendo Brian Henton (Tyrrell), Mauro Baldi (Arrows) la cui vettura va a fuoco durante l'ultimo giro e Jochen Mass (March). A sorpresa il giro più veloce lo porta a casa Henton, il che accanto alla risalita di Warwick poi "vanificata" dal suo ritiro, è il secondo dettaglio pittoresco di questo evento iniziato con un certo movimento, proseguito con piattezza, e in poi finalmente terminato con un po' di brio: De Angelis, infatti, verso fine gara inizia a perdere terreno - era ancora terzo a quel punto - e vede venirsi a formare dietro di lui un trenino formato da Tambay, Daly e Prost. Fortunatamente per lui la gara è quasi finita: soltanto Tambay riesce a superarlo e De Angelis termina la gara con Daly negli scarichi. Nel frattempo ormai tutti sembrano essersi sfortunatamente dimenticati del breve ma intenso exploit di Warwick.
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