sabato 13 gennaio 2018

La Haas e i piloti americani: la mia opinione in proposito

In questi giorni di off-season si sta parlando molto del fatto che Gunther Steiner, team manager della Haas, abbia dichiarato che non ci siano piloti americani pronti per la Formula 1, né in Indycar né altrove, suppongo, dichiarazione che ha fatto insorgere diversi piloti americani, diversi personaggi del motorsport americani e diversi appassionati di motori americani.
Non è la prima volta che Steiner fa affermazioni del genere: aveva dichiarato mesi fa che non era priorità della Haas ingaggiare un pilota americano e, inoltre, aveva dichiarato di non avere interesse in Josef Newgarden, vincitore del campionato di Indycar del 2017.
Non avevo mai parlato di questo argomento perché non mi sembrava particolarmente importante, ma a quanto pare lo è, perché è il principale argomento di dibattito in questi ultimi due giorni, e siamo anche migliorati rispetto a qualche tempo fa, perché almeno si sta parlando di un argomento che ha a che vedere con il motorsport.
A questo proposito vorrei commentare sia le affermazioni di Steiner, sia le affermazioni del resto della popolazione mondiale motorsport-addicted.

Prima di tutto vorrei chiarire che mi rendo perfettamente conto di quello che può pensare l'appassionato americano Made in USA, guardando gran premi e chiedendosi come mai non ci siamo piloti provenienti dagli States in pista.
Me ne rendo conto perfettamente perché, essenzialmente, da quando Trulli e Liuzzi sono usciti di scena alla fine del 2011, ci sono stati solo due gran premi in cui abbiamo visto un italiano al volante, i due gran premi inaugurali del campionato 2017, in cui Antonio Giovinazzi sostituì l'infortunato Wehrlein alla Sauber.
Quando i piloti italiani c'erano e la loro presenza non era messa in discussione, l'ultima cosa per cui mi sarei sognata di mettermi delle preoccupazioni era la potenziale assenza di piloti italiani in pista. Ci sono volute cinque stagioni complete e consecutive senza italiani perché mi rendessi conto che ero felicissima di rivedere un pilota italiano sulla griglia di partenza.
Se capisco come ci si sente quando non si hanno rappresentanti nazionali? Eccome se lo capisco...
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...però capisco anche che, anche se la Haas è un team americano, possa avere altri parametri nello scegliere i propri piloti, invece che orientarsi sulla nazionalità.
Ci sono piloti americani pronti per la Formula 1? L'unica cosa che so è che Alexander Rossi in Formula 1 c'è stato, che alla Manor ha ottenuto risultati da Manor e che nulla lascia pensare che fosse meno preparato per la Formula 1 di piloti come il suo compagno di squadra Will Stevens, tanto per fare un esempio. Però Rossi ha rifiutato la possibilità di tornare in Formula 1 con la Manor al posto di Haryanto, pare, perché preferiva puntare a risultati di alto livello in Indycar piuttosto che stare nelle retrovie in Formula 1, comportamento che peraltro posso capire benissimo.

Ci sono altri piloti americani che in Formula 1 possono avere risultati almeno di un livello paragonabile a quello della vettura che guidano? Probabilmente sì, ma finché non li vedremo al volante non lo sapremo mai. Ci sono stati piloti, americani e non, che in Indycar hanno spaccato il fondoschiena a tutti e che in Formula 1 hanno ottenuto risultati di buon livello. Ci sono stati anche piloti, americani e non, che invece in Indycar hanno spaccato il fondoschiena a tutti, ma che in Formula 1 non hanno replicato i risultati.
Di conseguenza, fintanto che non vedremo Josef Newgarden disputare un campionato di Formula 1, non sapremo quali siano i potenziali risultati di Newgarden in Formula 1.
La Haas potrebbe scommettere su un pilota americano? Potenzialmente sì. Il pilota americano esordiente offrirebbe le stesse garanzie che offrono Romain Grosjean e Kevin Magnussen? Questa è tutta teoria e non vedo nessuna ragione per cui, in nome del patriottismo, un team dovrebbe sentirsi "obbligato" nei confronti dei piloti della sua nazione, invece che puntare sugli stessi piloti che aveva in questa stagione e che, peraltro, per quanto non siano probabilmente dei fenomeni, non mi sembrano nemmeno piloti di livello così infimo come li si vuole descrivere.
In sintesi: un rookie americano proveniente dalla Indycar potrebbe avere risultati positivi, se venisse messo al volante di una Haas. Però così, sulla carta, darebbe meno garanzie di quante ne diano RoGro e Kmag.

Al di là di questo c'è un altro aspetto su cui vorrei soffermarmi, ovvero il fatto che Haas/USA è l'unico caso che fa discutere per ragioni patriottiche.
E' abbastanza raro anche per gli altri team ingaggiare piloti della stessa nazionalità della squadra e non mi sembra che qualcuno si stia strappando le vesti perché la Sauber non ingaggia un pilota svizzero o perché la Force India non ingaggia un pilota indiano. Anzi, mi pare anche che siano pochi i nostri connazionali a cui importa qualcosa del fatto che non solo non ci sia nessun italiano in Ferrari, ma che la Ferrari non abbia nemmeno "imposto" ai team a cui fornisce motori di affidare un volante a un pilota italiano.
Quindi, al di là di qualunque cosa ne pensino gli americani, magari Steiner non si sarà espresso nella maniera che più gradiscono, ma è bene che si rendano conto che la Formula 1 è una competizione internazionale e, se già in Indycar gran parte dei piloti non sono cittadini degli States, non è che sia così automatico fare due più due e, solo perché c'è un team americano in Formula 1, aspettarsi che tale team americano ingaggi un pilota Made in USA invece che un franco-svizzero o un danese. La Haas è entrata in Formula 1 e si sta comportando come gli altri team di Formula 1, salvo poche eccezioni. E peraltro, anche in quelle "poche eccezioni" non mi sembra di avere mai sentito molto di frequente qualcuno che dicesse "ingaggio il pilota X perché è connazionale del team", con l'eccezione del dream team giapponese all'epoca della Super Aguri, classico esempio del fatto che scegliere un pilota solo ed esclusivamente in base alla nazionalità potrebbe non essere la più brillante delle idee.

Per finire avrei due considerazioni. La prima è che è vero, Steiner avrà anche detto qualcosa che, almeno in parte, è poco condivisibile, però quantomeno ha parlato chiaro. I piloti americani che si ritengono indignati perché "è giusto che Newgarden abbia una chance in Formula 1" parlano altrettanto chiaro? Non lo so. Mi sembra che a parole dimostrino un po' troppo interesse per le sorti di Newgarden e un po' troppo disinteresse per le loro, per come pongono la questione.
Seconda considerazione: è vero che ci sono piloti americani di Indycar che sulla carta potrebbero fare bene in Formula 1, quindi è giusto farlo presente, ma perché i piloti di Indycar potenzialmente validi per la Formula 1 dovrebbero essere presi in considerazione solo perché sono americani? Sono in tanti che declamano a gran voce che è un'ingiustizia che i team di Formula 1 non prendano in considerazione Newgarden, ma non mi sembra che nessuno abbia mai battuto ciglio quando i team di Formula 1 non hanno preso in considerazione piloti come Power (australiano), Pagenaud (francese), Dixon (neozelandese), ecc...

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