domenica 7 gennaio 2018

La dura legge degli occhi azzurri nelle fan fiction

Siamo agli inizi di gennaio, è quel periodo dell'anno in cui si parla ancora di argomenti come il nuovo logo che ucciderà la Formula 1, che poi è già morta da quando i gran premi non sono più preceduti dalla sigla dell'eurovisione (per i Verstappini e gli Strollini che non hanno idea di che cosa stia parlando: K0M3 V1 Xm3Tt3t3???22??22??), ovvero una fase di stallo in cui non c'è davvero niente di nuovo di cui parlare, quindi ci si dedica ad argomenti triti e ritriti.
Siamo agli inizi di gennaio e, avendo avuto a disposizione una settimana di ferie e avendo cercato di dedicare questa settimana alla lettura di romanzi e alla visione di film, mi è rimasto solo poco tempo da dedicare alla Formula 1 (sì, lo so, state pensando che per "poco tempo" intenda "diverse ore al giorno"... e avete ragione). Una delle attività F1-centriche a cui mi sono dedicata è stata scovare una fan fiction incompleta scritta da una fungirl americana diversi anni fa, che mi ha aperto gli occhi su un comportamento dei fan fiction writers che mi era sfuggito.
In realtà non mi era sfuggito del tutto. Non so se avete presente quelle scene tipiche da romanzo poliziesco degli anni '40 in cui il soggetto random che sta svolgendo le indagini al posto degli inetti agenti di Scotland Yard si mette a bofonchiare cose del tipo "mi è venuto in mente qualcosa per un attimo, pensando a [argomento random che non c'entra nulla con tutto il resto], ho visto la luce e tutto mi è apparso chiaro, ma non capisco che cosa mi sia venuto in mente e che cosa mi sia chiaro". Di solito, più o meno nell'ultimo capitolo, costui o costei si renderà conto di che cosa ha notato e di che cosa ha sempre avuto sotto agli occhi senza mai farci caso, proprio nello stesso modo in cui i miei lettori in questo momento avranno sotto agli occhi il genere letterario a cui mi sono dedicata maggiormente in questi giorni.

Ebbene, la fan fiction che ho letto è stata la cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso, quella che mi ha messo davanti agli occhi qualcosa che, sotto sotto, avevo sempre saputo, ma della quale ero sempre stata velatamente consapevole: alle tante ragioni che portano i fan fiction writers a scrivere fan fiction ce n'è anche una che raramente viene presa in considerazione.
Sia chiaro, rimane il solito messaggio di fondo: le autrici spesso sognano a occhi aperti di lavorare nel mondo della Formula 1 e di fidanzarsi con un pilota, arrivando spesso a scrivere palesi self-insert, gli autori spesso si divertono a immaginare se stessi nei panni di un pilota, scrivendo anche in questi casi palesi self-insert...
Mi riferisco, ovviamente, alla gran parte di fan fiction writers che scrivono fan fiction perché ispirati principalmente dall'idea di mettere nero su bianco i propri sogni e le proprie ambizioni. Non è una cosa grave. Anzi, è una cosa normale. Se ci fossero persone che, oltre a fidanzarsi o a fare sesso, sognassero a occhi aperti anche qualcos'altro, potrebbero uscirne addirittura trame interessanti e sopperire all'assenza di fantasia, dove per "assenza di fantasia" intendo la poca capacità di inventare vicende che vadano oltre quelle che all'autore o all'autrice piacerebbe vivere.
Torniamo a noi, parlando strettamente di fan fiction a tematica Formula 1. In molti casi la fan fiction prevede un pilota immaginario. Questo pilota immaginario (o questa, eventualmente), generalmente è l'alter-ego di chi scrive. Deve essere piazzato sulla griglia di partenza, in qualche modo. Il modo migliore per farlo è piazzarlo al posto di qualcuno che ha perso il volante. Il punto è: COME scegliere a chi far perdere il volante?
Ci sono varie strade. C'è quella di metterlo al posto di qualcuno che è totalmente inutile ai fini della trama, spesso perché non è figo o interessante abbastanza per avere una trama che ruoti intorno a sé.
A volte vengono addirittura inventate ragioni non infamanti per cui il pilota poco interessante perde il volante ai fini della fan fiction: Raikkonen si è ritirato perché ormai ha un'età, quindi si è liberato un posto in Ferrari, Alonso ha deciso di passare definitivamente nel WEC, quindi qualcuno dovrà pure sostituirlo in McLaren, Hulkenberg ha deciso di ritirarsi dalle competizioni per la propria impossibilità di lottare stabilmente per il podio, cosa che lo faceva molto deprimere, avanti al suo posto...
A volte le ragioni non vengono nemmeno inventate: quando scrissi quella che più considero il trash delle mie fan fiction motoristiche (quando scrivevo ancora fan fiction motoristiche in chiave seria) feci esordire Tina Menezes, una che ad ogni modo non rappresentava né me né i miei desideri professionali o sentimentali, in Redbull al posto di Webber, feci tornare Webber in Williams da dove era arrvato anni prima e, così facendo, lasciai Maldonado senza un volante. La fan fiction era ambientata nel 2011. Semplicemente, in quell'universo, o Maldonado non era mai arrivato in Formula 1, oppure era in qualche scuderia di infimo livello. Dato che in quella fan fiction chi si trovava in scuderie di infimo livello aveva poche menzioni o non era menzionato affatto, mi ero comportata in un modo che richiama molto l'opzione precedente. Invece di far avere una crisi mistica che spingesse Webber a ritirarsi dalle competizioni, nonostante l'età potesse giustificare la cosa, avevo preferito "parcheggiarlo" altrove al posto di qualcuno che con la trama non c'entrava nulla e, dato che la storyline lo permetteva, semplicemente non avevo fatto debuttare uno dei piloti che avevano effettivamente debuttato in quella stagione. Poi sì, non è che stravedessi così tanto per Maldonado prima di rendermi conto della sua natura di inequivocabile trollone, quindi la cosa avrà anche contribuito, ma in quella vecchia fan fiction sono tanti i piloti mai citati e nulla lasciava pensare che Maldonado fosse davvero a piedi. Per quanto emerge dalla trama, poteva anche essere alla HRT al posto di Karthikeyan... La cosa più preoccupante, forse, è che io abbia scritto una fan fiction in cui era Karthikeyan a non avere importanza.

Oltre a questi casi ce ne sono altri. Ci sono quelli, e qui veniamo finalmente al fulcro del mio discorso, in cui a un pilota viene fatto perdere il volante, in modo più o meno rilevante per la trama, per il semplice desiderio di screditarlo. A volte non è nemmeno necessario far perdere il volante a tale pilota (anche se poi lo perderà, per via della giustizia divina che regola le fan fiction motoristiche e che tutela i personaggi dolci e kawaii, a condizione che abbiano dei bellissimi occhioni azzurri), quello che basta è screditarlo. Quindi ecco che i piloti iniziano a comportarsi da bulli o diventano stupratori seriali.
Nella fan fiction che ho letto, ambientata nel 2013 e scritta verosimilmente da una fungirl di Perez, il protagonista era proprio il pilota messicano che, al volante di una McLaren, otteneva risultati decisamente migliori rispetto a quelli ottenuti da lui e dalla McLaren nella realtà nel corso di quella stagione. O meglio, in certi casi otteneva risultati migliori, negli altri casi era vittima di incidenti o malori che, nel giro di pochi gran premi, l'hanno fatto finire in ospedale in numerose occasioni. La maggior parte degli altri piloti erano tutti suoi amici, in quella fan fiction, l'unico che all'inizio lo trattava male ammetteva di averlo trattato male perché era invidioso del suo talento puro e cristallino... ma c'era comunque una pecora nera e - guess what? - la pecora nera era di nazionalità venezuelana. In quella fan fiction, secondo la dura legge dei mille pesi e delle mille misure, Hamilton mandava il povero Gutierrez a sfracellarsi contro le barriere durante una sessione di prove libere e, dopo essere andato personalmente a raccoglierlo con il cucchiaino, veniva visto come un eroe, mentre la pecora nera, colpevole di avere provocato un contatto con altra vettura, aveva contro mezzo paddock. Infine la pecora nera aggrediva Perez in modo del tutto decontestualizzato, dopodiché gli veniva revocata la superlicenza e veniva sostituito da Bruno Senna, con grande soddisfazione di tutto il paddock, che probabilmente condividevano con l'autrice la convinzione che Bruno Senna fosse un graziosohhhh figonehhhh con le lentigginihhhh, quindi più adatto ad avere qualche genere di relazione slash con altri piloti, mentre Pastorone era bruttohhhh e kattivohhhh perché provocava molti incidenti. Anzi, Pastorone era bruttohhhh, quindi di conseguenza era anche kattivohhhh e i suoi incidenti venivano demonizzati nonostante fossimo in un contesto in cui ogni tre per due qualcuno finisse in ospedale e, da quando emergeva dalla trama, nessuno era finito in ospedale a causa di Pastorone.
Purtroppo la fan fiction è stata lasciata incompleta, non sapremo mai se a Pastorone sia stata restituita la superlicenza, non sapremo mai se Bruno Senna abbia avuto la possibilità di andare a gareggiare in Formula E e in endurance, non sapremo mai se Hamilton si sia finalmente accorto di essere innamorato di Gutierrez come si capiva essere intenzione dell'autrice, ma soprattutto non sapremo mai quale escamotage avrebbe usato l'autrice per far vincere il titolo a Perez...
Tuttavia, tutto quello che sappiamo è che l'autrice ha deciso di utilizzare la propria fan fiction per far passare un importante messaggio di fondo: "i piloti fighi sono tutti dei santihhhh subitohhhh e i piloti non fighi devono essere radiati a vita dalle competizioni". Vista la legge universale del basta che respiri, sembra molto chiaro che i piloti sono fighi tutti, con l'esclusione di uno.

Siamo agli inizi di gennaio, siamo agli inizi di un nuovo anno e finalmente ho avuto chiara e cristallina davanti a me la ragione delle "fandom war" o come si chiamano, fenomeno che per la Formula 1 è molto meno frequente che per i personaggi di fantasia.
Mi ero sempre chiesta perché ci fosse così tanta gente che litigava per questioni legate a personaggi di fantasia, fan fiction e ship, ma adesso l'ho capito: funziona così un po' ovunque, molti fan fiction writer hanno l'abitudine di prendere i personaggi che non apprezzano e di "screditarli". È la stessa cosa che succederebbe tra le fungirl del mondo dei motori, se non fossero tutte d'accordo sulla solita legge universale: sono tutti fighi, tranne uno. Povero Pastorone, nato con gli occhi castani invece che con gli occhi azzurri...

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Milly Sunshine