Piccola sfida: ho estrapolato una parte del mio post
togliendo il nome del pilota di cui stavo parlando. Fate uno sforzo di
immaginazione e cercate di capire quale nome ci fosse al posto degli asterischi
in questo frammento:
** sembrerebbe, a
vedersi, tutto tranne che un bad-boy. Però è considerato un bad-boy, questo è
un dato di fatto e le cose non cambieranno. È inutile girarci intorno: una
volta che hai una reputazione te la tieni. Se ti chiami ** e vai a sbattere
contro qualsiasi cosa abbia consistenza solida, sia essa un muro o un’altra
vettura, è un affare internazionale. Se ti chiami in un altro modo e fai la stessa
cosa, se ne parla nei cinque minuti successivi e poi chi si è visto si è visto.
Se ti chiami ** e vieni coinvolto tuo malgrado in un incidente, sarai tu quello
che tra anni e anni la gente si ricorderà per essere finito in mezzo a
quell’incidente. Se ti chiami in un altro modo tra anni e anni nessuno si
ricorderà che sei finito in mezzo a quell’incidente... anche se tu stesso l’hai
provocato. Se ti chiami ** e la vettura ti lascia a piedi, qualcuno troverà un
modo per decretare, tramite la discutibile pratica del “double standard” che è
colpa tua. Se ti chiami in un altro modo... “oh, my poor baby, I’m crying”. Se
ti chiami ** e, quando nessuno se lo aspettava, per una volta lasci che
Fernando Alonso ammiri il tuo retrotreno, guadagnerai solo l’ammirazione da
parte dei detrattori di Alonso. Non per il risultato, sia chiaro, ma perché
“OMG! perfino quel Br0Kk0 l’ha messo in quel posto ad Alonso! Festa nazionale!”
Avete pensato?
Vi siete sforzati di essere fantasiosi?
Suppongo di sì, e immagino che siate arrivati alla vostra
conclusione.
Non avrete capito perché dico che la Formula 1 sia
ciclica nelle piccole cose, ma avrò tutto questo post a disposizione per
spiegarvelo.
Tutto è iniziato quando ho avuto un lampo di genio(?) e
sono andata a ripescarmi una vecchia email scritta a un’amica subito dopo la
fine del campionato di Formula 1 del 2007, scoprendomi peraltro una grande
anticipatrice dei tempi: in quel commento facevo un pronostico per il 2008
osservando che la Ferrari sarebbe stata uno dei team favoriti per il titolo ma
che ritenevo difficile una supremazia assoluta di Raikkonen nei confronti di
Massa (che infatti alla fine ha fatto meglio di Raikkonen) e che, oltre alla
McLaren, si sarebbe potuto inserire nella lotta per il titolo anche un pilota di
un altro team, probabilmente BMW o Renault (caso curioso: Kubica è stato
effettivamente in lotta per il titolo fino alla penultima gara per quanto
riguarda la BMW; la Renault invece non è mai stata candidata al titolo, però
Alonso è l’unico pilota non Ferrari e non McLaren ad avere ottenuto due
vittorie nel 2008).
Il motivo per cui sono andata a ripescare quell’email
(che ovviamente non riporterò, visti i deliri motoristici che temo ci siano
scritti - ne ho visto uno molto inquietante nella top-5 dei miei momenti
preferiti del 2007, dato che mettevo tra i momenti più pittoreschi qualcosa
che, se accadesse al giorno d’oggi, mi farebbe voglia di sbattere la testa
contro lo spigolo più vicino urlando che non ha senso dare la colpa di tutte le
disgrazie a chi questa colpa, di fatto, non ce l’ha - e visto che andrei molto
off topic), è un osservazione che non sapevo dove fosse, ma di cui ricordavo un
termine: “ciclica”. Quindi mi sono armata di CTRL+SHIFT+T e l’ho trovata nel
file Word delle email motoristiche scritte a quella mia amica tra il 2005 e il
2009 (728 pagine word).
Se non altro, la frase che contiene l’affermazione
secondo cui la storia della Formula 1 sarebbe ciclica, è formulata in modo da
non farmi dubitare al 100% del mio equilibrio mentale dell’epoca. La frase in
questione, che io ricordavo come “a volte la storia della Formula 1 è ciclica”,
è “secondo alcuni, in particolare sui blog, la storia della Formula 1 sarebbe
ciclica”. Lasciando stare i blog che consultavo all’epoca (ipotetici commenti
standard: “Tutti i piloti della storia della McLaren sono stati dei bR0Kk1! Quelli
che hanno vinto dei titoli con la McLaren hanno vinto solo per cu*o e non per
merito rendendo la storia della Formula 1 falsata!!!111 Senna è il mio idolo ed
è stato il pilota più forte di tutti i tempi!!!111!!!” “Spero che tu ti renda
conto di esserti appena contraddetto da solo.” “Tu sei un tifoso di Alonso
quindi non ne capisci niente di Formula 1 e ci scommetto che non sai chi siano
gli attuali piloti!” “Veramente il mio pilota preferito è Button.” “E chi
sarebbe?”), ritengo meno preoccupante che un’osservazione del genere sia uscita
da qualcun altro e non da me, e che io mi sia semplicemente soffermata a
riportarla, osservando che a volte qualche “coincidenza” c’era, come ad esempio
il fatto che sia Schumacher sia Alonso avessero cambiato team dopo avere vinto
due titoli con un team che, al momento del loro ingaggio, non era visto come un
team di primissima fascia. Sfortunatamente per Alonso, la storia della Formula
1 non è così tanto ciclica, direi oggi.
Dopo questa lunga premessa veniamo all’argomento del
post: Takuma Sato.
Ora qualcuno mi dirà: “Sato?! Che cosa c’entra Sato, se
finora hai parlato del 2007 e del 2008 e hai parlato di Schumacher e di Alonso?
Effettivamente è vero, Schumacher e Alonso non c’entrano
nulla con tutto ciò, ma la questione della “Formula 1 ciclica” sì. Sono andata
a rileggermi quella frase, e una piccola parte di quel commento, proprio per
Sato. Sfortunatamente quella frase l’ho scritta nel 2007 e non nel 2005, perché
l’anno in cui più di ogni altro Sato si dimostrò un seminatore di caos fu il
2005. Fu un anno terribile, anche dal punto di vista della classifica: 1 punto
conquistato in tutta la stagione, contro i 34 o 35 conquistati da Button, all’epoca
suo compagno di squadra alla B.A.R., che si apprestava a diventare Honda e a
mettere a piedi lo stesso Sato, ingaggiando Barrichello al suo posto, scelta
peraltro molto comprensibile. Poi va beh, Sato andò alla Super Aguri e accadde
tutto quello che accadde, ovvero quello che viene continuamente sminuito,
perché nessuno si ricorda più della Super Aguri che ha conquistato punti
soltanto due volte in tutta la sua storia, ma l’ha fatto con grande stile,
specie in occasione del sesto posto del gran premio del Canada 2007. Questa,
però, è un’altra storia. Torniamo a Sato, che è il punto di partenza, anche se
immagino che ci siano stati altri piloti con la stessa reputazione prima di
lui.
Takuma Sato, in Formula 1, è stato un pilota mediamente
veloce, molto propenso al caos e autore di un paio di performance inaspettate
(quelle già citate). All’epoca in cui correva in Formula 1 veniva considerato
da molti uno dei “peggiori piloti di sempre”. Nel 2013 su un social network a
cui sono iscritta ho letto (e fortunatamente non mi sono venuti i capelli
bianchi, nonostante lo temessi) di una persona che lo paragonava, per risultati
in Formula 1, a nientemeno che Yuji Ide.
Nonostante sia (stando agli utenti di Answers Yahoo USA
di qualche anno fa) uno dei piloti non americani preferiti dagli appassionati
americani di Indycar, che lo apprezzano per il suo stile di guida irruento,
talvolta da kamikaze, con un certo retrogusto di propensione alla ca**ata,
viene tuttora spesso criticato, anche piuttosto pesantemente, soprattutto dal
fanbase Indycar costituito da appassionati di Formula 1 che guardano la Indycar
come riempitivo quando la Formula 1 non c’è.
Tornando al discorso 2005, quella fu la stagione più
terribile della sua carriera. Collezionò anche un incidente con una Ferrari
(Michael Schumacher, Belgio 2005) e con un pilota italiano (Jarno Trulli,
Giappone 2005), cosa che gli attirò ben poche simpatie in Italia. Una volta,
non ricordo se in telecronaca o a “Pole Position”, si scherzava appunto sui
suoi risultati... insomma, quelle battute con un retrogusto da bar a proposito
dei suoi incidenti.
Mio padre, che stava guardando la gara, osservò
distrattamente: “Oh, ce l’hanno proprio con questo Sato, eh? Cos’ha fatto
stavolta? Non è che può essere SEMPRE colpa sua.”
Io replicai: “Sì, però di casini ne ha fatti.”
Vero.
Verissimo.
Di casini ne aveva fatti. Una decade più tardi, però,
riconosco che, nonostante l’attenzione di mio padre per la Formula 1 fosse
inferiore alla mia, ci aveva visto giusto. Per dirla come va detta: diamogli le
colpe che ha, non inventiamocene delle altre giusto per divertirci di più. Non
inventiamoci che con il suo modo di guidare un giorno o l’altro ammazzerà
qualcuno, anche perché è infinitamente raro che un incidente mortale sia
provocato da una ruotata che un pilota rifila a un altro pilota. Nel 99% dei
casi si finisce tutti e due in giro per i prati e, in caso nessuno dei due sia
un contendente al titolo, due minuti più tardi si finisce nel dimenticatoio,
sempre che uno dei due non abbia un curriculum da bad-boy da aggiornare.
GUESS WHAT? ...Takuma Sato sembrerebbe, a vedersi, tutto
tranne che un bad-boy. Però è considerato un bad-boy, questo è un dato di fatto
e le cose non cambieranno. È inutile girarci intorno: una volta che hai una
reputazione te la tieni. Se ti chiami Takuma Sato e vai a sbattere contro
qualsiasi cosa abbia consistenza solida, sia essa un muro o un’altra vettura, è
un affare internazionale. Se ti chiami in un altro modo e fai la stessa cosa,
se ne parla nei cinque minuti successivi e poi chi si è visto si è visto. Se ti
chiami Takuma Sato e vieni coinvolto tuo malgrado in un incidente, sarai tu
quello che tra anni e anni la gente si ricorderà per essere finito in mezzo a
quell’incidente. Se ti chiami in un altro modo tra anni e anni nessuno si
ricorderà che sei finito in mezzo a quell’incidente... anche se tu stesso l’hai
provocato. Se ti chiami Takuma Sato e la vettura ti lascia a piedi, qualcuno
troverà un modo per decretare, tramite la discutibile pratica del “double
standard” che è colpa tua. Se ti chiami in un altro modo... “oh, my poor baby,
I’m crying”. Se ti chiami Takuma Sato e, quando nessuno se lo aspettava, per
una volta lasci che Fernando Alonso ammiri il tuo retrotreno, guadagnerai solo
l’ammirazione da parte dei detrattori di Alonso. Non per il risultato, sia
chiaro, ma perché “OMG! perfino quel Br0Kk0 l’ha messo in quel posto ad Alonso!
Festa nazionale!”
Non progettavo di mettere quest’ultimo paragrafo in cima
al post togliendo il nome di Sato e sostituendolo con gli asterischi. L’ho
fatto solo quando, andando avanti nel redigere il mio resoconto, mi sono
accorta che quello che volevo scrivere si stava già scrivendo da solo. Mi
sarebbe bastato solo non andare troppo nello specifico nel descrivere
l’episodio che aveva a che fare con Alonso (Canada 2007, dato che stiamo
parlando di Sato) per fuorviarvi completamente, perché sono certa che gran parte
di voi, leggendo quel paragrafo privo dei riferimenti dati in un secondo
momento, abbia creduto che il nome da sostituire alle ** fosse quello di
Maldonado.
La conclusione, quindi, è che di tanto in tanto qualcosa
di ciclico avviene, quando si tratta di piccole cose, come ad esempio eleggere
qualcuno al ruolo di bad-boy ufficiale.
Ciò non significa che chi viene visto come un bad-boy in
pista non sia davvero un bad-boy in pista. Significa solo che, una volta che
hai l’etichetta del bad-boy incollata addosso, inevitabilmente il giudizio su
ciò che ti succede è influenzato dalla tua reputazione.
La macchina di Sainz va a fuoco? Oh, povero bambino
innocente!!!111!!!111! qualcuno gli porti un ciuccio e un aeroplanino
telecomandato!!!111!!!!11!!! e mi raccomando, assicuriamoci che papà Sainz non
si dimentichi di dargli il bacio della buonanotte!!!111!!!!11!!!
La macchina di Kovalainen va a fuoco? Yeaaaaaahhhhh,
Kovalainen, l’Angry Bird pompiere, che idolo!!111!!
La macchina di Maldonado va a fuoco? Schifoso assassino
sterminatore di giovani promesse, seminatore di morte e distruzione, cos’hai
fatto a quel motore???22????!!!11!!
Peraltro parlare di “double standard” è a mio parere un
controsenso. Non esistono due pesi e due misure, ma piuttosto mille pesi e
mille misure, il che è quello che sostengo ormai da anni.
Disclaimer: al
fine di evitare polemiche del tipo “sì, ma questo è migliore di quell’altro” ci
tengo a specificare che, con un’accurata lettura del post stesso, dovreste
avere chiaro che non si stava paragonando le prestazioni di nessuno a quelle di
nessun altro.
"Hamilton non è in grado di gestire le gomme", ad esempio, lo sostengono anche in telecronaca. Purtroppo anche le facce positive delle mille medaglie sono travolte da un gruppone di pregiudizi.
RispondiEliminaPer fortuna è andato in Mercedes abbastanza tardi da non dovere sentire quella storiella ogni due secondi contati. ;-)
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