sabato 20 febbraio 2016

Il decalogo della perfetta Motorsport Tumblrer

DISCLAIMER: questo post ha contenuti alquanto sarcastici su un sito web di cui parlo abbastanza spesso e sul quale ho una lunga esperienza personale; seppure sia ampiamente ispirato da fatti realmente accaduti non cita altro che eventi generici che potrebbero essere all’ordine del giorno su tale sito web. Mi dispiace per chiunque dovesse leggere questo post e sentirsi offeso, ma il mio suggerimento è uno solo, ovvero quello di porsi delle domande.

Here we go!

Hai sempre sognato di dire la tua sul mondo del motorsport in un luogo dal quale raggiungere il grande pubblico? Hai sempre pensato che Facebook fosse troppo sgrammaticato? Hai sempre pensato che Twitter con i suoi 140 caratteri fosse troppo limitativo? Hai sempre pensato che, se avessi iniziato a tenere un blog, avresti avuto in totale due follower (tua nonna e la tua compagna di banco, ovviamente; solo uno nel caso in cui tua nonna non sappia nemmeno che cosa sia un blog) e non avresti avuto l’appagamento che speravi? Hai sempre desiderato qualcosa di alternativo, in cui andare a esprimere il tuo parere? Ecco, allora, in tal caso, potresti soffrire del Complesso della Motorsport Tumbler.
Il Complesso della Motorsport Tumbler può riguardare soggetti di ogni età. Può anche riguardare soggetti di ogni “gender”: ci sono anche del Tumbler Boys, che nel settore Motorsport di Tumblr si comportano esattamente come le Tumblrere, commentando notizie e immagini in modo sommario, arricchendo i post di frasi fatte già dette e ridette, probabilmente scopiazzate dal blog della Tumbler Friend di turno e infarcite di luoghi comuni sulla Formula 1 moderna e sulle fantasie tumblrere sulla Formula 1 moderna... e ovviamente ci sono anche Tumblrer Unicorns e Tumblrer Stars, ma direi di soprassedere sull’unicorn-gender e sullo star-gender.

Hai due possibilità:
1) fuggire a gambe levate;
2) arrenderti all’evidenza e diventare una Motorsport Tumbler.

Nel probabile caso in cui la fuga sia andata male, ecco di seguito le istruzioni per diventare una perfetta Motorsport Tumblrer.

1. Sogno nel cassetto: lavorare nel mondo del motorsport
Non puoi essere una vera appassionata di motori se, nel momento preciso in cui te ne appassioni, tu non decida di dedicare tutta la tua vita al motorsport. In che modo? Decidendo che il tuo scopo è quello di lavorare nel mondo del motorsport.
Come riuscirci? Ovviamente puoi abbandonare il corso di laurea in neuropsichiatria infantile un mese prima di presentare la tesi di laurea, per metterti a studiare giornalismo, nella speranza di lavorare per Sky Sport. Oppure puoi iniziare a studiare ingegneria meccanica, con l’intento di finire in Ferrari.
O almeno, dato che sai che tutto ciò non accadrà mai, e non solo non lavorerai nel mondo della Formula 1, ma se passi tutto il giorno su Tumblr non prenderai nemmeno la laurea in giornalismo o in ingegneria, fingi che il tuo obiettivo sia questo.
Per compensare il fatto che non andrai mai ad affiancare Martin Brundle in telecronaca, puoi sempre scrivere articoletti di una pagina per il tuo Tumbrl. Se non hai voglia di scrivere, invece, puoi registrare un video di due minuti contati e pubblicare quello.
Corollario: non c’è niente di più “offensive” della gente che sostiene di essere appassionata di motori ma di non avere avuto fin dalla nascita il sogno innato di diventare pilota, ingegnere o giornalista sportivo, a parte la gente che sostiene che, quando fino all’altro ieri il tuo chiodo fisso non era la Formula 1 ma l’equitazione, avevi obiettivi molto diversi.

2. Guarda al futuro: la Formula 1 è nata oggi
Non bisogna essere ancorati al passato. Il passato non esiste, a meno che il tuo dovere di fan non ti imponga di scrivere fan fiction slash in cui François Cevert si struscia contro i pantaloni a quadretti di Jackie Stewart (sì, esistono, d’altronde Cevert aveva gli occhi azzurri). Anche in tal modo, comunque, si esaurisce in pochi secondi. Le fan fiction sono le fan fiction, e sono lo svago di una “serious future motorsport journalist”, per i momenti in cui non si occupa di fare seria informazione.
Corollario: nessun pilota del passato è esistito veramente, a parte Jos Verstappen perché ha un figlio che corre in Formula 1.
Corollario II: diversamente da Jos Verstappen, Jan Magnussen e Jonathan Palmer non esistono e i rispettivi figli si sono auto-generati (nel senso che le loro auto, rifiutandosi di essere guidate da Maldonado, li hanno partoriti).

3. Guarda al passato: la Formula 1 è nata oggi, ma qualcuno sostiene che non sia così
Il lato negativo dello scrivere per il grande pubblico è che alcuni soggetti estremamente “offensive” sostengono che la Formula 1 abbia un passato. Ovviamente non ce l’ha e, nel caso ce l’abbia, è del tutto irrilevante, perché quello che conta è guardare al futuro, poco importa che tu voglia diventare una giornalista del motorsport e che qualche minima conoscenza tu debba averla... quelle sono tutte cavolate che i “fake fans” si inventano per giustificare il loro status di “fans” nonostante siano “fake fans”. Quindi apri bene gli occhi, metti tra i “following” qualche blog in cui vengono pubblicate fotografie retrò e non preoccuparti minimamente della differenza tra il 1950 e il 2015, perché tanto è genericamente passato e il suo solo scopo è quello di non essere impreparata.
Corollario: parlando della Formula 1 moderna, infarcisci le tue frasi di termini del tutto decontestualizzati che facciano capire che conosci alla perfezione il passato della Formula 1. Termini suggeriti: “Bridgestone”, “rifornimenti di benzina”, “Ayrton Senna”, “dominio Ferrari”.

4. Arricchisci ogni tuo commento con i “double standards”
Una “serious motorsport blogger” deve avere come scopo nella vita quello di perseguire la serietà e il modo migliore per riuscirci è quello di non usare due pesi e due misure a seconda del colore della tuta indossata da un pilota. No, figuriamoci, i “double standard” si usano soltanto immaginandosi il pilota in questione senza tuta. A seconda del gradimento associato, il pilota diviene un “precious cinnamon roll too good to be true” oppure un “pure evil”. I “cinnamon roll” sono il bene assoluto, i “pure evil” sono il male assoluto.
Corollario: un pilota diviene automaticamente un “cinnamon roll” nei seguenti casi: 1) ha gli occhi azzurri, 2) è latino-americano, 3) è francese, 4) non è “problematic” e “offensive”, 5) è un “precious baby”, 6) è attraente, 7) si scatta dei selfie a petto nudo con l’orlo delle mutande che gli esce dai pantaloni e li pubblica su Instagram, 8) è alto un metro e un tappo, 9) non è giapponese (dove per giapponese si intende genericamente qualunque asiatico con gli occhi con taglio a mandorla), 10) non è indiano (dove per indiano si intende genericamente qualunque asiatico con gli occhi con taglio non a mandorla).
Corollario II: un pilota pagante “cinnamon roll” è un pilota talentuoso il cui talento è riconosciuto dagli sponsor che pagano per farlo correre, un pilota pagante “pure evil” è il male assoluto ed è un brocco che ruba il volante a un pilota pagante “cinnamon roll”.

5. Boicotta la Formula 1 quando accadono cose veramente gravi
Purtroppo la Formula 1 è spesso infangata da eventi di grave entità, per esempio il fatto che Nicolas Hulkenberg non abbia mai vinto un gran premio o il fatto che Alexander Rossi non abbia mai disputato una stagione completa o che quando ci sono appena 40 gradi a Sepang Carmen Jordà osi indossare maglie scollate e pantaloncini corti “offensive” e “anti-feminist”.
Queste sono ovviamente ragioni più che valide per smettere di punto in bianco di seguire la Formula 1, nonostante fino a tre minuti prima tu stessi progettando di investire tutti i tuoi risparmi, di vendere il motorino, di chiedere un prestito alla nonna, di vendere l’anima al diavolo e soprattutto di organizzare una campagna di “crowdfunding” per pagarti un viaggio dall’altra parte del mondo per assistere a un gran premio insieme ai Tumblrer Friends di turno.
Corollario: chiunque non segua il tuo B0iK0tTàGG10!!111!!!11!! perché ugualmente affascinato dalla Formula 1 nonostante l’assenza di vittorie di Hulkenberg o la non-presenza costante di Rossi o il fatto che la Jordà non abbia l’abitudine di andare in giro con una salopette da operaio metalmeccanico, non è un “true motorsport fan”.
Corollario II: il passo successivo è insinuare che ogni volta in cui Hulkenberg si mette al volante di una vettura anziché stare seminudo davanti alla fotocamera del cellulare sia “offensive” e che sia frutto di un “brainwashing”.

6. Manda messaggi anonimi a chi non è un fan dei “cinnamon roll”
Ogniqualvolta qualcuno osa insinuare, anche minimamente, che il “cinnamon roll” di turno non è al primo posto nella classifica dei piloti di maggiore successo della storia della Formula 1 (in cui al primo posto svetta ovviamente Nico Hulkenberg, seguito da Jean-Eric Vergne), inizia a scrivergli/le messaggi anonimi con frasi sconnesse e decontestualizzate contro i suoi piloti preferiti. Se non sai quali sono i suoi piloti preferiti, vai a caso.
Corollario: per insinuare che il “cinnamon roll di turno” non sia il miglior pilota di tutti i tempi basta anche scrivere qualcosa che non abbia nulla a che vedere con il pilota stesso, ma che non insulti palesemente i piloti che la sostenitrice del “cinnamon roll” di turno detesta fortemente, o basta anche menzionare il nome di piloti più vincenti di lui.

7. Vedi la Formula 1 come un campo di battaglia per la social justice
La Formula 1 e il resto del motorsport in generale è un eterno campo di battaglia in cui comportarsi come social justice warrior accaniti, arrampicandosi sugli specchi pur di trovare segnali di discriminazione e “oppression” tra i piloti, nonostante in qualità di milionari generalmente non sappiano nemmeno dove l’“oppression” stia di casa.
Corollario: l’obiettivo della “social justice” motoristica è generalmente quello di snaturare qualunque problematica sociale riducendola a fatti irrilevanti: al mondo non c’è niente di più sessistahhhhh di Susie Wolff che si fa chiamare Wolff con il cognome del marito come se ne fosse una proprietà, non c’è niente di più razzistahhhhh che tifare per un pilota non appartenente a una minoranza etnica (il concetto di “minoranza etnica” significa tutto e niente su un sito è convinzione generale che i giapponesi che vivono in Giappone, i congolesi che vivono in Congo, i messicani che vivono in Messico, ecc... siano minoranze etniche perché lo sarebbero se vivessero negli States) e soprattutto non c’è peggiore espressione dello sfruttamentohhhhh minorilehhhhh del fatto che il povero Max Verstappen sia stato costretto dal padre a diventare pilota.

8. Parla di continuo di quanto siano “cute” i tuoi “cuties”
Uno degli obiettivi che ogni “true motorsport fan” dovrebbe porsi è quello di sbandierare ai quattro venti, a ogni ora del giorno e della notte, osservazioni su quanto siano belli, affascinanti, sexy e quant’altro i piloti... perché il tuo scopo non deve essere quello di guardare la Formula 1 perché i piloti sono belli, affascinanti e sexy, ma solo per verahhhhh passionehhhhhh, ma non devi fare assolutamente niente per convincere la gente del contrario, se non ignorare completamente chi cerca di fare un discorso serio relativo a questioni motoristiche.
Corollario: le persone che non tifano per piloti comunemente noti come “cuties”, “precious babies”, “precious sons” o... *rullo di tamburi e attesa* ...nientemeno che “precious cinnamon rolls too good to be true” sono da ritenersi nemici della società.

9. Attribuisci a ciascuno il proprio ruolo nel mondo del motorsport
È più che necessario che ciascun soggetto facente parte del mondo del motorsport sia ben definito, in modo da non perdere per strada l’ottenimento di obiettivi personali, come ad esempio quello di avere messo al mondo dei figli attraenti secondo i Tumblr standard del gusto estetico.
Corollario: in questa ottica Michael Schumacher è il padre di un figonehhhhh biondohhhh con gli occhi azzurrihhhhh che corre in Formula 4, mentre Alain Prost è il padre di un figonehhhhh francesehhhhh che corre in Formula E.

10. Lamentati
Come i tifosi da bar, la gente di Answers Yahoo e i nostalgici della Formula 1 retrò, anche nel tuo ruolo di Tumblrera del motorsport hai la possibilità, anzi, il dovere, di lamentarti ogni volta in cui è possibile, specie quando vengono approvate regole su questioni di vitale importanza, come la dimensione del numero di gara che il pilota deve avere sul casco o come i colori consentiti per la decorazione del casco stesso.
Corollario: il termine di paragone con il presente è generalmente un passato imprecisato che viene spesso etichettato come “l’epoca di Senna”, poco importanza che la Tumblrera di turno non sappia neanche lontanamente di che epoca si stia parlando, l’importante è citare a caso piloti del passato (nel caso il pilota in questione fosse un “figonehhhhh con le lentigginihhhh” il cui nipote “figonehhhhh con le lentigginihhhh” fa il telecronista e gareggia in Formula E, tanto meglio).


POSTFAZIONE: il mio computer non sembrava intenzionato a lasciarmi scrivere questo post, tanto che, quando l’ho iniziato e avevo scritto già tutta l’introduzione anche se ancora non l’avevo salvata, per motivi del tutto inspiegabili mi si è spento all’improvviso, di punto in bianco, costringendomi a cinque minuti di paranoie del tipo “Perché?!?! Perché un computer nuovo deve farmi uno scherzo del genere?” oltre che a riscrivere la suddetta introduzione. Alla fine, comunque, ce l’ho fatta e la guida delle Tumblrere D.O.C. ha visto la luce. #EpicWin.

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Milly Sunshine