STA INIZIANDO UNA NUOVA STAGIONE DI COMMENTI IRONICI.
PERCHÉ LI SCRIVI?
Non c'è solo un motivo, ma ce ne sono vari. Innanzi tutto
mi piace ricordarmi i gran premi nel corso del tempo. Qualcuno potrebbe
obiettare che, se fosse solo per quello, basterebbe scrivere degli articoli ben
dettagliati, piuttosto che i commenti ironici. È dannatamente vero, però per me
ricordare un gran premio non significa necessariamente ricordare nel corso di
quale giro siano iniziati i pit-stop. A volte può essere più interessante
ricordarsi di quello che ha urlato via radio il pilota che si trovava in ultima
posizione mentre gli altri rientravano ai box. Nei miei commenti cerco di dare
importanza a ciò che alle fonti "serie" (sia professioniste sia
amatoriali) sfugge. Se qualcuno si diverte leggendoli, ne sono lieta. Se
nessuno si diverte leggendoli pazienza, a me piace sia scriverli sia andare a
rileggerli e questo mi basta.
QUANDO SCRIVI, DI SOLITO? QUANTO TEMPO CI METTI?
In realtà non c'è un "quando scrivo". Certi
commenti vengono compilati alla velocità del suono, per scriverne certi invece
impiego una settimana o oltre. Certi li scrivo passo passo durante il weekend,
certi li scrivo alla fine. Quelli che scrivo passo passo durante il weekend a
volte mi sembrano già perfetti così, altre volte devo revisionare quello che ho
già scritto. Non c'è una regola ben precisa, né mi prestabilisco dei tempi. C'è
solo una buona regola: ritengo più che opportuno pubblicare il commento a un
gran premio prima che si svolga il gran premio successivo.
Quanto tempo ci metto? È completamente variabile anche
quello. Posso scrivere un commento alla velocità del suono, in certe occasioni.
Dipende più dall'ispirazione che dal tempo (quello lo trovo, a costo di dormire
due ore di meno) e dall'avere chiara l'impostazione che voglio dare al
commento.
COME SONO NATI I DIALOGHI IMMAGINARI?
I dialoghi immaginari non erano una cosa che pensavo di
portare su un blog, un giorno. Dovevano essere una cosa strettamente privata,
quando i commenti li scrivevo per una persona soltanto e poi glieli inviavo via
email. Molti dialoghi riguardavano le battute che facevamo tra di noi e che
molte persone, a parte noi, difficilmente avrebbero capito, come le occhiaie
"da cadavere" di Petrov dello storico commento al GP di Turchia del
2010, in cui in un dialogo immaginario con Alonso le cui battute erano
testualmente: "sono il campione del mondooooooo!" "Dovrai
passare sul mio cadavere per sorpassarmi. Ti terrò dietro fino a farti pentire
di essere nato." ...Insomma, quando ho riletto quel commento a mesi e mesi
di distanza, dopo Abu Dhabi, ci sono rimasta talmente tanto che ho pensato
"ma sì, facciamo i dialoghi immaginari anche nei commenti studiati
appositamente per la rete, magari un giorno certe cose ci faranno spalancare
gli occhi per lo stupore, quindi facciamo sì che vedano la luce anche in
rete".
I dialoghi immaginari hanno visto la luce della rete e
sono diventati una parte integrante dei commenti. Ho pensato di smettere dopo
avere riletto una cosa che vista da un certo lato mi ha fatto spalancare gli
occhi per lo stupore, in senso negativo. Ci ho pensato ma ho deciso di non
smettere, quello che conta è fare maggiore attenzione a quello che scrivo.
IL COMMENTO CHE TI PIACE DI PIÙ? E QUELLO CHE TI PIACE DI
MENO?
Canada 2014, sia per una cosa sia per l'altra. Quel
commento era una parodia di "Chi vuol essere milionario" in cui Yuji
Ide rispondeva a quindici domande a risposta multipla sull'andamento del gran
premio. È stata una cosa molto diversa dalle altre volte e quindi mi è
piaciuta, ma allo stesso tempo non è una cosa che rifarei, perché incentrare un
commento su un personaggio "esterno" distoglie un po' l'attenzione da
quello che succede durante il gran premio. Quel gran premio è stato abbastanza
movimentato, ci sono stati incidenti e colpi di scena. Sarebbe stato molto
meglio, a rigore di logica, concentrarmi sui soggetti coinvolti e rendere il
commento colorito tramite dialoghi incentrati su tali incidenti e/o colpi di
scena, piuttosto che tagliare tutta quella parte per metterci in mezzo Ide
(stratagemma forse più adatto per un gran premio noioso).
PERCHÉ USI DIMINUTIVI O SOPRANNOMI PER I PILOTI? SONO
RIDICOLI.
So perfettamente che sono ridicoli. So perfettamente che
in un articolo serio non potrei mai scrivere che "Hammiiii e Britney si
stanno giocando il mondiale" perché l'uso di un diminutivo e di un
soprannome renderebbe immediatamente l'articolo una pagliacciata. Però in un
articolo serio di un bel po' di anni fa avrei potuto scrivere tranquillamente
che "Schumi e Iceman si stavano giocando il mondiale" e l'articolo
non avrebbe perso la sua serietà.
Se nessuno si scandalizza perché anche a quarant'anni
suonati Michael Schumacher veniva comunemente chiamato con un diminutivo da
scolaretto delle elementari o perché Raikkonen viene comunemente identificato
con un soprannome quantomeno bizzarro per l'uso che se ne fa, nei miei commenti
ho deciso di farne una parodia. Nomi o cognomi dei piloti vengono abbreviati,
quando suonano bene, oppure se non suonano bene ecco che spuntano soprannomi,
alcuni ispirati a soprannomi veramente utilizzati in termini scherzosi (Rosberg
= Britney, per esempio), altri inventati da me di sana pianta (se qualcuno
volesse spiegazioni relative alla storia che si nasconde dietro a un certo
soprannome, può ritenersi libero di chiedermele).
PERCHÉ USI LE ESCLAMAZIONI "OH MY DANI SMILE" E
"OH MY FELI CRY"?
Queste diciture, effettivamente, potrebbero essere di
difficile comprensione per chi non seguiva i miei commenti all'epoca della
nascita dell'esclamazione "Oh my Dani Smile".
Tutto è iniziato all'epoca in cui Alonso era ancora in
Ferrari e veniva osannato come divinità. L'esclamazione "Oh my God" è
stata trasformata in "Oh my Ferniiii", in riferimento al fatto che
Alonso veniva visto come un dio. Nel 2014, però, quando Ricciardo stava andando
meglio di Vettel alla sua prima stagione in Redbull, mi sembrava che venisse
osannato, specie dai tifosi della Ferrari, ancora di più che i piloti della
Ferrari stessi. Da "oh my Ferniiii" sono passata a "Oh my
Dani-Smile".
Nel corso del tempo ho perso per strada il suo
significato originario e da "Oh my Dani-Smile", dove
"Dany-smile" era scritto rigorosamente con il trattino ed è
testualmente il soprannome che ho dato a Ricciardo, si è spesso trasformata in
"Oh my Dani smile" senza trattino e quindi, assumendo che ci siano un
po' di virgole in realtà non scritte, traducibile in "Oh, mio Dani,
sorridi". Vista la propensione di Massa a commuoversi tanto quanto quella
di Ricciardo a sorridere, ho coniato anche l'espressione "Oh my Feli
cry", che in realtà uso più frequentemente perché mi sembra più comica.
Curiosità: di rado uso anche "Oh my Guti fly".
Altre esclamazioni che uso a volte sono "Oh ma
Sacrée Caterhàm" o "Oh ma Sacrée Marussià", da pronunciare con
accento francese, in quanto pronunciate da una versione parodizzata di Charles
Pic in una mia fan fiction dai contenuti abbastanza discutibili (c'erano di
mezzo i gufi mannari, le baguette e Grosjean che si faceva dei selfie davanti a
un panificio).
PERCHÉ PARLI DI TE STESSA IN TERZA PERSONA?
L'Autrice(C) parla di se stessa in terza persona perché
le piace fare così. Seriamente parlando, non saprei dire come e quanto sia
iniziata. So che nel 2003/2004, scrivendo racconti ironici con un'amica (non
quella a cui poi mandavo commenti ai gran premi), che di fatto erano una sorta
di fan fiction di noi stesse che viaggiavamo in una sorta di multiverso
precipitando in vari alternate universe, in certi dialoghi in stile copione, talvolta
facevamo intervenire "l'Autrice" e "l'Altra Autrice",
quindi presumo di essermi ispirata almeno in parte a quel format, nonostante
quei racconti non avessero nulla a vedere con i motori (in realtà sì: qualche
alternate universe motoristico credo proprio di averlo inserito).
Di fatto è una di quelle cose da prendere come un dato di
fatto: mi piace definirmi l'Autrice, naturalmente con il simbolo del copyright,
che a volte è una semplice "C" tra parentesi perché magari butto giù
il testo su Blocco note anziché su Word e non me lo corregge in automatico.
IL FORMAT DEI TUOI COMMENTI È CAMBIATO NEL CORSO DEGLI
ANNI?
Sì.
2005-2006 (forma privata): non ho mai scritto veri e
propri commenti, aggiungevo solo lunghi paragrafi sull'andamento del campionato
di Formula 1 in email che parlavano d'altro.
2007-2008-2009 (forma privata): deliri interminabili di
qualcosa come 14 o 15 pagine word, la maggior parte con commenti tipici che
facevamo tra di noi anche parlando a voce.
2010: quello che veniva veniva, ho scritto commenti ai
gran premi in versi, commenti di 15 pagine e commenti di una pagina; peraltro è
stato l'anno in cui ho iniziato a pubblicare commenti sul mio blog (all'epoca
su blogfree) ed è stata l'unica occasione in cui ho avuto reazioni spropositate
(dove per "reazioni spropositate" intendo risposte che andavano oltre
il politically correct) su siti diversi da Answers Yahoo o Tumblr.
2011: tecnicamente volevo fare la precisina, dando a
ciascun commento un titolo, come se fossero capitoli di un romanzo. Poi non è
andata a buon fine, perché il commento al penultimo gran premio stagionale l'ho
scritto in gennaio e all'ultimo mai.
2012-2015: da quando mi sono spostata su blogspot, il mio
format non è cambiato più di tanto, semplicemente più il tempo passa e più mi
capita di osare di più.
ARGOMENTO "REAZIONI SPROPOSITATE". COS'È
ACCADUTO?
Verso la fine del 2010 (non alla fine, qualche gran
premio prima) ho fatto dell'ironia abbastanza pesante sulla Ferrari e sulla
presenza dilagante dello sponsor Santander e dei soldi che evidentemente tirava
fuori per la Formula 1. Un tizio venuto in visita al mio blog non l'ha presa
molto bene, mi ha accusata di scrivere cose poco serie che infangavano il nome
della Ferrari e ci ha tenuto a specificare che Alonso non è l'unico pilota che
veniva pagato, nell'intero circus, nonostante non avessi scritto nulla di tutto
ciò. Seguivano osservazioni sulle mio scarso intelletto. Sono più che certa che
se l'ironia pesante l'avessi fatta su un altro team, non sarebbe accaduto
niente di tutto ciò e che, anzi, magari quel tizio mi avrebbe proposto uno
scambio banner, dato che faceva parte di un sito sui motori.
I TUOI COMMENTI SONO "POLITICALLY CORRECT"?
Possibili risposte:
1) Non sono politically correct, ma sono correct sì
perché non scendo mai al di sotto agli standard minimi del buon gusto (una
reazione spropositata basta e avanza);
2) Certo che sono politically correct, sparlo di tutti
indipendentemente da quello che fanno, non è certo colpa mia se alcuni si
espongono facendo più cose che vale la pena di commentare;
3) Non mi ritengo politically correct, ma sono convinta
di avere meno pregiudizi (sia negativi sia positivi) rispetto a certe fonti
ufficiali;
4) Il fatto di essere politically correct o no è
un'interpretazione personale, e siccome nei miei commenti più che fare ironia
sugli eventi in sé faccio molta ironia sulla pubblica percezione che tali
eventi hanno qualcuno potrebbe sentirsi tirato in mezzo.
LA COSA PIÙ "POLITICALLY UNCORRECT" CHE HAI
SCRITTO?
L'osservazione su Santander, credo.
...Però non è colpa mia se lo sponsor di quel gran premio
era Santander e non Infiniti.
COS'È LA QUESTIONE DELLA "PUBBLICA PERCEZIONE DEGLI
EVENTI"?
Se ironizzo su Alonso all'epoca della Ferrari chiamandolo
"il Divino Ferniiii", non lo faccio per fare del sarcasmo
direttamente rivolto ad Alonso. Lo faccio invece per fare del sarcasmo su chi,
solo per il fatto che portava una tuta rossa, lo trattava improvvisamente come
se fosse una divinità.
Allo stesso modo, quando parlo dei "precious
boys", dei "cinnamon roll" e quant'altro, lo faccio per fare del
sarcasmo su chi fa commenti del genere in qualunque occasione (AKA fangirl).
COS'HAI CONTRO LE FANGIRL?
Nulla.
Non ho niente contro chi passa tutto il giorno a parlare
di quanto i piloti siano sexy e attraenti, a condizione che non usino la
bellezza come indicatore per valutare quello che avviene in pista e fuori dalla
pista.
Non ho niente contro chi passa tutto il giorno a scrivere
fan fiction dai contenuti che a me appaiono quantomeno bizzarri, a condizione
che non pensino che seguire la Formula 1 significhi solo ed esclusivamente
scrivere fan fiction (poco connesse all'argomento motori) in proposito.
Non ho niente contro chi va a dire in giro che informarsi
almeno a livello wikipedia sul passato della Formula 1 è inutile al fine di
apprezzare quello che accade adesso, a condizione che non osino neanche
lontanamente intervenire in un discorso a proposito di fatti accaduti prima
dell'altro ieri.
E con questo, abbiamo liquidato le F.A.Q. Per chi avesse
altre domande, sono ovviamente disponibile a dare risposte, nel limite del
possibile.
***
Commento ai test
pre-stagionali: Circuit de Catalunya, 22-25 Febbraio 2016
Festeggiate, gente. È giunto il momento in cui la
commentatrice incontrastata di gran premi fa il suo ritorno, con le impressioni
sull'off-season 2015/2016 e sui test invernali al Circuit de Catalunya, insomma,
quello che un tempo si chiamava Montmelò, ma poi si è deciso che non poteva più
rispondere al nome di Montmelò... anche perché generalmente un circuito non
risponde, quando lo chiami per nome.
Per intenderci, è il circuito che anni e anni fa era protagonista
di una curiosa leggenda metropolitana, secondo la quale chi otteneva la pole
position a Barcellona vinceva il mondiale. Se non vado errata la leggenda
nasceva dal fatto che Michael Schumacher aveva ottenuto lì una certa quantità
di pole position, in gran parte dei casi in stagioni in cui poi aveva vinto il
mondiale... Considerando che si tratta di uno che di pole ne otteneva almeno
una mezza dozzina ogni anno nei casi peggiori e che di titoli ne ha vinti
abbastanza, io ho sempre avuto l'impressione, anche a quei tempi, che si
trattasse di una coincidenza. Tra l'altro le fonti che ne parlavano non erano
così autorevoli: gente che faceva commenti su blog generalmente pro-Ferrari e
generalmente frequentati dal tifoso da bar medio, insomma, quelli che per
intenderci nel tempo libero piazzano all'interno della stessa frase le
affermazioni "considero Senna il pilota più forte di tutti i tempi" e
"considero la McLaren un team di ladri e tutti i piloti che hanno vinto il
campionato con la McLaren sono sempre stati degli incapaci". Poi, vista
l'epoca, era plausibile che chiudessero la frase con un "Alonso
Culonso", ma questo è un semplice dettaglio e, forse, almeno per l'epoca,
era la cosa meno incoerente.
A proposito di Alonso, questo è il suo circuito "di casa"
e ci ha vinto nel 2013: si tratta al momento della sua ultima vittoria.
Sempre stando in tema di Alonso, è anche il circuito su
cui nel 2007 si lasciò fregare in partenza da Massa, argomento di cui parlarono
nel corso della loro epica discussione al GP d'Europa di qualche mese dopo
(insomma, quella che quando l'ho postata su Tumblr con tanto di traduzione in
inglese di quell'elevato scambio di opinioni, ho ricevuto non so quanti like e
non so quanti reblog).
Okay, abbiamo parlato abbastanza del circuito, direi
quindi che è il caso di occuparci di cose più serie e sensate, tipo
l'off-season... off-season in cui due ex alfieri della Sacra Cenerentola hanno
trovato un volante in Indycar nientemeno che nei team Ganassi (Max Chilton) e
Andretti (Alexander Rossi). La notizia dell'ingaggio di quest'ultimo non me la
aspettavo, ma è stata ben più spiazzante la notizia dell'ingaggio del primo dei
due. Spero che il Piccolo Chilliiii abbia festeggiato facendosi pizzicare le
guance. *-* ...Va bene, va bene, la smetto
di fare la fangirl, però non posso negarlo: sono profondamente felice
dell'accaduto, non per questioni fangirlistiche, ma perché Chilliiii ha
finalmente dato la dimostrazione che chi va piano va sano e va lontano. Spero
davvero che vada lontano e che faccia tacere quelli che dicono che non sa
guidare. Oh, certo, gran parte di costoro non sanno nemmeno cosa sia la
Indycar, ma questo è un altro dettaglio.
Altri fatti di un certo livello durante l'off-season non
mi pare che ne siano capitati (ho detto “fatti di un certo livello”, e le varie
liti via twitter che hanno coinvolto personaggi tipo Sorensen, Jordà, Stanaway
e qualche centinaio di appassionati di F1 che hanno un’idea soltanto vaga di
chi siano questi soggetti dato che nessuno di loro risponde al nome di Fernando
Alonso o Sebastian Vettel, che poi si sono lamentati di essere stati bloccati
dai soggetti in questione a causa degli insulti da loro scritti, non sono fatti
di un certo livello), a parte il fatto di cui parlerò tra poco quando parlerò
della Renault. Vediamo però di passare a parlare dei team e dei piloti che
scenderanno in pista con l’intenzione di spaccare il culo a tutti.
In casa Mercedes (sì, meritano la precedenza) non è
cambiato nulla, nemmeno la colorazione della vettura e il fatto che con tutta
probabilità anche quest'anno saranno al top. Non ci sono motivi validi per
aspettarsi che non lo siano, a meno che non venga spacciato per valido il fatto
che non abbiano fatto il miglior tempo nelle giornate di test. I test sono
test. Una volta, in quelli durante la stagione (correva l'anno 2014) il miglior
tempo lo fece registrare il Piccolo Chilliiii. I test sono test... Non fa
niente, nessuno capirà che lo scopo principale dei test non è quello di girare
più veloci di tutti gli altri, ma ormai mi sono messa il cuore in pace.
I piloti della Mercedes sono ancora Lewis Hamilton e Nico
Rosberg... eh sì, la Mercedes continua a tenersi inspiegabilmente Rosberg, come
ha osservato qualcuno, che si chiede che cosa se ne faccia quando ha già
Hamilton al volante. Il fatto che la Mercedes schieri due vetture e che Rosberg
offra più garanzie del primo Max Chilton trovato per la strada, ovviamente, non
sfiora minimamente nessuno.
Lewis Hamilton, classe 1985, tre volte campione del
mondo, con i suoi 31 anni già compiuti, ha oltrepassato da ormai un anno il
momento clou in cui un pilota da "troppo giovane" diventa
"troppo vecchio" (non ci sono le vie di mezzo), quindi attendo
pazientemente le voci di corridoio che lo vedono "troppo vecchio per
rimanere in Formula 1" e prossimo al ritiro. L'unica persona che si vede
troppo vecchia, in realtà, pare essere la Scherzy, che da un anno a questa
parte pare avere messo una pietra sopra alla loro relazione fatta di continui
tira e molla: ormai è troppo in là con gli anni per queste cose.
Nico Rosberg, classe 1985, con i suoi 30 anni e mezzo è
altrettanto vecchio e prossimo al ritiro e, anche nel suo caso, non vedo l'ora
che qualcuno osservi queste cose. Tra lui e Hamilton le differenze sono molte:
non ha mai vinto titoli, ha una moglie e una figlia, non si veste da tamarro e
non ha l’abitudine di mettere il proprio cane nell'abitacolo della monoposto
per scattargli foto da pubblicare su Twitter. Quest'anno potrebbe puntare a
diventare il pilota che ha vinto il maggior numero di gare senza mai vincere un
titolo (Rosberg, intendo, non il cane di Hamilton)... ovviamente a condizione
che ne vinca almeno due o tre e che non vinca il titolo.
Anche in casa Ferrari (anche loro meritano una menzione,
più avanti si capirà perché) non è cambiato niente, a parte la riverniciatura
della vettura, con più bianco di quanto mi sarei aspettata di vederne su una
Ferrari. La cosa non è capitata così, dal nulla, ma doveva essere stata
accuratamente pianificata, tanto che se ne parlava già da un mese abbondante.
Si vocifera che l'abbia fatto per questioni di buon gusto retrò, ma si vocifera
anche che l'abbia fatto per mettere meglio in mostra gli sponsor.
Sebastian Vettel è ancora considerato ufficialmente la
punta di diamante del team. Classe 1987 (quindi non ancora passato allo status
di "troppo vecchio", con ancora un anno e mezzo davanti prima di
varcare l'ormai risaputo momento clou), aveva vinto quattro titoli per culo e
non per merito rendendo il mondiale falsato all'epoca della Redbull, ma nel
corso della stagione scorsa il revisionismo del fanboy medio ha decretato che
in realtà Vettel i titoli se li meritava, era la Redbull che non li meritava e
ha vinto solo grazie a lui.
Accanto a lui c’è Kimi Raikkonen, unico pilota nato negli
anni ’70, precisamente nel 1979, ancora presente in Formula 1. Da qualcosa come
quindici anni viene eternamente preso per i fondelli perché: 1) non parla, 2)
non ha un’espressione facciale, 3) gli piace l’alcool. Questi tre fattori
combinati l’uno con l’altro fanno sì che a nessuno importi nulla del fatto che
in italiano sappia dire a malapena “buongiorno” e “buonasera” nonostante la
lunga permanenza in Ferrari e soprattutto che a nessuno importi un fico secco
della sua età. Quest’ultima certezza viene scalfita, di tanto in tanto, dal
fatto che qualche testata giornalistica si inventi un rumour sull’identità del
suo successore. Generalmente il successore in questione è Hulkenberg, perché ha
vinto la 24 Ore di Le Mans ed è giovane e promettente (lo sarà ancora per un
anno e mezzo, essendo nato nell’estate del 1987) e quindi merita un posto in
Ferrari. Sorprendentemente i fanboy sembrano essere al corrente dell’esistenza
di Hulkenberg ancora prima che vincese a Le Mans, e soprattutto, ancora più
sorprendentemente, sembrano essere al corrente dell’esistenza della 24 Ore di
Le Mans.
Tornando alla Ferrari, in questi giorni si è dilettata a
stare in cima alle classifiche dei tempi (alternando ciò con i problemi
tecnici): lunedì e martedì ci ha pensato Vettel, giovedì Raikkonen. A chi è
toccato il mercoledì? Wait and see, ma tra un po’, perché adesso parliamo della
McLaren.
Non dubito che sulla McLaren, visto come stanno andando
le cose, faremmo meglio a non dire niente, dato che sembra non essere una
vettura esattamente folgorante (che in senso figurato non va bene, in senso
materiale credo che Alonso ne sia molto felice). Infatti non si è parlato della
McLaren come monoposto, dell’Honda come motore, né di null’altro... No, è
girato un gossippone, per la durata di cinque minuti contati, secondo il quale
Fernando Alonso, ex salvatore della patria quando vestiva di rosso, sarebbe
stato nientemeno che pronto a fare le valigie e ad andarsene, destinazione non
si sa... forse intendeva rimanere a casa a twittare come un Van Der Garde
qualsiasi.
Niente paura, abbiamo visto Fernando al volante, arrivato
giusto in tempo per girare più lento di Pascal Wehrlein, il che non sarebbe
neanche preoccupante se la vettura simil-Simtek con una livrea che sintetizza
anche la Spirit e la Toleman, non rispondesse al nome di Manor. Anche della
Manor, però, ne parleremo tra un po’.
Oltre ad Alonso c’è sempre il solito Jenson Button che,
fresco di vittoria del titolo nel 2009 (in cui vinse per culo e non per merito
blah blah blah, rendendo il mondiale falsato blah blah blah, ma battendo la
Redbull, quindi tutto sommato si può chiudere un occhio sul fatto che il
mondiale fosse falsato blah blah blah, anche perché all’epoca non c’era tempo
per parlare di mondiali falsati, dato che bisognava criticare Badoer e
Fisichella), si era accasato alla McLaren con la probabile intenzione di
vincere altri titoli, invece è andato ad assistere al lento e inesorabile
decadimento delle performance. L’ha sempre fatto con aria professionale, tanto
che di lui, diversamente dal compagno di squadra, non si parla mai, se non per
dire che è troppo vecchio (1980 vs 1981, ma Alonso appare spesso polemico al
punto giusto da far dimenticare la sua età perché c’è altro da dire) o che è
stato un fesso a lasciarsi scappare la moglie (eh sì, la Jessica è scappata via
a gambe levate).
Curiosità: in casa McLaren è comparso un nuovo sponsor
chiamato “Chandon”... ci avevo letto qualcos’altro sognando a occhi aperti i
vecchi tempi in cui scendeva in pista uno dei due talenti indiani.
Parlando di team storici che hanno vissuto stagioni di
difficoltà, anche se non esattamente l’altro ieri, non si può non citare la
Williams, che ormai ha perso definitivamente Susie Wolff ritiratasi dalle
competizioni (che poi... competizioni... quali competizioni?) e che deve fare
affidamento come uomini immagine del team su Felipe Massa e Valtteri Bottas.
Quest’ultimo, classe 1989 (e non 1991 o 1992 come ho
pensato per troppo tempo... dovrebbe essere la fidanzata nuotatrice ad essere
nata nel 1992), è uno dei pochi finlandesi al mondo a non avere un cognome che
finisce per -EN. C’è chi lo paragona a un agente segreto, c’è chi osserva che
ha la testa grossa, il collo grosso e le spalle grosse quindi deve avere anche
qualcos’altro di grosso, c’è chi osserva che sembra che gli piaccia l’alcool e
c’è chi lo vede come l’erede di Raikkonen, prevalentemente perché è biondo e
finlandese. Sta ancora inseguendo la prima vittoria in carriera e, se la
Williams dovesse proseguire come è andata finora in questi giorni, la prima
vittoria in carriera potrebbe essere abbastanza lontana.
Felipe Massa, classe 1981, in Formula 1 rappresenta l’ago
della bilancia, quello che a seconda della situazione viene dipinto in un modo
o nell’altro: a seconda dei contesti è vecchio, di media età o giovane, così
come sempre a seconda dei contesti è uno scarso, è un pilota di medio livello o
è un top-driver, dipende da che cosa bisogna affermare. Suo figlio è il bambino
immagine della Formula 1. Tra una quindicina d’anni probabilmente lo vedremo in
pista come pilota. Curiosità: tra i piloti “di una certa età” attualmente in
Formula 1, Massa è l’unico che ha affermato che, al termine della sua carriera
in Formula 1, potrebbe prendere in considerazione l’eventualità Formula E,
snobbata invece da Button.
Passiamo dai vecchi ai giovani: tra i giovani c’è un
certo Alfonso Celis Junior, uno che si chiama Junior senza che nessuno si sia
minimamente preoccupato di spiegarci di chi sia figlio.
Classe 1995, ha girato al volante della Force India, che
anche quest’anno ha fatto il proprio esordio mettendo al volante un terzo
pilota, dopo i vari Rossiter e Werhlein del passato, giusto per citarne due
sulla mezza dozzina di piloti disponibili.
Celis ha preso di parte anche ai photoshot della
presentazione della vettura insieme ai piloti titolari, giusto per non farsi
mancare nulla, dopotutto è fin dai tempi di Fisichella, Sutil e Liuzzi che i
piloti della Force India se ne vanno sempre in giro in tre.
I piloti titolari: Sergio Perez (nato nel 1990 e primo
pilota nato negli anni ’90 a salire sul podio), di cui un tempo si narrava il
passato come membro del Ferrari Young Driver Accademy allo stesso modo in cui
al giorno d’oggi si narrano i suoi trascorsi come ex compagno di incidenti di
Maldonado, che poi ha messo la testa a posto diversamente da Maldonado; Nico
Hulkenberg, co-vincitore della 24 Ore di Le Mans 2015, protagonista di rumor
che lo associavano alla Ferrari, co-membro di tutti i terzetti di piloti della
Force India post Fisichella/Sutil/Liuzzi con l’eccezione dell’epoca in cui
vestiva i colori della Sauber, insieme al piccolo Estebaby. Hulkenberg è stato
l’unico pilota non Ferrari a far registrare il miglior tempo nell’unica
giornata in cui la Ferrari non ha fatto registrare un miglior tempo.
Estebaby... Estebaby...! Giusto, Estebaby! Il piccolo
Esteban Gutierrez, lo scoiattolino dall’aria smarrita, è il degno erede di
Felipe Massa, nato a dieci anni di distanza. C’è una sola differenza tra i due:
il giovanissimo Felipe Massa era visto come un pilota veloce e promettente, con
un’elevata propensione all’errore; nel discorso relativo a Gutierrez, la parte
mancante del discorso è quella relativa al “veloce” e al “promettente”. Dopo un
anno di stop, passato a posare in tuta rossa mostrando di essere una sorta di
clone di un giovane Massa, ma con sopracciglioni molto più grandi, adesso veste
i colori della Haas, il team venuto dagli USA con il dichiarato intento di
spaccare il culo a tutti; stesso intento che sembrava avere anche il
fantomatico team Forza Rossa, che... a proposito, siamo sicuri che i presunti
fondatori del team siano almeno esistiti?
Insieme a Gutierrez c’è anche Romain Grosjean, ex
compagno di squadra di Maldonado, che a sua volta è l’ex compagno di
autoscontri di Gutierrez, visti i loro trascorsi del 2014, in cui hanno cercato
di rompersi le corna a vicenda, mentre Perez, deluso dal non essere invitato,
si consolava facendo a sportellate insieme a Massa. Classe 1986, Grosjean è,
oltre a Vettel, l’unico altro pilota ad avere due eredi.
Mi pare più che opportuno, arrivati a questo punto,
parlare anche del quartetto di tori scatenati: Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat,
per la Redbull, sono la prima coppia di piloti Redbull entrambi più giovani
dell’Autrice© (1989 e 1994) e Ricciardo è anche l’unico pilota più giovane
dell’Autrice© ad avere vinto dei gran premi; Carlos Sainz Jr e Max Verstappen
(1994 e 1997) sono visti invece come gli esponenti del junior team della
Redbull... esatto, junior team, nel senso che sono bambini! E povero
Verstappino, è stato costretto dal padre a diventare pilota!!!111!!!11!! quando
lui aveva sempre desiderato con tutto se stesso di fare il
panettiere!!!111!!!!1!
Tra i quattro circa un anno fa Ricciardo era visto come
il più promettente dei quattro. Ormai, però, ha perso ogni speranza di
continuare ad essere etichettato come tale: Verstappinohhhh Santohhhh
Subitohhhh gli ha strappato lo scettro... A meno che a parlare non sia un detrattore
di Verstappino... però anche in questo caso Ricciardo se la vedrebbe brutta,
perché generalmente i detrattori di Verstappino hanno elevato Sainz a livello
di salvatore dell’umanità, il che manda Sainz in crisi, che praticando
l’adorazione del Divino Ferniiii non può permettersi di sentirsi salvatore
dell’umanità a discapito del suo ìD0L0!!!111!!
Note artistiche: la Redbull ha le vetture con colori da
cartone animato e le tute tamarre con raffigurati dei tori stilizzati, mentre
la Toro Rosso non ha ancora rivelato la propria livrea, andandosene in giro
vestita di nero.
C’è poco da dire della Sauber: quest’anno ha confermato
Felipe Nasr e Marcus Ericsson, ancora una volta entrambi più giovani dell’Autrice©,
del 1992 il primo e del 1990(?) l’altro. La vettura nuova non si è ancora vista,
perché hanno travestito la vettura 2015 da vettura 2016 e sinceramente non si
notavano le differenze.
Immagino che anche i colori delle tute siano tali e
quali, in tal caso indossate da Van Der Garde farebbero un bell’effetto, anche
se in realtà VDG faceva ancora più effetto in giacca e cravatta in tribunale,
per quanto ne pensino quelli della Sauber.
Okay, adesso è giunto il momento di parlare del team che
ha fatto probabilmente più parlare di sé nell’ultimo mese. Si tratta nientemeno
che del team dei twittatori folli, per intenderci quel team collocato a Enstone
che, a intervalli irregolari di più o meno anni rivernicia le vetture e cambia
proprietà: se andiamo avanti così, tra una decina d’anni verrà acquistato dalla
Benetton e successivamente rivenduto agli eredi di Ted Toleman.
Ora però si chiamano Renault ed era ufficiale già da
molto tempo che i piloti sarebbero stati Pastor Maldonado (che, ormai vicino ai
31 anni che compirà molto a breve, è visto già come vecchio... anzi, no, è uno
di quei personaggi su cui ci sono tante cose da dire che anche quando avrà
sessant’anni nessuno farà caso alla sua età) e Jolyon Palmer (che tra parentesi
è figlio di Jonathan Palmer e che, se non vado errata, è nato nel 1991).
Jolyon Palmer ha gli occhi azzurri e ha già fatto
impazzire una quantità industriale di ragazzine e ragazzini, indipendentemente
dal fatto che sappiano della sua esistenza e del loro orientamento sessuale. Insomma,
le premesse affinché diventasse il Renault Team’s Best Top-Model era scontato
con un compagno di squadra come Maldonado (io rimango del parere che, in
costume da bagno e con un sacchetto di carta in testa, batterebbe tutti
portandosi in cima alla classifica, ma questo è un altro discorso... e poi tra
l’altro lui è dotato di bellezza interiore!)...
...
...
...
...invece no, dato che lo sponsor di Maldonado ha deciso
di smettere di sborsare soldi, Maldonado si è ritrovato a piedi ed è ricomparso
dal nulla nientemeno che Kevin Magnussen, velino biondo che va ad affiancare il
già citato velino bruno Palmy.
Al di là del fatto che tra i due, se dovessi scegliere,
affiderei comunque il ruolo di top-model del team a Palmer, facciamo un piccolo
riassunto: Kevin Magnussen è nato nel 1992 ed è figlio di Jan Magnussen anche
se ciò non viene mai menzionato dalle Tumbler, e ha un fratello e una sorella
che si chiamano Luka e Milly (no, non sono io). Oltre a Maldonado, che nel 2014
ha fatto cappottare Gutierrez, è l’unico altro pilota che in epoca recente ha
fatto cappottare una monoposto altrui, ma siccome Massa è l’eterno ago della
bilancia, è già stato ufficialmente decretato da molto tempo che Massa è un
vecchio lamentoso che sparla delle nuove generazioni, quindi di conseguenza si
è inventato lui di essere cappottato, non è mai accaduto veramente.
Abbandoniamo Enstone, ricordandoci dei bei tempi in cui
la Benetton acquistò il team Toleman rilevando anche il team Spirit perché
diversamente dalla Toleman, la Spirit aveva un contratto con un fornitore di
gomme (era il 1986, se non vado errata).
Mischiando un po’ la livrea della Toleman e della Spirit
e dandole un’aria da Simtek, la Manor Marussia che ora si chiama solo Manor ha
svelato la nuova vettura, che sarà guidata da Pascal Wehrlein e Rio Haryanto. Wehrlein,
classe 1994, è il campione in carica del DTM, oltre che ex pilota di riserva Mercedes
ed ex tester della Force India; è descritto come un giovane promettente e ha
una mascella talmente quadrata che, se dovesse andare male l’avventura in
Formula 1, potrebbe riciclarsi come indossatore di kilt. Haryanto, classe 1993,
ha racimolato poche vittorie in GP2 ed è descritto come un giovane sfasciacarrozze
che ruba il volante a piloti più promettenti di lui. È il primo indonesiano
della storia della Formula 1, è l’unico asiatico attualmente impegnato in
Formula 1 ed esistono sue foto in cui indossa gli occhiali da vista. Se un
giorno dovesse portarli sotto al caso, sarei pronta a fare una standing ovation
in suo onore.
Finiamola qua, per oggi ho già scritto abbastanza.
Riparleremo di Formula 1 dopo i prossimi test, ormai già
alle porte.
...dall’Autrice© un cordiale saluto.
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