sabato 27 febbraio 2016

Commento ai test pre-stagionali: Circuit de Catalunya, 22-25 Febbraio 2016

Commenti ai Gran Premi: LE F.A.Q.

STA INIZIANDO UNA NUOVA STAGIONE DI COMMENTI IRONICI. PERCHÉ LI SCRIVI?
Non c'è solo un motivo, ma ce ne sono vari. Innanzi tutto mi piace ricordarmi i gran premi nel corso del tempo. Qualcuno potrebbe obiettare che, se fosse solo per quello, basterebbe scrivere degli articoli ben dettagliati, piuttosto che i commenti ironici. È dannatamente vero, però per me ricordare un gran premio non significa necessariamente ricordare nel corso di quale giro siano iniziati i pit-stop. A volte può essere più interessante ricordarsi di quello che ha urlato via radio il pilota che si trovava in ultima posizione mentre gli altri rientravano ai box. Nei miei commenti cerco di dare importanza a ciò che alle fonti "serie" (sia professioniste sia amatoriali) sfugge. Se qualcuno si diverte leggendoli, ne sono lieta. Se nessuno si diverte leggendoli pazienza, a me piace sia scriverli sia andare a rileggerli e questo mi basta.

QUANDO SCRIVI, DI SOLITO? QUANTO TEMPO CI METTI?
In realtà non c'è un "quando scrivo". Certi commenti vengono compilati alla velocità del suono, per scriverne certi invece impiego una settimana o oltre. Certi li scrivo passo passo durante il weekend, certi li scrivo alla fine. Quelli che scrivo passo passo durante il weekend a volte mi sembrano già perfetti così, altre volte devo revisionare quello che ho già scritto. Non c'è una regola ben precisa, né mi prestabilisco dei tempi. C'è solo una buona regola: ritengo più che opportuno pubblicare il commento a un gran premio prima che si svolga il gran premio successivo.
Quanto tempo ci metto? È completamente variabile anche quello. Posso scrivere un commento alla velocità del suono, in certe occasioni. Dipende più dall'ispirazione che dal tempo (quello lo trovo, a costo di dormire due ore di meno) e dall'avere chiara l'impostazione che voglio dare al commento.

COME SONO NATI I DIALOGHI IMMAGINARI?
I dialoghi immaginari non erano una cosa che pensavo di portare su un blog, un giorno. Dovevano essere una cosa strettamente privata, quando i commenti li scrivevo per una persona soltanto e poi glieli inviavo via email. Molti dialoghi riguardavano le battute che facevamo tra di noi e che molte persone, a parte noi, difficilmente avrebbero capito, come le occhiaie "da cadavere" di Petrov dello storico commento al GP di Turchia del 2010, in cui in un dialogo immaginario con Alonso le cui battute erano testualmente: "sono il campione del mondooooooo!" "Dovrai passare sul mio cadavere per sorpassarmi. Ti terrò dietro fino a farti pentire di essere nato." ...Insomma, quando ho riletto quel commento a mesi e mesi di distanza, dopo Abu Dhabi, ci sono rimasta talmente tanto che ho pensato "ma sì, facciamo i dialoghi immaginari anche nei commenti studiati appositamente per la rete, magari un giorno certe cose ci faranno spalancare gli occhi per lo stupore, quindi facciamo sì che vedano la luce anche in rete".
I dialoghi immaginari hanno visto la luce della rete e sono diventati una parte integrante dei commenti. Ho pensato di smettere dopo avere riletto una cosa che vista da un certo lato mi ha fatto spalancare gli occhi per lo stupore, in senso negativo. Ci ho pensato ma ho deciso di non smettere, quello che conta è fare maggiore attenzione a quello che scrivo.

IL COMMENTO CHE TI PIACE DI PIÙ? E QUELLO CHE TI PIACE DI MENO?
Canada 2014, sia per una cosa sia per l'altra. Quel commento era una parodia di "Chi vuol essere milionario" in cui Yuji Ide rispondeva a quindici domande a risposta multipla sull'andamento del gran premio. È stata una cosa molto diversa dalle altre volte e quindi mi è piaciuta, ma allo stesso tempo non è una cosa che rifarei, perché incentrare un commento su un personaggio "esterno" distoglie un po' l'attenzione da quello che succede durante il gran premio. Quel gran premio è stato abbastanza movimentato, ci sono stati incidenti e colpi di scena. Sarebbe stato molto meglio, a rigore di logica, concentrarmi sui soggetti coinvolti e rendere il commento colorito tramite dialoghi incentrati su tali incidenti e/o colpi di scena, piuttosto che tagliare tutta quella parte per metterci in mezzo Ide (stratagemma forse più adatto per un gran premio noioso).

PERCHÉ USI DIMINUTIVI O SOPRANNOMI PER I PILOTI? SONO RIDICOLI.
So perfettamente che sono ridicoli. So perfettamente che in un articolo serio non potrei mai scrivere che "Hammiiii e Britney si stanno giocando il mondiale" perché l'uso di un diminutivo e di un soprannome renderebbe immediatamente l'articolo una pagliacciata. Però in un articolo serio di un bel po' di anni fa avrei potuto scrivere tranquillamente che "Schumi e Iceman si stavano giocando il mondiale" e l'articolo non avrebbe perso la sua serietà.
Se nessuno si scandalizza perché anche a quarant'anni suonati Michael Schumacher veniva comunemente chiamato con un diminutivo da scolaretto delle elementari o perché Raikkonen viene comunemente identificato con un soprannome quantomeno bizzarro per l'uso che se ne fa, nei miei commenti ho deciso di farne una parodia. Nomi o cognomi dei piloti vengono abbreviati, quando suonano bene, oppure se non suonano bene ecco che spuntano soprannomi, alcuni ispirati a soprannomi veramente utilizzati in termini scherzosi (Rosberg = Britney, per esempio), altri inventati da me di sana pianta (se qualcuno volesse spiegazioni relative alla storia che si nasconde dietro a un certo soprannome, può ritenersi libero di chiedermele).

PERCHÉ USI LE ESCLAMAZIONI "OH MY DANI SMILE" E "OH MY FELI CRY"?
Queste diciture, effettivamente, potrebbero essere di difficile comprensione per chi non seguiva i miei commenti all'epoca della nascita dell'esclamazione "Oh my Dani Smile".
Tutto è iniziato all'epoca in cui Alonso era ancora in Ferrari e veniva osannato come divinità. L'esclamazione "Oh my God" è stata trasformata in "Oh my Ferniiii", in riferimento al fatto che Alonso veniva visto come un dio. Nel 2014, però, quando Ricciardo stava andando meglio di Vettel alla sua prima stagione in Redbull, mi sembrava che venisse osannato, specie dai tifosi della Ferrari, ancora di più che i piloti della Ferrari stessi. Da "oh my Ferniiii" sono passata a "Oh my Dani-Smile".
Nel corso del tempo ho perso per strada il suo significato originario e da "Oh my Dani-Smile", dove "Dany-smile" era scritto rigorosamente con il trattino ed è testualmente il soprannome che ho dato a Ricciardo, si è spesso trasformata in "Oh my Dani smile" senza trattino e quindi, assumendo che ci siano un po' di virgole in realtà non scritte, traducibile in "Oh, mio Dani, sorridi". Vista la propensione di Massa a commuoversi tanto quanto quella di Ricciardo a sorridere, ho coniato anche l'espressione "Oh my Feli cry", che in realtà uso più frequentemente perché mi sembra più comica. Curiosità: di rado uso anche "Oh my Guti fly".
Altre esclamazioni che uso a volte sono "Oh ma Sacrée Caterhàm" o "Oh ma Sacrée Marussià", da pronunciare con accento francese, in quanto pronunciate da una versione parodizzata di Charles Pic in una mia fan fiction dai contenuti abbastanza discutibili (c'erano di mezzo i gufi mannari, le baguette e Grosjean che si faceva dei selfie davanti a un panificio).

PERCHÉ PARLI DI TE STESSA IN TERZA PERSONA?
L'Autrice(C) parla di se stessa in terza persona perché le piace fare così. Seriamente parlando, non saprei dire come e quanto sia iniziata. So che nel 2003/2004, scrivendo racconti ironici con un'amica (non quella a cui poi mandavo commenti ai gran premi), che di fatto erano una sorta di fan fiction di noi stesse che viaggiavamo in una sorta di multiverso precipitando in vari alternate universe, in certi dialoghi in stile copione, talvolta facevamo intervenire "l'Autrice" e "l'Altra Autrice", quindi presumo di essermi ispirata almeno in parte a quel format, nonostante quei racconti non avessero nulla a vedere con i motori (in realtà sì: qualche alternate universe motoristico credo proprio di averlo inserito).
Di fatto è una di quelle cose da prendere come un dato di fatto: mi piace definirmi l'Autrice, naturalmente con il simbolo del copyright, che a volte è una semplice "C" tra parentesi perché magari butto giù il testo su Blocco note anziché su Word e non me lo corregge in automatico.

IL FORMAT DEI TUOI COMMENTI È CAMBIATO NEL CORSO DEGLI ANNI?
Sì.
2005-2006 (forma privata): non ho mai scritto veri e propri commenti, aggiungevo solo lunghi paragrafi sull'andamento del campionato di Formula 1 in email che parlavano d'altro.
2007-2008-2009 (forma privata): deliri interminabili di qualcosa come 14 o 15 pagine word, la maggior parte con commenti tipici che facevamo tra di noi anche parlando a voce.
2010: quello che veniva veniva, ho scritto commenti ai gran premi in versi, commenti di 15 pagine e commenti di una pagina; peraltro è stato l'anno in cui ho iniziato a pubblicare commenti sul mio blog (all'epoca su blogfree) ed è stata l'unica occasione in cui ho avuto reazioni spropositate (dove per "reazioni spropositate" intendo risposte che andavano oltre il politically correct) su siti diversi da Answers Yahoo o Tumblr.
2011: tecnicamente volevo fare la precisina, dando a ciascun commento un titolo, come se fossero capitoli di un romanzo. Poi non è andata a buon fine, perché il commento al penultimo gran premio stagionale l'ho scritto in gennaio e all'ultimo mai.
2012-2015: da quando mi sono spostata su blogspot, il mio format non è cambiato più di tanto, semplicemente più il tempo passa e più mi capita di osare di più.

ARGOMENTO "REAZIONI SPROPOSITATE". COS'È ACCADUTO?
Verso la fine del 2010 (non alla fine, qualche gran premio prima) ho fatto dell'ironia abbastanza pesante sulla Ferrari e sulla presenza dilagante dello sponsor Santander e dei soldi che evidentemente tirava fuori per la Formula 1. Un tizio venuto in visita al mio blog non l'ha presa molto bene, mi ha accusata di scrivere cose poco serie che infangavano il nome della Ferrari e ci ha tenuto a specificare che Alonso non è l'unico pilota che veniva pagato, nell'intero circus, nonostante non avessi scritto nulla di tutto ciò. Seguivano osservazioni sulle mio scarso intelletto. Sono più che certa che se l'ironia pesante l'avessi fatta su un altro team, non sarebbe accaduto niente di tutto ciò e che, anzi, magari quel tizio mi avrebbe proposto uno scambio banner, dato che faceva parte di un sito sui motori.

I TUOI COMMENTI SONO "POLITICALLY CORRECT"?
Possibili risposte:
1) Non sono politically correct, ma sono correct sì perché non scendo mai al di sotto agli standard minimi del buon gusto (una reazione spropositata basta e avanza);
2) Certo che sono politically correct, sparlo di tutti indipendentemente da quello che fanno, non è certo colpa mia se alcuni si espongono facendo più cose che vale la pena di commentare;
3) Non mi ritengo politically correct, ma sono convinta di avere meno pregiudizi (sia negativi sia positivi) rispetto a certe fonti ufficiali;
4) Il fatto di essere politically correct o no è un'interpretazione personale, e siccome nei miei commenti più che fare ironia sugli eventi in sé faccio molta ironia sulla pubblica percezione che tali eventi hanno qualcuno potrebbe sentirsi tirato in mezzo.

LA COSA PIÙ "POLITICALLY UNCORRECT" CHE HAI SCRITTO?
L'osservazione su Santander, credo.
...Però non è colpa mia se lo sponsor di quel gran premio era Santander e non Infiniti.

COS'È LA QUESTIONE DELLA "PUBBLICA PERCEZIONE DEGLI EVENTI"?
Se ironizzo su Alonso all'epoca della Ferrari chiamandolo "il Divino Ferniiii", non lo faccio per fare del sarcasmo direttamente rivolto ad Alonso. Lo faccio invece per fare del sarcasmo su chi, solo per il fatto che portava una tuta rossa, lo trattava improvvisamente come se fosse una divinità.
Allo stesso modo, quando parlo dei "precious boys", dei "cinnamon roll" e quant'altro, lo faccio per fare del sarcasmo su chi fa commenti del genere in qualunque occasione (AKA fangirl).

COS'HAI CONTRO LE FANGIRL?
Nulla.
Non ho niente contro chi passa tutto il giorno a parlare di quanto i piloti siano sexy e attraenti, a condizione che non usino la bellezza come indicatore per valutare quello che avviene in pista e fuori dalla pista.
Non ho niente contro chi passa tutto il giorno a scrivere fan fiction dai contenuti che a me appaiono quantomeno bizzarri, a condizione che non pensino che seguire la Formula 1 significhi solo ed esclusivamente scrivere fan fiction (poco connesse all'argomento motori) in proposito.
Non ho niente contro chi va a dire in giro che informarsi almeno a livello wikipedia sul passato della Formula 1 è inutile al fine di apprezzare quello che accade adesso, a condizione che non osino neanche lontanamente intervenire in un discorso a proposito di fatti accaduti prima dell'altro ieri.

E con questo, abbiamo liquidato le F.A.Q. Per chi avesse altre domande, sono ovviamente disponibile a dare risposte, nel limite del possibile.

***

Commento ai test pre-stagionali: Circuit de Catalunya, 22-25 Febbraio 2016

Festeggiate, gente. È giunto il momento in cui la commentatrice incontrastata di gran premi fa il suo ritorno, con le impressioni sull'off-season 2015/2016 e sui test invernali al Circuit de Catalunya, insomma, quello che un tempo si chiamava Montmelò, ma poi si è deciso che non poteva più rispondere al nome di Montmelò... anche perché generalmente un circuito non risponde, quando lo chiami per nome.
Per intenderci, è il circuito che anni e anni fa era protagonista di una curiosa leggenda metropolitana, secondo la quale chi otteneva la pole position a Barcellona vinceva il mondiale. Se non vado errata la leggenda nasceva dal fatto che Michael Schumacher aveva ottenuto lì una certa quantità di pole position, in gran parte dei casi in stagioni in cui poi aveva vinto il mondiale... Considerando che si tratta di uno che di pole ne otteneva almeno una mezza dozzina ogni anno nei casi peggiori e che di titoli ne ha vinti abbastanza, io ho sempre avuto l'impressione, anche a quei tempi, che si trattasse di una coincidenza. Tra l'altro le fonti che ne parlavano non erano così autorevoli: gente che faceva commenti su blog generalmente pro-Ferrari e generalmente frequentati dal tifoso da bar medio, insomma, quelli che per intenderci nel tempo libero piazzano all'interno della stessa frase le affermazioni "considero Senna il pilota più forte di tutti i tempi" e "considero la McLaren un team di ladri e tutti i piloti che hanno vinto il campionato con la McLaren sono sempre stati degli incapaci". Poi, vista l'epoca, era plausibile che chiudessero la frase con un "Alonso Culonso", ma questo è un semplice dettaglio e, forse, almeno per l'epoca, era la cosa meno incoerente.
A proposito di Alonso, questo è il suo circuito "di casa" e ci ha vinto nel 2013: si tratta al momento della sua ultima vittoria.
Sempre stando in tema di Alonso, è anche il circuito su cui nel 2007 si lasciò fregare in partenza da Massa, argomento di cui parlarono nel corso della loro epica discussione al GP d'Europa di qualche mese dopo (insomma, quella che quando l'ho postata su Tumblr con tanto di traduzione in inglese di quell'elevato scambio di opinioni, ho ricevuto non so quanti like e non so quanti reblog).

Okay, abbiamo parlato abbastanza del circuito, direi quindi che è il caso di occuparci di cose più serie e sensate, tipo l'off-season... off-season in cui due ex alfieri della Sacra Cenerentola hanno trovato un volante in Indycar nientemeno che nei team Ganassi (Max Chilton) e Andretti (Alexander Rossi). La notizia dell'ingaggio di quest'ultimo non me la aspettavo, ma è stata ben più spiazzante la notizia dell'ingaggio del primo dei due. Spero che il Piccolo Chilliiii abbia festeggiato facendosi pizzicare le guance. *-*  ...Va bene, va bene, la smetto di fare la fangirl, però non posso negarlo: sono profondamente felice dell'accaduto, non per questioni fangirlistiche, ma perché Chilliiii ha finalmente dato la dimostrazione che chi va piano va sano e va lontano. Spero davvero che vada lontano e che faccia tacere quelli che dicono che non sa guidare. Oh, certo, gran parte di costoro non sanno nemmeno cosa sia la Indycar, ma questo è un altro dettaglio.
Altri fatti di un certo livello durante l'off-season non mi pare che ne siano capitati (ho detto “fatti di un certo livello”, e le varie liti via twitter che hanno coinvolto personaggi tipo Sorensen, Jordà, Stanaway e qualche centinaio di appassionati di F1 che hanno un’idea soltanto vaga di chi siano questi soggetti dato che nessuno di loro risponde al nome di Fernando Alonso o Sebastian Vettel, che poi si sono lamentati di essere stati bloccati dai soggetti in questione a causa degli insulti da loro scritti, non sono fatti di un certo livello), a parte il fatto di cui parlerò tra poco quando parlerò della Renault. Vediamo però di passare a parlare dei team e dei piloti che scenderanno in pista con l’intenzione di spaccare il culo a tutti.

In casa Mercedes (sì, meritano la precedenza) non è cambiato nulla, nemmeno la colorazione della vettura e il fatto che con tutta probabilità anche quest'anno saranno al top. Non ci sono motivi validi per aspettarsi che non lo siano, a meno che non venga spacciato per valido il fatto che non abbiano fatto il miglior tempo nelle giornate di test. I test sono test. Una volta, in quelli durante la stagione (correva l'anno 2014) il miglior tempo lo fece registrare il Piccolo Chilliiii. I test sono test... Non fa niente, nessuno capirà che lo scopo principale dei test non è quello di girare più veloci di tutti gli altri, ma ormai mi sono messa il cuore in pace.
I piloti della Mercedes sono ancora Lewis Hamilton e Nico Rosberg... eh sì, la Mercedes continua a tenersi inspiegabilmente Rosberg, come ha osservato qualcuno, che si chiede che cosa se ne faccia quando ha già Hamilton al volante. Il fatto che la Mercedes schieri due vetture e che Rosberg offra più garanzie del primo Max Chilton trovato per la strada, ovviamente, non sfiora minimamente nessuno.
Lewis Hamilton, classe 1985, tre volte campione del mondo, con i suoi 31 anni già compiuti, ha oltrepassato da ormai un anno il momento clou in cui un pilota da "troppo giovane" diventa "troppo vecchio" (non ci sono le vie di mezzo), quindi attendo pazientemente le voci di corridoio che lo vedono "troppo vecchio per rimanere in Formula 1" e prossimo al ritiro. L'unica persona che si vede troppo vecchia, in realtà, pare essere la Scherzy, che da un anno a questa parte pare avere messo una pietra sopra alla loro relazione fatta di continui tira e molla: ormai è troppo in là con gli anni per queste cose.
Nico Rosberg, classe 1985, con i suoi 30 anni e mezzo è altrettanto vecchio e prossimo al ritiro e, anche nel suo caso, non vedo l'ora che qualcuno osservi queste cose. Tra lui e Hamilton le differenze sono molte: non ha mai vinto titoli, ha una moglie e una figlia, non si veste da tamarro e non ha l’abitudine di mettere il proprio cane nell'abitacolo della monoposto per scattargli foto da pubblicare su Twitter. Quest'anno potrebbe puntare a diventare il pilota che ha vinto il maggior numero di gare senza mai vincere un titolo (Rosberg, intendo, non il cane di Hamilton)... ovviamente a condizione che ne vinca almeno due o tre e che non vinca il titolo.

Anche in casa Ferrari (anche loro meritano una menzione, più avanti si capirà perché) non è cambiato niente, a parte la riverniciatura della vettura, con più bianco di quanto mi sarei aspettata di vederne su una Ferrari. La cosa non è capitata così, dal nulla, ma doveva essere stata accuratamente pianificata, tanto che se ne parlava già da un mese abbondante. Si vocifera che l'abbia fatto per questioni di buon gusto retrò, ma si vocifera anche che l'abbia fatto per mettere meglio in mostra gli sponsor.
Sebastian Vettel è ancora considerato ufficialmente la punta di diamante del team. Classe 1987 (quindi non ancora passato allo status di "troppo vecchio", con ancora un anno e mezzo davanti prima di varcare l'ormai risaputo momento clou), aveva vinto quattro titoli per culo e non per merito rendendo il mondiale falsato all'epoca della Redbull, ma nel corso della stagione scorsa il revisionismo del fanboy medio ha decretato che in realtà Vettel i titoli se li meritava, era la Redbull che non li meritava e ha vinto solo grazie a lui.
Accanto a lui c’è Kimi Raikkonen, unico pilota nato negli anni ’70, precisamente nel 1979, ancora presente in Formula 1. Da qualcosa come quindici anni viene eternamente preso per i fondelli perché: 1) non parla, 2) non ha un’espressione facciale, 3) gli piace l’alcool. Questi tre fattori combinati l’uno con l’altro fanno sì che a nessuno importi nulla del fatto che in italiano sappia dire a malapena “buongiorno” e “buonasera” nonostante la lunga permanenza in Ferrari e soprattutto che a nessuno importi un fico secco della sua età. Quest’ultima certezza viene scalfita, di tanto in tanto, dal fatto che qualche testata giornalistica si inventi un rumour sull’identità del suo successore. Generalmente il successore in questione è Hulkenberg, perché ha vinto la 24 Ore di Le Mans ed è giovane e promettente (lo sarà ancora per un anno e mezzo, essendo nato nell’estate del 1987) e quindi merita un posto in Ferrari. Sorprendentemente i fanboy sembrano essere al corrente dell’esistenza di Hulkenberg ancora prima che vincese a Le Mans, e soprattutto, ancora più sorprendentemente, sembrano essere al corrente dell’esistenza della 24 Ore di Le Mans.
Tornando alla Ferrari, in questi giorni si è dilettata a stare in cima alle classifiche dei tempi (alternando ciò con i problemi tecnici): lunedì e martedì ci ha pensato Vettel, giovedì Raikkonen. A chi è toccato il mercoledì? Wait and see, ma tra un po’, perché adesso parliamo della McLaren.

Non dubito che sulla McLaren, visto come stanno andando le cose, faremmo meglio a non dire niente, dato che sembra non essere una vettura esattamente folgorante (che in senso figurato non va bene, in senso materiale credo che Alonso ne sia molto felice). Infatti non si è parlato della McLaren come monoposto, dell’Honda come motore, né di null’altro... No, è girato un gossippone, per la durata di cinque minuti contati, secondo il quale Fernando Alonso, ex salvatore della patria quando vestiva di rosso, sarebbe stato nientemeno che pronto a fare le valigie e ad andarsene, destinazione non si sa... forse intendeva rimanere a casa a twittare come un Van Der Garde qualsiasi.
Niente paura, abbiamo visto Fernando al volante, arrivato giusto in tempo per girare più lento di Pascal Wehrlein, il che non sarebbe neanche preoccupante se la vettura simil-Simtek con una livrea che sintetizza anche la Spirit e la Toleman, non rispondesse al nome di Manor. Anche della Manor, però, ne parleremo tra un po’.
Oltre ad Alonso c’è sempre il solito Jenson Button che, fresco di vittoria del titolo nel 2009 (in cui vinse per culo e non per merito blah blah blah, rendendo il mondiale falsato blah blah blah, ma battendo la Redbull, quindi tutto sommato si può chiudere un occhio sul fatto che il mondiale fosse falsato blah blah blah, anche perché all’epoca non c’era tempo per parlare di mondiali falsati, dato che bisognava criticare Badoer e Fisichella), si era accasato alla McLaren con la probabile intenzione di vincere altri titoli, invece è andato ad assistere al lento e inesorabile decadimento delle performance. L’ha sempre fatto con aria professionale, tanto che di lui, diversamente dal compagno di squadra, non si parla mai, se non per dire che è troppo vecchio (1980 vs 1981, ma Alonso appare spesso polemico al punto giusto da far dimenticare la sua età perché c’è altro da dire) o che è stato un fesso a lasciarsi scappare la moglie (eh sì, la Jessica è scappata via a gambe levate).
Curiosità: in casa McLaren è comparso un nuovo sponsor chiamato “Chandon”... ci avevo letto qualcos’altro sognando a occhi aperti i vecchi tempi in cui scendeva in pista uno dei due talenti indiani.

Parlando di team storici che hanno vissuto stagioni di difficoltà, anche se non esattamente l’altro ieri, non si può non citare la Williams, che ormai ha perso definitivamente Susie Wolff ritiratasi dalle competizioni (che poi... competizioni... quali competizioni?) e che deve fare affidamento come uomini immagine del team su Felipe Massa e Valtteri Bottas.
Quest’ultimo, classe 1989 (e non 1991 o 1992 come ho pensato per troppo tempo... dovrebbe essere la fidanzata nuotatrice ad essere nata nel 1992), è uno dei pochi finlandesi al mondo a non avere un cognome che finisce per -EN. C’è chi lo paragona a un agente segreto, c’è chi osserva che ha la testa grossa, il collo grosso e le spalle grosse quindi deve avere anche qualcos’altro di grosso, c’è chi osserva che sembra che gli piaccia l’alcool e c’è chi lo vede come l’erede di Raikkonen, prevalentemente perché è biondo e finlandese. Sta ancora inseguendo la prima vittoria in carriera e, se la Williams dovesse proseguire come è andata finora in questi giorni, la prima vittoria in carriera potrebbe essere abbastanza lontana.
Felipe Massa, classe 1981, in Formula 1 rappresenta l’ago della bilancia, quello che a seconda della situazione viene dipinto in un modo o nell’altro: a seconda dei contesti è vecchio, di media età o giovane, così come sempre a seconda dei contesti è uno scarso, è un pilota di medio livello o è un top-driver, dipende da che cosa bisogna affermare. Suo figlio è il bambino immagine della Formula 1. Tra una quindicina d’anni probabilmente lo vedremo in pista come pilota. Curiosità: tra i piloti “di una certa età” attualmente in Formula 1, Massa è l’unico che ha affermato che, al termine della sua carriera in Formula 1, potrebbe prendere in considerazione l’eventualità Formula E, snobbata invece da Button.

Passiamo dai vecchi ai giovani: tra i giovani c’è un certo Alfonso Celis Junior, uno che si chiama Junior senza che nessuno si sia minimamente preoccupato di spiegarci di chi sia figlio.
Classe 1995, ha girato al volante della Force India, che anche quest’anno ha fatto il proprio esordio mettendo al volante un terzo pilota, dopo i vari Rossiter e Werhlein del passato, giusto per citarne due sulla mezza dozzina di piloti disponibili.
Celis ha preso di parte anche ai photoshot della presentazione della vettura insieme ai piloti titolari, giusto per non farsi mancare nulla, dopotutto è fin dai tempi di Fisichella, Sutil e Liuzzi che i piloti della Force India se ne vanno sempre in giro in tre.
I piloti titolari: Sergio Perez (nato nel 1990 e primo pilota nato negli anni ’90 a salire sul podio), di cui un tempo si narrava il passato come membro del Ferrari Young Driver Accademy allo stesso modo in cui al giorno d’oggi si narrano i suoi trascorsi come ex compagno di incidenti di Maldonado, che poi ha messo la testa a posto diversamente da Maldonado; Nico Hulkenberg, co-vincitore della 24 Ore di Le Mans 2015, protagonista di rumor che lo associavano alla Ferrari, co-membro di tutti i terzetti di piloti della Force India post Fisichella/Sutil/Liuzzi con l’eccezione dell’epoca in cui vestiva i colori della Sauber, insieme al piccolo Estebaby. Hulkenberg è stato l’unico pilota non Ferrari a far registrare il miglior tempo nell’unica giornata in cui la Ferrari non ha fatto registrare un miglior tempo.

Estebaby... Estebaby...! Giusto, Estebaby! Il piccolo Esteban Gutierrez, lo scoiattolino dall’aria smarrita, è il degno erede di Felipe Massa, nato a dieci anni di distanza. C’è una sola differenza tra i due: il giovanissimo Felipe Massa era visto come un pilota veloce e promettente, con un’elevata propensione all’errore; nel discorso relativo a Gutierrez, la parte mancante del discorso è quella relativa al “veloce” e al “promettente”. Dopo un anno di stop, passato a posare in tuta rossa mostrando di essere una sorta di clone di un giovane Massa, ma con sopracciglioni molto più grandi, adesso veste i colori della Haas, il team venuto dagli USA con il dichiarato intento di spaccare il culo a tutti; stesso intento che sembrava avere anche il fantomatico team Forza Rossa, che... a proposito, siamo sicuri che i presunti fondatori del team siano almeno esistiti?
Insieme a Gutierrez c’è anche Romain Grosjean, ex compagno di squadra di Maldonado, che a sua volta è l’ex compagno di autoscontri di Gutierrez, visti i loro trascorsi del 2014, in cui hanno cercato di rompersi le corna a vicenda, mentre Perez, deluso dal non essere invitato, si consolava facendo a sportellate insieme a Massa. Classe 1986, Grosjean è, oltre a Vettel, l’unico altro pilota ad avere due eredi.

Mi pare più che opportuno, arrivati a questo punto, parlare anche del quartetto di tori scatenati: Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat, per la Redbull, sono la prima coppia di piloti Redbull entrambi più giovani dell’Autrice© (1989 e 1994) e Ricciardo è anche l’unico pilota più giovane dell’Autrice© ad avere vinto dei gran premi; Carlos Sainz Jr e Max Verstappen (1994 e 1997) sono visti invece come gli esponenti del junior team della Redbull... esatto, junior team, nel senso che sono bambini! E povero Verstappino, è stato costretto dal padre a diventare pilota!!!111!!!11!! quando lui aveva sempre desiderato con tutto se stesso di fare il panettiere!!!111!!!!1!
Tra i quattro circa un anno fa Ricciardo era visto come il più promettente dei quattro. Ormai, però, ha perso ogni speranza di continuare ad essere etichettato come tale: Verstappinohhhh Santohhhh Subitohhhh gli ha strappato lo scettro... A meno che a parlare non sia un detrattore di Verstappino... però anche in questo caso Ricciardo se la vedrebbe brutta, perché generalmente i detrattori di Verstappino hanno elevato Sainz a livello di salvatore dell’umanità, il che manda Sainz in crisi, che praticando l’adorazione del Divino Ferniiii non può permettersi di sentirsi salvatore dell’umanità a discapito del suo ìD0L0!!!111!!
Note artistiche: la Redbull ha le vetture con colori da cartone animato e le tute tamarre con raffigurati dei tori stilizzati, mentre la Toro Rosso non ha ancora rivelato la propria livrea, andandosene in giro vestita di nero.

C’è poco da dire della Sauber: quest’anno ha confermato Felipe Nasr e Marcus Ericsson, ancora una volta entrambi più giovani dell’Autrice©, del 1992 il primo e del 1990(?) l’altro. La vettura nuova non si è ancora vista, perché hanno travestito la vettura 2015 da vettura 2016 e sinceramente non si notavano le differenze.
Immagino che anche i colori delle tute siano tali e quali, in tal caso indossate da Van Der Garde farebbero un bell’effetto, anche se in realtà VDG faceva ancora più effetto in giacca e cravatta in tribunale, per quanto ne pensino quelli della Sauber.

Okay, adesso è giunto il momento di parlare del team che ha fatto probabilmente più parlare di sé nell’ultimo mese. Si tratta nientemeno che del team dei twittatori folli, per intenderci quel team collocato a Enstone che, a intervalli irregolari di più o meno anni rivernicia le vetture e cambia proprietà: se andiamo avanti così, tra una decina d’anni verrà acquistato dalla Benetton e successivamente rivenduto agli eredi di Ted Toleman.
Ora però si chiamano Renault ed era ufficiale già da molto tempo che i piloti sarebbero stati Pastor Maldonado (che, ormai vicino ai 31 anni che compirà molto a breve, è visto già come vecchio... anzi, no, è uno di quei personaggi su cui ci sono tante cose da dire che anche quando avrà sessant’anni nessuno farà caso alla sua età) e Jolyon Palmer (che tra parentesi è figlio di Jonathan Palmer e che, se non vado errata, è nato nel 1991).
Jolyon Palmer ha gli occhi azzurri e ha già fatto impazzire una quantità industriale di ragazzine e ragazzini, indipendentemente dal fatto che sappiano della sua esistenza e del loro orientamento sessuale. Insomma, le premesse affinché diventasse il Renault Team’s Best Top-Model era scontato con un compagno di squadra come Maldonado (io rimango del parere che, in costume da bagno e con un sacchetto di carta in testa, batterebbe tutti portandosi in cima alla classifica, ma questo è un altro discorso... e poi tra l’altro lui è dotato di bellezza interiore!)...
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...invece no, dato che lo sponsor di Maldonado ha deciso di smettere di sborsare soldi, Maldonado si è ritrovato a piedi ed è ricomparso dal nulla nientemeno che Kevin Magnussen, velino biondo che va ad affiancare il già citato velino bruno Palmy.
Al di là del fatto che tra i due, se dovessi scegliere, affiderei comunque il ruolo di top-model del team a Palmer, facciamo un piccolo riassunto: Kevin Magnussen è nato nel 1992 ed è figlio di Jan Magnussen anche se ciò non viene mai menzionato dalle Tumbler, e ha un fratello e una sorella che si chiamano Luka e Milly (no, non sono io). Oltre a Maldonado, che nel 2014 ha fatto cappottare Gutierrez, è l’unico altro pilota che in epoca recente ha fatto cappottare una monoposto altrui, ma siccome Massa è l’eterno ago della bilancia, è già stato ufficialmente decretato da molto tempo che Massa è un vecchio lamentoso che sparla delle nuove generazioni, quindi di conseguenza si è inventato lui di essere cappottato, non è mai accaduto veramente.

Abbandoniamo Enstone, ricordandoci dei bei tempi in cui la Benetton acquistò il team Toleman rilevando anche il team Spirit perché diversamente dalla Toleman, la Spirit aveva un contratto con un fornitore di gomme (era il 1986, se non vado errata).
Mischiando un po’ la livrea della Toleman e della Spirit e dandole un’aria da Simtek, la Manor Marussia che ora si chiama solo Manor ha svelato la nuova vettura, che sarà guidata da Pascal Wehrlein e Rio Haryanto. Wehrlein, classe 1994, è il campione in carica del DTM, oltre che ex pilota di riserva Mercedes ed ex tester della Force India; è descritto come un giovane promettente e ha una mascella talmente quadrata che, se dovesse andare male l’avventura in Formula 1, potrebbe riciclarsi come indossatore di kilt. Haryanto, classe 1993, ha racimolato poche vittorie in GP2 ed è descritto come un giovane sfasciacarrozze che ruba il volante a piloti più promettenti di lui. È il primo indonesiano della storia della Formula 1, è l’unico asiatico attualmente impegnato in Formula 1 ed esistono sue foto in cui indossa gli occhiali da vista. Se un giorno dovesse portarli sotto al caso, sarei pronta a fare una standing ovation in suo onore.

Finiamola qua, per oggi ho già scritto abbastanza.
Riparleremo di Formula 1 dopo i prossimi test, ormai già alle porte.
...dall’Autrice© un cordiale saluto.

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