mercoledì 23 agosto 2017

Big crasher is watching you

Quando il Gran Premio del Belgio si avvicina tutti aprono la scatola dei ricordi parlando del debutto di Michael Schumacher, della sua prima vittoria, del suo incidente con Coulthard, del sorpasso che subì da Hakkinen con Zonta che stava in mezzo (proprio nell’anniversario del quale verrà disputata la gara domenica), dei festeggiamenti per i suoi vent’anni di carriera, di quelli per il 300esimo gran premio... e così via.
Potrei farlo anch’io, ma sono argomenti di cui ho già parlato varie volte e, almeno oggi, nella presentazione del Gran Premio del Belgio, preferirei dedicarmi ad altri argomenti, quelli che tendono a passare un po’ più in secondo piano. Vi prometto che a suo tempo vi racconterò qualcosa anche a proposito di alcuni degli argomenti di cui sopra, ma non anticipiamo i tempi, il fatto che ventisei anni fa in questi giorni Michael Schumacher fosse al volante di una Jordan sul circuito di Spa non deve fermarci, anche perché la nostra macchina del tempo ha deciso di essere selettiva: ci occupiamo degli ultimi dieci anni di Spa Francorchamps utilizzando come linea di spartiacque il fatto che nel 2006 in Belgio non venne disputato alcun gran premio.

Dieci anni fa all’epoca del GP del Belgio la Formula 1 non stava vivendo giorni normali come quelli attuali. C’era Hamilton in testa al mondiale con pochi punti su Alonso, c’erano polemiche tra Hamilton e Alonso, c’era Alonso che litigava con Ron Dennis, c’era la McLaren che finiva in tribunale per la spy-story, c’era il tribunale che squalificava la McLaren dalla classifica costruttori, c’erano rumour su tutto ciò che era collegato alla McLaren ed era anche una gran rottura di sfere, se devo dirla tutta.
Poi c’era la Ferrari che monopolizzava la prima fila e c’era Kimi Raikkonen che tagliava il traguardo da vincitore e festeggiava facendo burnout. Poi, sul podio, accanto a lui Felipe Massa e Fernando Alonso, Iceman terminava la propria giornata infilando la bottiglia di champagne dentro al trofeo. Non lo sapevamo ancora, ma anche grazie a quel risultato sarebbe stata possibile la sua scalata alla classifica che lo condusse a prendersi un titolo mondiale a cui, nell’agosto del 2007, due mesi prima che accadesse, nessuno avrebbe creduto.
Al giorno d’oggi Raikkonen è ancora in Ferrari, ha rinnovato anche per il 2018 e il suo ritiro sembra meno vicino di quanto potesse apparire in passato. È difficile che possa puntare a una vittoria, ma se la Formula 1 ha quel margine di imprevedibilità che quest’anno ha mandato una volta sul podio Strollino, allora è giusto che Raikkonen non perda le speranze. Massa sta in Williams, al giorno d’oggi, e il podio è difficile che lo veda anche con il binocolo, ma il messo peggio del terzetto presumo che sia Alonso, che in McLaren c’è tornato, ma che invece di lottare per il mondiale è già buona che possa vedere almeno la linea del traguardo.

Ne 2008 Alonso dalla McLaren se n’era andato e io stavo guardando la gara dopo un pranzo con vari 50-60enni amici e colleghi di mio padre.
La lotta per la vittoria sembrava avere come protagonisti Kimi Raikkonen e Lewis Hamilton: Ferrari vs McLaren, come era consuetudine in quell’epoca. Mio padre, che la gara non la stava neanche seguendo ma che non disdegnava di prendere per i fondelli i fanboy della Ferrari, mi esortò a tenere alti i colori della McLaren “in mezzo a tutti questi ferraristi”. Fu quel giorno che me ne uscii con qualcosa di campato in aria del tipo: io piuttosto che la McLaren preferirei che vincesse un gran premio Vettel sulla Toro Rosso. Una settimana più tardi accadde davvero e questo e tante altre cose che ho scritto in un passato più o meno recente mi fanno pensare che potrei candidarmi come pseudo-Nostradamus del motorsport.
Lasciamo da parte la Toro Rosso che non c’entra nulla in tutto ciò e torniamo al duello tra i Raikkolton (inventare ship name a caso è il mio nuovo hobby, temo). Non andò a finire molto bene, ci fu un sorpasso controverso al termine del quale Raikkonen era finito per prati mentre Hamilton andava sul podio a tracannare lo champagne del vincitore. Poi fu penalizzato e la vittoria fu attribuita d’ufficio a Felipe Massa. Nick Heidfeld, che era arrivato terzo, scalò secondo. Infine fu proprio la volta di Hamilton che, scontati i suoi 25 secondi di penalità, si appropriò della terza piazza alla quale Alonso, giunto quarto al traguardo con la Renault, aveva già strizzato un occhio.
Vi ho già raccontato dove si trova Massa al giorno d’oggi, quindi non mi resta che raccontarvi dove siano gli altri: Nick Heidfeld è in Formula E, dove sta ancora inseguendo la prima vittoria, mentre Lewis Hamilton guida un’argentea vettura che non è una McLaren, ma secondo i romanticoni del duello rosso vs grigio non ha importanza, la Mercedes è una McLaren nell’anima. Immagino che Hamilton speri che non lo sia anche nel motore.

Dopo il 2008 venne il 2009... quel 2009 in cui Giancarlo Fisichella piazzò una Force India in pole position. Prego, fate una standing ovation. Tra mezz’ora, quando la standing ovation sarà terminata, potrete riprendere la lettura.
Con mio grande disappunto la pole non si tradusse in vittoria, che invece andò a Kimi Raikkonen su Ferrari. Chiariamo una cosa, non ho niente contro la Ferrari e contro Raikkonen, però una vittoria della Force India sarebbe stata qualcosa di eroico.
Fisichella, che al giorno d’oggi di tanto in tanto ritroviamo ai box come inviato della Rai, portò a casa una preziosa seconda posizione, primo podio della storia della Force India e suo ultimo acuto prima del passaggio in Ferrari, mentre chiuse il podio Sebastian Vettel, all’epoca pilota Redbull. Al momento mi sfugge dove sia Vettel al giorno d’oggi, rifletterò in proposito nel corso dei prossimi paragrafi, così in seguito avrò qualcos’altro da raccontarvi.

Dovrei rifiutarmi categoricamente di scrivere questa frase: Mark Webber conquistò la pole position nel 2010 ma perse numerose posizioni in partenza. Dovrei, ma per doveri di cronaca lo faccio, specificando anche che riuscì a chiudere secondo. Vinse Lewis Hamilton, che all’epoca stava ancora in McLaren, e sul podio insieme a lui e al pilota della Redbull c’era Robert Kubica su Renault, mentre Alonso, che all’epoca era in Ferrari, si era ritirato.
Al giorno d’oggi Webber ha ormai da anni “lasciato questo mondo” [CIT.] e lo troviamo spesso a fare interviste sul podio, evitando di bere dalle scarpe di Ricciardo, mentre Kubica scalpita per riprendersi un posto in Renault, cosa che contro tutte le aspettative sembra non essere ancora accaduta.
Tornando ai fatti dell’epoca, era l’anno in cui Michael Schumacher era tornato al volante e, retrocesso per una manovra poco politically correct ai danni di Barrichello nel gran premio precedente, era partito dalle retrovie, per poi chiudere con un settimo posto.

Nel 2011 Michael Schumacher festeggiava a Spa Francorchamps i suoi vent’anni di carriera. Mazzoni si auspicò in telecronaca che potesse ottenere un buon risultato in qualifica. Subito venne inquadrata una Mercedes che, dopo avere perso una ruota, andava a sbattere. Dopo avere battuto le ciglia un paio di volte osservai: “questo non è Schumacher, vero?” I colori del casco mi dissero che, avendo il casco giallo, doveva essere Rosberg. Poi, un nanosecondo più tardi, Mazzoni rivelò che MSC portava un casco celebrativo dorato e che quello era lui. Ho raccontato questo episodio solo perché poi MSC ai microfoni Rai fece il trollone sostenendo che, dopo quanto accaduto tra lui e Coulthard nel 1998, si era abituato a girare su tre ruote a Spa! In quel preciso momento, sentendo Schumacher che dopo una qualifica terribile se ne stava a scherzare come se niente fosse durante le interviste, compresi che con tutta probabilità non avrebbe mai più vinto un gran premio, ma che non gliene sarebbe importato più di tanto. Partito 24°, chiuse la gara in quinta posizione.
Dalla pole era partito Vettel e la Redbull portò a casa una doppietta con lui e con Webber. Plot-twist, dato che non l’abbiamo ancora menzionato finora, nemmeno per il 2009: Jenson Button, su McLaren, arrivò terzo e andò a completare il podio. Anche per quanto riguarda lui penso che dovrò riflettere un po’, prima di ricordarmi dove sia al giorno d’oggi.

L’edizione del 2012, a cui è dedicato il titolo di questo post, partì con un grandissimo caos, innescato da una manovra folle del nostro amico RoGro. Erano accadute anche tante altre cose bellissime in quel weekend, come ad esempio il miglior tempo di Charles Pic a bordo di una Marussia nelle prove libere... Peccato che RoGro abbia catalizzato l’attenzione più di tutto il resto. Riuscì anche a buttare Perez e Maldonado l’uno addosso all’altro per una volta in cui non l’avevano fatto da soli. Poi eliminò Hamilton e Alonso. Distolse l’attenzione da tutto, perfino dall’eroico jump start di Maldonado.
Sul podio c’erano i colori della McLaren, della Redbull e della Lotus, rappresentati rispettivamente da Jenson Button, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen. Mi sono ricordata, dato che probabilmente non mi toccherà più di menzionare Button fino alla fine di questo post, che al giorno d’oggi avrebbe dovuto essere in pensione, ma ha gareggiato al GP di Montecarlo e in questi giorni lo troviamo impegnato in Giappone nel SuperGT per la 1000 km di Suzuka. Visti i fatti di Montecarlo, al giorno d’oggi il Giappone è probabilmente l’unico luogo al mondo in cui il suo stile di guida potrebbe apparire tranquillo.
Tornando alle cose che contano, dopo il miglior tempo nelle prove libere 1, purtroppo Pic non fu altrettanto fortunato in gara seppure protagonista di un eroico duello con il compagno di squadra Timo Glock: fu quest’ultimo a portarsi a casa la 15esima piazza che si contendevano con tanto ardore da far pensare che valesse la vittoria del campionato.

La qualifica del 2013 fu qualcosa di eroico. Van Der Garde fu 14°, Bianchi fu 15° e Chilton fu 16°. Era la prima volta che ben tre vetture dei nuovi team accedevano alla Q2 destinata a rimanere l’unica, nonché la prima volta in cui vi accedevano entrambe le Marussia. In gara nessuno dei tre fu protagonista di momenti epici, con mio immenso dispiacere.
Vinse Sebastian Vettel su Redbull davanti a Fernando Alonso su Ferrari e Lewis Hamilton su Mercedes. Mi è venuto in mente che al giorno d’oggi Vettel corre per la Ferrari.

Nel 2014 la gara iniziò con un incidente tra i Rosbilton, che evidentemente non ci tenevano proprio a dare il buon esempio ai bambini, come ho già detto in numerose occasioni.
Chi diede il buon esempio ai bambini fu Daniel Ricciardo, che conquistò la vittoria e, visti gli standard dell’epoca, non aveva ancora iniziato a fare cose poco igieniche tipo bere champagne dalle proprie scarpe, con grande sollievo del secondo e terzo classificato, rispettivamente Nico Rosberg, che oltre due anni più tardi avrebbe avuto modo di bere comunque da una delle scarpe di Ricciardo, e Valtteri Bottas, a cui l’onore avrebbe potuto capitare due mesi fa, ma che rifiutò poco gentilmente lasciando quell’incombenza a Strollino.
Ricciardo al giorno d’oggi sta ancora in Redbull in attesa di potere bere champagne dalle proprie scarpe, Rosberg ha “lasciato questo mondo” [CIT.] a gambe levate preferendo una nuova vita in cui si scatta dei selfie ben lontano dalle scarpe di Ricciardo, mentre Bottas, che quel giorno aveva conquistato la terza piazza dopo un acceso duello con Raikkonen per procacciarsi una preziosa bottiglia di champagne, non indossa più una tuta della Williams ma continua a stare sulla strada di Raikkonen nel tentativo di procacciarsi preziose bottiglie di champagne.
Curiosità: in un’intervista di qualche tempo fa, letta su GPUpdate, a Bottas chiedevano varie cose random, tra cui di scegliere con quale pilota gli sarebbe “piaciuto” finire su un’isola deserta. Bottas ha risposto Raikkonen, adducendo come ragione che avrebbe dovuto parlare poco e che avrebbero potuto bersi delle birre insieme. #TantoAmmmmore. <3

Nel 2015 il Gran Premio venne disputato pochi giorni prima della nascita di Alaia Rosberg e di Matilda Vettel, anche se non sappiamo con esattezza quale delle due sia nata prima, perché prima della sua nascita non sapevamo nemmeno che Matilda Vettel fosse stata concepita.
I Mercedes Bros partivano affiancati in prima fila, ma con una zampata Perez superò Rosberg per la seconda posizione e io mi illusi che sarebbe salito sul podio e che magari avrebbe anche vinto la gara. Purtroppo i sogni di gloria di Perez vennero notevolmente ridimensionati e i Mercedes Bros fecero doppietta. Terzo avrebbe potuto arrivare Vettel, passato in Ferrari quell’anno, ma forò nelle fasi conclusive della gara lasciando la terza posizione a nientemeno che Romain Grosjean. Immagino che sul podio abbia poi criticato i Mercedes Bros perché un anno prima si erano limitati a prendersi a sportellate tra di loro invece di buttare fuori mezza griglia di partenza.
Per chi si stesse chiedendo che fine ha fatto RoGro: corre per la Haas, al giorno d’oggi, e da allora non vede la luce del podio.

Vincitore di quell’edizione, Lewis Hamilton partì dall’ultima fila l’anno successivo, a causa di 55 posizioni di retrocessione sulla griglia di partenza per sostituzione di vari componenti del motore, meno di quanti ne avevano sostituiti in McLaren sulla vettura di Alonso, a quanto pare, che di posizioni di retrocessione se ne era viste appioppare 60.
Vinse Nico Rosberg davanti a Daniel Ricciardo.
Il Gangster Rapper, comunque, riuscì a chiudere sul podio, aiutato anche da una bandiera rossa dovuta a un incidente di Magnussen avvenuto quando Hulkenberg si trovava in zona podio, bandiera rossa da cui venne aiutato anche Alonso, che riuscì a portare a casa una top-5, dietro appunto proprio a Hulkenberg, che per guardare il podio si servì di un binocolo.

GLI ORARI DEL WEEKEND: il GP del Belgio verrà trasmesso in differita dalla Rai, pertanto gli orari per chi seguisse le differite è quello riportato tra parentesi.

Prove libere 1: venerdì h.10.00 (Raisport1 h.15.30)
Prove libere 2: venerdì h.14.00 (Raisport1 h.18.30)
Prove libere 3: sabato h.11.00 (Raisport2 h.15.00)
Qualifiche: sabato h.14.00 (Raidue h.18.00)
Gara: domenica h.14.00 (Raidue h.21.00 ATTENZIONE AL TG!)

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Milly Sunshine