martedì 24 dicembre 2019

Anni 2010, bilancio di fine decennio

Mentre anche l'anno solare è sempre più vicino a raggiungere la propria fine, capita sempre più spesso di girarsi indietro e guardare quello che questo 2019 ci ha lasciato.
Non si chiude soltanto un anno, tuttavia, ma anche un intero decennio, quindi credo che sia l'occasione giusta per ripercorrere questi anni 2010 e vedere che cosa ci hanno lasciato.

Venivamo da un decennio 2009 che si era concluso con una stagione caratterizzata da un improvviso capovolgimento dei valori in pista, dopo il cambio regolamentare.
A partire dal 2010 abbiamo rivisto anche team storici come Ferrari e McLaren lottare per posizioni di rilievo e per le vittorie, con McLaren che tuttavia è stata vincente soltanto agli inizi del decennio.
Abbiamo assistito alla vera e propria ascesa della Redbull e al suo declino, che in realtà non è un vero e proprio declino. Abbiamo assistito alla crescita progressiva della Mercedes, divenuta la forza dominante di questi ultimi campionati.

Venivamo da un decennio che ci aveva regalato occasionali soddisfazioni e attendevamo forse con ansia il futuro.
Questi ultimi dieci anni di Formula 1 sono stati mediamente belli, forse più belli di quelli del decennio precedente, con le sue qualifiche "falsate" dai quantitativi di carburante, con outsider del sabato che si rivelavano semplicemente piloti che intendevano effettuare un rifornimento di benzina in più, oppure farlo dieci giri prima degli altri.
Sono stati dieci bellissimi anni, con i loro difetti, con la loro spazzatura da nascondere sotto ai tappeti, ma ancora troppo vicini per essere visti nel loro lato più splendente.

Abbiamo assistito a una griglia di partenza con ventiquattro vetture, con tanti piloti emergenti, seppure tanti confinati nelle retrovie e destinati a un rapido rimpiazzo nella stagione a venire. Abbiamo assistito alla lotta per la vittoria, a quella per non essere gli ultimi dei presentabili, a quella per la decima posizione nella classifica costruttori e i relativi big money del campionato costruttori... Il 2010 ci ha portato una realtà diversa, distinta da quella degli anni precedenti, con una Formula 1 sopravvissuta alla tanto vociferata scissione di cui si parlava negli ultimi tempi di Max Mosley.

Abbiamo vissuto uno scontro a quattro tra Alonso, Webber, Vettel e Hamlton per il titolo all'ultimo gran premio stagionale, cosa inedita almeno per quelli della mia generazione (ma che come gli scontri a tre si è concluso con il mondiale assegnato al pilota che era arrivato lì terzo in classifica), alla completa ascesa della generazione anni '80 e soprattutto seconda metà degli anni '80, mentre nel frattempo sopravvivevano ancora in Formula 1 piloti di dieci o quindici anni più vecchi, seppure a centro gruppo o nelle retrovie.
Abbiamo assistito a scene iconiche, in quel 2010, anno di fuoco tanto quanto la Lotus Team Malaysia di Kovalainen lungo le buie strade di Singapore: che cosa c'è di più iconico di un backmarker che, anni e anni dopo, viene ricordato più per quell'evento che per quella vittoria in McLaren?

E poi il 2011, l'anno in cui certe convinzioni ormai marcate si sono definitivamente ribaltate, con il povero Button tacciato di non potere competere con il compagno di squadra Hamilton e di avere vinto solo perché guidava una BrawnGP, ha dimostrato finalmente il proprio valore. Non che nell'anno precedente e in quello successivo sia andato male, ma per mettere a tacere certe voci era meglio avere almeno una classifica stagionale a proprio favore.
A un 2011 non troppo competitivo, con soltanto due team che puntavano alla vittoria, nel 2012 la situazione si è ribaltata, con tanto di teorie del complotto contro certi vincitori molto di nicchia, prima che la situazione si stabilizzasse.
Fun fact: nel 2012 Vettel è diventato il primo pilota della storia della Formula 1 a vincere un mondiale durante il quale non aveva vinto nessun gran premio europeo.

Arrivato il 2013, abbiamo assistito a una delle dinamiche più contorte della storia: dopo avere parlato per metà stagione di quanto fosse bello assistere a un mondiale in cui ogni gran premio non veniva mai vinto dal vincitore della gara precedente, quei commenti si sono ritorti contro di noi.
Pazienza, una nuova era ci aspettava... ed è iniziata con un 2014 dominato dalla Mercedes, senza una vera e propria seconda forza del mondiale, con Redbull, Ferrari e Williams che a vario titolo si appropriavano dei gradini più bassi del podio. Una volta ci è riuscita anche la Force India, ma non quella di Hulkenberg.
Sarebbero seguite due stagioni sullo stesso stampo, ma con Ferrari e Redbull ad alternarsi uno scalino al di sopra della gente random di turno.
Il 2014 ha anche portato a una nuova numerazione, che ha i suoi effetti positivi come i numeri personalizzato, e anche quelli negativi, ovvero che di lì a qualche anno abbiamo visto un pilota ritirarsi da campione del mondo senza che l'anno seguente ci fosse una vettura numero 0 (dite quello che volete, ma il numero 0 è pittoresco).

Il 2014 e il 2016 ci hanno riservato sorprese anche nella parte bassa della griglia di partenza.
Monaco 2014 è entrata nella storia come la prima gara in cui una vettura dei "nuovi team" è arrivata in zona punti, con il nono posto di Bianchi, avvenuto in una gara in cui aveva eroicamente superato Kobayashi infilandosi tra la sua vettura e le barriere della Rascasse (stessa cosa fatta da qualcun altro anni dopo al volante di una Ferrari, semplicemente senza essere preso in considerazione). Se Monaco 2014 è stata rocambolesca, Austria 2016, con il decimo posto di Wehrlein, è stata un'altra storia: il numero di vetture che il pilota della Manor si è tenuto dietro per arrivare a punti è impressionante.

Il 2017 con le sue ruotate tra Vettel e Hamilton dietro la safety car è stato un'ennesima variazione alla storia precedentemente conosciuta, con uno scontro tra due team, in cui sono stati in gran parte i risultati dei piloti ad essere fondamentali per l'assegnazione del titolo (compresi i risultati dei compagni di squadra dei piloti che lottavano per il mondiale).
Il 2018 è stato un ripetersi del 2017, mentre il 2019 ha visto la storia cambiare ulteriormente, con la Mercedes che faceva solo doppiette nei primi mesi della stagione, poi nel corso del campionato Mercedes, Redbull e Ferrari alternarsi in momenti diversi sul gradino più alto del podio.

A proposito di podio, abbiamo assistito a Hulkenberg, simbolo di questa epoca avendola vissuta tutta, senza un prima e forse anche senza un dopo, nella sua inarrestabile ricerca, senza frutti, della top-3. Divenuto il pilota con più partenze senza un podio, ha ottenuto invece una pole position, l'esatto contrario del suo ex compagno di squadra Perez, autore di varie top-3 ma pilota con il maggior numero di partenze senza una pole.

In questo decennio abbiamo assistito anche al debutto del pilota più giovane della storia, che con le regole attuali rimarrà sempre il più giovane. Dopo cinque stagioni in F1, Verstappen ha 22 anni ma è quasi un veterano. Si discute del momento in cui vincerà il suo primo titolo... e deve sbrigarsi, se vuole avere la possibilità di diventare il più giovane campione del mondo di sempre, dato che gli è rimasto un solo tentativo disponibile.
Stessa età di Verstappen, Leclerc è arrivato in Formula 1 molto dopo, ma è già il pilota più amato, complice anche la vettura che guida e i suoi risultati.
Come si dice qualcuno, il prossimo decennio della F1 è in buone mani.

Purtroppo. Già, perché all'incrementare dei piloti con una personalità molto forte, incrementa il numero di ultrà e, purtroppo, in questo decennio abbiamo assistito anche a una crescita del fenomeno dell'ultrà formato web, frutto della diffusione dei social network e del fatto che basti un semplice cellulare per accedervi e scrivere tutto ciò che si desidera.
Questo, tuttavia, non vuole demonizzare i social network: quando agli inizi del decennio non potevamo guardare un gran premio, ci struggevamo nel dubbio. Adesso possiamo seguire agevolmente commenti live, grazie anche ai profili ufficiali su Twitter. Se non altro, mentre la TV rende la F1 sempre meno accessibile, con le Pay TV in prima linea, almeno internet accompagna noi poveri sprovveduti nel nostro cammino di dolore...

Post per doppia pubblicazione
per il mio blog e per F1GC

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