domenica 17 febbraio 2019

Presentazioni vetture 2019: Ferrari

Credo che uno dei miei grossi cambiamenti, dal punto di vista di motorsport-fan, sia stato quello in cui mi sono accorta che non c'erano solo i top-driver. Non saprei dire quale sia stata la linea di spartiacque, ma ho il sospetto che sia stato intorno ai dieci anni fa: ad un certo punto Vettel ebbe la brillante idea di vincere un gran premio a bordo di una Toro Rosso che in passato era stata la Minardi e poco dopo la Brawn GP sorta dalle ceneri di un'inguardabile Honda ebbe l'altrettanto brillante idea di vincere un mondiale, avendo per sfidante una Redbull che l'anno precedente l'aveva preso in quel posto dalla Toro Rosso, il tutto mentre come eventi di contorno avvenivano una pole e un podio di Fisichella con la Force India, mentre Ferrari e McLaren erano pressoché irrilevanti e, da terza forza del mondiale che era stata, la BMW si rivelava fallimentare tanto quanto il suo investimento sul kers, arrivando a rivedendere il team a Peter Sauber.
Di fronte a certe situazioni, il concetto di top-driver, il concetto di outsider e tutto quello che c'è di correlato perde d'importanza: la situazione si evolve e non sempre chi è un top-driver oggi lo sarà domani, così come chi non è un top-driver potrebbe diventarlo domani. A volte non servono neanche cose tanto improbabili come quelle che ho citato, basta cambiare scuderia.

Quando a 17 anni ebbi il mio colpo di fulmine motoristico per Massa, non mi rendevo conto che potevano esserci persone che, allo stesso modo, avevano un colpo di fulmine motoristico per piloti che potevano sembrare i primi sfigati che passavano per la strada.
Non pensavo che un giorno potesse succedere anche a me. Era il 2006, Massa aveva l'aria da bambino e la sua carriera era ancora potenzialmente molto lunga, come di fatto ha finito per essere, anche di più di quanto potesse sembrare durante gli ultimi anni in Ferrari.
All'epoca degli ultimi anni di Massa in Ferrari iniziai a provare interesse anche per chi stava sul fondo della griglia, là dove c'erano piloti che sembravano usciti dal nulla, ma anche vecchie glorie che ormai avevano vissuto i loro giorni migliori, oppure potenziali piloti emergenti.
Non so come accadde, so solo che ad un tratto realizzai che, se a 17 anni avevo avuto un colpo di fulmine motoristico per Massa, un giorno avrebbe potuto succedere di nuovo, mentre la carriera di Massa si avviava verso quello che sembrava il suo termine naturale. Poi vennero gli anni della Williams e il termine naturale fu decisamente migliore di quanto potesse sembrare al momento, ma nevermind: stavo già attendendo, sempre più consapevolmente, qualcuno che veniva dai campionati minori. Per la prima volta, aggiungerei, aspettavo qualcuno che veniva dai campionati minori. Pensavo che, se ormai il mio vecchio fave non mi avrebbe più regalato molte soddisfazioni, lui fosse il futuro.

Ci sono momenti, nell'esistenza di un motorsport-fan, in cui sembra che tutto si stia realizzando, che tutto stia andando ancora meglio di come poteva sembrare in un primo momento.
È esattamente in quel momento che si inizia a guardare oltre, a sperare che un giorno, quando i piloti dei top-team cambierano strada, possa accadere quello che all'inizio appariva come un evento miracoloso: la risalita improvvisa, il momento in cui il *fave* di secondo piano si ritrova ad essere uno che conta... per intenderci, uno che corre per un top-team.
Non so dire con esattezza quando quel sogno abbia iniziato a farsi strada dentro di me, forse quando più il tempo passava e più mi rendevo conto di non avere per *fave* uno qualsiasi, ma uno che poteva almeno finire a fare la seconda guida in un top-team.
Poi, però, non tutto è destinato ad andare come speravamo: da un giorno all'altro il *fave del futuro* non fu altro che un *fave del passato*.
Ci sono momenti, nell'esistenza di un motorsport-fan, in cui prometti a te stesso/a che, qualunque cosa accada, non avrai mai più un *fave*...
...
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...e poi venne la presentazione della Sauber 2018 e Charles Leclerc che parlava al TG1, una sera di febbraio dell'anno scorso, quel Charles Leclerc che avevo visto fare grandi cose in Formula 2.
Avevo di nuovo un *fave*, proprio quando il *vecchio fave* aveva lasciato la Formula 1, e diversamente dal *vecchio fave* che ormai era il passato, c'era davanti a me il futuro.

Non mi aspettavo che il futuro potesse essere così brillante: un pilota che arriva dalle serie minori, fa un anno in Sauber e l'anno dopo è in Ferrari come titolare è qualcosa che va oltre l'immaginario collettivo.
Venne settembre 2018, venne l'annuncio, vennero i mesi d'attesa, venne la terribile sensazione che io e tanti fanboy iniziassimo ad avere lo stesso *fave*.
Poi è venuto il 15 Febbraio, è arrivato il giorno della presentazione della Ferrari, che attendevo con una certa ansia, non perché la Ferrari sia più importante degli altri team, ma perché vedere il proprio *fave* fare il salto di qualità significa coronare il proprio sogno motoristico.
Ho cercato le foto, sul cellulare, in tarda mattina.
Ho cercato le foto e ho trovato le foto, mentre il mondo dibatteva dei futuri risultati. Là fuori c'è tanta gente convinta che Leclerc, per non deludere, debba vincere il mondiale con tre mesi d'anticipo, qualunque sia il livello della monoposto. Là fuori c'è tanta gente che, nel probabile caso in cui Leclerc non vinca il mondiale con sei gran premi d'anticipo, spargerà m*rda su di lui...
...
...
...ma di colpo, questo non ha più alcuna importanza. Ci sono momenti in cui un motorsport-fan si accorge che non è vero che si è realizzato un sogno e che è bello vedere il proprio *fave* in un top-team, ma poi capisce definitivamente quali sono le ragioni per cui il *fave* è diventato un *fave* e che quelle che sembravano ragioni romantiche hanno dentro di sé il lato più oscuro del romanticismo.

E poi arriva la sera.
Arriva quella sera in cui il mal di testa è improvvisamente passato dopo avere bevuto un tè delle macchinette.
Arriva quella sera in cui, ascoltando su Youtube le canzoni del nuovo album di Avril Lavigne, perché una parte di me in fondo avrà sempre quindici anni, vado a rivedere le foto della presentazione e mi rendo conto del perché, nel vederle alla mattina, abbia notato subito qualcosa di stonato, senza capire che cosa.
Pensavo di essere passata al lato dark del motorsport, quello in cui c'era qualcosa che non andava perché c'erano Vettel e Leclerc invece di Alesi e Berger, o cose del genere. Invece no, l'unico dettaglio che strideva non era neanche il rosso opaco che non è il vero rosso Ferrari (spoiler alert: il vero rosso Ferrari era già stato rimpiazzato oltre dieci anni fa da un rosso più chiaro, perché il rosso Ferrari, così come il rosso Ducati, che ben risaltava sulle TV con il tubo catodico, sembrerebbe troppo scuro sulle TV di oggi... giusto per intenderci, l'ultima traccia del vero Rosso Ferrari in Formula 1 era il colore del casco di Schumacher quando correva per la Mercedes).
A stridere era l'halo nero, invece di quello figo dell'anno scorso, rosso con lo stemma del cavallino. Il mio venerdì 15 febbraio è finito così, con la considerazione che so ancora riconoscere la vera bellezza, anche se a scoppio ritardato.
A volte è naturale che le cose succedano a scoppio ritardato: non sempre le cose vanno come avremmo voluto e, anche se la promozione del mio *fave* in un top team non è come me la immaginavo qualche anno fa, posso ancora fingere che lo sia.
Forza Charles, tu ce la puoi fare, puoi distruggere gli stereotipi, anche se ormai certi stereotipi forse non esistono più.


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Milly Sunshine