martedì 19 febbraio 2019

NASCAR 2019: Daytona 500

Non è facile stare dietro a tutto e a volte capita che, in meno che non si dica, inizia il campionato di NASCAR.
È iniziato nel weekend del 17 Febbraio, o meglio, è iniziato durante la settimana che precedeva il weekend del 17 Febbraio, con i Duels che determinano la griglia di partenza di una gara in cui, in genere, le posizioni sulla griglia di partenza non è che dicano molto su quello che sarà il risultato finale.
È iniziato con una settimana nella quale ho letto dei tweet sui Duels e nella quale ho letto sul fatto che fosse arrivata l'ultima gara in carriera per Jamie McMurray.

La domenica sera non ero in casa, mentre la gara si svolgeva.
O meglio, sono arrivata a casa a mezzanotte passata, stanca morta (l'età avanza, il fatto di essere stanca morta a mezzanotte ne è una prova, dato che non sono una persona abituata ad andare a letto presto - anzi, andare a letto a mezzanotte per me sarebbe andare a letto presto), mi sono preparata per andare a letto controllando gli update su Twitter (avere internet sul cellulare ha il suo perché, dopotutto, me ne sto rendendo conto da quando ho mandato in pensione quello vecchio e ho preso uno smartphone) e ho visto che mancavano venti giri alla fine.
Ho pensato: "rimango alzata ancora un po' in attesa del risultato, tanto ci vorranno 15/20 minuti a dir molto...

In quegli ultimi giri ci sono stati tre big crash, voci di corridoio narrano che soltanto tre vetture non siano rimaste coinvolte in nessun incidente per tutta la durata della gara, in più a completare l'opera ci sono state due bandiere rosse.
Dopo avere passato mezz'ora buona sdraiata a letto con lo smartphone in mano, ho deciso di spegnere il telefono e di dormire in occasione della seconda bandiera rossa, perché sinceramente non ero moralmente pronta per aspettare ancora e rischiare che la gara non finisse neanche in tempi brevi. Mancavano appena due giri da completare, ma non è il gran premio del Brasile 2012 in cui Di Resta va a sbattere e arriva Bernd Maylander a condurre tutti sulla linea del traguardo, è NASCAR e si può andare in overtime potenzialmente all'infinito finché non vengono percorsi gli ultimi due giri in regime di green flag.

È accaduto un miracolo: mentre io sprofondavo nel sonno, gli ultimi due giri sono stati regolarmente percorsi e Danny Hamlin è stato il primo a vedere la bandiera a scacchi.
Kyle Busch ed Erik Jones, da non confodersi con Ed Jones, hanno completato il podio che dubito esista come entità fisica, mentre a seguire si sono classificati in top-ten Joey Logano, Michael McDowell, Ty Dillon, Kyle Larson, il rookie Ryan Preece, Jimmy Johnson e nientemeno che Ross Chastain, pilota che non ottiene punti nella Sprint cup in quanto i piloti possono ottenere punti soltanto in una delle tre serie principali della NASCAR e Chastain ottiene punti nella Xfinity, dove corre full time.
Pare che sia stato uno dei pochissimi piloti a non essere coinvolti in nessun incidente.

Purtroppo non è andata altrettanto bene a Matt Di Benedetto, per cui ho iniziato a simpatizzare in assenza di Allmendingahhhh, e che peraltro porta lo stesso cognome del titolare di un panificio che c'è nel mio paese.
Ricky, ora che deve stirare da solo perché Danica non corre più, e soprattutto perché non sta più insieme a Danica (orrorehhhhh), è stato soprannominato da vari utenti di Twitter come Wrecky o come Crash-house, dopo essere stato coinvolto in ben due big crash, dove per "essere stato coinvolto" intendo avere dato un contributo notevole all'esistenza dell'incidente stesso. Qualcuno lo paragonava anche a Maldonado, il che era comunque una mezza sorpresa perché il NASCAR fan medio Made in USA immagino che non sappia neanche chi è Maldonado.

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