A volte capita di arrivare a un punto di non ritorno, quello che prima o poi era scontato, ma che non sembrava mai così vicino da sbatterci contro il naso.
Tutto è iniziato ieri, a tradimento, quando alla mattina prima di andare a lavorare ho acceso il cellulare, sono entrata su Twitter e ho scoperto che la Sauber quest'anno non prenderà parte al campionato come Sauber, ma come Alfa Romeo.
Ho pensato per un attimo alla bellezza di avere la possibilità di avere finalmente la possibilità di simpatizzare per un marchio italiano, a cui forse non mi sento neanche così tanto lontana. Ho pensato che è una bella coincidenza che mi sia data la possibilità di sentirmi vicina a un marchio italiano proprio quando ci sarà al volante il mio *fave*...
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...poi all'improvviso la realtà mi è crollata addosso. Siamo nel 2019. Siamo a febbraio 2019. Siamo vicini ad altri punti di non ritorno, oltre che la successione Sauber/ Alfa Romeo, e non devo dimenticarmene, così come non devo dimenticarmi che tutto sommato il concetto di "mio fave* è qualcosa di molto più strano di quanto pensavo. Alla fine ci sono arrivata a capire che cosa mi abbia portata ad appassionarmi al mio *fave* e non è il genere di risposta in cui speravo.
Ora, però, smettiamo di parlare di me e piuttosto parliamo della Sauber. Ieri è stato un susseguirsi di Tweet a proposito del fatto che sarà un dispiacere vedere scomparire il marchio Sauber. Ho letto un paio di voci fuori dal coro, che ricordavano che era già successo con la BMW, ma non è qualcosa che meriti di essere approfondito come prima cosa, perché tutto iniziò nel lontano 1993, quando la Sauber fece il proprio ingresso nella massima serie.
La guidavano Wendlinger e Lehto, la vettura era grigio/nera, poi a fine stagione Lehto se ne andò e venne rimpiazzato da Frentzen. I telecronisti tessevano le lodi del rookie che non aveva problemi a stare davanti al compagno di squadra, o forse semplicemente si limitavano a criticare Wendlinger, soltanto il tempo ci avrebbe rivelato qual era la giusta versione dei fatti...
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...e poi quel tempo non venne mai: tempo due mesi e Wendlinger era fuori, dopo un tremendo schianto a Montecarlo. Al suo posto De Cesaris e poi di nuovo Lehto, di ritorno, in attesa del fallimentare ritorno dello stesso Wendlinger, nel 1995, prima di lasciare spazio a Bouillon.
Venne Monza, nel 1995. Vennero Schumacher e Hill che doppiavano Inoue, vennero Alesi e Berger in prima e seconda posizione, prima che il camera car della vettura di Alesi si staccasse e andasse a colpire quella di Berger. Ne uscì vincente Herbert, il che c'entra poco con la Sauber, ma per effetto dei ritiri dei top-driver anche la Sauber ottenne una gioia, con Frentzen che giunse al traguardo in terza posizione dandole per la prima volta la gloria del podio.
Venne il 1996, venne Herbert accanto a Frentzen, poi Larini, Morbidelli e Fontana, per intenderci quello che tentò di rallentare Villeneuve durante i doppiaggi a Jerez 1997.
Dopo tutti costoro venne Alesi, poi Herbert se ne andò e arrivò Diniz, che nel 2000 avrebbe fatto coppia con Salo.
Le vetture, nel corso degli anni, erano diventate di un blu brillante, al quale si accompagnava il verde acqua dello sponsor Petronas. Il main sponsor era il marchio Redbull, anche se nel 2001 si consumò la loro separazione, oggetto di contesa il secondo pilota, che sarebbe andato ad affiancare Heidfeld.
Redbull voleva Bernoldi, Peter Sauber voleva Raikkonen. La spuntò Sauber e a fine stagione cedette Raikkonen alla McLaren dietro compenso e con quel compenso realizzò una galleria del vento.
Venne l'epoca di Heidfeld e Massa, poi ritornò Frentzen, al posto di Massa. A fine anno Frentzen andò nel DTM e al suo posto tornò Massa.
Poi Heidfeld se ne andò, venendo rimpiazzato da Villeneuve: era il 2005, l'ultimo anno come Sauber, prima che arrivasse la BMW a comprare il team.
Fu un'epoca strana, quella della BMW: mi è difficile associare quel team alla Sauber, vedo gli anni dal 2005 al 2009 compresi come una sorta di storia indipendente. La BMW arrivò ad essere a un passo dai top-team, stava dietro al duo McLaren-Ferrari, mai lontana abbastanza da essere snobbata, mai vicina abbastanza da potere diventare pericolosa. Kubica vinse il gran premio del Canada 2008 (non ho ancora superato il fatto che Heidfeld gli lasciò strada, a un certo punto, rinunciando a quella che poteva essere la sua unica vittoria), una vittoria come BMW e non come Sauber.
Sembrava l'inizio di un happy ending, ma di happy ending non c'era niente: la BMW aveva investito tutto sul kers in vista del 2009 e il kers sulla BMW si rivelò un fallimento, al punto da spingere la BMW a lasciare la Formula 1 alla fine della stagione.
La storia della Sauber è sempre stata fatta di ritorni e alla fine tornò anche Peter Sauber. Lo sponsor Petronas non c'era più, BMW non c'era più, ma Sauber c'era ancora e nel 2010 iniziò la stagione con Kobayashi, De La Rosa e un'infinità di problemi tecnici che non le facevano vedere il traguardo che in un numero ristretto di occasioni.
De La Rosa fu sostituito in corso d'opera da Heidfeld, ancora una volta di ritorno, mentre in seguito a fare coppia con Kobayashi fu Perez.
Il 2012 fu un anno da ricordare, con vari piazzamenti a podio e con Perez che, a un certo punto del gran premio di Malesia, sembrava un serio candidato alla vittoria. Inutile dire che quella speranza non si concretizzò.
Venne il 2013, vennero Hulkenberg e Gutierrez e poi, al posto di Hulkenberg, venne Sutil. Il 2014 fu un anno strano: nel 2012 avevamo trovato la Sauber a lottare per il quarto posto in classifica contro la Mercedes, due anni dopo la Mercedes dominava il mondiale mentre la Sauber si classificava decima dietro alla Marussia.
Poi arrivarono Ericsson e Nasr, con tutto il caos che ne conseguì visto che anche Van Der Garde aveva un contratto con la squadra. Ericsson durò tre anni di fila, venendo affiancato in seguito da Wehrlein e da Leclerc. In corso d'opera Giovinazzi fece il proprio esordio e si appresta a tornare quest'anno. Anche Raikkonen è tornato: l'ho detto, la storia dela Sauber è sempre stata fatta di ritorni.
Di tutto quello che ho detto, c'è un dettaglio che mi colpisce non poco, che riassumo in un grande interesse collettivo per il marchio Sauber.
Non dico che la gente si strappi le vesti per la Sauber, questo no, non dico che tutti siano pronti a declamarsi suoi tifosi... non sarebbe realistico che la maggioranza degli appassionati di Formula 1 pensasse con così tanta insistenza alla Sauber.
Però c'è qualcosa che non può essere negato, ovvero che l'interesse nei confronti della Sauber e il dispiacere per quella che sembra un'ormai certa scomparsa del marchio dal campionato di Formula 1: questo significa che la Sauber è riuscita a fare la storia, dagli anni '90 ad oggi.
Non è mai stata un top-team, non ha mai ottenuto una vittoria (esclusa una con un altro brand), non è mai stata seriamente in competizione e le occasioni in cui poteva giocarsi la vittoria di una gara si contano sulle dita della mano di un mutilato. Eppure, in un mondo in cui tutto sembra ruotare intorno ai titoli mondiali vinti, la Sauber è riuscita a ritagliarsi il proprio spazio e a rimanere impressa nel cuore e nella mente degli appassionati... forse proprio perché non ha mai vinto.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
sabato 2 febbraio 2019
Nella Sauber c'è un pezzo di ciascuno di noi
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