sabato 30 aprile 2016

30/04 e 01/05: 22 anni dopo

Questo è quel genere di post che ogni anno vorrei evitare di scrivere, ma che finisco ugualmente per scrivere. Non lo faccio perché è quello che sta bene fare, non lo faccio perché penso che debba essere fatto... lo faccio perché nella mia esperienza di "motorsport fan" (un tempo semplicemente "Formula 1 fan", perché fino a pochi anni fa non avrei nemmeno mai pensato di guardare qualcosa che non fosse Formula 1 o, al massimo, quando la Rai la trasmetteva, GP2) c'è stato un punto di non ritorno, in cui improvvisamente la Formula 1 per me ha smesso di essere un mondo roseo di gare, vetture colorate e piloti che spruzzavano champagne sul podio. Quel punto di non ritorno è stato il Gran Premio di San Marino di 22 anni fa, che ha probabilmente condizionato tutte le mie convinzioni future. Fino pochi anni fa, quando leggevo commenti di fan di nuova generazione oppure di fan di vecchia data che quel weekend erano al mare, che si auspicavano una Formula 1 in cui il pericolo fosse maggiore, di solito inorridivo. Non è questione di halo, cupolino, parabrezza sperimentato dalla Redbull o di chissà cos'altro, quelli li vedo come elementi futuristici, che prima o poi potrebbero essere utilizzati. No, mi riferisco proprio a quelli che sostengono che, anziché cercare di migliorare i livelli di sicurezza, bisognerebbe ridurli. C'è una parte degli appassionati di motori, molti di più di quanti pensassi in un primo momento, che ritengono, più o meno consciamente, che i piloti siano una sorta di robot che devono avere come unico scopo quello di intrattenere gli appassionati. Qualunque cosa può determinare l'intrattenimento. Figuriamoci che di recente ho letto di persone che criticavano la Formula 1, perché "non è come la MotoGP, in cui può sempre esserci una caduta e non sai mai quali possono essere le conseguenze della caduta".

Tornando a 22 anni fa, di due incidenti mortali, ho avuto la sfortuna di vederli entrambi in diretta. Al di là di tutti i discorsi che si potrebbero fare e che, di fatto, potrebbero avere poco senso, un concetto di base, quando finalmente ho raggiunto l'età della ragione, mi è rimasto: qualcosa di estremamente negativo può accadere e nessuno può prevedere quando. C'è gente che dice che l'incidente mortale di Ratzenberger poteva essere prevedibile, visto i fatti del giorno precedente. Peccato che, i fatti del giorno precedente, consistono in un cappottamento di Barrichello, in cui molta gente l'aveva già dato per spacciato, invece ne è uscito con un polso slogato, una frattura al setto nasale e un labbro gonfio. La logica, può che portare a pensare che un incidente mortale fosse dietro l'angolo, avrebbe forse portato a sostenere l'esatto contrario, ovvero che anche incidenti che a prima vista avrebbero spaventato anche il più insensibile dei tifosi da bar potessero risolversi con conseguenze minime. C'è gente che dice che l'incidente mortale di Senna poteva essere prevedibile, visto che Ratzenberger era morto il giorno prima. Peccato che i fatti dicano che, fino a due secondi contati prima che si accendessero le luci verdi, si parlava di "pilota inesperto", "team inesperto", "regolamento che permette a chiunque di entrare in Formula 1" e cose del genere.
Ad oggi direi che no, nulla era prevedibile, almeno con la mentalità dell'epoca. Chiaramente la mentalità del 1994 non era uguale alla mentalità del 2016, ma ad oggi ritengo inutile andare a cercare responsabilità laddove è difficile trovarle. Sicuramente il sistema dell'epoca ha sbagliato qualcosa, altrimenti non ci sarebbero state conseguenze così devastanti, ma non credo che questi sbagli potessero essere riconosciuti PRIMA delle conseguenze devastanti. Dopo è stato fatto almeno il 90% di ciò che era possibile fare per migliorare le cose. Rimango del parere se non fosse stato coinvolto un top driver di un top team non si sarebbe arrivati al 90% ma al massimo al 10%, però non si può parlare per certo di ciò che non è stato. Se è vero che il rischio non può essere totalmente eliminato è anche vero che al giorno d'oggi, nella maggior parte dei casi, possiamo assistere a un incidente senza doverci chiedere se il pilota ne uscirà vivo. Rimane il punto che, finché non è stato troppo tardi, la sicurezza è stata misurata solo in termini di resistenza della scocca della vettura all'incidente, e che anche questo sia stato un problema, però non possiamo negare che, se nessuno si fosse preoccupato nemmeno di questo, al giorno d'oggi forse la situazione sarebbe di gran lunga peggiore.

Tornando a Ratzenberger e a Senna, credo che sia inutile polemizzare al giorno d'oggi che si parla troppo poco dell'uno, che si parla troppo dell'altro o cose del genere.
Guardiamo in faccia alla realtà: dei top-driver se ne parla molto di più che dei cosiddetti backmarker, questo anche quando sono vivi. Non facciamo polemiche: se ci interessa dei backmarker, cerchiamo di interessarcene anche quando sono vivi. Non lo dico per fare la bacchettona o perché mi sembri inutile parlarne dopo la loro morte. No, parlarne dopo la loro morte non è inutile. È quello che gli appassionati di Formula 1 sarebbero tenuti a fare. Allo stesso modo, però, sarebbero anche tenuti, almeno a mio parere, a non ignorare diciotto o venti dei piloti presenti in pista, solo perché è apparentemente più interessante controllare se il distacco tra il primo e il secondo è di nove decimi o di un secondo e uno. Seriamente parlando, se per sentire parlare di ciò che succede oltre la top-5 bisogna andare a leggere blog semi-seri invece che la stampa ufficiale, forse c'è un problema anche a livello di informazione. Andare a lamentarsi perché il primo appassionato che passa per la strada sa perfettamente chi fosse Senna e sa solo vagamente che Ratzenberger sia mai esistito mi sembra un comportamento poco produttivo. È meglio condividere l'informazione, piuttosto che condannare a priori chi non dispone di tale informazione.

Tornando a me, in quei due giorni di 22 anni fa qualcosa del mio essere appassionata di Formula 1 è cambiato. Non è cambiato in quei momenti, perché ero troppo piccola per distinguere la realtà dalla finzione, specie quando si trattava di qualcosa che vedevo su uno schermo televisivo, ma è cambiato negli anni a venire nel mio atteggiamento verso la Formula 1.
In prima media (era il 1999/2000) o giù di lì, parlando con la mia compagna di banco, che guardava la Formula 1, una volta mi disse che sperava che uno dei rivali del suo pilota preferito avesse un incidente serio, che si facesse male o che magari morisse. Ricordo di essere inorridita al punto tale che parlare con lei di Formula 1 divenne molto spiacevole. Ed ero nel mio peggiore stadio di tifosa da bar, quello in cui i miei favoriti erano il benehhhhh assolutohhhhh e i loro rivali erano il malehhhhh assolutohhhhh. Allo stesso modo sono sempre inorridita in altri contesti, per tutti gli anni a venire, quando qualcuno si augurava che accadessero incidenti gravi ai piloti che non gli piacevano.
Credo che quel weekend mi abbia per qualche verso segnata e che abbia maturato in me la convinzione che fosse sgradevole fare certe allusioni, perché prima o poi ciò che ci si augurava durante i discorsi da bar sarebbe accaduto davvero. Speravo ovviamente che accadesse il più tardi possibile, ma non sono mai arrivata al punto di illudermi che fosse impossibile, visti gli standard recenti, come invece taluni si ostinavano a sostenere.

Così concludevo il mio post di due anni fa. "Furono sottovalutati troppi fattori e, se vedo quel weekend come qualcosa di ancora vicino, è perché forse ancora oggi, nonostante per la sicurezza siano stati fatti progressi enormi, ho l'impressione che ci sia ancora il rischio che ancora una volta, prima o poi, troppe cose finiscano per essere sottovalutate, con conseguenze devastanti." Era il mese di maggio del 2014 e, per certi versi, non mi sono sbagliata più di tanto.
Al giorno d'oggi il gran premio di San Marino del 1994, seppure sia stato il punto di non ritorno che mi ha condizionata come appassionata, mi appare molto più lontano di un tempo, purtroppo.

Conclusione: miei cari lettori, ogni volta in cui verrà la tentazione di andare a scrivere su qualche forum o blog che volete una Formula 1 più pericolosa e che al giorno d'oggi la Formula 1 è TROPPO sicura e, che per tale motivo, vi piace di meno di quella di un tempo, allontanatevi per un attimo dalla tastiera e chiedetevi quali sensazioni positive possa riservare il disastro una volta che è qualcosa di concreto, invece che soltanto qualcosa di teorico che vi auspicate, perché l'idea che qualcuno possa morire invece di imprecare perché ha ammaccato la vettura rende la vostra domenica pomeriggio più interessante.
Chiedetevelo sul serio. Forse potreste capire perché a volte qualcuno vi chieda se pensate davvero a quello che scrivete.

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