venerdì 11 ottobre 2019

Il mio ricordo di Maria De Villota

L'11 Ottobre di sei anni fa era venerdì, proprio come oggi. Era un giorno come tanti della mia vita di disoccupata che stava attendendo con ansia l'esito di un colloquio di lavoro fatto di recente (per quello che poi fu il mio primo posto di lavoro) e il venerdì era il giorno delle pulizie condominiali a cui seguivano le pulizie in casa.
Fu esattamente l'attività a cui mi dedicai quella mattina e, se non ricordo male, finii nel primo pomeriggio. Poi, dopo essermene liberata, abbastanza sicura di avere "già dato" (il che significava che probabilmente mia madre non mi avrebbe rotto le scatole nelle ore a venire) decisi che avrei cazzeggiato un po' al computer.
Entrai sul forum, che moderavo e che modero tuttora, e nella chat in homepage qualcuno aveva riportato la notizia che girava da quella mattina: Maria De Villota era stata trovata morta in una stanza d'albergo nelle prime ore del mattino, del giorno in cui avrebbe dovuto presentare la sua autobiografia.

Da quando avevo scoperto della sua esistenza mi ero appassionata alla sua storia. Sapevo che il suo curriculum nelle open wheel non era proprio di altissimo livello e che già da tempo era divenuta una coach per piloti emergenti (tra i suoi "allievi" anche nientemeno che Carlos Sainz Jr durante il suo primo test su una monoposto), ma al momento rappresentava per me l'unica possibile opzione di avere una donna in Formula 1, almeno con un ruolo "di contorno". Non sono mai stata in fissa con il desiderare una donna al volante di una F1 a tutti i costi, ma da ragazza appassionata di motori mi ha sempre fatto piacere cercare di approfondire sulle ragazze che gareggiano nel motorsport e che, in parte, mi fanno sentire "rappresentata".
Di Maria De Villota sapevo che aveva preso parte a una demo sulla Lotus Renault nel 2011 e che da mesi svolgeva il ruolo di terzo pilota per la Marussia, ruolo che, nello specifico, in genere consisteva nell'indossare indumenti del team e nel frattempo fare l'inviata per la TV spagnola.

In quel giorno di luglio in cui doveva effettuare il suo primo test per la Marussia ricordo vagamente che ero su twitter quando iniziò a circolare la notizia dell'incidente di cui era stata protagonista.
Ricordo che cercai informazioni sull'accaduto. Ricordo che aprii anche una domanda su Answers Yahoo e un tipo rispose qualcosa che suonava come "chi se ne frega".
Erano altri tempi, quelli, erano tempi in cui non seguivo altre serie di automobilismo e l'idea che qualcuno potesse rischiare la vita al volante di una Formula 1 era sempre concreta nella mia mente, ma sapere che era successo, per me, era come un fulmine a cielo sereno.
Il fatto che fosse una donna, poi, la esponeva a molti commenti cretini sulle donne al volante e cose del genere, il tutto mentre giravano notizie tutt'altro che confortanti sulle sue condizioni dopo il botto contro il portellone del camion.

Rimasi agghiacciata dalla dinamica dell'incidente. Non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che un mezzo del team fosse presente nel luogo in cui si stava svolgendo un test aerodinamico, come fosse possibile che la De Villota avesse riportato conseguenze così gravi per quella che, di fatto, era stata un'uscita di pista a bassa velocità.
All'epoca non ci pensai, ma oggi me lo chiedo seriamente: siamo sicuri che quella sia stata un'eccezione o i test si svolgevano così anche in altri casi, in cui nessuno finiva fuori pista e, di conseguenza, non ci si preoccupava della sicurezza?
Ricordo che, qualche giorno più tardi, mentre ero al mare insieme a mia madre andai a sedermi al bar e scrissi su un foglio la bozza di un post che volevo postare sul blog una volta fossi tornata a casa a proposito degli standard di sicurezza a quel test. Ero talmente incazzata che, quando uscii dal bar, stavo ancora pensando a come era andato a finire quel test. Inciampai sul passaggio che portava fino alla riva del mare, sbattendo un ginocchio proprio sul bordo.

Maria sopravvisse all'incidente, seppure riportando la perdita di un occhio e danni cerebrali permanenti. C'era chi accusava lei e la Marussia di avere simulato tutto per questioni pubblicitarie, tra i tanti fenomeni che giravano per la rete.
La sua prima apparizione pubblica fu in ottobre del 2012, esattamente un anno prima della sua morte, avvenuta per probabili complicazioni relative ai danni cerebrali riportati un anno e tre mesi prima nell'incidente.
Non era la più veloce tra i piloti e per la Formula 1 c'è passata soltanto alla lontana, ma credo che meriti di essere ricordata come tutti gli altri.

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