domenica 11 ottobre 2020

In memoria di Maria De Villota sette anni dopo

Correva l'anno 2013 ed erano passati alcuni mesi da quando, in occasione del GP di Spagna, Fernando Alonso aveva ottenuto la sua ultima vittoria per l'epoca che, al momento attuale, rimane anche la sua ultima vittoria in Formula 1, anche se la competitività della Renault/ Alpine, a cui solo lui e pochi altri sembrano credere, potrebbero cambiare le cose nel 2021. A Barcellona, quell'anno, ci fu la prima ricomparsa di Maria De Villota nel paddock, dopo il suo incidente dell'estate precedente. Quel giorno del GP di Spagna guardai la gara davanti alla TV della cucina, dopo essere salita in casa alle 14.00 in punto a seguito di una grigliata organizzata con i vicini in cortile e ricordo, in seguito, di avere commentato che la De Villota sembrava in qualche modo avere anticipato il podio: Alonso/ Raikkonen/ Massa. Era infatti vestita di rosso e portava una benda in tinta, a simboleggiare la Ferrari, e si ricollegava anche a Raikkonen per via dei capelli biondi sparati in aria.

Fu bellissimo rivederla davanti alle telecamere, fu bellissimo rivedere che stava ricominciando a vivere quella che in apparenza poteva sembrare qualcosa di simile a una vita normale. Ricordo che ogni tanto postava foto mentre andava in giro con il suo cane (Morgan, che se non sbaglio aveva un occhio pezzato), alcune in cui indossava un paio di occhiali da sole con le lenti a specchio, alcune nelle quali veniva paparazzata per strada da qualche parte in Spagna, poi le foto del suo matrimonio, nelle quali appariva vestita di verde, avvenuto il 29 luglio in una città chiamata Santander, evento sul quale ricordo di avere scherzato perché era avvenuto in occasione del compleanno di Alonso e in un luogo chiamato esattamente come lo sponsor di quest'ultimo (e vorrei specificarlo, la pronuncia corretta dovrebbe essere Santandèr, con l'accento sulla sillaba finale).

Fu bellissimo, ma non fu qualcosa che durò molto a lungo: il weekend del GP del Giappone (che si sarebbe concluso con Romain Grosjean che arrivava terzo dietro alle Redbull di Sebastian Vettel e Mark Webber dopo avere lottato con Vettel per la vittoria) si aprì, venerdì 11 ottobre 2013, con una notizia che arrivava dall'Europa, ovvero quella della sua morte. Arrivò come un fulmine a cielo sereno, nell'anniversario della sua prima apparizione pubblica dell'anno precedente, quando lasciò l'ospedale, proprio il 11 ottobre. Soltanto tre giorni più tardi avrebbe dovuto presentare pubblicamente la sua autobiografia, che era appena uscita.
Fu commemorata la domenica prima della gara, a quarantotto ore di distanza dalla morte, dalle foto sembra all'interno di qualcosa, un po' come a nascondersi, come a non mettere in risalto i lati più oscuri del motorsport, un po' come a sancire la regola non scritta secondo cui ci sono morti di serie A e di serie B. Poi ce ne sono che sono di serie C, o a malapena, e lei appariva come una di questi.

Ciò che mi fece rimanere male, comunque, furono certi commenti che lessi ai tempi in proposito e che mi lasciarono abbastanza senza parole. Ne ricordo uno, nello specifico (prima che fossero divulgate notizie ufficiali sulle cause di morte), che suonava più o meno così: "sono convinto che si tratti di un suicidio, dopotutto per una bella donna doveva essere difficile abituarsi ad avere il volto sfigurato da delle cicatrici".
A Maria De Villota mancava un occhio e aveva subito un grave trauma cranico a seguito del quale, stando a quanto da lei affermato, aveva perso l'olfatto e il gusto ed era tormentata da incessanti mal di testa. Sinceramente avanzare l'idea che una persona in queste condizioni possa fregarsene di queste condizioni e, solo perché è donna, focalizzarsi maggiormente su un paio di cicatrici, è un pensiero che mi fa abbastanza orrore.

A distanza di sette anni da quel giorno tante cose sono cambiate, anche nel mondo del motorsport. Non saprei dire se al giorno d'oggi una simile tematica sarebbe trattata in modo più serio e maturo, oppure se non ci sarebbe altro che un intensificarsi dei discorsi da bar, a causa della maggiore diffusione dei social network e del commentare a caso le cose sui social network stessi.
Quello che è certo è che, cicatrici o non cicatrici, la De Villota ci lasciò per problemi fisici provocati dal suo incidente dell'estate 2012. Una storia triste, ma che credo che valga la pena di ricordare, almeno per rispetto. Anche se era solo una tester. Anche se non aveva i numeri per ottenere la superlicenza (seppure i criteri ai tempi fossero più elastici). Anche se, seppure fosse stato possibile, forse non sarebbe mai diventata titolare. Anche se il suo incidente avvenne in un test su un circuito sconosciuto e non sotto i riflettori. Anche se l'avere vissuto per un anno oltre l'incidente non è considerata tra gli incidenti mortali della F1.

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Milly Sunshine