venerdì 31 maggio 2024

Indianapolis 500, edizione 1957: l'happy ending di Sam Hanks

Carissimi lettori, oggi vi racconto una storia a lieto fine. Anzi, vi racconto una storia a lieto fine e, a compensare, vi racconto anche una vicenda dark. Però incominciamo da quella bella, così che anche i bambini possano leggerla. Ci collochiamo nell'epoca in cui la Cinquecento Miglia faceva parte del campionato di Formula 1 e si svolgeva il 30 maggio, indipendentemente dal giorno della settimana in cui cadeva, a meno che non fosse domenica, che in tal caso si gareggiava il 31. Nel 1957, comunque, la gara era il 30, quindi non siamo nell'anniversario, ma nevermind. C'erano 50+ iscritti alla gara, ma solo 33 posti in griglia, come sempre, e la pole position se l'è aggiudicata Patrick O'Connor, davanti a Eddie Sachs e Troy Ruttmann a completare la prima fila. Erano altri tempi: di tre piloti in prima fila, due sarebbero morti al volante e proprio a Indianapolis, con eccezione di Ruttmann che sarebbe morto di malattia negli anni '90.
Sam Hanks, pilota del team Epperly, partiva solo tredicesimo, alla sua dodicesima partecipazione alla Indy 500, l'ottava inclusa nel campionato di Formula 1. Aveva ottenuto due terzi posti, diversi anni prima, ed era giunto secondo nel 1956 (edizione di cui non ho ancora parlato), con ancora il sogno di vincere nell'ovale più celebre al mondo.

Aveva 42 anni ai tempi, e non era scontato arrivare a quell'età per un pilota. In una gara iniziata con una leadership di breve durata da parte del poleman O'Connor e poi proseguita con Ruttmann in testa fino al suo precoce ritiro, con diversi cambi leadership, e nella seconda metà Hanks si è rivelato un serio contendente alla vittoria, giocandosela con Jim Rathmann.
Non solo: è anche riuscito ad appropriarsi della leadership e a fuggire dagli inseguitori, accumulando 20+ secondi di vantaggio su Rathmann a gara ormai inoltrata.
Gli altri erano a un abisso di distanza, con il terzo Jimmy Bryan molto staccato dalla vetta, inseguito a sua volta da lontano da Paul Russo, che curiosamente era lo zio di un altro pilota presente a quell'edizione, Eddie Russo, che mettiamo un attimo da parte ma che farà una piccola comparsa come guest star.
Torniamo a Hanks: alla dodicesima partecipazione ha finalmente conquistato la tanto agognata Indy 500, un lasso di tempo paragonabile a quello che un Nico Rosberg qualsiasi ci avrebbe messo per vincere un mondiale di Formula 1. E difatti, come un Nico Rosberg qualsiasi, dopo avere festeggiato la vittoria insieme alla moglie (la signora bionda accanto a lui nella foto sottostante), ecco che Hanks ha annunciato il proprio ritiro; a Indy ci ha guidato ancora, ma solo come pilota ufficiale della pace car per alcuni anni a venire.
Sopravvissuto alla sua carriera di pilota, Sam Hanks è deceduto negli anni '90 all'età di 79 anni dopo avere avuto non meglio precisati problemi di salute negli ultimi anni di vita, mentre la moglie Alice, più giovane di lui di una decina d'anni, è venuta a mancare ultranovantenne soltanto pochi anni fa.


Adesso mettiamo da parte Hanks e il suo meraviglioso finale di carriera, arduamente conquistato dopo anni e anni, e veniamo alla storia torbida. Vi ho parlato di Eddie Russo, che nulla ha a che vedere con la storia torbida, ma che nel giro di lancio - quello dietro alla pace car prima della partenza - secondo i report, dato che immagini zero, sarebbe stato tamponato da Elmer George, mettendo fine alla gara di entrambi prima ancora della bandiera verde.
George partiva nono e Russo partiva nelle retrovie, quindi non mi è chiara la potenziale dinamica di questo incidente, ma nevermind. Elmer George aveva già tentato una volta di qualificarsi alla Indy 500 senza riuscirci ed era la prima volta che riusciva a entrare in griglia. Ci avrebbe provato in altre occasioni, in epoca post-Formula 1, con altre due partecipazioni. Tuttavia nella sua biografia non è il palmares sportivo a colpire maggiormente.
Elmer George era il genero di Tony Hulman, proprietario del circuito di Indianapolis, in quanto marito di Mary Hulman George e destinato a diventare il padre di Tony George, che sarebbe nato nel 1959.

La carriera di Elmer George come pilota è proseguita ancora per qualche anno, dopodiché gli è stato affidato un ruolo manageriale. Ma non è neanche questo che svetta, quanto il fatto che nel 1976 sia deceduto per ferite da arma da fuoco. Non è molto chiaro come siano andati i fatti, tanto che le diverse fonti danno occasionalmente versioni diverse, ma in sintesi pare sia andata più o meno così: la sera dopo la Indy 500, nella notte tra il 30 e il 31 maggio 1976, a seguito di un litigio avvenuto in precedenza nello stesso giorno, sembra essersi recato presso la casa in cui l'ormai ex moglie viveva insieme a un nuovo partner, tale Guy Trollinger (che pare poi rimasto il compagno della Hulman fino alla morte di lei avvenuta alcuni anni fa), laddove avrebbe innescato una sparatoria durante la quale sarebbe stato ferito mortalmente da costui, inizialmente indagato per omicidio, ma in seguito prosciolto in quanto avrebbe agito per legittima difesa. Le fonti non concordano sulla presenza o meno di Mari Hulman durante i fatti.
Bene, vi ho raccontato un retroscena dark, spero che *non* abbiate messo a letto i bambini prima di leggerla, così diversamente dai bambini americani apprenderanno che le armi da fuoco sono pericolose e che mettersi a sparare come fosse ordinaria amministrazione può comportare delle conseguenze. Con questo vi saluto e spero di potere scovare altre curiosità meno dark nel prossimo futuro.

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