Ciò che più salta all'occhio del quadriennio 2000-2003 è
un notevole cambiamento, in atto tra il 2002 e il 2003: fino al 2002 era
un'epoca in cui spesso e volentieri le gare non erano trasmesse in diretta, a
meno che non servissero per promuovere la Indy 500, le interviste post-gara
erano spesso inesistenti e talvolta addirittura mancava la grafica; dal 2003 in
poi, quando ormai gran parte dei team della CART erano passati in IRL,
evidentemente le reti americane si sono rese conto che la IRL era un campionato
serio e in quanto tale era degno di essere presa in considerazione.
> TORA TORA TORAAAAHHHHHH!
E' come al solito opportuno menzionare i gloriosi
esponenti del Sol Levante che si sono visti al volante, perché oltre a Tora
Takagi (i cui risultati, peraltro, sono stati migliori di quanto mi aspettassi)
c'è un mondo... un mondo di cui fa parte anche Shinehaki Hattori, l'omonimo di
Naoki cacciato via a calci dalla Formula Cart perché ritenuto incapace di
mantenere una vettura in pista, che si è riciclato nella Indycar Racing League
e tra parentesi, a un certo punto del 2002 si è anche ritrovato in testa a una
gara che poi ha concluso in sesta posizione. Non è finita qui: ha fatto
sporadiche apparizioni anche Shinji Nakano.
Poi c'era Roger Yasukawa, che nonostante il cognome, gli
occhi a mandorla e le gare dall'esito non sempre tranquillo è un cittadino
degli States e in quanto tale meno interessante............ eppure sentiremo
parlare di lui in un secondo momento perché si è rivelato la personificazione
dell'epicità.
> Quelli che si chiamano Junior ma non si sa di chi
sono figli
Non c'era più solo Eddie Cheever Junior, ma anche Sam
Hornish Junior.
Poi è arrivato Castroneves che si chiama Helio come il
padre ma che fortunatamente non si chiama Junior.
La conclusione a cui sono giunta è che molti piloti di
Indycar sono figli di gente con pochissima fantasia in fatto di nomi.
Altra conclusione, strettamente legata alla prima, è che
deve essere problematico vivere in una famiglia in cui quando ti rivolgi a
qualcuno chiamandolo per nome tutti gli altri membri della famiglia si girano
verso di te pensando che tu abbia interpellato proprio loro.
> "We're like the Winston Cup"
Scott Goodyear, divenuto telecronista dopo la sua
carriera di pilota, all'epoca della sua carriera di pilota si è rivelato un
buontempone durante un'intervista avvenuta durante un rain delay che si è
protratto piuttosto a lungo... paragonando quella gara a una gara di NASCAR!
> I pescatori della domenica
Un certo Stephane Gregoire, intorno al 2000(?), è stato
protagonista di un siparietto trasmesso così, a casaccio, nel bel mezzo di una
gara. Tale siparietto immortalava lui e il team manager del team per cui
correva mentre pescavano su una barca. Al termine della giornata avevano
pescato appena un pesce.
> L'influenza di Buddy Lazier
In occasione di una vittoria, Buddy (cos'ha fatto di male
alla nascita per meritarsi che i suoi genitori gli mettessero un nome del
genere?) ha dichiarato nell'intervista post-gara (una delle poche interviste
post-gara che non sono state tagliate) di essere malato quel giorno. Anche sua
moglie e il resto della famiglia (un figlio, credo) erano malati, quindi non
c'erano.
Nella stessa gara suo fratello Jacques è arrivato
terzo... andandosi a schiantare a muro all'ultimo giro, peraltro. A proposito
di Jacques, un paio di gare dopo ha ottenuto la sua unica vittoria.
> Jacques pit, Jacques pit, Jaques pit!! [CIT.]
In un'occasione nel 2002 è accaduto che Jacques Lazier
rimanesse in pista mentre cercavano di richiamarlo ai box prima che finisse la
benzina. Probabilmente non gli funzionava la radio, dato che hanno tenuto un
comizio per cinque minuti buoni, al quale non ha risposto, ed è stato inutile
tentare di esporgli enormi cartelli con scritto di fermarsi. In ogni caso è
andata a finire bene: è rientrato prima di finire la benzina e tra parentesi ha
chiuso la gara in seconda posizione.
> Interviste da what the fuck
Fortunatamente con l'avvicinarsi della Indy 500 le
telecronache di qualche gara erano telecronache in grande stile. Per fortuna
almeno in quelle occasioni qualche siparietto pittoresco lo si è visto. In
un'occasione, agli albori del 2002, sono andate in onda interviste a vari
piloti, con Helio Castroneves nel ruolo di intervistatore (ruolo che in realtà
non mi sembra si addica più di tanto a uno che vive in un clima di festino
brasiliano perenne e che ha un tono di voce eccitato anche nel dire cose
banali). Anziché rispondergli, Al Unser Jr gli ha chiesto, testualmente:
"perché mi stai intervistando?".
Un anno più tardi, quando i siparietti erano molto più
frequenti, sempre in tema di gente che vive in un perenne clima da festino
brasiliano, Tony Kanaan è stato mandato a intervistare dei fan chiedendogli chi
fosse il loro pilota preferito. Risposte che ha ottenuto: "sicuramente non
tu", "tu, anche se sei il pilota più brutto" e, da parte di un
tipo senza maglia che sembrava essersi appena fumato parecchie canne, "il
mio pilota di Indycar preferito? non ne ho idea", detto come se non avesse
la più pallida idea di cosa fosse la Indycar. Oh, dimenticavo: ha intervistato
anche Al Unser Jr, che ha dichiarato che Kanaan è il suo pilota preferito!
> Paul Tracy for the win!... anzi, no!
Incredibile ma vero, Paul Tracy, di cui ho già
abbondantemente parlato nei post sulla CART, è riuscito a far parlare di sé
anche nella IRL, nell'unica occasione in cui vi ha preso parte (in tale arco di
tempo: dopo la fine della Champ Car lo si è rivisto sporadicamente, ma questo è
un altro discorso). Si tratta della Indy 500 del 2002, in cui è capitato un bel
po' di casino all'ultimo giro.
Castroneves era in testa, ma stava finendo la benzina.
Tracy era subito dietro di lui e si apprestava a sorpassarlo. Due vetture nelle
retrovie si sono toccate, finendo a muro. Risultato: a nessuno era chiaro se le
bandiere gialle fossero state esposte prima che Tracy superasse Castroneves o
dopo. Pare che le bandiere gialle siano state esposte in ritardo e che questo
abbia confuso le idee a tutti, in primis al direttore di gara, che ha
probabilmente ha perso il conto dei punti conquistati nella partita di briscola
che doveva avere appena terminato. E' risultato che Castroneves ha vinto e che
Tracy e il suo team hanno alzato un polverone di polemiche.
Quale sia l'identità dei due disgraziati che sono finiti
a muro l'ultimo giro sembra non importare a nessuno (nell'improbabile caso in
cui vi interessi, erano Laurent Redon e Jacques Lazier)...
> Il team Green
Avevo già menzionato ai tempi dei resoconti sulla Formula
Cart un certo team Green, di proprietà di un certo Mr Green.
Nel 2003, in concomitanza con il passaggio in Indycar,
tale team Green è stato comprato da Michael Andretti e altro non è che
l'attuale team Andretti.
> Il nido di serpenti leopardati
Vogliamo parlare del design del casco di Tony Renna, che
ho individuato a metà stagione 2002 grazie a un onboard? Dunque, era una sorta
di ghirigoro astratto che sembrava un mix tra un groviglio di serpenti e una
fantasia leopardata. OH MY IRVINE!
> Soprannomi alla cazzum
Nel 2002 il nipote di A.J. Foyt, tale A.J. Foyt IV (ma un
nome più normale non glielo potevano mettere? seriamente parlando, di quali
sostanze abusavano i genitori dei piloti prima di scegliere i nomi da
appioppare ai figli?), correva in una serie minore della IRL alla quale
sporadicamente venivano destinati siparietti, che si vedevano con maggiore
frequenza appunto quando c'era da parlare dei suoi risultati.
Un giorno in cui A.J. IV aveva vinto una gara di questa
fantomatica serie minore, ecco che nella IRL, dopo una serie di circostanze
fortuite, un tizio che correva per il team Foyt, tale Arden Dare, ha
conquistato un'inaspettata vittoria. L'intervistatore ha osservato qualcosa del
tipo: "Tu potresti cambiare il tuo nome in A.J. Foyt V", al che Dare
ha replicato: "Perché no, il mio secondo nome è Anthony." Sì, per chi
se lo stesse chiedendo, la A. di A.J. sta per Anthony.
> Thomas Scheckter for the win!!!!!!!!
Sapevo che se avessi atteso pazientemente prima o poi
sarebbe giunto il momento di una storiella davvero strappalacrime... e non sono
stata smentita nemmeno in questa occasione!
Correva l'anno 2002 e Scheckter vestiva i colori del team
Cheever-Redbull, di proprietà di Eddie Cheever che era anche il suo compagno di
squadra. In gara venivano inquadrati di continuo, perché erano spesso nelle
prime posizioni e altrettanto spesso stampati contro qualche muro, generalmente
proprio quando erano stati tra le prime posizioni.
Scheckter era ormai in rotta con il team, che minacciava
di metterlo a piedi se avesse trasformato nuovamente una macchina in un rottame
e, a due terzi di stagione, il team ha ingaggiato Buddy Rice al posto suo (poi
un giorno qualcuno mi dovrà spiegare perché di là dall'oceano c'è chi mette a
dei poveri bambini innocenti nomi tipo Buddy)... però appigliandosi a qualche
clausola contrattuale Scheckter è riuscito a continuare a tenere il cu*o
appoggiato sul sedile e il team ha schierato anche una terza vettura per Budino
di Riso.
Esito della gara: Scheckter e Rice sono partiti in prima
e seconda posizione, Cheever è andato a sbattere e Scheckter e Rice si sono
giocati la vittoria, che è andata a Scheckter nonostante pare che il team gli
avesse appioppato i pezzi peggiori.
Happy ending? Niente affatto, perché di lì a un paio di
settimane sembra avere lasciato il team nel bel mezzo del weekend.
> Il talento(?) canoro di Felipe Giaffone
Purtroppo non siamo stati deliziati dal sentirlo cantare,
ma in un'occasione la rete che trasmetteva le gare di Indycar ha stabilito che
fosse più interessante fare un breve siparietto dei suoi fatti privati invece
di continuare a mostrare le scene di gara; siparietto nel corso del quale
abbiamo scoperto che ha conosciuto la moglie in un locale di karaoke e che l'ha
conquistata dedicandole una canzone.
Sfortunatamente i telecronisti americani sembravano del
tutto ignari di un dettaglio di un certo livello: Giaffone è cugino di primo
grado della moglie di Barrichello. O forse devo insinuare che i telecronisti
non fossero al corrente dell'esistenza di Barrichello? In realtà è anche cugino
dell’ex pilota della IRL Alfonso Giaffone, ma anche questo non è stato ritenuto
importante.
Tra parentesi: Felipe Giaffone ha avuto l'onore di
vincere una gara nel corso del 2002. Sfortunatamente per lui quella gara è
ricordata non per la sua vittoria ma perché, per la prima volta nella storia
della Indycar, una donna (Sarah Fisher) ha conquistato una pole position.
> Il talento(?) culinario di Gil De Ferran
Eh sì, non tutti passano il loro tempo a conquistare
donne cantando, c'è anche chi ama cucinare ai pranzi di famiglia. Anche in
questo caso è necessario fare siparietti appositi.
Nella stessa gara, nel corso di un altro siparietto
apposito, eravamo stati informati che il piatto preferito di Helio Castroneves
è il sushi.
> Nippon-nerd!
Rieccoci a Yasukawa, che aveva un grossissimo problema:
non se lo filavano mai. Poi una volta ho visto un'intervista che mi ha fatto
vedere la luce: Roger Yasukawa era un degno esponente dei piloti di Indycar con
gli occhiali. Non solo: quando mi sono fondata su Google Images ho trovato
anche foto in cui indossa gli occhiali sotto al casco. E' così che un pilota
"meno interessante dei giapponesi autentici" si è tramutato in eroe.
Non ho adocchiato altri piloti con gli occhiali nel
quadriennio 2000-2003, ma viste le rare inquadrature, non escludo che potesse
essercene qualcuno.
> Quelli che si sa di chi sono nipoti, ma non si sa di
chi sono figli
Io mi chiedo, com'è umanamente possibile appioppare a un
bambino il nome di A.J. Foyt IV? Tra l'altro non è ben chiaro quali siano i
gradi di parentela tra un A.J. e l'altro, l'unico conosciuto è il nonno A.J.
Foyt, senza che si sappia minimamente chi sono il secondo e il terzo...
Io mi chiedo, peraltro, come sia umanamente possibile, se
A. e J. sono le iniziali di due nomi, che questo tizio non abbia mai avuto la
brillante idea di usare uno dei due per esteso, invece di farsi chiamare a quel
modo.
Piccolo dettaglio random: A.J. Foyt IV è stato il più
giovane pilota a prendere parte alla Indy 500, e quelle che attribuiscono
questa carica a Marco Andretti o a Sarah Fisher sono solo leggende
metropolitane.
> Sarah Fisher
E' la donna più giovane ad avere gareggiato a
Indianapolis, è stata la prima donna a conquistare un podio nella IRL e la
prima donna a conquistare una pole position.
A 19 anni si è sottoposta a un intervento al laser per la
miopia, come ho già scritto. In qualche momento del suo passato (e del suo
futuro, avremmo scoperto) è plausibile che abbia portato gli occhiali sotto al
casco.
All'inizio della sua carriera nella IRL aveva un gatto
bianco che è stato mostrato un breve siparietto in cui studiava (si era
iscritta alla facoltà di ingegneria meccanica e, se la sua carriera non fosse
proseguita, aveva intenzione di continuare gli studi), andava al supermercato e
faceva le pulizie. Nonostante il cognome, pare che nel tempo libero,
diversamente da altri suoi colleghi già menzionati, non andasse a pescare.
All'inizio della sua carriera, coinvolta in un incidente con
Elizeo Salazar, lui l'ha definita nell'intervista post-incidente come incapace
di guidare in Indycar. Un anno più tardi, il giorno in cui lei ha ottenuto il
primo podio, l'ha fatto superando proprio Salazar nelle fasi conclusive della
gara, il che è epicità allo stato puro. Il team principal di Salazar si è messo
a sbraitare contro di lui via radio perché si era fatto superare da una
ragazza, il che incrementa il livello di epicità!
> L'armadio di Dan Wheldon
Abbiamo capito che i debuttanti non avevano verso di
sfuggire ai siparietti sulla loro vita privata. Un paio d'anni dopo l'invasione
in casa Fisher c'è stata anche l'invasione in casa Wheldon, dove Dan ha
mostrato il proprio armadio, organizzatissimo e grande come una stanza, in cui
sosteneva tra l'altro che teneva tutte le scarpe nelle loro scatole originali.
Fuori da casa è stato immortalato mentre faceva shopping
e mentre gironzolava in un negozio di CD.
> La partita di softball
Una volta nel 2003 i piloti di Indycar hanno preso parte
a una partita di softball (mi è sembrata roba tipo il baseball, dato che
avevano in mano una mazza e la usavano per colpire una palla) di beneficenza
contro i piloti di non so quale sotto-categoria della NASCAR. C'era gente che
festeggiava il risultato abbracciandosi e buttandosi per terra e c'era
Castroneves che in campo indossava un paio di occhiali da sole.
A proposito di quest'ultimo in un'altra occasione lui e
il compagno di squadra De Ferran sono stati invitati a non so quale evento da
parte di una squadra di softball e sono stati protagonisti di un siparietto in
cui De Ferran agitava una mazza mentre Castroneves faceva un numero da
giocoliere con delle palle.
> Festini brasiliani for the win... che poi, "for
the win", parliamone...
Correva l'anno 2003 e la stagione si apprestava a finire:
Helio Castroneves era in testa alla classifica alla vigilia dell'ultima gara,
Scott Dixon seguiva a pari punti ma con meno risultati, Tony Kanaan era terzo a
pochi punti, dopodiché seguiva Sam Hornish infine quinto in classifica Gil De
Ferran staccato di un abisso ma ancora matematicamente in lotta per il titolo. Ovviamente
l'occasione era impeccabile per fare numerosi scatti fotografici accanto a un
enorme trofeo. Peccato che Castroneves e Kanaan, i due maggiori esponenti dei brio
festaiolo della Indycar, si siano messi in pose da photobomber per tutta la
durata del servizio... in gara, invece, si sono presi a ruotate, consegnando il
titolo a Dixon. Nell'intervista post-gara Castroneves non sembrava minimamente
turbato da tutto ciò e anzi, sembrava di tutto tranne che uno che aveva appena
perso il titolo.
[To be continued... con le curiosità delle stagioni successive.]
Pubblicato anche su F1GC.
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Milly Sunshine