domenica 24 maggio 2015

Oh My Monty Precious Boy

Esisteva un'epoca in cui per le l'esistenza della Indy 500 era soltanto teorica: sapevo che era una gara automobilistica disputata dall'altra parte dell'oceano verso la fine di maggio, ma non è che ne sapessi molto di più. Poi ho iniziato a vederla. Poi mi sono guardata alcune vecchie edizioni. Da allora la definisco la gara automobilistica più importante al mondo.

Guardare la Indy 500 non è come guardare una gara di Formula 1. Alla 500 miglia di Indianapolis nessuno si accontenta, tutti corrono per vincere. Sì, in Formula 1 c'è chi ci tiene a vincere il gran premio di casa, c'è chi ci tiene a vincere il gran premio in cui diventerà campione del mondo, ma l'atmosfera non è e non sarà mai quella della Indy 500. In un qualsiasi gran premio di Formula 1 il secondo classificato generalmente sorride e parla di quanto sia il risultato sia importante per la classifica. Alla Indy 500, se il secondo classificato sorride è il sorriso di circostanza di chi si sta mordendo la lingua per non proferire in una mezz'ora di imprecazioni ininterrotte. Alla Indy 500 è tutto o niente e a volte mi rendo conto che è difficile capirlo per chi non l'ha mai vista.

Tutto può cambiare.
Tutto può cambiare da un momento all'altro.
Il pilota che nei primi giri si è ritrovato trentesimo dopo un contatto nemmeno innescato da lui può risalire fino a lottare per la vittoria.
Può vincere.
Può vincere quando hai passato mezz'ora a credere che ce l'avrebbe fatta e poi hai capito che non sarebbe accaduto.
Nel momento in cui capisci che non accadrà mancano tre giri alla fine ed è già da dieci minuti buoni che trattieni il fiato. Hai appena capito che non accadrà, quando eccolo che conquista la leadership, strappandola al compagno di squadra.
Ti passa davanti agli occhi un flashback: hai 12 anni e stai guardando il gran premio, quando ecco che un debuttante strappa la leadership al campione del mondo in carica.
Ti dici, forse lo urli, ma nemmeno te ne ricordi, che se quest'uomo ha tenuto testa a Michael Schumacher in un campionato che non era il suo non c'è verso di togliergli la vittoria a Indianapolis, dove ha già vinto quindici anni fa e in cui chissà quante altre volte avrebbe vinto se fosse rimasto dalla parte dell'oceano giusta per lui.
In attesa della bandiera a scacchi, ti chiedi quand'è stata l'ultima volta che eri così emozionata ed eccitata per il risultato di una gara di automobilismo, ti rendi conto che non te ne ricordi.
Poi, dopo quella che sembra una vita, arriva la bandiera a scacchi e con lei il suo verdetto: Juan Pablo Montoya ha vinto la 99^ edizione della 500 miglia di Indianapolis...
...
...
...
...ha vinto e soltanto a quel punto mi sono resa conto di quanto desiderassi che accadesse.
Grazie Montoya.
Grazie per avermi ricordato che al mondo c'è un posto per tutti.
Grazie per avermi ricordato che non importa dove andiamo, ma prima o poi tutti torneremo al posto nostro.
Grazie per avermi fatta scoppiare in lacrime di felicità.
...
...
...Seriamente, davvero una volta ero allergica a questo pilota?

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