Vent’anni fa, il 30 agosto 1992, un pilota di ventitré
anni al volante di una Benetton conquistava la sua prima vittoria in carriera
sul circuito di Spa Francorchamps. Tra il 1993 e il 2006 ne sarebbero seguite
altre novanta, ma questa è un’altra storia.
A dire la verità anche il gran premio del Belgio del 1992
è un’altra storia, ma non importa. In questo post merita il dovuto spazio, in
memoria dei bei tempi in cui Michael Schumacher era un giovane pilota
promettente che ancora non aveva vinto nulla. In realtà però preferisco
occuparmi di altro: ho aperto questo post non per parlare di prime vittorie, né
per dare spazio a Michael Schumacher... sì, avrà spazio per forza di cose, ma
non perché sia qualcosa di dedicato a lui. Oggetto e soggetto di questo post è
proprio il meraviglioso gran premio del Belgio (uno dei miei preferiti – anche se
credo che venga al secondo posto dopo il gran premio del Brasile), in cui sì,
Michael ha qualcosa a che vedere, in effetti.
Non è che i circuiti mi appassionano a priori solo perché
sono storici, diciamo che non ho nulla contro i nuovi circuiti, di fatto, a
condizione che possano permettere gare entusiasmanti. Non tutti i circuiti di
Tilke, per esempio, li considero il massimo della schifezza: alcuni sono
inguardabili, altri non sono poi così male. Ma torniamo a Spa: dicevo, questa è
stata spesso la sede di gran premio parecchio avvincenti ed entusiasmanti e,
proprio in onore di Spa, ho deciso di fare un po’ di rievocazioni,
concentrandomi in particolare su due appuntamenti del passato, che a mio vedere
hanno conquistato un posto di rilievo nella storia della Formula 1.
Era il 1998, e
credo che sia necessario soffermarsi su questo punto. Il mio più grande
rimpianto è di non avere visto questa gara in diretta. Sì, certo, poi ho visto
video vari, con sintesi e cose varie, e mi sono vista il gran premio lo scorso
inverno grazie a un’anima pia che l’ha caricato su youtube, e tutto sommato
anche se non c’era più il fascino della diretta e sapevo come sarebbe andata a
finire non è stato male.
Partiamo dall’inizio: le McLaren di Hakkinen e Coulthard
monopolizzavano la prima fila, seguiti dalla Jordan di Damon Hill, dalle
Ferrari di Michael Schumacher ed Eddie Irvine, e sesto il campione del mondo in
carica Villeneuve sulla Williams.
La gara partì in condizioni di bagnato estremo, e partì
immediatamente con un botto pazzesco: Hakkinen mantenne la leadership, seguito
da Villeneuve autore di un’ottima partenza, Schumacher e Fisichella, rimontato
dalla settima posizione su una Benetton. Dietro di loro Coulthard andò a
sbattere, e dal suo incidente si innescò una serie di contatti a catena, che
coinvolse Irvine, Wurz, Barrichello, Ralf Schumacher, Herbert, Trulli, Panis,
Salo, Diniz, Takagi, Rosset, Nakano e Verstappen, con quest’ultimo che riuscì
almeno a raggiungere i box, dove fu costretto a fermarsi per via della vettura
troppo danneggiata. Con quattordici vetture coinvolte su ventidue totali, fu l’incidente
tra il maggior numero di vetture nella storia della Formula 1.
Fu esposta immediatamente bandiera rossa, con la seconda
partenza posticipata in modo che, come era possibile fare all’epoca, chi aveva
avuto la propria vettura danneggiata nella prima partenza potesse usare la
vettura di riserva. Panis, Salo e Rosset non presero quindi parte alla seconda
partenza in quanto l’unica vettura di riserva a disposizione dei loro team
furono utilizzate dai loro compagni di squadra e, visto il regolamento dell’epoca
che prevedeva che la seconda partenza fosse considerata quella ufficiale,
risultano quindi non partiti, secondo le statistiche ufficiali, così come
risulta non essere partito nemmeno Barrichello, che non prese parte alla
seconda partenza a causa di lievi ferite riportate nell’incidente.
La seconda partenza fu dalla distanza originaria, e fu
posticipata di quasi un’ora. Hill scattò in testa alla gara, con Schumacher e
Hakkinen che ebbero una lieve collisione mentre erano in lotta per la seconda
posizione, con Hakkinen che finì in testacoda e venne a contatto anche con
Herbert, cosa che costò il ritiro a entrambi. Coulthard invece finì in ultima
posizione dopo un contatto con Wurz, che invece costrinse al ritiro il pilota
della Benetton. A causa della posizione della vettura di Hakkinen fu mandata in
pista la safety car e, quando la gara riprese, le posizioni rimasero invariate
in testa alla gara, finché Michael Schumacher superò Hill dopo alcuni giri, con
Irvine che invece perse posizioni, da terzo che era, dopo avere danneggiato la
propria vettura.
Al 25° giro, quando ormai era in testa con quaranta
secondi di vantaggio su Hill che si trovava in seconda posizione, Michael
Schumacher si ritrovò davanti Coulthard da doppiare. Insomma, per farla breve
fu il momento dell’ormai storico incidente tra i due, in cui Schumacher arrivò
ai box su tre ruote, proprio come Coulthard, e poi corse ai box della McLaren
mentre Todt e Domenicali lo trattenevano con scarso successo. Strano a dirsi,
dal box della McLaren fu puntualmente cacciato fuori. Invece Coulthard, che
aveva riportato danni sulla vettura, riuscì a ripartire diversi giri dopo, per
poi arrivare ultimo.
Dopo il ritiro di Michael Schumacher, Hill passò in testa
seguito dal compagno di squadra Ralf Schumacher e dalla Sauber di Jean Alesi,
subito prima che entrasse la safety car a causa di un incidente occorso tra la
Benetton di Giancarlo Fisichella e la Minardi di Shinji Nakano.
La gara terminò con una doppietta Jordan, non senza
polemiche in quanto Hill, che nelle fasi conclusive riscontrò problemi sulla
propria vettura, chiese al team di ordinare al suo compagno di squadra di
mantenere la seconda posizione. Sembra essere questa la ragione per cui a fine
stagione Ralf Schumacher lasciò la Jordan per passare alla Williams. In terza
posizione chiuse Alesi, mentre completarono la zona punti Frentzen, Diniz e
Trulli. Chiusero settimo e ottavo Trulli e Nakano, mentre tutti gli altri
piloti erano ritirati, la maggior parte dei quali per incidenti.
Seppure nella memoria collettiva il gran premio del
Belgio 1998 sia ricordato prevalentemente per l’incidente tra Michael
Schumacher e David Coulthard, non è da dimenticare che proprio in questo gran
premio Damon Hill conquistò l’ultima vittoria della propria carriera in Formula
1 e che invece per la Jordan fu la prima di quattro vittorie (due gare le vinse
Frentzen nel 1999, infine la quarta fu vinta da Fisichella in Brasile nel
2003).
Quella del 1998 è stata una gara ricca di colpi di scena,
ma non è l’unica che voglio ricordare in questo post. Mi riferisco al 2000, in cui per altri motivi il gran
premio del Belgio passò alla storia. Questo lo vidi in diretta, ma avendolo
trovato su Dailymotion, grazie a un’altra anima pia che l’ha postato, mi si è
aperta la possibilità di rivederlo (proprio oggi – con telecronaca in
francese... è agghiacciante come pronunciavano i nomi dei piloti XD)... una di
quelle possibilità a cui in genere non rinuncio mai!
Nel 2000 la gara partì dietro la safety car a causa della
pista bagnata, con Hakkinen in pole position seguito dalla Jordan di Trulli,
dalla Williams di Jenson Button, dalla Ferrari di Michael Schumacher, dall’altra
McLaren di Coulthard e a seguire dalla Williams di Ralf Schumacher. La decisione
di partire dietro la safety car fu presa per evitare incidenti come quello alla
partenza di due anni prima, di cui ho già parlato, dal momento che le
condizioni meteo non rendevano la pista particolarmente impraticabile.
Soltanto il primo giro venne disputato dietro la safety
car, al termine del quale Hakkinen mantenne la leadership, così come Trulli
mantenne la seconda posizione, mentre dietro Button si formava trenino di
vetture, con Schumacher che pressava il pilota della Williams, seguito da
Coulthard e Ralf. Il gap che Trulli aveva sui piloti che lo seguivano diminuì
rapidamente, con Schumacher che al quinto giro riuscì a superare prima Button e
poi Trulli, che finì in testacoda (e si ritirò), dopo una collisione con
Button, che poi venne sfilare anche da Coulthard e Ralf Schumacher. Michael
Schumacher riuscì così a guadagnare nei confronti dei piloti che lo seguivano e
ad avvicinarsi a Hakkinen.
Al sesto giro alcuni piloti rientrarono per sostituire le
gomme e montare quelle da asciutto, tra questi Schumacher ma non Hakkinen, che
rientrò invece un giro più tardi tornando in pista in testa davanti a Coulthard
(che ancora non aveva cambiato gomme e perdeva terreno nei confronti degli avversari)
e Schumacher, che al momento del rientro di Coulthard si ritrovò secondo, ma
staccato di vari secondi da Hakkinen, con il pilota della Ferrari che iniziò ad
avvicinarsi grazie a una serie di giri veloci, per poi passare in testa al 12°
giro a causa di un testacoda di Hakkinen, che gli fece perdere parecchio
terreno e ritrovarsi secondo distaccato di circa sei secondi da Schumacher, che
continuava ad essere il più veloce in pista, tanto che il loro gap incrementò
fino al momento della seconda sosta del pilota della Ferrari. Hakkinen si fermò
al 28° giro cosicché Schumacher tornò in testa, con sette secondi e mezzo di
vantaggio nei confronti del finlandese, che però girava su tempi migliori,
guadagnando fino a un secondo al giro.
Schumacher aveva evidenti problemi di surriscaldamento
alle gomme, tanto che andava a cercare le traiettorie più umide, mentre
Hakkinen si faceva sempre più vicino.
A cinque giri dalla fine i due si ritrovarono davanti la
Minardi di Gené: Hakkinen tentò di attaccare Schumacher che si apprestava a
doppiare lo spagnolo, ma comunque Michael per il momento riuscì a difendersi. Poi,
quando al termine mancavano soltanto due giri, i due si ritrovarono da doppiare
la B.A.R. di Ricardo Zonta. Quello che accadde dopo, ormai è storia.
Schumacher superò a sinistra la vettura del brasiliano,
mentre Hakkinen lo doppiò a destra, uscendone davanti a Michael. Si portò in
testa e prese a guadagnare sul suo diretto avversario, passando per primo sotto la
bandiera a scacchi. Michael Schumacher arrivò secondo, con Ralf Schumacher a
completare il podio. Arrivarono a punti anche David Coulthard, Jenson Button e
Heinz Harald Frentzen.
♦ ♦ ♦
Di fatto anche altre edizioni del gran premio del Belgio sono
state epiche, ma ci tenevo a ricordare in particolare queste due.
Rivedendo il gran premio di Spa 2000, poi, mi è tornata in mente
sempre la stessa identica domanda: ma se anche Hakkinen, come qualcun altro,
avesse continuato a correre in Formula 1 fino a oltre quarant’anni?
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per essere arrivato/a fino in fondo. Se vuoi, fammi cosa ne pensi con un commento. :-) Puoi farlo anche in maniera anonima.
Se sei capitato/a qui per caso ti invito a visitare il mio blog, in particolare le etichette "Commenti ai GP" e "F1 vintage".
Se invece mi leggi abitualmente e sei arrivato/a qui di proposito, ti ringrazio per l'apprezzamento e spero continuerai a leggermi.
Buon proseguimento di giornata (o a seconda dell'orario, di serata, o buona notte). <3
Milly Sunshine