giovedì 22 giugno 2023

22.06.2013 - dieci anni dopo

È un giorno come tutti gli altri, è il 22 giugno 2013. Ho venticinque anni, sono neolaureata e ancora non ho trovato lavoro, ho un sacco di tempo libero. Ne uso una parte per farmi una cultura motoristica che vada oltre la Formula 1. Questo fa sì che oggi non sia un giorno come tanti: è sabato e sta per iniziare la 24 Ore di Le Mans. L'endurance non è la mia categoria preferita, mi piace di più ciò per cui posso ritagliare effettivamente un po' di tempo, qualcosa che posso vedere interamente. Ho la vita frenetica di chi ha un sacco di tempo libero, sono disoccupata quindi genitori, amici e gente random pensano che possa essere a loro disposizione in qualsiasi momento e senza preavviso. Lo accetto, è una fase della mia vita. Questo, però, significa che probabilmente non ci sarà mai una fase della mia vita in cui seguirò ore e ore di una gara che dura un giorno intero.

Non ci penso, per il momento la regola è una: keep calm and enjoy. Da quando la diretta televisiva della Formula 1 non è più una certezza mi sono fatta una cultura su come seguire il motorsport di straforo, non sarà complicato seguire almeno a tratti qualcosa di una delle gare automobilistiche più importanti al mondo.
Non penso né a questo né a null'altro, solo a prendere questo fine settimana come viene, poi comunque vada sarà un successo. Il motorsport è un susseguirsi di emozioni, questo è il punto di partenza. È un mondo dorato al quale ammicco nei fine settimana, seduta nella mia stanza, un mondo che spero faccia da sfondo anche al mio futuro: un giorno avrò un lavoro, uno scopo nella vita e chissà cos'altro, ma per me guardare gare automobilistiche non è una passione passeggera, l'ho sempre fatto e sempre lo farò.

Pochi minuti di gara, poi una GT esce di pista. In un primo momento mi sembra solo una scena di routine: incidente, bandiere gialle, safety car, insomma, qualcosa di già visto. Poi tra poco devo andare, magari torno nel tardo pomeriggio a vedere come prosegue.
Torno nel tardo pomeriggio e sento dire che quel pilota di prima è infortunato, è finito in ospedale. La gara, intanto, va avanti e io rimango indietro, ma non importa, seguire tutto per filo e per segno mi è impossibile, ma mi accontento. Mi capita di nuovo di dovere allontanarmi. Tornerò stasera, se riesco.
Poi arriva la sera. Vado sul sito del mio gestore, quello dove si vedono i contatori. Ci sono anche i titoli delle ultime news e allora, con sgomento, me lo trovo lì, l'ultimo titolo che avrei mai creduto di leggere oggi.

Allan Simonsen è morto.
Non sapevo chi fosse, prima di oggi, ho sentito il suo nome per la prima volta dopo il suo incidente.
Mi sento spiazzata.
Quella sensazione di magia che Le Mans mi trasmetteva sta svanendo, una volta per tutte.
Ci saranno alcune edizioni che seguirò con una certa attenzione, anche guardando molte ore, ma qualcosa è sparito per sempre.

Ho sempre saputo che prima o poi sarebbe successo, o per meglio dire, che *mi* sarebbe successo, assistere alla morte di in pilota in una gara che stavo seguendo. Anche guardando la Formula 1, varie volte in questi anni ho creduto di avere appena visto morire qualcuno, salvo poi scoprire con sollievo che non era successo nulla di irreparabile.
Ci riproverò a guardare di nuovo qualche spezzone di gara, in questo fine settimana, ma ormai non sono certa che mi importi né del risultato né di come si evolverà la competizione. Né mi importa delle solite frasi fatte: "dovrebbero interrompere la gara", "il suo team dovrebbe ritirarsi", "ormai Simonsen è morto, godiamoci quello che resta della gara", ecc..., tra polemiche e cose già sentite. Questo momento resterà sempre vivo, nascosto in un cassetto della memoria che non so se sia bene riaprire.

Il motorsport non è un film, non è finzione. Sui circuiti si muore davvero, anche se facciamo di tutto per dimenticarcene, anche se finché non lo vediamo accadere non ci vediamo davvero.
Tante volte mi sono sentita diversa dagli altri, da quelli che, ogni volta in cui credevo ci fosse scappato il morto, arrivavano a sminuire quelle impressioni: "no, nessuno muore così, si capiva che non era successo niente".
Adesso, però, è un'altra cosa. Ho conosciuto la morte nel motorsport, sui teleschermi di molti anni fa. Allora, però, ero piccola, adesso ho venticinque anni. Allora non restava più nulla, dopo avere spento la TV, o almeno non restava al momento. Adesso tutto mi appare sotto una luce diversa: ho venticinque anni, ho consapevolezze che ai vecchi tempi non c'erano. Allan Simonsen non c'è più e il tempo non tornerà mai indietro.

Non posso dire di avere perso l'innocenza, perché la mia innocenza di appassionata di motorsport l'ho persa ormai fin troppo tempo fa.
Però è la prima volta che la mia innocenza perduta mi manca davvero.


2 commenti:

  1. “È un giorno come tutti gli altri, è il 22 giugno 2013. Ho venticinque anni, sono neolaureata e ancora non ho trovato lavoro, ho un sacco di tempo libero“ Hai descritto anche me in questo periodo.
    Comunque, anche io stavo seguendo quella gara 10 anni fa, e anche a me sembrò un incidente “normale”, per questo rimasi spiazzata quando seppi che Allan ci aveva lasciati.

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  2. Hai descritto anche me in questo periodo. ---> sembra abbastanza comune come cosa, nonostante siano passati dieci anni.

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