domenica 17 agosto 2014

La Divina Tragicommedia di Spa Francorchamps: Vintage Edition 1998 e 2000

Scrivere parodie in chiave Formula 1 non è una novità per me (e non è nemmeno la prima volta che la parodia in questione prende spunto dal primo canto della Divina Commedia), dato che ho iniziato vari anni fa e, di fatto, non ho mai smesso.
Di solito mi sono dedicata, specie nei primi tempi, ad argomento come il "Divino Ferniiii", i suoi tentativi (finora) falliti di vincere un titolo con la Ferrari, il ruolo di numero due interpretato a suo tempo dallo "Zerbino Feliiii", le Redbull che dominavano il campionato e cose del genere.
Stavolta ho deciso di cambiare totalmente argomento (anche se un piccolo accenno ai tempi recenti in ogni caso ci sarà, perché era un'allusione troppo gloriosamente ridicol-squallida per essere tralasciata) e di dedicarmi, in onore al gran premio del Belgio della prossima settimana, oltre che ai miei viaggi mentali di stamattina, a qualcosa che appartiene al passato, ma che difficilmente dedicheremo.

DISCLAIMER: il circuito di Spa Francorchamps non mi appartiene, così come non mi appartengono (purtroppo, perché mi piacerebbe averli come autisti u.u) né il "biondo silenzioso" né i due "mascelloni" né gli altri personaggi qui citati. Inoltre non intendo dare una visione realistica né di loro né tanto meno dei gran premi qui citati, ma sul fatto che la mascella di uno di loro sia d'acciaio (leggete e scoprirete a cosa mi riferisco) sinceramente qualche dubbio ce l'ho, e secondo me è anche inossidabile!

***

Nel mezzo del cammin del Novantotto
Si ritrovò per una pista oscura
Che anche Meteofrance era smarrita.

Ahi, quanto a dir qual era cosa dura
Quando l'impatto fu inatteso e forte
Che i colli trasformò in pianura!

Tant'è amara l'ingloriosa sorte
Ma vaste e ampie gufate sulla Rai
Fin dal principio furono scorte.

"Qui del casino non ci sarà mai"
E chi era pien di sonno a quel punto
Alzò gli occhi al grido di "BANZAAAAIII!"

Il colore rosso già fu giunto
Laddove s'innalzò quella bandiera
Che provocò in molti disappunto,

Dall'alto, su McLaren grigo-nera
Si specchiò in una pozza la mascella
Quand'era buio come fosse sera.

Giammai la giornata divenne bella
Ma una nuova partenza fu tentata
E del mascellone brillava la stella.

Intanto come una iena affamata
Delle pozzanghere risalì la riva
Chi con mascella altrettanto ammirata

Fu presto primo e avanti fuggiva
Sfruttando il suo prodigioso passo
Che non lasciò giammai speranza viva.

Poiché il dominio diventò uno spasso
Solcò la via ch'era ormai deserta
E l'altro mascellone era più in basso:

La sua mascella audace e molto esperta
S'affannò annaspando, e anche molto
E la pista d'acqua fu coperta.

Notò ben presto d'essere sconvolto
E a chi era dietro impedì il cammino
Udendo qualche insulto a lui rivolto.

E l'altro, dal principio del mattino
Che sul casco gli svettavan sette stelle
Ch'eran con lui quando l'amor divino

A Oviedo giocò con macchinine belle
Soltanto rosso-bianche, senz'eccezione
Udì un "olé", gli si gelò la pelle:

"Dovrò sfruttar questa stagione
Perché dietro le sopracciglia spesse
Gli vedo già la fame d'un leone!"

E nel terror ch'un dì fine giungesse
Anche lui dimostrò d'avere fame
E gli parve che nessuno aavanti avesse.

E una McLaren, giammai doppiata
Quel dì soffriva troppa ristrettezza
Poi si prese una vistosa in*ulata.

Lo stellato imperator con compostezza
Seguì il mascellone con gran furore
E incurante del suo peso e dell'altezza

L'assalì con tutto il proprio ardore,
Rompergli la mascella fu l'intento,
Lo colpì e provò un forte dolore

E con grande stupore e stordimento
Scoprì ch'aveva d'acciaio la mascella
E a terra stramazzò con gran sgomento.

Fuggì, seguito dalla settima stella
E un altro cavallino gli fu offerto,
Vide una via, allora scelse quella.

In pista c'era un piovoso deserto
Solo, il mascellone, gridò a lui:
"Qual che tu sia, ti batterò di certo!

In pista da solo quest'oggi fui
Senza il silenzioso collega biondo,
Approfittando dell'assenza di costui

Tentavo quest'oggi il mio affondo
In un piovoso giorno d'agosto
E la mia gara finì col tuo affronto."

Il figlio delle stelle indisposto
Sbottò: "L'hai cercata, porca tro*a,
Rovinasti la bellezza del posto!"

Intanto in pista combatté la noia
Coi colori delle pecore su un monte
Un altro che sbatté con tanta gioia.

"Or sei tu quel Shinji sempre fonte
D'incidenti impetuosi come un fiume?
E inca**ato gli si parò di fronte."

"Oh, dei nostri incidenti senza lume
Credo non importi nulla a nessuno,
Il nostro non ha spessore o volume,

Sui mascelloni fa polemiche ognuno,
Dal Sol Levante lo sguardo non tolsi,
Torna sul Colosseo, ché basta uno."

"Vidi un muretto, altrove mi volsi,
In quel momento mi sentii saggio:
Mi veniva addosso, così mi sconvolsi

E su un samurai finii il mio viaggio..."
Nessuno se lo filò, nessuno lo vide
Nonostante con glorioso coraggio

Regalò ai maglioni di lana tante sfide
Ma poi abbandonò l'impetuosa via:
"E poi la camicia d'Eddie Jordan ride."

Qualcuno rasentava la follia
Di vincer v'era una bramosa voglia
Non come oggi che senza nostalgia

Sognan tutti la Susina che si spoglia
Senza tentare una manovra azzardata
E vedendola vestita con gran doglia.

Invece c'è chi tenta, ma non è andata
E le speranze sono ormai perdute:
C'è chi critica per l'auto cappottata

Ogni pilota che il terrore incute
Vien presto screditato: è meglio senza
Altro che prima delle McLaren cornute

Dov'era demolition derby la partenza!
Al semaforo verde fu sempre l'inferno
E dell'epicità svettò l'essenza.

Poi un bel dì scese l'inverno
Ma prima, nel duemila immondo
Con un sorpasso che divenne eterno

La gloria conquistò l'eccelso biondo:
Guardò la grazia immensa del doppiato
Che saliva a Spa in cima al mondo.

Oh, qual momento ci regalò il fato
Mentre l'argenteo cavallino transitava
Col suo bel casco rosso e stellato.

"Oh, questa pista ciascuno adorava
E questa sfida fu di me più degna,
Sentii la sua mascella che imprecava!"

Era l'imperatore che in Belgio regna
E sempre detta la sua rossa legge
Ancor pensando a quella pioggia indegna:

"Stavolta il vero mascellone regge
Lontano da me, sul suo bel grigio seggio,
Il mio bel mento a mio eroe lo elegge

E i bei giorni con lui ora riecheggio!"
Del Novantotto cancellò la memoria
E l'altro col kilt, che non stava peggio

Lo raggiunse nel mezzo della gloria
E trascinando con sé due righelloni
Si rintanarono ai box e per la storia

Si misurarono i loro mascelloni...


***

SPAZIO AUTRICE a.k.a. confessioni scabrose che dovrei evitare di fare
L'idea della mascella indistruttibile del Mascellone me l'ha suggerita inavvertitamente Great Saiyaman qualche tempo fa quando parlavamo delle "cose di cui un lato di me sente la mancanza" facendo ipotesi sull'ipotetico risultato dell'ipotetica rissa tra Schumacher e Coulthard a Spa nel 1998 (in cui io, personalmente, scommetterei sicuramente sul mascellone scozzese) e l'idea di loro due che si misurano le mascelle proviene da una serie di pseudo-fan fiction che scrivevamo io e una mia amica molti anni fa facendo un calderone di tante cose e infilandoci dentro anche dei piloti.
In linea teorica questa parodia doveva essere dedicata ugualmente al gran premio del 1998 e a quello del 2000, ma poi ci ho ripensato e, dato che il 1998 era interessante dall'inizio alla fine (a fine parodistico) ho dato priorità a quello, limitandomi alla scena con Hakkinen che supera Schumacher doppiando Zonta per il 2000. Ho dato un po' di spazio anche all'incidente di Fisichella e Nakano del 1998, perché se avesse riguardato due top-driver ancora se ne parlerebbe.
Per chi fosse preoccupato dalle mie saghe mentali di stamattina di cui ho parlato all'inizio del post, non preoccupatevi, perché non si tratta di niente di traumatico. È stato qualcosa del tipo: tra una settimana ci sarà il gran premio del Belgio, sarebbe epico se ci fossero in gara piloti come Hakkinen, Schumacher e Coulthard... e anche Zonta, ovviamente!

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