Già in altre telecronache Mario Poltronieri ha riferito dettagli sul suo ambiente di lavoro, ma in occasione del Gran Premio di Long Beach 1980 si è dilungato parecchio, in più anche quando non raccontava dettagli, si intravedevano comunque dettagli che arricchivano la mia percezione di come funzionassero le cose. Quindi quello di cui parlerò adesso non è solo un narrarvi di come sembra che i telecronisti lavorassero, ma anche un elogio a Mario Poltronieri... perché alla fine della giornata Mario Poltronieri aveva fatto una telecronaca il più possibile puntuale e coerente dell'accaduto senza di fatto avere a disposizione i mezzi per fare una telecronaca puntuale e coerente... Anche se, lo ammetto, così a primo impatto tutto sembrava essere partito bene, con la regia americana che curava l'evento capace di produrre un'ottima grafica che riassumeva la griglia di partenza, durante la quale soffermarsi a narrare episodi random (tipo che dopo le qualifiche Bruno Giacomelli si era tolto la tuta inzuppata di sudore e l'aveva appesa nel motorhome dell'Alfa Romeo, ma gli era stata rubata e per la gara aveva dovuto indossare un'altra tuta sulla quale aveva dovuto applicare gli adesivi degli sponsor).
L'ottima grafica prima della gara è stato l'unico momento in cui Mario Poltronieri è stato aiutato da un'ottima grafica, il tutto mentre - come da lui riferito - seguiva la gara su un monitor all'interno di un camper, in quanto non c'era ancora una postazione fissa per i telecronisti su quel circuito. Insieme a lui c'erano degli inviati (tra cui Piercarlo Ghinzani, che nelle stagioni successive avrebbe gareggiato in Formula 1) che, per avere chiare le posizioni occupate dai piloti in pista, dovevano salire sul tetto del camper e monitorare la situazione dall'alto. Erano in una zona in cui c'era molto rumore, pertanto poi tra di loro parlavano ad alta voce. Mentre Poltronieri faceva la telecronaca, si sentivano occasionalmente fuori onda in cui gli inviati annunciavano cose che poi venivano dette dallo stesso Poltronieri in telecronaca o addirittura si udivano informazioni che per ordini superiori dovevano restare riservate. Poltronieri poi ogni tanto narrava quello che stavamo vedendo... senza che effettivamente stesse venendo trasmettendo ciò di cui parlava: ciò che vedeva lui sul suo monitor era verosimilmente quanto la regia americana faceva vedere agli addetti ai lavori, con occasionali doppie inquadrature una delle quali in un quadratino, che non sempre coincideva con quello che veniva mostrato in TV, facendo sì che immagini e narrazione non corrispondessero.
Parliamo di quello che si vedeva: a inizio gara c'è stato un incidente alla partenza che ha coinvolto un certo numero di vetture (quattro, sembrerebbe), di cui solo una identificata con chiarezza dalla grafica, quelli che sono ripartiti... boh, chi se ne frega, tutti anonimi. Dopo pochi giri c'è stato un altro incidente, che ha coinvolto sette vetture. Soltanto tre di esse sono state identificate con chiarezza dalla regia, e non penso che dal tetto del camper si potesse intuire con facilità tutto quello che non era inquadrato. Quello che era inquadrato, piccola parentesi, faceva pensare a una succursale americana di Yeongam, venti minuti di gara scarsi e si erano già visti ben tre mezzi dei commissari girare a caso in mezzo alle monoposto. In compenso tanta gente si è ritirata più tardi senza che venisse mostrato la benché minima inquadratura. Poltronieri e il resto degli inviati raccontavano quello che captavano, o meglio, quello che non captavano. Nel senso, quando qualcuno dei protagonisti - o dei meno protagonisti - non passava più sotto la loro postazione, deducevano che non fosse più in gara. Poi si sentivano i fuori onda occasionali in cui gli inviati riferivano a Poltronieri le potenziali cause dei ritiri.
Cronometrare i distacchi, ha riferito Poltronieri, non era possibile, da dove si trovavano. Bisognava accontentarsi della grafica, che non elencava i distacchi, ma solo un numero di posizioni che oscillava tra quattro e cinque, per poi stabilizzarsi su quattro. C'erano al momento una decina di vetture in pista, di cui si sapeva che due erano a pieni giri e le altre doppiate. Non si sapevano i distacchi, ma si sapeva almeno con chiarezza chi fossero i primi quattro, finalmente qualcosa che potesse schiarire le idee a Poltronieri... Peccato che su quattro posizioni mostrate dalla grafica, solo due fossero giuste, e in certi momenti anche soltanto una, quella del leader. Gli altri erano doppiati a caso di cui non erano stati conteggiati nel modo giusto i giri percorsi. Per giunta questo errore è stato commesso quando Emerson Fittipaldi su Copersucar stava viaggiando verso il podio, a debita distanza da Nelson Piquet e Riccardo Patrese, che si trovavano in prima e seconda posizione. Verso fine gara sono state trasmesse classifiche discordanti, al punto che non si sapeva con chiarezza chi occupasse quale posizione, a parte Piquet, e nemmeno chi fosse rimasto in gara e chi no, almeno finché non venivano inquadrati. Anche a fine gara sono state dati ordini d'arrivo diversi a intervalli di pochi secondi. Wtf?!
In sintesi, complimenti a Poltronieri, che spesso commentava le gare stando in uno sgabuzzino davanti a uno schermo, magari in bianco e nero, in cui si vedeva a malapena quello che stava succedendo. Complimenti a Poltronieri, che a volte doveva smettere di parlare perché il rumore delle monoposto che si avvicinavano copriva la sua voce. Complimenti a Poltronieri, che doveva raccontare eventi che spesso e volentieri non venivano neanche inquadrati e complimenti a tutto il team Rai che gli passava le informazioni. Quando si parla del passato glorioso in cui i piloti erano veri piloti e contavano più della macchina, soffermiamoci un attimo a pensare anche agli altri addetti ai lavori. Provate a immaginare come sarebbe stato Mario Poltronieri come telecronista se avesse avuto a disposizione i mezzi di oggi, se già era in grado di fare un lavoro così preciso e accurato, peraltro conducendo l'intera telecronaca da solo (solo di lì a qualche anno sarebbe stato affiancato al commento, proprio da Clay Regazzoni). Mi viene da pensare che ancora al giorno d'oggi in molti dovrebbero prendere esempio da lui e dalla sua professionalità.
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