sabato 11 febbraio 2017

L’eterna scissione e l’eterna fusione tra intelletto e ignoranza: la Formula 1 e i discorsi da bar virtuale al tempo dei mille pesi e delle mille misure

Miei carissimi lettori, era da un po’ che volevo scrivere questo post. Ho rimandato per alcuni giorni, finché arrivata a un certo punto ho trovato una perla (nel senso più negativo del termine) piuttosto illuminante, su cui preferisco per diverse ragioni evitare di scendere troppo nello specifico perché se lo facessi aprirei un vaso di Pandora, e mi sono accorta che i luoghi comuni da discorso da bar, non tanto quello ma molti altri, meritavano davvero di essere approfonditi.
Era un articolo pubblicato su un blog motoristico gestito abbastanza seriamente (dove per “gestito abbastanza seriamente” intendo “gestito da ottimi web-designer e tenuto aggiornato”) e, dato che chi ben comincia è a metà dell’opera, l’articolo iniziava con un titolo che conteneva un insulto al pilota di cui andava a parlare. Certo, si trattava di un insulto velato, non un “il pilota X è una merdaccia”, ma non c’è dubbio che si trattasse di un insulto velato. Anche il contenuto dell’articolo era in linea con il titolo: spiegava basandosi su un’argomentazione arrampicata sugli specchi e dando un’interpretazione abbastanza fantasiosa di un paio di eventi che lo riguardavano, perché il pilota X si meritasse l’insulto del titolo. Si parlava di risultati, gare o posizioni in classifica? No way. Il pilota X meritava di essere insultato così, a caso, quando non era capitato peraltro nulla di particolarmente rilevante in ottica blog fanboy friendly che lo riguardasse.
Era un articolo vecchio, di alcuni anni fa. Le cose sono cambiate parecchio, nel corso del tempo, e gli opinion leader del motorsport hanno cambiato la loro visione delle cose. Nel tardo 2014 erano in molti ad affermare di avere sempre apprezzato il pilota X. Nel 2015 quelli che avevano sempre apprezzato il pilota X si erano già moltiplicati esponenzialmente. Commenti del tipo “fin dalla prima volta in cui l’ho visto gareggiare ho capito che sarebbe stato bellissimo vederlo in Ferrari” erano all’ordine del giorno.
Ecco, è questa la cosa che mi fa irritare profondamente: che le orde di fan accaniti che diventano fan accaniti nel momento in cui diventare fan accaniti di qualcuno diviene fashion non facciano mai un passo indietro e non dicano “sì, ho sparso quintali di merda su questo pilota, in passato, ma mi sono accorto di essermi sbagliato”. No, niente, nel momento del bisogno certe critiche un tempo dilaganti vengono dimenticate in trenta secondi contati e non se ne parla più. Credo che questa ipocrisia galoppante sia il lato più trash del comportamento di certi tifosi trash.

Bene, ora possiamo archiviare la pratica precedente senza aggiungere nulla se “chi ha orecchie intenda” e passare al nocciolo della questione, ovvero al fulcro di questo topic.

Ho sempre avuto, fin da piccola, la propensione a parlare di Formula 1. Quando avevo da poco raggiunto la drinking age americana è iniziata la mia storia come Lady Benetton, come mi facevo chiamare all’epoca, poi divenuta Milly Sunshine. Da lì ho finalmente avuto occasione di discutere di Formula 1 con persone a cui la Formula 1 interessava davvero. Se fossi vissuta qualche decennio prima, probabilmente avrei dovuto accontentarmi di parlarne al bar e, viste le poche volte in cui ho guardato gare di Formula 1 al bar, non avrei avuto modo di confrontarmi con quel mix micidiale di serietà e trash che di confonde sulle pagine web. Sì, perché sul web si può essere intellettuali e tifosi da stadio nello stesso momento e, in tutta onestà, anch’io lo sono stata in passato.
Anch’io ho criticato a caso ed è una fortuna che sul web ci sia arrivata a 20+ anni, invece che prima, perché almeno le cazzate che ho scritto pubblicamente sono di meno di quelle che ho scritto in privato negli anni precedenti. Anch’io ho cambiato idea su certi team o certi piloti o certi soggetti del mondo del motorsport, a volte anche del tutto ingiustificatamente. Nel 2015, quando è iniziato il campionato di Indycar, mi sono ritrovata una tarda serata a tifare spudoratamente per Montoya. Però non ho mai avuto il coraggio di andare in giro ad affermare di averlo sempre tifato, di non avere mai scritto o pensato nulla di negativo di lui o quant’altro. Anzi, è l’ultima cosa che farei. Montoya è il mio villain preferito (anche se, diciamola tutta, in Indycar/Nascar non è che faccia proprio la figura del villain... Montoya è uno che ogni tanto va fuori dagli schemi e, in un contesto in cui, soprattutto in Nascar, c’è chi va fuori dagli schemi 24/7, tutto sommato Montoya potrebbe quasi sembrare un role model).

Mi sono sempre sentita bene nel parlare di Formula 1 e la prima volta che l’ho fatto è stato un paio di mesi prima di compiere sei anni, un pomeriggio, con la mia maestra d’asilo, che presumo non seguisse nemmeno la Formula 1.
Sintesi della gara: il pilota che parte dalla pole rimane in testa, quello che parte secondo rimane secondo, almeno finché non supera l’altro tramite pitstop, dato che l’altra squadra ha pasticciato facendo un pitstop più lungo del dovuto. Il pilota partito secondo è adesso in testa seguito dall’altro, che ci rimane finché non finisce per prati per i cavoli suoi. Nessuna posizione di spicco cambia nel corso della gara, che viene movimentata da un incidente capitato nelle retrovie, innescato da un pilota con poca esperienza e con una reputazione non proprio positiva. Probabilmente il giorno dopo la gente al bar commentava la gara così (e allo stesso modo l’avrebbe commentata sul web se il web fosse stato nazionalpopolare): “hai visto il gran premio ieri sera?”, “sì, è stato noiosissimo, non ci sono stati i sorpassihhhh, non ci sono stati i duellihhhh e la Ferrari è arrivata solo terzahhhh e doppiatahhhh... la colpa è tutta del kers e del DRS, mica come succedeva ai tempi di Senna e Schumacher”, “peccato che il kers e il DRS debbano essere ancora inventati e che i piloti partiti in prima fila erano proprio Senna e Schumacher”.
Ebbene sì, ho avuto la fortuna di raccontare alla mia maestra d’asilo proprio l’unico gran premio in cui c’è stato un duello per la vittoria tra Senna e Schumacher, seppure a distanza. In fin dei conti, vista la sintesi fatta nel paragrafo precedente, non è che la Formula 1 dell’epoca fosse poi così tanto diversa da quella attuale. Anzi, dalla ricostruzione che ho fatto sembra che anche i pitstop della Williams non fossero tanto diversi da quelli attuali, ma questo è un altro discorso.

Nel corso degli anni non ho avuto molte chance di parlare di Formula 1. Nel 2004 per la prima volta nella mia vita trovai una persona con cui parlare di Formula 1 sul web.
Ci scrivemmo qualche email. Ci eravamo scambiate il contatto su una piattaforma di simil-blog che al giorno d’oggi non esiste più nemmeno in copia cache e non esiste più da anni. Si chiamava MioDiario ed era un servizio offerto da Jumpy.it, ci avevo aperto un profilo in cui postavo cose random (e sono molto felice che quel sito non esista più da molti anni) e ne avevo aperto un altro per parlare di Formula 1, su cui scrissi comunque pochi post. In uno di quelli avevo parlato di un ipotetico ritorno di Hakkinen.
Non ricordo come si chiamasse la ragazza che mi aveva lasciato il suo indirizzo email, non ho più nessuna delle sue vecchie email perché l’indirizzo email che usavo all’epoca fu cancellato per inutilizzo molti anni fa, perché l’hard disc del computer che usavo all’epoca smise di funzionare più o meno nel 2005, perché ci sentimmo per pochissimo tempo e perché in realtà non è che ci parlammo molto di noi. Ricordo che avevamo più o meno la stessa età, penso che fosse più vecchia di me di un anno.
Avevamo un approccio molto diverso, nel seguire la Formula 1: io all’epoca facevo affidamento sulla Rai e sul televideo, lei seguiva molto anche il web e mi aveva detto di avere letto molti libri sulla Formula 1 perché aveva iniziato a seguirla solo in anni recenti e voleva aggiornarsi. Lei era una tifosa di Raikkonen, io non ritenevo molto utile, all’epoca, tifare per qualcuno perché tanto vinceva sempre la Ferrari, in ogni caso, ma consideravo Alonso e Button due piloti potenzialmente vincenti. All’epoca non mi interessava molto di chi arrivasse giù dal podio e spesso nemmeno di chi stesse sui gradini più bassi del podio. Parlammo del fatto che Raikkonen mi ricordava Hakkinen. Lei mi disse che lei non faceva questo genere di associazione perché Raikkonen aveva molto più feeling con l’alcool di quanto non ne avesse avuto Hakkinen ai suoi tempi. Fu quella la prima volta in cui lessi i termini “Raikkonen” e “alcool” nella stessa frase. Io pronosticai un imminente vittoria del titolo di Alonso in Renault, lei disse che lo riteneva molto improbabile e che secondo lei Raikkonen avrebbe vinto dei titoli in McLaren, cosa di cui io dubitavo. Eh, mia cara, due a zero per me (NB. so che probabilmente non leggerai mai questo post, ma se per caso dovessi riconoscerti in quest’ultimo paragrafo, batti un colpo - possibilmente non un colpo di bottiglia sulla mia testa).

Finita questa “corrispondenza” ebbi la fortuna di diventare amica, durante l’anno scolastico 2005/2006, di un mio nuovo compagno di classe che prima conoscevo solo di vista perché era il fratello di una mia ex compagna di classe. Con lui parlavo spesso di Formula 1. Ne parliamo tuttora, quando ci vediamo, o almeno ne abbiamo parlato in uno dei nostri incontri recenti, incontri recenti che sono stati pochi nel corso degli ultimi anni. Nel 2007 iniziai a scrivere i commenti ai gran premi, che inviavo all’amica improvvisatasi fangirl di Raikkonen, e in generale nel periodo 2006/2007 iniziai a guardarmi intorno anche in rete.

Lo dico, lo affermo e lo ribadisco: quando sono approdata in rete, come lettrice, l’ho fatto forse in uno dei momenti più terribili per mettersi a leggere commenti sui blog motoristici... perché sì, più che gli articoli stessi mi piaceva leggere i commenti e talvolta rimanevo al PC fino a tardi (tardi per gli standard dell’epoca, in cui quando non facevo tardi andavo a letto verso mezzanotte dato che durante la settimana mi alzavo alle sei e mezza di mattina o, quando iniziai l’università, spesso anche solo alle sei), andando a letto piuttosto contrariata per quello che avevo visto.
Giusto per illustrare un po’ la situazione: la Ferrari era generalmente in lotta per il titolo, la McLaren non stava molto lontana, c’erano polemiche dilaganti, piloti con un’elevata schiera di hater (tipo Coulthard o Montoya) non stavano cavando un ragno dal buco per i fanboy standards... infine, ciliegina sulla torta, erano passati solo nove/dieci anni da Jerez 1997, ne erano passati solo diciassette/diciotto da Suzuka 1989/1990, gli incidenti capitati in quelle circostanze venivano tirati fuori a ogni soffio di vento e inseriti puntualmente nei commenti, dopo i primi commenti si iniziava a parlare di cose che non c’entravano niente con l’argomento iniziale del post, infine si evolveva verso il nulla cosmico inerpicandosi in discussioni del tipo “chi è stato il pilota più forte di tutti i tempi” o, giusto per non farsi mancare quel pizzico di intelletto e ignoranza che andavano a braccetto, “chi è stato il pilota più forte di tutti i tempi tra Senna e Schumacher”.
Tutto sommato al giorno d’oggi la situazione è più tranquilla. I “tempi di Senna” e i “tempi di Schumacher” attualmente sono passati da un bel po’ e gran parte della gente che frequenta i blog motoristici per scrivere commenti da bar faticherebbe a collocarli temporalmente, la gente non si ricorda nemmeno che a Jerez venissero disputati dei gran premi e gran parte delle cose random che venivano citate a caso relativamente agli anni ’90 sono finite nel dimenticatoio. Dopotutto ai giorni nostri ci ricordiamo della Jessica e della Scherzy, chi se ne frega del presunto triangolo che aveva a che vedere con uno che aveva un sacco di nomi che iniziano per H e un cognome che suona come “Friendzone”. Dubito, peraltro, che i tifosi da bar virtuale di oggi sappiano di chi stiamo parlando.

Agli albori del 2007, poi, capitò un fatto un po’ fuori dagli schemi. Era l’epoca in cui ero una Massa-fan in erba (non nel senso che fumassi, sia chiaro) ed ero iscritta da anni a un sito di chat che non frequentavo più. Un’amica di scuola, anch’essa iscritta a quel sito, mi segnalò che sul forum del sito c’era un topic sulla Formula 1. Io entrai in quel sito e mi ritrovai immersa in una discussione di questo stampo: “avete visto il pilota nuovo della McLaren, secondo voi va forte come Alonso e merita di vincere il titolo?” Mi dilettai in un discorso sul confronto tra Alonso e Hamilton, invitando a dare tempo al tempo. Il succo del mio discorso era: “vediamo come procede questo campionato, su chi secondo me se lo merita di più prenderò una posizione più avanti nel campionato”. Non l’avessi mai fatto. Nonostante all’epoca fossi una McLaren hater accanita, venni accusata di “tifare solo per chi vince” e di volere tifare tra i due chi avesse fatto più punti. La mia risposta fu qualcosa che suonava come: “e se ti dicessi che tifo per Sato? posso riconoscere le doti dei piloti anche senza doverli per forza tifare e senza dovere tifare piloti al volante della McLaren”.
Questo fu uno dei due motivi per cui, per lungo tempo, decisi di non iscrivermi mai a nessun blog motoristico. L’altro motivo fu per questioni pratiche. Su quello che frequentavo come lettrice nel 2007 un utente accusò, in un commento, il sito di scrivere articoli con toni volutamente forti, allo scopo di generare flame e, di conseguenza, un maggior numero di commenti e di visite per guadagnare di più tramite i banner pubblicitari. Decisi che non volevo contribuire in nessun modo ad arricchire questo blog motoristico (che tra parentesi, è proprio quello su cui sono capitata qualche sera fa, dove ho letto quell’articolo con un insulto nel titolo) e non creai mai un account.

Mi consolai un paio d’anni più tardi con Answers Yahoo, anche se c’è da dire che a quell’epoca non stavo tanto su internet. La mia frequenza su internet si intensificò proprio con Answers Yahoo, sito di cui potrei parlare all’infinito, ma di cui evito di parlare per diverse ragioni: 1) Answers Yahoo è un sito dove la gente va al 90% per cazzeggiare, non per discutere seriamente degli argomenti, quindi chiaramente anche il livello qualitativo della categoria Formula 1 non poteva essere così tanto elevato, 2) su Answers Yahoo i troll si moltiplicano come cavallette, quindi è difficile capire chi ci vada per parlare sul serio e chi per altre ragioni, mentre sui siti più seri l’utenza che pensa davvero quello che scrive è la maggioranza.
Nel tardo 2009 venne alla luce Lady B, la Milly Sunshine che sta scrivendo questo post. Tra il mio impegno con il forum e la mia decisione di scrivere anche un blog ho finalmente concretizzato il mio desiderio di parlare di Formula 1. Mi ritengo fortunata: il forum che amministro è uno spazio abbastanza costruttivo, insomma, non uno di quei posti in cui si leggono affermazioni del tipo “solo i decerebrati seguono la Formula 1 al giorno d’oggi” o “se tifi per Tizio o per Caio sei una merdaccia”. Ammetto di essere ben lieta di essere lontana anni luce da questo genere di comportamenti.

Nonostante dal 2010 in poi la mia presenza in rete sia stata più per contribuire costruttivamente alla vita da “fandom”, invece che per fare la lettrice solitaria, mi è capitato di tanto in tanto di leggere i blog motoristici che un tempo frequentavo in passato. Ne ho scoperti anche altri, conoscendoli grazie all’avere imparato a usare Google quando mi serve e grazie all’interazione con altri appassionati di motori.
Guess what? Nonostante dall’epoca della spy-story e della rivalità Alonso vs Hamilton in poi si siano progressivamente calmate le acque, eventi che hanno catalizzato l’attenzione ce ne sono stati e nel corso degli anni ne ho lette di cotte e di crude, alcune delle quali sono state abbondantemente parodizzate nei miei commenti ai gran premi.
Quando Schumacher passò in Mercedes ci fu da divertirsi parecchio. Su uno dei blog motoristici c’era uno che interveniva in tutti gli articoli su di lui con dei post in cui lo screditava scrivendo in poesia. Accadde per mesi. Ci furono tifosi di Schumacher che risposero mettendosi a loro volta a scrivere in poesia. Il momento più culturalmente ignorante fu però quello in cui della gente si mise a commentare le performance in pista dei piloti Mercedes sostenendo che Rosberg avesse fatto più punti di Schumacher perché era bello, simpatico e parlava bene l’italiano.
Poi dopo Alonso Culonso veniva Vettel Kulettel o, per essere più educati, Fortunettel, i mondiali continuavano ad essere vinti per culo e non per merito rendendoli falsati e quant’altro...
Poi, in tempi recenti, è arrivato il dibattito sull’halo e ho iniziato a rimpiangere tutto il resto, perché sì, forse quelli erano bei tempi.

Ora, per chiudere in bellezza, parliamo un attimo del titolo di questo post. Perché mille pesi e mille misure? Essenzialmente perché, dopo anni e anni, mi sono resa conto che parlare di “double standards” potrebbe essere limitativo. Ciascun caso viene valutato a sé, quindi non ci sono due pesi e due misure, ma infiniti pesi e infinite misure.
La specie umana è varia e, in quanto umani, anche i piloti vengono valutati in modo diverso l’uno dall’altro. È la ragione per cui i duellihhhh e i sorpassihhhh sono emozionanti e danno spettacolo solo se l’esito di tali duelli o di tali sorpassi è quello che volevamo vedere, così come è la ragione per cui critichiamo alcuni per certe cose e altri li elogiamo. Vogliamo soffermarci un attimo sull’italiano sommario di Vettel, che ricorda di gran lunga l’italiano sommario di Schumacher? Però Vettel ci sta più simpatico quindi “OMG, lui sì che l’italiano lo parla bene”. Raikkonen, invece, nonostante abbia iniziato a bazzicare in Italia dieci anni fa, non sa una sola parola, però lui non lo critichiamo, perché lui è un ubriaconehhhh e criticarlo per il suo rapporto con l’alcool è molto più interessante.
E poi c’è Maldonado, che faceva tantihhhh incidentihhhh ed era sponsorizzatohhhhh dai petrolierihhhhh venezuelanihhhhh, quindi a nessuno importava un bel nulla dell’Altra Questione. Infatti, probabilmente, arrivati a questo punto, è plausibile che alcuni lettori non abbiano la più pallida idea di quale sia l’Altra Questione...
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...ed effettivamente ho il vago sospetto che sia meglio così.
C’è un filo sottile che divide un caso dall’altro e c’è anche un filo sottile che unisce casi completamente diversi l’uno dall’altro. L’intelletto e l’ignoranza si fondono proprio perché a volte noi stessi vediamo le cose, ma vediamo solo quello che vogliamo vedere, senza chiederci se non siamo noi che stiamo sbagliando interpretazione.
Chi ha orecchie intende, ma spesso intende a modo suo...

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