martedì 7 giugno 2016

La leggenda degli spazzini della pitlane

Ci sono cose che potrebbero esservi sfuggite, per esempio il fatto che da qualche mese a questa parte Roberto Merhi si sia accasato presso il Team Manor nell'Endurance.
Oppure potrebbe esservi sfuggito il fatto che dietro al soprannome "spazzino della pitlane" c'era una storia che forse non ho mai raccontato.
Quando oltre un anno fa venne alla luce una fotografia di Merhi che spazzava, rinnovata negli ultimi giorni da un'ulteriore foto di Merhi che spazza, anche nel WEC, realizzai che quel soprannome andava a pennello per lui, ma non era comunque qualcosa di completamente nuovo.

Tutto iniziò approssimativamente intorno al 2008, insomma, l'epoca in cui i commenti ironici ai gran premi esistevano, ma erano strettamente privati.
La dicitura di "spazzino del retrobox", che poi fu successivamente soppiantata, senza un motivo particolare, da quella di "spazzino della pitlane" nasceva per fare ironia sul fatto che i piloti destinati più dai media che dalla realtà dei fatti a un ruolo di "secondo piano" (o addirittura bollati come irrilevanti) potevano, per ironia della sorte, ritrovarsi in una posizione più privilegiata rispetto a quella iniziale.
Anche se all'epoca la cosa era usata più che altro per fare ironia sul fatto che, mentre i media proclamavano da mesi che Raikkonen avrebbe lottato a mani basse per il titolo dopo la vittoria del 2007, nel 2008 sia stato Massa quello che ha lottato per il titolo fino alla fine, lasciando intravedere che non sempre che le etichette che i media appioppano ai piloti si traducono in realtà, si è rivelata più adatta a Merhi di quanto potessi anche solo umanamente pensare.
All'inizio del 2015 era un po' la lumaca della Formula 1, mentre nel corso della stagione spesso è stato anche davanti a Stevens, invertendo quindi i pronostici.

In generale direi che è "spazzino della pitlane" chiunque, dopo essere stato bollato come irrilevante, riesce a fare di più di ciò che i più potevano anche solo aspettarsi.

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