Sono passati già diversi anni da quando iniziai a seguire
la Indycar. A quell’epoca decisi di vedermi le stagioni post-riunificazione, di
scrivere le cronache e di pubblicarle retrodatate sul mio blog. Mi affacciavo
alla Indycar senza saperne quasi nulla e ho avuto dalla mia parte la fortuna di
conoscere l’inglese bene abbastanza da capire le telecronache, se no non nego
che in certi momenti avrei potuto sentirmi persa. Con questa premessa voglio
dire che queste gare le ho viste anni fa, ma sul mio blog è tutto documentato.
E poi comunque rivedersi qualcosa di tanto in tanto non fa mai male, quindi
certe cose pittoresche che sono capitate sono scolpite nella mia mente.
Ripercorriamo dunque i momenti migliori(?) degli anni peggiori(?)... decretati
come peggiori da chi? Ovviamente dai tanti detrattori che, ricordando
selettivamente i momenti migliori degli anni passati, si lamentano a ogni
soffio di vento che “la Indycar non è più quella di una volta”.
Osservazioni random: hanno gareggiato molto
sporadicamente alcuni soggettoni epici tipo Franck Montagny (autore tra l’altro
di un secondo posto) e Giorgio Pantano, un po’ meno sporadicamente siamo stati
allietati dalla presenza di Paul Tracy (che si è fatto notare poco non avendo
partecipato a nessuna rissa) e infine nel 2011 si segnala la presenza di
Bertrand Baguette, che con un nome così non poteva non essere citato!
> Sììììììì! Facciamo due gare lo stesso giorno in due
parti opposte del mondo solo perché siamo più cool!
Se la separazione aveva causato due campionati della IRL
tutt’altro che organizzati, il 1996 e il 1996/97, si poteva ipotizzare che
almeno, tornando insieme, si organizzassero un po’ meglio... e invece no! Alla
prima gara stagionale tutto regolare, alla seconda ancora tutto okay, alla
terza... no, alla terza no! Tutti a parte un paio di team sono andati in
Giappone, mentre un paio di team sono andati a Long Beach, portandosi dietro
anche team e piloti che nel 2007 facevano parte della Champ Car, giusto perché
gareggiare in quattro gatti non avrebbe avuto tutto questo fascino. Giusto per
non farsi mancare niente anche Jimmy Vasser che non si sedeva su una monoposto
da anni ha gareggiato a Long Beach.
La gara di Motegi era destinata ad essere ricordata per
la vittoria di Danica Patrick tra le urla da stadio della madre. In victory
lane piangeva come una fontana. Anch’io, se avessi una madre così imbarazzante,
avrei avuto la stessa reazione. Deve essere stata quella la ragione, unita al
fatto che andando direttamente in victory lane non aveva tempo per truccarsi al
volo e assumere un aspetto più presentabile, per cui la Patrick si è astenuta
da successive vittorie.
La gara di Long Beach era destinata ad essere ricordata
come la gara che ha scombinato tutte le statistiche sulla carriera di Will
Power: a Long Beach si gareggiava con il regolamento della Champ Car 2007 e gli
appassionati di statistiche da bar si chiedono se quella vittoria debba essere
considerata una vittoria nella IRL oppure no. Roba del tipo:
Sostenitore della
CART: “Quella gara è nostra, voi della IRL ci avete rovinati e quella gara non
può valere per le vostre statistiche insieme alle vostre gare che fanno
schifo!!!111!!!111!! la Indycar è morta per colpa vostra!!!111!!!11!!”
Sostenitore della
IRL: “Quella gara è stata disputata con regole vostre e in quanto tale
costituisce ciarpame, quindi no, non è stata una gara di
Indycar!!!11111!!!11!!”
Sostenitore della CART: “CART the best and fuck
the rest!!!!111!!!!1!!”
Sostenitore della IRL: “IRL the best and fuck
the rest!!!!111!!!11!”
Sostenitore della
CART: “E comunque voi della IRL siete dei truffatori! La gara è stata vinta da
una donna e in quanto tale è un complotto per far distogliere l’attenzione
dall’ultima gara dell’ormai defunta Champ Car!!!11!!!!11!”
Sostenitore della
IRL: “Invece è Long Beach che è un complotto, e non siete nemmeno stati capaci
di far vincere Bernoldi giusto per portare un po’ di brio
festaiolo!!!!111!!!!11!! a maggior ragione la vostra gara non esiste.”
La Indycar Series, comunque, riconosce quella gara come
esistente e credo che sia questo l’importante, anche se c’è gente in giro per
il web che non la pensa così.
Bonus: Danica Patrick, appena “sbarcata” da un aereo
proveniente dal Giappone, si è unita ai telecronisti, a un certo punto. Forse
si era rifugiata in cabina di commento per trovare un posto in cui la madre non
potesse entrare e mettersi a fare l’ultrà.
Doppio bonus: seppure non ci sia stato altro caos in
stile Motegi vs Long Beach, c’è comunque stato ulteriore caos in finale di
stagione. La IRL aveva deciso: il campionato doveva finire a Chicagoland... che
però cadeva giusto un mese e mezzo prima di Surfer Paradise. Quindi hanno
gareggiato a Chicagoland e il campionato è finito lì, però hanno gareggiato
ancora, senza punti e senza classifica, così, tanto per essere i più cool di
tutti, anche a Surfer Paradise, dopodiché a partire dal 2009 sono rinsaviti
facendo cose molto più normali (non sempre, in realtà: nel 2011 hanno fatto due
gare di 275 miglia sull’ovale texano anziché una di 550 e nella seconda gara la
griglia di partenza era stata estratta a sorte).
> AI SIIIII IU, AI SIIIIIII IU!
L’avevo anticipato: di solito Danica Patrick e Milka Duno
non avevano molto a che fare l’una con l’altra... e forse era anche un bene...
Poi è giunto il momento in cui hanno avuto a che fare: un
bel giorno è capitato che in una sessione di prove libere(?) Danica ha accusato
Milka di ostruzione... ma non perché Milka avesse qualcosa da guadagnarci, sia
chiaro, semplicemente perché Milka era lenta e spesso non si rendeva nemmeno
conto di esserlo.
Tutto sarebbe passato inosservato, se quelle accuse
Danica non le avesse fatte presentandosi nel box della collega e mettendosi a
sbraitare e accusandola di non averla vista perché non guardava negli
specchietti (al che Milka ha risposto con un acutissimo “I see you” pronunciato
con il suo accento cantilenoso).
Non è ben chiaro che cosa si siano dette le due, forse
qualcosa del genere:
Danica: “Sei più
lenta perfino della safety car e il tappeto rosso che stendi al passaggio degli
altri piloti è sbiadito! Un giorno io e i nostri ventiquattro colleghi ti
inseguiremo armati di baguette fornita da Montagny e ti pentirai di essere
nata, sfasciacarrozze messicana!”
Milka: “Punto
primo, sono venezuelana. Punto secondo, la baguette ve la potete mettere su per
il cu*o, tu e gli altri nostri ventiquattro colleghi... anzi, ventitré, perché
Marco Andretti l’ho adottato e non gli posso mettere una baguette su per il
cu*o. A proposito, stai lontana da mio figlio, altrimenti sarò costretta a
disconoscerlo perché non voglio diventare tua suocera!”
Danica: “Marco
continua a scapparmi ed è solo colpa tua! Stavo correndo a raggiungerlo per
riportarlo sulla retta via dopo che Sarah ha tentato di adescarlo, ma tu mi hai
ostacolata! VENDETTA! Mi serve subito una baguette!”
Milka: “Vai a
cercare la baguette e lasciami stare. Devo andare a preparare una cena
venezuelana per il mio figlio adottivo.”
Danica: “WTF?!?! Tu
non puoi cucinare per Marco così come se niente fosse! Io sono la sua anima
gemella! Solo io posso nutrirlo!”
Marco, urlando con
un megafono mentre è nascosto in bagno: “No, ma scusate, io cosa c’entro? Sto
contando le ore che mi separano da quando rivedrò Sarah e voi, con i vostri
urli, mi state facendo venire mal di testa. E comunque non ho fame.”
Danica: “WTF?!?!
Marco si sta macchiando di insubordinazione nei confronti della sua anima
gemella e la colpa è tutta tua!”
Milka: “No, la
colpa è tua, se risponde così a me, che sono la sua pseudo-madre! Non ho una
baguette, però almeno ho l’asciugamano che ho usato per asciugarmi dopo essermi
lavata le ascelle, quindi lo posso dire lo stesso: BAGUETTE
POWERRRRRRRRRRRRRRRR!”
Ebbene sì, lo scontro epocale tra Danica e Milka è finito
con un asciugamano che la guru latinoamericana ha lanciato in faccia
all’avversaria.
Sul web la gente si insultava per stabilire chi delle due
avesse ragione, poi hanno smesso e si sono messi cordialmente a parlare di chi
delle due fosse più gnocca.
Milka-Bonus: nel film “Speed Racer” del 2008 in una scena
della durata di una mezza dozzina di secondi contati c’è un personaggio di un
certo livello, una donna pilota russa che di per sé passerebbe inosservata...
se non fosse che a interpretarla è Milka Duno. Milka-Bonus al quadrato: facendo
ricerche pazze sul web ho scoperto che in gioventù Milka ha recitato in una
telenovela sudamericana.
> Yeaaaahhhhh, la gara è finita al photofinish e non
abbiamo azzeccato l’identità del vincitore!
Era il finale di stagione (il pre-finale di stagione:
insomma, era l’ultima gara del 2008 che assegnava punti, ma di fatto era la
penultima gara stagionale) e a contendersi il titolo erano Scott Dixon e Helio
Castroneves con quest’ultimo che era staccato di parecchi punti e che secondo i
sacri guru della gufata (AKA telecronisti) era già da considerarsi spacciato.
Infatti è riuscito nell’eroica impresa di vedersi penalizzare in qualifica e
ritrovarsi a partire ultimo... ma niente paura, i piloti di Indycar sono fatti
per partire ultimi e ritrovarsi stabilmente in top-5.
È quello che gli è successo ed è arrivato a giocarsi la
vittoria della gara al photofinish con Dixon che, ovviamente, ha vinto il
titolo. E ha vinto anche la gara, con qualcosa come una manciata di millesimi
di vantaggio, tanto che quella era la gara di Indycar con il minore gap tra il
primo e il secondo classificato... se non che, qualcosa come dieci minuti più
tardi, è emersa un’inquietante verità: a quanto pare quei distacchi erano
errati, non era la gara con il minor distacco di sempre e soprattutto
Castroneves aveva tagliato il traguardo prima di Dixon, scoprendolo giusto in
tempo per ritrovarsi il microfono dell’intervistatore davanti alla bocca.
Insomma, è andata a finire più o meno così:
Helio: “WTF?! Ho
vinto io la gara? Perfetto, SAMBAAAAAAHHHH PARTYHHHHH! FUCK YEAHHHHHHHH!”
L’intervistatore:
“Scusa se ti rovino la festa, ma voglio ricordarti che hai appena perso il
campionato e che tutta questa voglia di festeggiare non mi sembra molto
normale.”
Helio: “A te non
sembra normale, a me sì! Tutto è degno di essere festeggiato, questo dice la
filosofia brasiliana... quindi samba partyyyyyyy!”
> Il primo passo per la conquista del mondo da parte
del Sol Levante
Nel 2008 Hideki Mutoh è diventato il più illustre
giapponese (per l’epoca) della storia della Indycar, conquistando un secondo
posto.
Poi, nel 2010, è arrivato Takuma Sato come esponente del
Giappone.
Bonus: Sato è uno dei tanti piloti a cui Danica Patrick
ha urlato contro, in seguito a un incidente che aveva coinvolto entrambi.
Doppio bonus: Sato è più alto di Danica Patrick.
Tornando invece a Mutoh, a Motegi nel 2010 è stato
inquadrato suo padre, tale Eiji Mutoh. La curiosità è che stava seguendo la
gara in tribuna, nonostante potesse prendersi il lusso di seguirla ai box.
L’altra curiosità è che portava i baffi e che era vestito più o meno in stile
anni ’40.
> La terza Indy 500 di Castroneves
Premessa: tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009
Castroneves ha avuto vari guai giudiziari, venendo processato per evasione
fiscale e infine assolto (e, visto che negli U.S.A. con l’evasione fiscale sono
molto più seri che in Italia, sono propensa a credere nella sua innocenza). Per
questa ragione si era anche perso l’inizio della stagione 2009.
C’era già chi lo dava per perso, chi era pronto a
scommettere che non avrebbe più cavato un ragno dal buco. Non si sa se i ragni
siano stati stanati oppure no, però di fatto, dopo poche settimane Helio ha
vinto la 500 miglia di Indianapolis, è sceso dalla macchina e ha festeggiato
arrampicandosi in stile Spiderman, è risalito in macchina ed è andato in
victory lane e, giunto lì, gli è stato piazzato un microfono davanti alla
bocca. È andato tutto bene per due secondi contati, giusto il tempo di
pronunciare due parole ed è scoppiato in un pianto disperato spiazzando
chiunque (non che ci sia davvero da rimanere spiazzati se Castroneves scoppia a
piangere, sarebbe più spiazzante se non accadesse, però lascia spiazzati
comunque).
> Il nipote di una nostra vecchia conoscenza...
Nel 2009 ha disputato alcune gare in Indycar il secondo
classificato della Indylights 2008, tale Richard Antinucci. E allora? ...Allora
niente, se non che è il nipote di Eddie Cheever.
Su Youtube ho reperito un filmato presentato da Lauren
Bohlander (al giorno d’oggi moglie di Tony Kanaan), in cui c’era un siparietto
sulla vita di Antinucci, che mostrava la sua collezione di videogiochi,
gironzolava in una specie di chiosco in cui vendevano maglie indicandone una
con scritto “everybody loves Italian boys o qualcosa del genere” (è mezzo italiano)
e correva su uno skateboard in ciabatte e tenendo un cane al guinzaglio nei
pressi di una spiaggia californiana.
> Andiamo a Chi l’Ha Visto per ritrovarlo?
Tra il 2008 e il 2010 ha corso in Indycar un tale Mario
Ermirio De Moraes Filho... insomma, uno sulla buona strada per occupare
un’intera pagina sull’elenco telefonico! Comunemente noto come Mario Moraes si
tratta di un pilota brasiliano (ma dai, nessuno l’avrebbe mai detto con un nome
del genere!), era comunemente noto anche come pilota poco tranquillo specie
nelle partenze, dove spesso grosjeanizzava chi gli capitava a tiro.
Nel 2009 ha ottenuto anche un podio e nel corso degli
anni un numero ristretto di top-five.
A partire dal 2011, pare non avere più gareggiato da
nessun’altra parte. Di lì a poco ha smesso di utilizzare il proprio profilo
twitter (uno degli ultimi interventi è un retweet, risalente al 2012, di un
tweet di Lucas Di Grassi che si dichiarava suo fan).
La sua pagina Wikipedia non dice che fine abbia fatto
successivamente. Voci di corridoio (un blog americano), hanno ricostruito le
sue vicende:
Utente 1: “Pare che
nel 2011 sia morto suo padre e che sia tornato in Brasile per occuparsi delle
imprese di famiglia.”
Utente 2: “Oh, ha
lasciato le competizioni per spirito imprenditoriale.”
Utente 1: “Ehm...
pare di sì.”
Utente 2:
“Naaaahhhh, l’ha fatto perché dopo la morte di suo padre non c’era più nessuno
che gli desse i soldi per correre.”
Qualunque sia la verità, pare che Moraes non abbia più
nulla a che vedere con l’automobilismo. Per intenderci, non è uno di quelli
che, dopo essere rimasto senza volante, commenta sui social network ciò che
succede a chi un volante ce l’ha ancora.
> L’incredibile senso dell’autocontrollo(?) dei Penske
Boys
In un’occasione del 2010, accusato di avere tagliato la
strada a Will Power, Helio Castroneves è stato penalizzato con un “drive
through” post-gara.
Non l’ha presa molto bene, dato che se ne andava in giro
sbraitando e gesticolando. Non solo: quando gli si è avvicinato un addetto alla
sicurezza, Helio l’ha afferrato per il collo.
Un anno dopo, in un’occasione completamente diversa,
anche il suo compagno di squadra ha comunque dato il “meglio” di sé, mostrando
tutta la propria finezza: infastidito dal fatto di essere uno dei numerosi
piloti finiti fuori durante un restart su pista umida, si è messo a sbraitare e
a gesticolare, poi davanti alle telecamere, si è esibito in un gesto non
esattamente elegante.
> Hildy
for the win... ehi, aspetta, hai detto win?
Alla Indy 500 del 2011 il debuttante J.R. Hildebrand (e
qui torniamo allo stesso punto: cos’è questa mania degli americani di usare
delle iniziali, anziché dei nomi per esteso?) ha ottenuto un risultato epico...
quello che perfino sua madre starà ancora ridendo di lui.
Okay, magari non è così, però il piccolo J.R. avrebbe
potuto entrare nella storia come vincitore dell’edizione del centenario della
500 miglia di Indianapolis. Invece è famoso soltanto per essersi schiantato
contro un muro pochi metri prima del traguardo, facendomi rimanere malissimo. Comunque
tempo tre secondi contati e stavo già simpatizzando per Wheldon perché dopo la
vittoria è scoppiato a piangere come una fontana in stile brasiliano e perché
si è portato al seguito per il resto della giornata l’adorabilissimo figlio.
Piccola curiosità che si ricollega a quanto ho già
scritto all’epoca del 2005: anche in occasione di questa vittoria di Wheldon,
la Patrick era stata in testa per qualche giro (e ancora una volta era il
giorno del mio compleanno).
> Le
record-women
A Chicagoland 2010 Danica Patrick, Sarah Fisher, Milka
Duno, Simona De Silvestro e Ana Beatriz Figueiredo hanno contribuito tutte
quante a battere un record: per la prima volta ben cinque donne hanno preso il
via della stessa gara di Indycar (sarebbe accaduto anche a Indianapolis, se
Milka Duno fosse riuscita a qualificarsi, ma ciò non ha rilevanza).
La cosa non deve essere passata inosservata...
Marco: “OMG,
qualcuno mi aiuti! C’è un branco di invasate che mi sta inseguendo con la bava
alla bocca! Ho i giorni contati!”
Milka: “Non ti
preoccupare, ti aiuto io, con il mio lancio di asciugamani... oh, aspetta, non
mi sono ancora fatta la doccia e non ho la più pallida idea di dove sia il mio
asciugamano.”
Marco: “Doccia? Chi
ha parlato di docce? Ottima cosa, mi nascondo dentro una doccia... nessuna di
loro mi troverà. Oh, non sono solo. Mi raccomando, buon uomo, non dire a
nessuno che sono qui. Tre pazze scatenate mi stanno inseguendo... anzi,
quattro, considerando quella che si è messa in testa di essere mia madre.”
Il “buon uomo si
gira”.
Marco: “Oh, ma tu
non sei un uomo!”
Bia: “Ti sembro un
uomo??!!”
Marco: “Beh, sì,
vista di sfuggita e con poca luce... Magari se ti facessi la ceretta ai baffi e
se ti truccassi...”
Bia: “Se mi facessi
la ceretta ai baffi e mi truccassi cadresti ai miei piedi? Molto bene, mi
amor!”
Marco: “Oh, no,
un’altra pazza! Ehm... senti, mi fa molto piacere, ma io non ti conosco.”
Bia: “Piacere, sono
Bia Figueiredo.”
Marco: “Bia
Fi-Fig-Figu-Fighi-Fig...BEEEEEEEEP [censura]. Scusami, ma sono americano e in quanto
tale non sono in grado di pronunciare il tuo cognome.”
Bia: “Piacere, sono
Ana Beatriz, dove Beatriz diventa magicamente il cognome.”
Marco: “Okay...
sono confuso.” *fugge a gambe levate.*
A proposito di donne, nel 2011 invece non abbiamo più
rivisto Sarah Fisher (ritirata) né Milka Duno (non è ben chiaro se sia stata
sbattuta fuori dalla IRL perché troppo lenta o se semplicemente nessuno l’ha
più voluta ingaggiare), ma in compenso ha fatto la sua prima apparizione la mitica
Pippa Mann! La prima apparizione è quella che ha fatto davanti ai fotografi,
naturalmente, in posa da clown(?) con la lingua di fuori (a chi non sapesse di
che foto sto parlando, suggerisco vivamente di digitare “Pippa Mann” su Google
Immagini per vedere la luce).
> Questione di soprannomi
Una volta, nel corso del 2011, dei telecronisti spagnoli
o latino-americani hanno definito Scott Dixon “el kiwi”. È stata l’unica volta
in cui ho sentito quel soprannome. Di solito il soprannome di Dixon è [WARNING:
potrebbe venirvi voglia di protestare agitando bottiglie di vodka] Iceman.
I telecronisti
latini: “Sì, ma el Kiwi è più epico.”
I telecronisti
americani: “No, lui si chiama Iceman.”
Voce fuori campo:
“Solo Raikkonen si chiama Iceman.”
I telecronisti
americani: “Chi è Raikkonen?”
I telecronisti
latini: “Infatti, chi è Raikkonen? Noi conosciamo solo i piloti di Indycar e i
coltivatori di Kiwi.”
Oh, aspetta... Dixon è neozelandese, giusto? Quindi è per
quello che lo paragonavano a un kiwi? Okay, lo ammetto sono traumatizzata da
tutto ciò, in particolare dal fatto di averci messo anni per capire il nesso
tra Dixon e i kiwi!
> Brazilian Party!
Non è esattamente quello che si intende per “festino
brasiliano”, però a quanto pare c’è chi balla alle feste e chi invece balla
anche in pista.
È capitato a Tony Kanaan, durante una sessione di prove
libere a Baltimora (era il 2011), in cui la macchina l’ha lasciato a piedi nel
momento meno opportuno, facendogli spiccare il volo dopo avere utilizzato la
vettura di Castroneves come rampa di decollo, volo nel quale ha avuto un
incontro alquanto ravvicinato con un commissario di percorso che era a tre
passi dalla pista e che molto probabilmente ha avuto bisogno di un cambio di
mutande dopo quell’evento.
Il volo di Kanaan è finito al di là delle barriere di una
via di fuga. Successivamente Castroneves, dopo essere sceso dalla macchina, gli
è corso incontro. Kanaan ha poi dichiarato che pensava che stesse andando da
lui per insultarlo.
Su youtube c’è un video dell’accaduto che finisce proprio
in quei frangenti. Varia gente che l’ha commentato sembra convinta che in
seguito ci sia stata una rissa in stile NASCAR. Varia altra gente non aveva
idea neanche di che cosa fosse la Indycar ed era capitata in quel video per
caso chiedendo che roba fosse, ma direi di soprassedere.
> Sao Paulo rulezzzzzz!!!111!!!111!!!
Correva l’anno 2011 e più o meno un mesetto prima della
Indy 500 si è svolta l’unica gara della storia di Indycar iniziata un giorno e
finita un altro giorno.
Motivo: pioggia torrenziale.
Bonus: pioveva anche il giorno dopo!
Doppio bonus, così, a prescindere: sul circuito cittadino
di Sao Paulo (che è costituito dalle stesse strade su cui si svolge il
carnevale) c’è una curva chiamata “S do Samba”.
> Il verde fluo di GoDaddy
Nel corso degli anni la vettura di Danica Patrick ha
perso il proprio colore azzurro Motorola per passare al verde fluorescente
GoDaddy, colore che l’ha seguita anche nella NASCAR.
Il marchio Motorola invece non l’ho più visto e
sinceramente non ne ho nemmeno sentito più di tanto la mancanza.
Voce fuori campo:
“Sì, ma ora la Danica se ne va.”
Altra voce fuori
campo: “Come mai?”
Voce fuori campo:
“Mhm... pare che voglia sfondare nella NASCAR e trasferirsi là in pianta
stabile. O quantomeno guadagnare più soldi di quanti non ne guadagni in
Indycar.”
[To be continued...]
Pubblicato anche su F1GC.
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