martedì 15 dicembre 2015

Keep calm and watch the Real & Only Indycar!

Curiosità e osservazioni random sulla Indycar post-riunificazione: 2008, 2009, 2010 e 2011

Sono passati già diversi anni da quando iniziai a seguire la Indycar. A quell’epoca decisi di vedermi le stagioni post-riunificazione, di scrivere le cronache e di pubblicarle retrodatate sul mio blog. Mi affacciavo alla Indycar senza saperne quasi nulla e ho avuto dalla mia parte la fortuna di conoscere l’inglese bene abbastanza da capire le telecronache, se no non nego che in certi momenti avrei potuto sentirmi persa. Con questa premessa voglio dire che queste gare le ho viste anni fa, ma sul mio blog è tutto documentato. E poi comunque rivedersi qualcosa di tanto in tanto non fa mai male, quindi certe cose pittoresche che sono capitate sono scolpite nella mia mente. Ripercorriamo dunque i momenti migliori(?) degli anni peggiori(?)... decretati come peggiori da chi? Ovviamente dai tanti detrattori che, ricordando selettivamente i momenti migliori degli anni passati, si lamentano a ogni soffio di vento che “la Indycar non è più quella di una volta”.

Osservazioni random: hanno gareggiato molto sporadicamente alcuni soggettoni epici tipo Franck Montagny (autore tra l’altro di un secondo posto) e Giorgio Pantano, un po’ meno sporadicamente siamo stati allietati dalla presenza di Paul Tracy (che si è fatto notare poco non avendo partecipato a nessuna rissa) e infine nel 2011 si segnala la presenza di Bertrand Baguette, che con un nome così non poteva non essere citato!

> Sììììììì! Facciamo due gare lo stesso giorno in due parti opposte del mondo solo perché siamo più cool!
Se la separazione aveva causato due campionati della IRL tutt’altro che organizzati, il 1996 e il 1996/97, si poteva ipotizzare che almeno, tornando insieme, si organizzassero un po’ meglio... e invece no! Alla prima gara stagionale tutto regolare, alla seconda ancora tutto okay, alla terza... no, alla terza no! Tutti a parte un paio di team sono andati in Giappone, mentre un paio di team sono andati a Long Beach, portandosi dietro anche team e piloti che nel 2007 facevano parte della Champ Car, giusto perché gareggiare in quattro gatti non avrebbe avuto tutto questo fascino. Giusto per non farsi mancare niente anche Jimmy Vasser che non si sedeva su una monoposto da anni ha gareggiato a Long Beach.
La gara di Motegi era destinata ad essere ricordata per la vittoria di Danica Patrick tra le urla da stadio della madre. In victory lane piangeva come una fontana. Anch’io, se avessi una madre così imbarazzante, avrei avuto la stessa reazione. Deve essere stata quella la ragione, unita al fatto che andando direttamente in victory lane non aveva tempo per truccarsi al volo e assumere un aspetto più presentabile, per cui la Patrick si è astenuta da successive vittorie.
La gara di Long Beach era destinata ad essere ricordata come la gara che ha scombinato tutte le statistiche sulla carriera di Will Power: a Long Beach si gareggiava con il regolamento della Champ Car 2007 e gli appassionati di statistiche da bar si chiedono se quella vittoria debba essere considerata una vittoria nella IRL oppure no. Roba del tipo:
Sostenitore della CART: “Quella gara è nostra, voi della IRL ci avete rovinati e quella gara non può valere per le vostre statistiche insieme alle vostre gare che fanno schifo!!!111!!!111!! la Indycar è morta per colpa vostra!!!111!!!11!!”
Sostenitore della IRL: “Quella gara è stata disputata con regole vostre e in quanto tale costituisce ciarpame, quindi no, non è stata una gara di Indycar!!!11111!!!11!!”
Sostenitore della CART: “CART the best and fuck the rest!!!!111!!!!1!!”
Sostenitore della IRL: “IRL the best and fuck the rest!!!!111!!!11!”
Sostenitore della CART: “E comunque voi della IRL siete dei truffatori! La gara è stata vinta da una donna e in quanto tale è un complotto per far distogliere l’attenzione dall’ultima gara dell’ormai defunta Champ Car!!!11!!!!11!”
Sostenitore della IRL: “Invece è Long Beach che è un complotto, e non siete nemmeno stati capaci di far vincere Bernoldi giusto per portare un po’ di brio festaiolo!!!!111!!!!11!! a maggior ragione la vostra gara non esiste.”
La Indycar Series, comunque, riconosce quella gara come esistente e credo che sia questo l’importante, anche se c’è gente in giro per il web che non la pensa così.
Bonus: Danica Patrick, appena “sbarcata” da un aereo proveniente dal Giappone, si è unita ai telecronisti, a un certo punto. Forse si era rifugiata in cabina di commento per trovare un posto in cui la madre non potesse entrare e mettersi a fare l’ultrà.
Doppio bonus: seppure non ci sia stato altro caos in stile Motegi vs Long Beach, c’è comunque stato ulteriore caos in finale di stagione. La IRL aveva deciso: il campionato doveva finire a Chicagoland... che però cadeva giusto un mese e mezzo prima di Surfer Paradise. Quindi hanno gareggiato a Chicagoland e il campionato è finito lì, però hanno gareggiato ancora, senza punti e senza classifica, così, tanto per essere i più cool di tutti, anche a Surfer Paradise, dopodiché a partire dal 2009 sono rinsaviti facendo cose molto più normali (non sempre, in realtà: nel 2011 hanno fatto due gare di 275 miglia sull’ovale texano anziché una di 550 e nella seconda gara la griglia di partenza era stata estratta a sorte).

> AI SIIIII IU, AI SIIIIIII IU!
L’avevo anticipato: di solito Danica Patrick e Milka Duno non avevano molto a che fare l’una con l’altra... e forse era anche un bene...
Poi è giunto il momento in cui hanno avuto a che fare: un bel giorno è capitato che in una sessione di prove libere(?) Danica ha accusato Milka di ostruzione... ma non perché Milka avesse qualcosa da guadagnarci, sia chiaro, semplicemente perché Milka era lenta e spesso non si rendeva nemmeno conto di esserlo.
Tutto sarebbe passato inosservato, se quelle accuse Danica non le avesse fatte presentandosi nel box della collega e mettendosi a sbraitare e accusandola di non averla vista perché non guardava negli specchietti (al che Milka ha risposto con un acutissimo “I see you” pronunciato con il suo accento cantilenoso).
Non è ben chiaro che cosa si siano dette le due, forse qualcosa del genere:
Danica: “Sei più lenta perfino della safety car e il tappeto rosso che stendi al passaggio degli altri piloti è sbiadito! Un giorno io e i nostri ventiquattro colleghi ti inseguiremo armati di baguette fornita da Montagny e ti pentirai di essere nata, sfasciacarrozze messicana!”
Milka: “Punto primo, sono venezuelana. Punto secondo, la baguette ve la potete mettere su per il cu*o, tu e gli altri nostri ventiquattro colleghi... anzi, ventitré, perché Marco Andretti l’ho adottato e non gli posso mettere una baguette su per il cu*o. A proposito, stai lontana da mio figlio, altrimenti sarò costretta a disconoscerlo perché non voglio diventare tua suocera!”
Danica: “Marco continua a scapparmi ed è solo colpa tua! Stavo correndo a raggiungerlo per riportarlo sulla retta via dopo che Sarah ha tentato di adescarlo, ma tu mi hai ostacolata! VENDETTA! Mi serve subito una baguette!”
Milka: “Vai a cercare la baguette e lasciami stare. Devo andare a preparare una cena venezuelana per il mio figlio adottivo.”
Danica: “WTF?!?! Tu non puoi cucinare per Marco così come se niente fosse! Io sono la sua anima gemella! Solo io posso nutrirlo!”
Marco, urlando con un megafono mentre è nascosto in bagno: “No, ma scusate, io cosa c’entro? Sto contando le ore che mi separano da quando rivedrò Sarah e voi, con i vostri urli, mi state facendo venire mal di testa. E comunque non ho fame.”
Danica: “WTF?!?! Marco si sta macchiando di insubordinazione nei confronti della sua anima gemella e la colpa è tutta tua!”
Milka: “No, la colpa è tua, se risponde così a me, che sono la sua pseudo-madre! Non ho una baguette, però almeno ho l’asciugamano che ho usato per asciugarmi dopo essermi lavata le ascelle, quindi lo posso dire lo stesso: BAGUETTE POWERRRRRRRRRRRRRRRR!”
Ebbene sì, lo scontro epocale tra Danica e Milka è finito con un asciugamano che la guru latinoamericana ha lanciato in faccia all’avversaria.
Sul web la gente si insultava per stabilire chi delle due avesse ragione, poi hanno smesso e si sono messi cordialmente a parlare di chi delle due fosse più gnocca.
Milka-Bonus: nel film “Speed Racer” del 2008 in una scena della durata di una mezza dozzina di secondi contati c’è un personaggio di un certo livello, una donna pilota russa che di per sé passerebbe inosservata... se non fosse che a interpretarla è Milka Duno. Milka-Bonus al quadrato: facendo ricerche pazze sul web ho scoperto che in gioventù Milka ha recitato in una telenovela sudamericana.

> Yeaaaahhhhh, la gara è finita al photofinish e non abbiamo azzeccato l’identità del vincitore!
Era il finale di stagione (il pre-finale di stagione: insomma, era l’ultima gara del 2008 che assegnava punti, ma di fatto era la penultima gara stagionale) e a contendersi il titolo erano Scott Dixon e Helio Castroneves con quest’ultimo che era staccato di parecchi punti e che secondo i sacri guru della gufata (AKA telecronisti) era già da considerarsi spacciato. Infatti è riuscito nell’eroica impresa di vedersi penalizzare in qualifica e ritrovarsi a partire ultimo... ma niente paura, i piloti di Indycar sono fatti per partire ultimi e ritrovarsi stabilmente in top-5.
È quello che gli è successo ed è arrivato a giocarsi la vittoria della gara al photofinish con Dixon che, ovviamente, ha vinto il titolo. E ha vinto anche la gara, con qualcosa come una manciata di millesimi di vantaggio, tanto che quella era la gara di Indycar con il minore gap tra il primo e il secondo classificato... se non che, qualcosa come dieci minuti più tardi, è emersa un’inquietante verità: a quanto pare quei distacchi erano errati, non era la gara con il minor distacco di sempre e soprattutto Castroneves aveva tagliato il traguardo prima di Dixon, scoprendolo giusto in tempo per ritrovarsi il microfono dell’intervistatore davanti alla bocca. Insomma, è andata a finire più o meno così:
Helio: “WTF?! Ho vinto io la gara? Perfetto, SAMBAAAAAAHHHH PARTYHHHHH! FUCK YEAHHHHHHHH!”
L’intervistatore: “Scusa se ti rovino la festa, ma voglio ricordarti che hai appena perso il campionato e che tutta questa voglia di festeggiare non mi sembra molto normale.”
Helio: “A te non sembra normale, a me sì! Tutto è degno di essere festeggiato, questo dice la filosofia brasiliana... quindi samba partyyyyyyy!”

> Il primo passo per la conquista del mondo da parte del Sol Levante
Nel 2008 Hideki Mutoh è diventato il più illustre giapponese (per l’epoca) della storia della Indycar, conquistando un secondo posto.
Poi, nel 2010, è arrivato Takuma Sato come esponente del Giappone.
Bonus: Sato è uno dei tanti piloti a cui Danica Patrick ha urlato contro, in seguito a un incidente che aveva coinvolto entrambi.
Doppio bonus: Sato è più alto di Danica Patrick.
Tornando invece a Mutoh, a Motegi nel 2010 è stato inquadrato suo padre, tale Eiji Mutoh. La curiosità è che stava seguendo la gara in tribuna, nonostante potesse prendersi il lusso di seguirla ai box. L’altra curiosità è che portava i baffi e che era vestito più o meno in stile anni ’40.

> La terza Indy 500 di Castroneves
Premessa: tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 Castroneves ha avuto vari guai giudiziari, venendo processato per evasione fiscale e infine assolto (e, visto che negli U.S.A. con l’evasione fiscale sono molto più seri che in Italia, sono propensa a credere nella sua innocenza). Per questa ragione si era anche perso l’inizio della stagione 2009.
C’era già chi lo dava per perso, chi era pronto a scommettere che non avrebbe più cavato un ragno dal buco. Non si sa se i ragni siano stati stanati oppure no, però di fatto, dopo poche settimane Helio ha vinto la 500 miglia di Indianapolis, è sceso dalla macchina e ha festeggiato arrampicandosi in stile Spiderman, è risalito in macchina ed è andato in victory lane e, giunto lì, gli è stato piazzato un microfono davanti alla bocca. È andato tutto bene per due secondi contati, giusto il tempo di pronunciare due parole ed è scoppiato in un pianto disperato spiazzando chiunque (non che ci sia davvero da rimanere spiazzati se Castroneves scoppia a piangere, sarebbe più spiazzante se non accadesse, però lascia spiazzati comunque).

> Il nipote di una nostra vecchia conoscenza...
Nel 2009 ha disputato alcune gare in Indycar il secondo classificato della Indylights 2008, tale Richard Antinucci. E allora? ...Allora niente, se non che è il nipote di Eddie Cheever.
Su Youtube ho reperito un filmato presentato da Lauren Bohlander (al giorno d’oggi moglie di Tony Kanaan), in cui c’era un siparietto sulla vita di Antinucci, che mostrava la sua collezione di videogiochi, gironzolava in una specie di chiosco in cui vendevano maglie indicandone una con scritto “everybody loves Italian boys o qualcosa del genere” (è mezzo italiano) e correva su uno skateboard in ciabatte e tenendo un cane al guinzaglio nei pressi di una spiaggia californiana.

> Andiamo a Chi l’Ha Visto per ritrovarlo?
Tra il 2008 e il 2010 ha corso in Indycar un tale Mario Ermirio De Moraes Filho... insomma, uno sulla buona strada per occupare un’intera pagina sull’elenco telefonico! Comunemente noto come Mario Moraes si tratta di un pilota brasiliano (ma dai, nessuno l’avrebbe mai detto con un nome del genere!), era comunemente noto anche come pilota poco tranquillo specie nelle partenze, dove spesso grosjeanizzava chi gli capitava a tiro.
Nel 2009 ha ottenuto anche un podio e nel corso degli anni un numero ristretto di top-five.
A partire dal 2011, pare non avere più gareggiato da nessun’altra parte. Di lì a poco ha smesso di utilizzare il proprio profilo twitter (uno degli ultimi interventi è un retweet, risalente al 2012, di un tweet di Lucas Di Grassi che si dichiarava suo fan).
La sua pagina Wikipedia non dice che fine abbia fatto successivamente. Voci di corridoio (un blog americano), hanno ricostruito le sue vicende:
Utente 1: “Pare che nel 2011 sia morto suo padre e che sia tornato in Brasile per occuparsi delle imprese di famiglia.”
Utente 2: “Oh, ha lasciato le competizioni per spirito imprenditoriale.”
Utente 1: “Ehm... pare di sì.”
Utente 2: “Naaaahhhh, l’ha fatto perché dopo la morte di suo padre non c’era più nessuno che gli desse i soldi per correre.”
Qualunque sia la verità, pare che Moraes non abbia più nulla a che vedere con l’automobilismo. Per intenderci, non è uno di quelli che, dopo essere rimasto senza volante, commenta sui social network ciò che succede a chi un volante ce l’ha ancora.

> L’incredibile senso dell’autocontrollo(?) dei Penske Boys
In un’occasione del 2010, accusato di avere tagliato la strada a Will Power, Helio Castroneves è stato penalizzato con un “drive through” post-gara.
Non l’ha presa molto bene, dato che se ne andava in giro sbraitando e gesticolando. Non solo: quando gli si è avvicinato un addetto alla sicurezza, Helio l’ha afferrato per il collo.
Un anno dopo, in un’occasione completamente diversa, anche il suo compagno di squadra ha comunque dato il “meglio” di sé, mostrando tutta la propria finezza: infastidito dal fatto di essere uno dei numerosi piloti finiti fuori durante un restart su pista umida, si è messo a sbraitare e a gesticolare, poi davanti alle telecamere, si è esibito in un gesto non esattamente elegante.

> Hildy for the win... ehi, aspetta, hai detto win?
Alla Indy 500 del 2011 il debuttante J.R. Hildebrand (e qui torniamo allo stesso punto: cos’è questa mania degli americani di usare delle iniziali, anziché dei nomi per esteso?) ha ottenuto un risultato epico... quello che perfino sua madre starà ancora ridendo di lui.
Okay, magari non è così, però il piccolo J.R. avrebbe potuto entrare nella storia come vincitore dell’edizione del centenario della 500 miglia di Indianapolis. Invece è famoso soltanto per essersi schiantato contro un muro pochi metri prima del traguardo, facendomi rimanere malissimo. Comunque tempo tre secondi contati e stavo già simpatizzando per Wheldon perché dopo la vittoria è scoppiato a piangere come una fontana in stile brasiliano e perché si è portato al seguito per il resto della giornata l’adorabilissimo figlio.
Piccola curiosità che si ricollega a quanto ho già scritto all’epoca del 2005: anche in occasione di questa vittoria di Wheldon, la Patrick era stata in testa per qualche giro (e ancora una volta era il giorno del mio compleanno).

> Le record-women
A Chicagoland 2010 Danica Patrick, Sarah Fisher, Milka Duno, Simona De Silvestro e Ana Beatriz Figueiredo hanno contribuito tutte quante a battere un record: per la prima volta ben cinque donne hanno preso il via della stessa gara di Indycar (sarebbe accaduto anche a Indianapolis, se Milka Duno fosse riuscita a qualificarsi, ma ciò non ha rilevanza).
La cosa non deve essere passata inosservata...
Marco: “OMG, qualcuno mi aiuti! C’è un branco di invasate che mi sta inseguendo con la bava alla bocca! Ho i giorni contati!”
Milka: “Non ti preoccupare, ti aiuto io, con il mio lancio di asciugamani... oh, aspetta, non mi sono ancora fatta la doccia e non ho la più pallida idea di dove sia il mio asciugamano.”
Marco: “Doccia? Chi ha parlato di docce? Ottima cosa, mi nascondo dentro una doccia... nessuna di loro mi troverà. Oh, non sono solo. Mi raccomando, buon uomo, non dire a nessuno che sono qui. Tre pazze scatenate mi stanno inseguendo... anzi, quattro, considerando quella che si è messa in testa di essere mia madre.”
Il “buon uomo si gira”.
Marco: “Oh, ma tu non sei un uomo!”
Bia: “Ti sembro un uomo??!!”
Marco: “Beh, sì, vista di sfuggita e con poca luce... Magari se ti facessi la ceretta ai baffi e se ti truccassi...”
Bia: “Se mi facessi la ceretta ai baffi e mi truccassi cadresti ai miei piedi? Molto bene, mi amor!”
Marco: “Oh, no, un’altra pazza! Ehm... senti, mi fa molto piacere, ma io non ti conosco.”
Bia: “Piacere, sono Bia Figueiredo.”
Marco: “Bia Fi-Fig-Figu-Fighi-Fig...BEEEEEEEEP [censura]. Scusami, ma sono americano e in quanto tale non sono in grado di pronunciare il tuo cognome.”
Bia: “Piacere, sono Ana Beatriz, dove Beatriz diventa magicamente il cognome.”
Marco: “Okay... sono confuso.” *fugge a gambe levate.*
A proposito di donne, nel 2011 invece non abbiamo più rivisto Sarah Fisher (ritirata) né Milka Duno (non è ben chiaro se sia stata sbattuta fuori dalla IRL perché troppo lenta o se semplicemente nessuno l’ha più voluta ingaggiare), ma in compenso ha fatto la sua prima apparizione la mitica Pippa Mann! La prima apparizione è quella che ha fatto davanti ai fotografi, naturalmente, in posa da clown(?) con la lingua di fuori (a chi non sapesse di che foto sto parlando, suggerisco vivamente di digitare “Pippa Mann” su Google Immagini per vedere la luce).

> Questione di soprannomi
Una volta, nel corso del 2011, dei telecronisti spagnoli o latino-americani hanno definito Scott Dixon “el kiwi”. È stata l’unica volta in cui ho sentito quel soprannome. Di solito il soprannome di Dixon è [WARNING: potrebbe venirvi voglia di protestare agitando bottiglie di vodka] Iceman.
I telecronisti latini: “Sì, ma el Kiwi è più epico.”
I telecronisti americani: “No, lui si chiama Iceman.”
Voce fuori campo: “Solo Raikkonen si chiama Iceman.”
I telecronisti americani: “Chi è Raikkonen?”
I telecronisti latini: “Infatti, chi è Raikkonen? Noi conosciamo solo i piloti di Indycar e i coltivatori di Kiwi.”
Oh, aspetta... Dixon è neozelandese, giusto? Quindi è per quello che lo paragonavano a un kiwi? Okay, lo ammetto sono traumatizzata da tutto ciò, in particolare dal fatto di averci messo anni per capire il nesso tra Dixon e i kiwi!

> Brazilian Party!
Non è esattamente quello che si intende per “festino brasiliano”, però a quanto pare c’è chi balla alle feste e chi invece balla anche in pista.
È capitato a Tony Kanaan, durante una sessione di prove libere a Baltimora (era il 2011), in cui la macchina l’ha lasciato a piedi nel momento meno opportuno, facendogli spiccare il volo dopo avere utilizzato la vettura di Castroneves come rampa di decollo, volo nel quale ha avuto un incontro alquanto ravvicinato con un commissario di percorso che era a tre passi dalla pista e che molto probabilmente ha avuto bisogno di un cambio di mutande dopo quell’evento.
Il volo di Kanaan è finito al di là delle barriere di una via di fuga. Successivamente Castroneves, dopo essere sceso dalla macchina, gli è corso incontro. Kanaan ha poi dichiarato che pensava che stesse andando da lui per insultarlo.
Su youtube c’è un video dell’accaduto che finisce proprio in quei frangenti. Varia gente che l’ha commentato sembra convinta che in seguito ci sia stata una rissa in stile NASCAR. Varia altra gente non aveva idea neanche di che cosa fosse la Indycar ed era capitata in quel video per caso chiedendo che roba fosse, ma direi di soprassedere.

> Sao Paulo rulezzzzzz!!!111!!!111!!!
Correva l’anno 2011 e più o meno un mesetto prima della Indy 500 si è svolta l’unica gara della storia di Indycar iniziata un giorno e finita un altro giorno.
Motivo: pioggia torrenziale.
Bonus: pioveva anche il giorno dopo!
Doppio bonus, così, a prescindere: sul circuito cittadino di Sao Paulo (che è costituito dalle stesse strade su cui si svolge il carnevale) c’è una curva chiamata “S do Samba”.

> Il verde fluo di GoDaddy
Nel corso degli anni la vettura di Danica Patrick ha perso il proprio colore azzurro Motorola per passare al verde fluorescente GoDaddy, colore che l’ha seguita anche nella NASCAR.
Il marchio Motorola invece non l’ho più visto e sinceramente non ne ho nemmeno sentito più di tanto la mancanza.
Voce fuori campo: “Sì, ma ora la Danica se ne va.”
Altra voce fuori campo: “Come mai?”
Voce fuori campo: “Mhm... pare che voglia sfondare nella NASCAR e trasferirsi là in pianta stabile. O quantomeno guadagnare più soldi di quanti non ne guadagni in Indycar.”

[To be continued...]


Pubblicato anche su F1GC.

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