Chi mi conosce bene saprà che questo non è il genere di
post che prediligo, ma ho deciso di farlo perché credo di avere qualcosa da
dire. In questi giorni ricorre il 21° anniversario del gran premio di San
Marino del 1994 e, a differenza di molta gente che ho conosciuto in internet
all’epoca ero già nata e seguivo già la Formula 1, quindi vorrei raccontare
come andarono le cose secondo il mio punto di vista dell’epoca (sempre ammesso
che ne avessi uno). Non è la migliore delle storie che ho da raccontare, però
va beh, oggi tocca a questa...
Non ho mai fatto misteri sulla mia età, credo. Sono del
1988. Non ho mai fatto misteri nemmeno sulla mia passione per la Formula 1 fin
dalla prima infanzia. Non so perché, dato che non sono nata in una famiglia di
appassionati così sfegatati. Per mio padre e per alcuni miei parenti la Formula
1 è definibile più o meno come “campionato di automobilismo trasmesso in TV
quindi facilmente reperibile nel caso ci sia una domenica pomeriggio in cui non
ho niente di meglio da fare”. Insomma, per intenderci se sapessero che ho un
blog amatoriale sulla Formula 1 e che amministro un forum incentrato
sull’argomento, il commento prevalente potrebbe essere qualcosa come: “perché
sprechi così tanto tempo che potresti impiegare per cose costruttive?” o giù di
lì.
Sta di fatto che, circa quindici anni prima del mio
approdo in rete, quando qualcuno accendeva la TV per tenere il gran premio di
Formula 1 come sottofondo per le chiacchiere post-pranzo della domenica a casa
dai nonni, a me interessava guardarci. Nel corso degli anni la cosa non è mai
cambiata, è cambiata sicuramente la prospettiva con cui seguo la Formula 1, ma
la mia passione no, quella è rimasta del tutto immutata.
Il weekend del gran premio di San Marino era il
quartultimo weekend prima che compissi sei anni. Credo che facesse un gran
caldo. O meglio, ne sono completamente sicura: nelle foto di quel weekend a
Imola si vede gente che indossa indumenti estivi nonostante sia la fine di
aprile e, considerando che non ci abito poi così tanto lontana (non saprei
quantificare i chilometri, ma presumo siano una sessantina o una settantina di
strada, in linea d’aria sicuramente meno), indubbiamente faceva caldo anche
qui.
Era forse anche il primo weekend nella mia vita in cui
guardavo le qualifiche di un gran premio... o quantomeno non mi ricordo di
averne mai viste prima. All’epoca le facevano alle 13.00, per i gran premi
europei. Spesso mio padre lavorava il sabato mattina e a quell’ora con tutta
probabilità spesso eravamo ancora a pranzo. Inoltre capitava raramente che
fosse nella fase di “niente di meglio da fare”. Quel giorno, comunque, capitò.
Andò in soggiorno, accese la TV e si mise a guardare le qualifiche. Io andai
con lui (o almeno ci andai in un qualche momento), come al solito spargendo sul
tappeto le mie costruzioni Lego, in modo da giocare mentre guardavo la TV, o
qualcosa del genere.
Obiettivamente non ricordo granché. Ricordo solo una
vettura che si schiantò. Anzi, nemmeno quello: ricordo una vettura che si era
già schiantata da qualche parte ed era ormai completamente distrutta. Furono
mostrati un bel po’ di replay. Infine, dopo del tempo, tempo che non riesco a
quantificare, venne annunciata la morte del pilota.
Non capii chi fosse. Temevo che fosse uno dei pochi piloti
di cui conoscevo il nome, che probabilmente all’epoca si contavano sulle dita
di una mano (colpa della TV e dei miei parenti, che menzionavano solo quelli
dei team principali, presumo). Mio padre ripeté il nome, quindi scoprii che si
trattava di un certo Roland Ratzenberger (obiettivamente credo che le
probabilità che il nome fosse stato pronunciato alla cazzum in TV siano molto
alte, perciò ritengo normale che avessi in testa una certa confusione in quel
momento). Presumo che mio padre fosse perfettamente sicuro che non fossi al
corrente dell’esistenza di quel pilota, quindi precisò anche: “è un pilota
giovane”. Era del 1962 (in realtà no, non era del 1962, ma questo è un altro
discorso). Ancora oggi mi chiedo se mio padre semplicemente non avesse la più pallida
idea dell’età che aveva, se per “pilota giovane” intendesse dire “debuttante” o
se l’età dei piloti venisse considerata in modo diverso rispetto a oggi.
Parliamo delle emozioni che provai. Mhm... diciamo che,
sul momento, furono pressoché nulle. Temo che a quell’età avessi la convinzione
che tutto ciò che si vedeva in TV non toccasse in nessun modo la vita reale.
Per intenderci, per me guardare la Formula 1 era come avrebbe potuto essere
vedere una serie televisiva o qualcosa del genere. Ricordo che provai un po’ di
sollievo per il fatto che, non sapendo chi fosse, avrei potuto continuare a
vedere la Formula 1 senza essere dispiaciuta per la sua morte. Sì, lo ammetto,
a cinque anni e undici mesi ero un’insensibile idiota.
Torniamo alla vettura distrutta dall’impatto: per
qualcosa come dieci anni, se non di più, non ho avuto la più pallida idea di
che colori avesse e del fatto che esteticamente parlando fosse una delle più
belle monoposto degli anni ’90 (non solo degli anni ’90 ma questo è un altro
discorso). Non sapevo né il nome del team né nulla, almeno fino all’avvento di
Wikipedia, in cui all’inizio comunque la pagina della Simtek non è che fosse
molto approfondita.
Era l’epoca in cui, disponendo di una connessione
internet, iniziavo a sentire il bisogno di andare a guardare come fossero certi
piloti che per me, fino a quel momento, erano stati solo un nome (per
intenderci, della maggior parte dei piloti che correvano in Formula 1 quando
ero bambina, non avevo nemmeno la più pallida idea di che faccia avessero). Non
ricordo la prima volta in cui andai a cercare una foto di Ratzenberger,
sinceramente. L’unica cosa certa è che non trovai quasi nulla. Al giorno
d’oggi, comunque, ce ne sono molte di più, la maggior parte “ripescate” da
quando correva in Formula Nippon o nell’Endurance giapponese, ma varie anche
delle poche settimane che rimase in Formula 1. Ho notato che sorrideva in tutte
le foto... non un sorriso di quelli irritanti, ma un sorriso piacevole da
vedere. Mi dà un po’ l’idea che fosse un trollone. Comunque doveva esserlo
senz’altro, uno che per tutta la sua carriera in qualunque serie motoristica ha
sempre dichiarato un’età falsa (era del 1960, non del 1962) senza che nessuno
si sia mai accorto di nulla. Anni fa ho cercato tutte le sue biografie
possibili e immaginabili, in rete, per scoprire qualcosa di più su di lui, che
il giorno della sua morte avevo in un certo senso snobbato perché tanto “non
sapevo nemmeno chi era”. Certi dettagli, da una biografia all’altra, variano e
neanche di poco, ma penso di avere inquadrato, bene o male, il personaggio.
Credo che, complice il fatto che guidava una delle vetture più scarse del lotto
e che fosse destinato all’ultima posizione, se all’epoca avessi avuto l’età che
ho ora mi sarebbe stato simpatico.
Qualcosa come tre anni e mezzo fa ho trovato un sito su
cui gli utenti avevano caricato vecchi gran premi di Formula 1 e ho scaricato diversi
gran premi degli anni ’90 (poi ho scoperto Youtube downloader e quel sito non
mi ricordo nemmeno più come si chiamasse). Uno di questi era il GP del Brasile
del 1994 con telecronaca di un canale inglese chiamato Eurosport o qualcosa del
genere. Durante la gara c’è una sua breve intervista (non si era qualificato),
dove gli facevano domande sulla Formula Nippon e sulla differenza tra vetture
di Formula Nippon e di Formula 1.
Ho visto anche il gran premio del Pacifico, l’unico in
cui si è qualificato. Ricordo che nel corso della gara, a un certo punto, ha
rifilato una ruotata a Barrichello mentre lo stava doppiando.
Rivedere la qualifica del suo incidente mortale, mi ha
fatto uno strano effetto. Ne ero rimasta quasi impassibile da bambina, mentre
rivedermelo molti anni dopo è stato completamente diverso. Mi sono sognata
l’incidente per entrambe le due notti successive. Ho fatto sogni motoristici
altre volte nella mia vita, ma mai né prima né dopo ho sognato incidenti che
avevo visto veramente.
In conclusione, quello che penso di quel Sabato 30 Aprile
è che sono certa che, se non fossi stata così piccola, avrei avuto un atteggiamento
molto diverso.
Passiamo alla domenica e partiamo con un aneddoto. Una
volta, già diversi anni fa, una mia amica scherzando sulla mia passione per la
Formula 1 fin da quando ero bambina, mi disse qualcosa che suonava come: “hai
perso il primo dente da latte quando già seguivi la Formula 1”. Io ci restai
spiazzata, perché il primo dente da latte lo persi proprio durante il weekend
di San Marino ’94, proprio il giorno della gara, alla mattina.
Andai a pranzo da mia nonna, c’eravamo io, mia madre e i
miei nonni. Mio padre non c’era: è appassionato di pesca e all’epoca
partecipava ai campionati regionali, quindi la domenica a pranzo c’era
raramente. Ricordo che mi vergognavo un sacco di avere un buco tra i denti e
non volevo assolutamente parlare perché temevo che si notasse. Ricordo anche
che mia nonna si era messa in testa a tutti i costi di insegnarmi come si
faceva a rispondere al telefono, perché all’epoca sollevavo la cornetta ma non
dicevo nulla. Mi fece simulare una risposta al telefono, ma io non dissi
niente. Di fatto non parlai finché mia mamma non disse che mi mancava un dente.
Ricordo che, all’incirca quando la gara stava per
iniziare io, mia madre e mia nonna andammo in soggiorno davanti alla TV, perché
quella che c’era in cucina era in bianco e nero. Mio nonno era già uscito:
all’epoca la domenica pomeriggio andava sempre al bocciodromo con gli altri
giocatori di bocce suoi amici. Di sicuro non era stata una mia proposta:
all’epoca non avevo le idee molto chiare su come funzionassero le cose,
ignoravo totalmente l’esistenza di gran premi che non avevo visto e per me la
Formula 1 iniziava quando qualcuno accendeva la TV e ci guardava (o la teneva
accesa mentre faceva altro) e non saprei proprio dire, effettivamente, perché
mia madre e mia nonna, che ho sempre visto come una persona che della Formula 1
se ne frega altamente e come un’appassionata occasionale di Formula 1 per cui
l’unica cosa degna di interesse in F1 è la posizione iniziale e finale delle
Ferrari facilmente reperibile guardando il telegiornale anziché il gran premio,
avessero acceso la TV per vedere un gran premio di Formula 1, per giunta dopo
che un pilota era morto durante le qualifiche. Tra l’altro mia mamma sembra
conoscere i nomi di piloti degli anni ’70 e ’80, chissà che nella sua vita non
ci siano stati sprazzi in cui la Formula 1 almeno un po’ le interessava, almeno
da guardarci quando qualcun altro la seguiva.
Non ricordo niente dell’incidente al via. Non so dire se
la TV fu accesa prima o dopo. Non ricordo niente della safety car. Ricordo uno
schianto, ricordo che Ayrton Senna era uno dei piloti di cui conoscevo
l’esistenza che si contavano sulle dita di una mano a cui ho accennato prima, e
ricordo un commento, da parte di mia madre (che, da quel momento in poi, in 21
anni ho sentito non più di tre volte commentare qualcosa quando si ritrovava
occasionalmente nella stessa stanza in cui qualcuno stava guardando un gran
premio), che sosteneva che si era trattato di un incidente pesante, secondo
lei. Seguì un altro commento, sempre da parte di mia mamma. Osservò che stava
muovendo la testa, come per dire velatamente “a quanto pare è vivo”.
Sinceramente sono un po’ stupita di quelle osservazioni
da parte di mia madre. Molte persone che seguivano la Formula 1 all’epoca hanno
sempre detto, a posteriori, che a colpo d’occhio in pochi si erano aspettati
che l’incidente fosse così grave. Obiettivamente, in 21 anni, credo di avere
visto incidenti che da vedere sembravano molto più brutti, da cui i piloti sono
usciti perfettamente illesi. Da un lato sì, la sicurezza è migliorata di molto
nel corso degli anni. Dall’altro lato, però, credo che in quel caso il fattore
sfiga sia stato piuttosto determinante. È questo che mi sorprende dei commenti
di mia madre: sembra che lei, non appassionata di Formula 1, si sia resa conto
di come stessero le cose prima ancora che certi appassionati.
Ho qualche vago ricordo di quello che successe dopo, in
cui mia madre mi spiegava che, per via delle velocità che tengono le vetture in
F1, possono capitare degli incidenti di quel genere. Insomma, si parlò più di
dinamica che d’altro. Poi uscimmo: la cosa era già in programma. Andammo in un
posto vicino al bocciodromo dove andava mio nonno. C’era uno spettacolo di
burattini, quel giorno. Non li trovavo molto interessanti, ma poi mio nonno nei
giorni successivi me ne parlò in varie occasioni.
Ricollegandomi al discorso iniziale, sono cresciuta in
una famiglia in cui la Formula 1 era contemplata soltanto in occasione dei gran
premi e soltanto quando non c’era nulla di meglio da fare. Non ho la più
pallida idea di quando scoprii che Senna era morto. Fino all’avvento della mia
connessione internet, non avrei nemmeno saputo dire se fosse stato dichiarato
morto il giorno stesso dell’incidente oppure se nei giorni successivi.
Sul personaggio in sé, credo che nel corso degli anni si
sia detto di tutto. Non so se sia stato il “miglior pilota di tutti i tempi”
come certi lo descrivono e sinceramente non mi interessa nemmeno. Anzi, a dire
la verità trovo priva di senso l’idea di “tutti i tempi”, come se si potessero
paragonare gli anni ’50 agli anni ’70, gli anni ’70 agli anni ’90, gli anni ’90
a oggi... Credo che non ci sia un pilota più forte di tutti i tempi; al massimo
uno o più piloti più forti di una certa epoca. Sono per il “più piloti”: dal
momento che la perfezione non esiste, almeno su questo pianeta, non credo che
ci sia qualcuno che è al 100% più forte di tutti gli altri in tutte le
situazioni e in tutti i contesti.
Anche dal punto di vista più umano si è detto di tutto. Di
lui mi affascina il fatto che nel 99% delle foto che lo ritraggono fosse imbronciato
o annoiato. Doveva essere un tipo con un lato dark molto accentuato. Mi
affascina anche il fatto che ogni tanto se ne uscisse con delle perle di saggezza
degne di un filosofo, che credo che fosse il tipo di carriera adatta per lui se
non fosse stato un pilota.
All’epoca in cui scaricavo gran premi e me li guardavo a
distanza di anni, rivedermi il gran premio in cui ebbe il suo incidente mortale
non mi ha colpita particolarmente, forse perché sapevo perfettamente la
dinamica dell’incidente e il momento esatto in cui sarebbe avvenuto e perché il
video dell’incidente l’avevo visto un sacco di volte. La pozza di sangue
sull’asfalto invece sì, mi ha lasciata abbastanza impressionata.
Nel corso degli anni non mi sono mai sconvolta più di
tanto del fatto che, a grandi linee, si continuò così come se niente fosse, in
quel weekend, così come non capisco più di tanto quelli che dicono che tutto
quello che successe era intuibile già dall’incidente di Barrichello nella prima
sessione di qualifiche (anche perché in un’epoca in cui la sicurezza non era
vista in termini di incidenti potenzialmente gravi ma in termini di conseguenze
degli incidenti, dall’incidente di Barrichello più che dedurre che potevano
ancora capitare incidenti molto gravi si poteva quasi dedurre che si fosse
giunti in un’epoca in cui i piloti potevano uscire con conseguenze minime da
incidenti di un certo tipo).
Dal punto di vista dell’etica sono completamente
d’accordo che dopo il primo incidente mortale era meglio non continuare, ma per
il resto dal punto di vista delle decisioni di andare avanti non è accaduto
niente di diverso da tutte le altre volte. Credo che il vero problema fosse che
le nuove vetture non erano adatte ai vecchi circuiti, ma sono fermamente
convinta che questo aspetto al momento fosse ancora sottovalutato. Per
intenderci, in quel po’ che ho visto di telecronache pre-gara, i fatti del
sabato venivano attribuiti alla presenza di piloti con poca esperienza e team
di ultima fascia non in grado di mettere in pista vetture sicure. Nessuno sembrava
seriamente convinto che potesse accadere di nuovo.
Credo che sia sempre stato questo a preoccuparmi, nel
corso degli anni: in Formula 1 può succedere di tutto, ma finché non ci vanno
di mezzo piloti di un certo livello e team importanti, si giungerà sempre alla
conclusione che la colpa è del pilota o della macchina e che quindi non sia
necessario fare interventi di nessun tipo.
Anche all’esterno noto molto questo tipo di
atteggiamento, perché ho l’impressione che, dopo il weekend di San Marino la
Formula 1 venne vista molto più di rado, a casa mia o a casa di mia nonna. O
almeno, del 1995 e del 1996 di ricordi diretti mi sembra di non averne quasi.
Però, il giorno successivo dopo la morte di uno sconosciuto qualsiasi, persone
che in genere non seguivano la Formula 1 con grande accanimento, dimostravano
di provarne interesse.
Tornando a me, al giorno d’oggi vedo questo weekend come
meno vicino, rispetto a quanto lo vedessi una volta. Credo che l’abbandono
della Formula 1 da parte di Barrichello e di Schumacher nel 2011/2012, ultimi
piloti di quell’epoca, abbia influito parecchio nella mia attuale prospettiva
di vederlo come qualcosa di appartenente al passato. Il resto l’ha fatto
l’incidente della De Villota e la sua conseguente morte nel 2013, perché non me
ne importa niente di quello che dicono le statistiche, chi muore per le
conseguenze di un trauma riportato mentre era al volante di una Formula 1 io lo
considero, per certi versi, un incidente mortale (frutto di una Formula 1 che
si preoccupa di costruire vetture indistruttibili, ma poi fa un regolamento
secondo il quale i test si possono fare soltanto così, alla cazzum, con
conseguenze di questo genere), e in quanto tale per me ha abbattuto la
definizione di “ultimi incidenti mortali della storia della Formula 1”.
Per finire credo che il gran premio di San Marino
appartenga al passato, ma che debba essere un costante monito, per ricordare
quali possono essere gli effetti del sottovalutare troppe cose, perché tra
l’altro il bilancio di quel weekend avrebbe potuto addirittura essere ancora
peggiore, visto tutto quello che accadde.
Questo è tutto.
Non so come inquadrare questo post... so solo che avevo
bisogno di raccontarlo.
Grazie a tutti quelli che hanno letto.
[Pubblicato anche su F1GC forum.]
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Milly Sunshine