In questi giorni stanno accadendo grandi cose, sia dentro
sia fuori dai circuiti. Di quanto accade dentro ne parlerò al momento più
opportuno, quando saranno terminati i test in atto tra oggi e domenica a
Barcellona. Gradirei parlare un po’ di quello che accade fuori dalle piste,
dove una riunione avvenuta in questi giorni si è occupata di un grande problema
per la Formula 1 attuale.
Mentre ci sono team che non si possono permettere di
portare ai test le vetture del 2015, mentre ci sono team che non si sa ancora
se si salveranno davvero, mentre ci sono team che hanno messo i loro asset all’asta...
è giusto ed eticamente corretto occuparsi di un grosso dramma: i
piloti che cambiano design del casco a stagione in corso, confondono le idee ai
fan impedendo la loro istantanea identificazione.
Al di là di quello che si può pensare sul continuo o
sporadico cambio di design del casco da parte di certi piloti, ritengo che non
sia poi un dramma così fondamentale se qualcuno di tanto in tanto decide di
decorarsi il casco con luci intermittenti, ballerine di samba stilizzate o
ritratti di famiglia in formato cartoon. La mia impressione è che sia alquanto
inopportuno farne un problema mentre ci sono questioni ben più importanti e
serie di cui occuparsi, come ad esempio la gestione dei costi che, se non
verranno abbassati, prima o poi causeranno l’uscita di alcuni team dal
campionato.
Insomma, per concludere, in molti hanno dubitato per anni
delle capacità intellettive di Max Mosley, ma tutto sommato forse aveva ragione
lui, con la storia del budget fisso, a cui solo Williams e Force India erano a
favore e che, con tutta probabilità, non avrebbe condotto i “piccoli team” alla
loro triste fine.
Infine vorrei concludere con un piccolo aneddoto sul
fatto che “cambiare design di casco durante la stagione confonde le idee”.
Era la fine degli anni ’90. Michael Schumacher, all’epoca
pilota della Ferrari, portava un casco rosso e bianco ai lati e in cima blu con
le celebri stelle a quattro punte (che, nonostante quanto dicano alcuni, erano
sette ben prima che vincesse sette titoli). Poi venne il 2000. Arrivò Rubens
Barrichello, che portava un casco bianco e rosso ai lati e in cima aveva lo
stemma blu con le stelle della bandiera brasiliana. A ogni inquadratura di una
Ferrari, c’era da usare l’intuito per capire chi stessero inquadrando e, anche
andando a intuito, ci si confondeva abbastanza.
Dopo tre mesi di quella solfa Schumacher (o qualcuno al
posto suo, nel caso in cui i piloti abbiano qualcuno che suggerisce loro di
cambiare colori del casco) ebbe l’idea di presentarsi al gran premio di
Montecarlo con un casco interamente rosso e mantenne quel design per tutta la
stagione a venire e per quelle successive.
La cosa non confuse le nostre idee. Anzi, finalmente ci
permise di capire qualcosa.
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