Per la prima volta dopo tanti anni mi sembra di vedere
una spaccatura, tra la Formula 1 degli anni precedenti e quella di oggi. Mi
rendo conto, con una certa preoccupazione, che secondo la mia ottica le “spaccature”
coincidono clamorosamente con i cambi di scuderia di Fernando Alonso. In
effetti, però, la prima metà degli anni 2010 è stata legata da un filo
conduttore comune:
- Alonso in Ferrari, appunto;
- Vettel in Redbull (anche se in effetti lui c’era già
nel 2009);
- spaccatura in tre, tra le scuderie: team domante/i -
team di media fascia - team che prendono 7 secondi al giro.
Questo filo conduttore è venuto meno con la fine del
campionato 2014, convincendomi a stilare un bilancio di quelli che, nel bene e
nel male, sono i momenti che, con tutta probabilità, finiranno in un futuro
“cose di cui una parte di me sente la mancanza”, ovvero quelli che, nel bene e
nel male, non dimenticherò tanto facilmente.
Campos Meta AKA
Hispania Racing
Il nome originario era Campos Meta (da me rinominata
Campos senza meta), poi divenne Hispania Racing Team, infine HRT Racing Team.
Nel 2010 aveva un colore alquanto innovativo, era sul marrone(?), beige(?)...
effettivamente era talmente diversa dal solito che non la saprei nemmeno
definire. Sulle fiancate delle vetture c’erano scritti a caratteri cubitali i
nomi dei piloti, il che ricordava vagamente l’epoca in cui in McLaren
sostituivano il nome dei piloti allo sponsor della West nei gran premi dove non
si potevano sponsorizzare i marchi di tabacco.
Da una scuderia del genere non ci si poteva aspettare
altro che l’ultimo posto in classifica, eppure le non andarono esattamente
così, anche perché era l’epoca in cui la Virgin/Marussia costruiva vetture il
cui serbatoio talvolta non conteneva abbastanza carburante per arrivare alla
fine del gran premio.
Bonus: i piloti originari erano Karun Chandhok e Bruno
Senna, che erano già stati compagni di squadra in GP2 e che attualmente sono
compagni di squadra in Formula E.
Doppio bonus: a un certo punto della stagione Senna fu
appiedato per una gara (e sostituito da Yamamoto) perché aveva erroneamente
inviato al team principal un’email, destinata a qualcun altro, contenente degli
insulti sul team principal stesso (l’erba indo-brasiliana ha effetti mooooolto
devastanti).
Triplo bonus: Yamamoto, quando disputava le gare
conclusive al posto di Chandhok, a Singapore rimase intossicato mangiando pesce
avariato.
La conga bibitara
Per chi è cresciuto con Juan Pablo Montoya e Ralf
Schumacher come Williams Boyssss, l’appuntamento con il classico incidente tra
compagni di squadra in una scuderia importante era un must, ma vista l’assenza
di scalatori di tombini eravamo a digiuno già da un po’.
Nel corso del gran premio di Turchia 2010 i Redbull
Boyssss pensarono bene di interrompere i lunghi anni di digiuno: i due erano
primo e secondo quando decisero di ballare la conga, con Vettel che fu
costretto al ritiro e con Webber che riuscì ad arrivare terzo dietro alle
McLaren.
Bonus: qualche giorno dopo l’incidente i due vennero
costretti a farsi immortalare in una foto in cui avevano un’espressione
alquanto trollona.
Doppio bonus: per tutti gli anni successivi, ogni volta
in cui Vettel e Webber si sono ritrovati a distanza ravvicinata l’uno
dall’altro, Mazzoni ha SEMPRE ricordato quello che era successo in
quell’occasione.
Triplo bonus: i due non hanno mai più avuto incidenti
insieme, forse temendo di dover posare di nuovo per altre foto analoghe.
La nascita dei
dialoghi immaginari nei commenti ai gran premi
Agli albori del 2010 nei miei commenti ai gran premi si
trovava regolarmente qualcosa che, in un momento successivo, ne divenne
l’impostazione principale: i dialoghi immaginari tra i piloti coinvolti.
Il più memorabile che ho scritto, rimane senz’altro
quello che, dopo il gran premio di Turchia disputato a fine maggio, scrissi a
proposito di una collisione tra Alonso e Petrov che mi fece rabbrividire quando
lo rilessi post-Abu Dhabi.
Alonso: "Sono
il campione del mondo!"
Petrov:
"Dovrai passare sul mio cadavere per sorpassarmi."
Alonso: "Ti
ricordo che tu sei già un cadavere, quindi la cosa non sarà particolarmente
difficile!"
Petrov:
"Invece ti assicuro che lo sarà. Ti terrò dietro fino a farti pentire di
essere nato!"
Per la serie “dialoghi immaginari da what the fuck” e “we
belong to Mazzoni”...
Da allora periodicamente rileggo i dialoghi immaginari
dei vecchi commenti, ma gufate altrettanto micidiali non ne ho mai trovate.
Il migliore pit
stop di tutti i tempi
Una volta, nel corso del 2011, Jerome D’Ambrosio
all’epoca pilota della Virgin/Marussia, finì in testacoda proprio mentre si
stava per fermare ai box. Sfortunatamente per lui, fu il momento culmine della
sua breve carriera in Formula 1.
Bonus: non mi ricordo nemmeno in che gran premio sia
capitato.
Doppio bonus: D’Ambrosio ebbe un’altra chance di dare il
meglio di sé, nel corso del gran premio del Belgio 2012 quando sostituì
Grosjean, ma anche lì non si fece notare granché. Almeno, però, non finì in
testacoda.
Abbiamo già
superato il 75% quindi la gara potrebbe essere interrotta, è quello che spera
Vettel...
Di fronte alle parole profetiche di Mazzoni il mondo si
fermò... a guardare una nuvola di fumo grigio che usciva dal retrotreno della
vettura di Sebastian Vettel. Era il gran premio della Corea del 2010, la gara
era stata interrotta da uno scroscio di pioggia che dava più l’idea di essere
un nuovo diluvio universale, e Vettel era in testa. La gufata fu micidiale: tempo
un paio di minuti il motore esplose e la gara fu vinta da Fernando Alonso.
Bonus: Massa, che era arrivato terzo, inciampò in
mondovisione mentre saliva i gradini che conducevano al podio.
Gufate mazzoniane
e piloti trolloni
MAZZONI STRIKES BACK! Era la volta del gran premio del
Belgio 2011, in cui Michael Schumacher celebrava i 20 anni di carriera. Durante
la telecronaca, Mazzoni non si risparmiò, trasformandolo immediatamente in uno
degli argomenti portanti: a suo dire, Schumacher in quell’occasione avrebbe
cercato di ottenere un risultato memorabile, in modo da festeggiare al meglio
la ricorrenza. Tempo due secondi contati e il telecronista fu costretto a
interrompersi per notare come una Mercedes avesse appena perso per strada una
ruota e fosse finita a muro.
Bonus: per un istante, nel vedere il casco giallo, pensai
che fosse Rosberg e che Mazzoni non avesse superato sé stesso... E invece no:
Schumacher in quell’occasione portava un casco dello stesso colore.
Doppio bonus: intervistato da Stella Bruno dopo
l’incidente, Michael era sorprendentemente in versione trollone e si mise a
scherzare sul fatto che ormai era abituato a girare su tre ruote su quel
circuito, riferendosi all’incidente con Coulthard di parecchi anni prima.
Il meccanico con
gli occhi spalancati e il bullone in mano
Era il gran premio della Cina 2012, era la prima volta in
cui le Mercedes scattavano entrambe dalla prima fila ed era la prima volta in
cui Nico Rosberg e Michael Schumacher erano più o meno stabilmente primo e
secondo... almeno fino al primo pit-stop, quando Schumacher ripartì con solo
tre ruote imbullonate (ormai era un habitué) mentre uno dei meccanici guardava
davanti a sé con aria basita, rendendosi conto di avere ancora il bullone in
mano!
Bonus: è raro vedere un pilota che, quando ha una ruota
non imbullonata, ha l’accortezza di fermarsi in una via di fuga prima che
questa si alzi in volo.
Maldonado for the
win!
Era il gran premio di Spagna 2012 e Maldonado vinse. C’è
davvero bisogno di aggiungere altro, per descrivere l’evento?
Solo per accontentare chi lo pensasse, posso aggiungere
che la Williams non vinceva più dal 2004 e che non ha più vinto
successivamente. Posso aggiungere anche che Maldonado è stato il primo pilota
venezuelano a vincere un gran premio.
Bonus: per quasi tutto il resto della stagione, non fece
più punti.
Doppio bonus: Maldonado vinse un gran premio nel 2012 e
Perez no, pur essendoci andato vicino.
Triplo bonus: al di là del fatto
che certi eventi fortuiti gli hanno facilitato le cose, è bene ricordare ai
tanti hater che nessun pilota è responsabile di errori di altri team commessi
nelle qualifiche o durante la gara, che aveva fatto segnare il secondo tempo e
che condusse una gara senza errori dall’inizio alla fine; gara che se l’avesse
fatta qualcun altro, invece di essere bollato come uno a cui era piovuta
un’immeritata vittoria dal cielo, sarebbe stato descritto come il salvatore
della patria.
Quadruplo bonus: al giorno d’oggi quasi nessuno sembra
conoscere l’identità del manager di Maldonado; altrimenti sarebbero fioccate
ulteriori critiche.
Sette vincitori in
sette gran premi
La stagione 2012 iniziò con una vittoria di Button,
seguirono poi a ripetizione Alonso, Rosberg, Vettel, Maldonado, Webber e
Hamilton. La situazione si ristabilì con l’ottavo gran premio stagionale, di
cui si parlerà nel prossimo paragrafo.
Quella situazione così variegata favorì la nascita di
molteplici teorie del complotto, secondo le quali le vittorie di certi piloti,
in particolare Rosberg e Maldonado, sarebbero state stabilite a tavolino per
rendere il mondiale più avvincente.
Bonus: quelle teorie vennero prontamente rimosse quando a
fine stagione Vettel vinse di continuo, tanto da far rimpiangere la situazione
iniziale.
Valencia, un
circuito dove salgono sul podio piloti partiti in prima e seconda fila
MAZZONI STRIKES BACK! In un gran premio d’Europa 2012
alquanto ricco di colpi di scena, di piloti abbandonati dalle loro vetture e di
incidenti innescati da piloti latino-americani e asiatici, la profezia secondo
cui i piloti che salivano sul podio fossero piloti partiti dalla prima e dalla
seconda fila venne a mancare.
Vinse Alonso, partito 11°. Raikkonen arrivò secondo dopo
essere partito 10° e il podio fu completato da Schumacher partito 13°. Dietro
di lui Webber gli stava col fiato sul collo, dopo essere partito nelle retrovie
dato che non aveva superato la Q1 in qualifica.
Bonus: a un certo punto Mazzoni descrisse la differente
strategia di Schumacher, Webber e Rosberg, come una “strategia suicida” che li
aveva fatti precipitare nelle retrovie dopo l’ultimo cambio gomme. Superarono
(quasi) tutti e arrivarono rispettivamente 3°, 4° e 6°.
Doppio bonus: Alonso diede il via a delle celebrazioni in
stile Valentino Rossi, mentre nel frattempo Raikkonen e Schumacher aspettavano,
parlando tra di loro, che si degnasse di raggiungerli per salire sul podio.
Triplo bonus: quella tra lui e Schumacher, nell’attesa,
potrebbe essere stata una delle conversazioni più lunghe a cui Raikkonen abbia
partecipato negli ultimi anni.
Il miglior tempo
di Pic
Nel gran premio del Belgio 2012, Charles Pic su Marussia
ottenne il miglior tempo nella prima sessione di prove libere. È opportuno
ricordare che quel risultato fu possibile grazie alle condizioni meteo alquanto
instabili e al fatto che soltanto pochissimi piloti fossero riusciti a
completare un giro, ma rimane comunque un miglior tempo conquistato dalla
Marussia in una sessione di prove libere.
Bonus: nello stesso gran premio ci fu un duello epico per
la 14^(?) posizione tra Pic e Glock, che fu vinto da Glock, con mia profonda
delusione.
Doppio bonus: il giro più veloce fu ottenuto da Bruno
Senna, che divenne il primo ex pilota della HRT a conquistare un giro più
veloce.
C’è Alonso fuori,
c’è Hamilton fuori... sono tutti fuori! E ci sono le Force India tra i primi!
Quelle qui sopra riportate sono più o meno le parole
testuali che pronunciai quando mi accorsi che, incurante del fatto che il gran
premio fosse partito, mio padre rimaneva in un’altra stanza. Nonostante tutto
non mi raggiunse davanti alla TV.
Parlo sempre del gran premio del Belgio e del caos
innescato da Grosjean, che quell’anno in realtà ne aveva già combinate di tutti
i colori nel corso di antecedenti partenze.
Bonus: quando Grosjean fu squalificato per il gran premio
successivo, la motivazione era che aveva messo fine alla gara di piloti in
lotta per il titolo, facendomi pensare che, se fosse partito dalle retrovie,
avrebbe potuto rischiare di decapitare i vari De La Rosa e Karthikeyan di turno
senza che nessuno battesse ciglio.
Doppio bonus: a causa dei contatti a catena innescati
dalle acrobazie di Grosjean, Maldonado e Perez si ritrovarono l’uno addosso
all’altro senza che la colpa fosse di nessuno dei due.
Triplo bonus: Maldonado nel frattempo aveva anche
anticipato la partenza e, dopo che si ritirò per un successivo ulteriore
incidente, quando Stella Bruno gli chiese cos’avesse visto allo start, con aria
da trollone le ricordò che essendo partito in anticipo, non aveva visto niente.
Quadruplo bonus: Webber perse diverse posizioni alla
partenza.
Quintuplo bonus: Grosjean fu sostituito da D’Ambrosio.
Perez alla McLaren
Dopo tutte le volte in cui avevamo sentito dire che
Sergio Perez faceva parte del Ferrari Young Drivers Academy, eravamo
convintissimi che, dopo la Sauber, per lui ci sarebbe stata la Ferrari. Invece
non andò esattamente così e, di punto in bianco, fu annunciato il suo ingaggio
da parte della McLaren, dove in teoria si proponeva di fare sfaceli.
In realtà, a guardarci bene, Perez non fece sfaceli,
ragione per cui venne messo a piedi dopo appena un anno, prima di passare alla
Force India. A guardarci ancora meglio, però, appare evidente che il suo
successore Magnussen non abbia fatto una figura così tanto migliore (eccetto il
fatto di essere riuscito ad arrivare sul podio una volta)...
Bonus: per qualche strana ragione, nonostante Magnussen
abbia causato uscite di pista a numerosi piloti nel corso della stagione e
abbia fatto collezione di penalità, non ha mai avuto la reputazione da bad boy,
diversamente da Perez (forse perché, diversamente da Perez, Magnussen non ha
litigato con chiunque nel corso di pochi anni).
Kobayashi, wannabe
samurai!!!!
Nello stesso anno, in Giappone, Kamui Kobayashi conquistò
la terza posizione davanti al pubblico di casa, diventando il terzo giapponese
a salire sul podio e il secondo, dopo Aguri Suzuki, a salire sul podio proprio
in Giappone. Il pubblico giapponese tra l’altro si rivelò molto più educato
rispetto a quello di altre parti del mondo, senza fischiare nessuno e
limitandosi ad acclamare i vari piloti.
Bonus: tornò sul podio anche Massa, arrivato 2°, che non
saliva più sul podio dal giorno della caduta di due anni prima sui gradini al
gran premio della Corea.
La cavalcata
trionfale di Hulkenberg
Era il 2012, era in corso il gran premio del Brasile in
cui sarebbero accadute sottigliezze come l’assegnazione del titolo mondiale,
Meteofrance estraeva a sorte responsi sulle previsioni meteo e nel frattempo
Nico Hulkenberg era in lotta per la vittoria. Sarebbe stato un risultato epico
per la Force India, sarebbe stata la vittoria più pittoresca dai tempi in cui
Vettel vinse al volante di una Toro Rosso... invece Hulkenberg fece una
cavolata che lo mise fuori dai giochi. La Force India sta ancora aspettando di
vincere un gran premio, cosa che di questo passo dubito fortemente che possa
accadere.
Bonus: presa com’ero dall’eccitazione per il gran premio
imminente smarrii il telecomando pochi minuti prima del gran premio (mezz’ora
più tardi scoprii che era finito dietro ai cuscini del divano) e mi sentii
sollevata nel constatare che, essendo il telecomando della TV che abbiamo in
cucina identico (le TV sono della stessa marca) funzionasse anche per quella
del soggiorno.
Doppio bonus: in quello stesso gran premio Massa arrivò
terzo, si mise a piangere sul podio e io, che ero da sola in soggiorno, mi misi
a piangere davanti alla TV.
Triplo bonus: l’evento più importante avvenuto in quel
gran premio è comunque un duello epico tra Vitaly Petrov sulla Caterham e Timo
Glock sulla Marussia, per l’11^ posizione; tale duello epico fu vinto da Petrov
e grazie al risultato ottenuto la Caterham batté la Marussia nella classifica
costruttori.
L’abbattimento
delle barriere
In un gran premio di Montecarlo 2013 in cui Massa si
impegnò per abbattere il muro della Sainte Devote e Grosjean collaborò tentando
di abbattere tutti gli altri, il momento clou arrivò però quando Maldonado si
ritrovò dietro a una Marussia e davanti all’altra.
Affiancò Chilton per tentare il sorpasso, ma le cose non
andarono esattamente nel migliore dei modi, dato che si ritrovò a volare contro
le barriere, che crollarono giù nel bel mezzo della pista, giusto in tempo per
ritrovarsi sulla traiettoria di Bianchi che venne ulteriormente coinvolto nell’incidente.
Bonus: i telecronisti inglesi andarono in tilt peggio di
quelli italiani, mettendoci qualcosa come mezz’ora per capire chi dei due
piloti della Marussia fosse l’attentatore che aveva buttato fuori Maldonado.
Doppio bonus: Chilton riuscì senza problemi a concludere
la gara, tanto che a fine stagione sarebbe diventato il primo debuttante ad
avere completato tutte le gare nella stagione di debutto.
Lo scandalo Multi
22-23
Proprio come gli ordini di scuderia rispettati danno
origine a polemiche, anche gli ordini di scuderia non rispettati danno origine
a polemiche... in certi casi.
Nel 2013 purtroppo tutta l’attenzione si concentrò sullo
scandalo Multi 2-1 (quando in Malesia Vettel superò Webber nonostante il team
gli avesse ordinato di non farlo, e Mazzoni rievocava la conga bibitara di cui
ho già parlato - poi stranamente nelle ricostruzioni inesatte dei mesi
successivi lessi su diverse fonti e più di una volta che Webber aveva dovuto
cedere la posizione a Vettel, il che non era esattamente quello che era accaduto),
quando in realtà ci fu un ordine di scuderia non rispettato molto più
pittoresco.
Era il 37° giro del gran premio di Singapore (37, come i
minuti che la Singapore Flyer impiega per percorrere il proprio giro... doveva
essere un segno del destino) quando successe qualcosa di veramente epico. Era
una delle poche volte in cui si udivano, durante il gran premio, le
comunicazioni radio della Marussia. A Bianchi fu detto che Chilton l’avrebbe
fatto passare. A Chilton fu detto che Bianchi era più veloce di lui (purtroppo le
parole usate furono “quicker than you” e non “faster than you”) e di lasciarlo
passare. Chilton, rivelandosi estremamente epico e badass, non disse nulla e
rimase lì nella posizione in cui era. D’altronde non so come in Marussia, dove
i piloti sono abituati ai duelli epici, potessero aspettarsi che uno facesse
passare l’altro così come se niente fosse.
Bonus: in precedenza, in quello stesso gran premio,
Bianchi aveva dovuto sostituire il volante durante un pitstop, cosa accaduta un
anno più tardi anche a Rosberg sempre a Singapore.
La tuta
celebrativa di Massa
Era il gran premio del Brasile del 2013, in cui Felipe
Massa disputava l’ultima gara con la Ferrari. Per l’occasione portava un casco
dello stesso colore della tuta e una tuta che invece aveva i colori del casco.
La mia reazione, quando vidi su twitter la foto della
tuta, fu estremamente controllata e per nulla fangirlistica: mi misi a saltare
per la stanza e mi trattenni dall’urlare di gioia per il solo fatto che non ero
da sola in casa.
Bonus: in quel gran premio Felipe si contraddistinse per
avere alzato un braccio per mandare a quel paese i commissari, mentre
attraversava la pitlane per scontare un drive through, rendendo l’evento molto
più memorabile di quanto non fosse.
Anti-bonus: ci sono rimasta male nello scoprire che al
gran premio del Brasile 2014 anche Alonso aveva una tuta estremamente simile,
con solo i colori della bandiera spagnola anziché quelli della bandiera
brasiliana; se anche Raikkonen dovesse indossare una tuta simile in occasione
del suo ultimo gran premio in Ferrari credo che potrei rimanerne profondamente
delusa.
La barzelletta
erotica più celebre di tutti i tempi
La stagione 2014 si aprì con un botto: era il gran premio
d’Australia e alla partenza Massa non ebbe uno scatto molto fulmineo, mentre
dietro di lui Kobayashi invece ebbe esattamente il problema opposto. Fu prontamente
notato come il retrotreno della vettura di Massa fosse stato urtato dall’appendice
anteriore dalla forma equivoca della Caterham.
Bonus: Massa commentò il fatto sul suo profilo instagram
pubblicando foto dell’accaduto più o meno alle tre o alle quattro di notte, ora
australiana.
Val77eri is
fas77er than you
Era il gran premio di Malesia 2014, Massa e Bottas erano
l’uno davanti all’altro e, a guardarci bene, tra di loro c’era già stata un po’
di confusione al via, con uno che si lamentava di essere stato attaccato
dall’altro e uno che si lamentava di non essere stato lasciato passare.
A parte che quando udii l’ingegnere di Massa dire
testualmente “Valtteri is faster than you” mi piegai in due dalle risate e pensai
che non avrei più smesso fino alla fine del campionato, mi stupii quando Massa,
in perfetto Chilton-style, fece finta di non sentire e classificai quel momento
come “da standing ovation”.
Credo che, contrariamente a tutte quelle aspettative,
questa sia stata la prima volta in cui un ordine di scuderia, invece di far
rincoglionire Massa per tutti i gran premi a venire, abbia contribuito a dargli
una svegliata.
Il miglior tempo
di Chilton in una giornata di test
A maggio ci fu una sessione di test a Montmelò e, nel
leggere i risultati, rimasi alquanto sconcertata: in uno dei giorni fu Max
Chilton, su Marussia, a ottenere il miglior tempo.
Secondo, in quello stesso giorno, si classificò Pic, ma
era ormai al volante di una Lotus e non poteva essere considerato un risultato
altrettanto pittoresco.
Bonus: quella fu la seconda e ultima volta in cui un
pilota della Marussia si ritrovò in testa a una qualche classifica.
La gufata per una
giusta causa più micidiale e fulminea che io abbia mai tirato
Qualcuno potrebbe chiedersi se limito il mio fangirlismo
a quando vedo Massa indossare tute dai colori particolari, generalmente
inneggianti alla bandiera del Brasile, e la mia risposta è NO. Nel corso di un
pomeriggio poco successivo al miglior tempo di Chilton decisi di fare
un’eccezione, stabilendo che la gara automobilistica più importante al mondo
disputata il 25 maggio 2014 non era la Indy 500 bensì il gran premio di
Montecarlo.
La gufata più micidiale, a cui faccio allusione, è ancora
reperibile sul mio profilo twitter e risale a quando Bianchi si trovava in 10^
posizione, ma avrebbe dovuto essere arretrato di 5 secondi per una penalità.
Affranta dal fatto che i primi punti della Marussia fossero sul punto di
sfumare proprio in quel momento, scrissi su twitter che desideravo con tutta me
stessa che qualcuno dei piloti che erano davanti si ritirasse o andasse a
sbattere. Un nanosecondo più tardi, Magnussen e Raikkonen accontentarono il mio
desiderio, consentendomi di continuare a fangirleggiare.
Confesso che, dopo la gara, stavo per commentarla online
con le testuali parole “Bianchi è un uomo da sposare” e ho dovuto impegnarmi
profondamente per trattenermi dal premere Invio.
Va da sé che ritengo i punti conquistati dalla Marussia
come l’evento più importante capitato tra il 2010 e il 2014.
Bonus: nel momento in cui per la penalità di cui sopra
Bianchi fu declassato da 8° a 9°, per la prima volta nella mia vita pensai che
tutto sommato aver eliminato il sistema di punteggio 2003-2009 e averlo
sostituito con quello che attribuiva punti ai primi 10 classificati fosse stata
un’ottima decisione.
Doppio bonus: quell’evento si può considerare una sorta
di “mini crashgate involontario” in quanto Raikkonen ebbe a che fare con
Magnussen perché prima era stato coinvolto in un incidente proprio con l’altra
Marussia di Chilton.
Who’s that guy?
Will Stevens esordì al gran premio di Abu Dhabi 2014 al
volante di una Caterham e, in un intricato giro di pitstop, Alonso si ritrovò
dietro di lui. Stupendosi che Stevens non si comportasse come un doppiato pur
non essendolo, Fernando si mise a sbraitare via radio chiedendo delucidazioni
su chi fosse il pilota che aveva davanti (il che mi portò a pormi dei dubbi:
non avrebbe dovuto sapere chi c’era al volante della Caterham??) e, quando gli
dissero che era Stevens, disse che, essendo un debuttante, aveva ancora molte
cose da imparare.
In effetti è proprio così, ma a quanto pareva le stava
imparando da Petrov...
Bonus: prima di passare alla Caterham, Stevens era la
riserva di Rossi alla Marussia.
I meccanici Lotus
che ridevano mentre la vettura di Maldonado andava a fuoco
Finita la partnership tra Lotus e Renault, nel gran
premio conclusivo della stagione 2014, i meccanici della Lotus (team che si è
dimostrato nel corso degli anni piuttosto trollone, superando in qualche
occasione il limite della decenza) si sono lasciati andare a una gran risata
mentre il motore dell’auto di Maldonado (scusate, volevo dire la power unit)
andava in fumo.
Per quanto l’affermazione successiva di Pastor al
microfono di Stella Bruno, secondo cui “finalmente” la macchina l’aveva
lasciato a piedi, sia presumibilmente un neologismo imparato da Barrichello
quando erano compagni di squadra (probabilmente con il significato di “infine”
o “alla fine”), è ugualmente epica.
Bonus: nell’ultimo gran premio stagionale del 2014 era
stato Grosjean ad essere abbandonato dalla vettura per il cedimento del motore.
L’abbraccio
strappalacrime tra Hamilton e Rosberg
Il mondiale 2014 si concluse così: con la Mercedes che
ancora una volta dava la prova (come se non fosse già accaduto più volte nel
corso dell’anno) della sua grande(?) e inequivocabile(?) affidabilità. Fu
strappalacrime il momento in cui Rosberg scelse di rimanere in pista, facendosi
superare da tutti tranne che dalle Caterham, così come fu strappalacrime il
momento in cui andò ad abbracciare il neo-campione del mondo Lewis Hamilton.
Una sorta di epoca si concluse così, con il mondo che si
chiedeva se quello che era accaduto avesse finalmente(?) relegato Rosberg
nell’universo delle seconde guide.
C’erano altri, nel frattempo, che si auguravano che nel
2015 potesse esserci ancora competizione tra i due... e possibilmente che non
fossero gli unici due candidati al titolo.
Per chiudere in
bellezza, tutte le volte in cui una Caterham o una Marussia è arrivata in Q2
Dopo lunghe ricerche, l’elenco completo dovrebbe essere
questo:
-Heikki Kovalainen, Lotus/Caterham 15° (Gran Premio di
Malesia 2010)
-Timo Glock, Virgin/Marussia 16° (Gran Premio di Malesia
2010)
-Heikki Kovalainen, Lotus/Caterham 15° (Gran Premio di
Spagna 2011)
-Heikki Kovalainen, Lotus/Caterham 17° (Gran Premio di
Gran Bretagna 2011)
-Heikki Kovalainen, Lotus/Caterham 17° (Gran Premio del
Belgio 2011)
-Heikki Kovalainen, Caterham 17° (Gran Premio del Bahrein
2012)
-Heikki Kovalainen, Caterham 17° (Gran Premio d’Europa
2012)
-Giedo Van Der Garde, Caterham 15° (Gran Premio di
Montecarlo 2013)
-Giedo Van Der Garde, Caterham 14° (Gran Premio del
Belgio 2013)
-Jules Bianchi, Marussia 15° (Gran Premio del Belgio
2013)
-Max Chilton, Marussia 16° (Gran Premio del Belgio 2013)
-Kamui Kobayashi, Caterham 15° (Gran Premio d’Australia
2014)
-Jules Bianchi, Marussia 12° (Gran Premio di Gran
Bretagna 2014)
-Max Chilton, Marussia 13° (Gran Premio di Gran Bretagna
2014)
-Jules Bianchi, Marussia 16° (Gran Premio d’Ungheria
2014)
-Jules Bianchi, Marussia 16° (Gran Premio del Belgio
2014)
Tutte queste occasioni meritano di essere ricordate negli
anni che verranno e prontamente rievocate e questi piloti, in particolare
Kovalainen che è il leader incontrastato degli accessi in Q2, meritano di
essere ricordati come i più significativi piloti dei primi anni 2010.
Questo riepilogo è di proprietà della sua Autrice©, che l’ha
scritto sia per F1GC sia per il proprio blog, illuminato dalla grazia e dalla
leggiadria della Sacra Cenerentola, che mi ha illuminata nel corso degli anni,
quando era guidata da piloti badass che andavano incontro a una 20esima
posizione con maggiore entusiasmo di quanto i piloti di testa andassero ad
affrontare un sorpasso.
Ho un Bonus sul bonus relativo al 20ennale di Schumacher. Mentre Mazzoni scoccava la sua gufata, Ivan Capelli non fu da meno. Grazie a tutta la sua grande esperienza da pilota di Formula 1, gli pareva strano che il grande campione del mondo avesse voluto cambiare casco ( anche se casco commemorativo! ) ... perchè si sa che cambiare casco porta sfortuna!
RispondiElimina:D Con un bagaglio di gufaggine del genere già mi stupisco che sia riuscito a partire
OH-MY-DANISMILE! O.O Ci mancava solo che aggiungesse "in becco al gufo". XD
RispondiElimina#GrandeMazzoni.
#GrandeCapelli.
Nel dubbio anch'io, nel mio piccolo, da quel giorno mi sono sempre rifiuta di cambiare casco :P Sia mai che la gufata abbia un raggio d'azione più esteso di quello che già immaginiamo avere...
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