Sono già passati ormai tre anni dal 23 Ottobre 2011, il
giorno in cui Marco Simoncelli ci lasciò e credo che sia più che opportuno
spendere qualche parola.
Stavolta non sarà un discorso da tifosa o da
appassionata: contrariamente a molti appassionati di Formula 1, non ho mai
avuto un interesse altrettanto intenso per il motociclismo, forse dovuto al
fatto che, quando iniziai a seguire la F1, il motomondiale non veniva nemmeno
trasmesso in TV e che, quando iniziarono a trasmetterlo e i miei parenti a
guardarci, nell’epoca in cui Valentino Rossi era un giovane pilota emergente,
in realtà lo trovavo anche abbastanza noioso, sia perché le gare non mi
appassionavano sia perché il fatto che si parlasse solo ed esclusivamente di
Rossi e che tutta l’attenzione fosse sempre concentrata su di lui mi annoiava
alquanto.
Il mio “interesse teorico” per il Motomondiale sorse
molti anni più tardi. Era il periodo 2007-2008 o giù di lì, io avevo sui 19-20
anni e all’epoca a mio nonno piaceva molto. Seguiva sia la 125, sia la 250 sia
la MotoGP, forse un po’ meno la MotoGP delle altre serie perché nel primo
pomeriggio magari non era a casa, ma credo che la 125 e la 250 non se la
perdesse mai una volta, accendendo anche la TV con delle mezze ore o dei tre
quarti d’ora d’anticipo. Andando a pranzo dai miei nonni praticamente ogni
domenica, mi capitava spessissimo che, quando andavo là, ci stesse guardando.
Arrivando da loro verso le 12.20 o 12.30 e andando via verso le 14.00 o 14.30 o
giù di lì, era abbastanza raro per me vedere le gare della MotoGP al completo,
però poi magari mi informavo sui risultati (cosa che al giorno d’oggi non
faccio più da tempo immemorabile). La 250 invece, nonostante adesso io non
abbia nemmeno la più pallida idea di quali piloti corrano in Moto2, mi capitava
di vederla abbastanza spesso e quasi conoscevo meglio i piloti della 250 che
quelli della MotoGP, in cui ho sempre saputo chi erano solo quelli principali.
Il primo ricordo che ho di Marco Simoncelli? Questo credo
che non me lo dimenticherò mai. Eravamo a tavola, all’epoca io ero proprio di
fronte alla TV, e come al solito c’era la TV accesa su Italia 1. La gara della
250 stava per finire ed era in corso un’accesa lotta per la leadership tra
Bautista e Simoncelli, che si toccarono e caddero all’ultimo giro. Ricordo che
quel giorno ci facemmo qualche risata quando poi vennero inquadrati mentre si
abbracciavano, dopo la caduta.
Tra l’altro quando più tardi per la prima volta vidi un’inquadratura
di Marco senza casco, ricordo che spalancai gli occhi e commentai qualcosa tipo
“ma questo che caspita di pettinatura ha?”.
Dopo il suo passaggio in MotoGP, di Simoncelli come
pilota ricordo poco e niente. Ormai il mio “interesse teorico” per il
motomondiale si era totalmente spento, sia perché ormai non c’era più mio nonno
a guardarlo sia perché quando passammo al digitale terrestre da casa mia l’antenna
non ricevette per un bel po’ di tempo il canale che trasmetteva il campionato.
Non credo di poter dire molto sulle qualità di Marco come
pilota, sia perché non l’ho seguito quando è arrivato nella classe regina del
motomondiale, sia perché comunque le mie competenze in fatto di motociclismo
sono piuttosto scarse. Una cosa, però, me la ricordo e me la ricorderò per
sempre: era uno dei pochi piloti che in TV si vedevano spesso anche in
programmi che non avevano niente a che vedere con i motori e, in quelle
situazioni, mi aveva sempre colpito per la sua simpatia. Non c’è da
sorprendersi se tre anni fa anche molte persone che non seguivano il MotoGP
rimasero sconvolte dalla sua morte.
Era il periodo in cui non ricevevo Italia 1. Non so
nemmeno dire che cosa feci quella mattina. Quello che è certo è che avevo a
malapena idea che ci fosse il Motomondiale, quel weekend. Andai a pranzo da mia
nonna insieme ai miei genitori e, quando tornammo a casa, mi misi subito a
studiare per un esame universitario, perché poi un paio d’ore più tardi dovevo
andare alla festa di compleanno del mio cuginetto.
Ricordo che a un certo punto abbandonai i libri per andare
in bagno. Quando uscii dal bagno, mi affacciai un attimo sul soggiorno. Mio padre
era davanti alla TV, o meglio, davanti al televideo. Ero soprappensiero, quando
mi disse, all’improvviso, “è morto Simoncelli”.
Quelle parole, testuali, ci misero qualche secondo di
troppo per arrivare a destinazione. Ancora soprappensiero, per qualche istante
non capii. Gli chiesi, quasi distrattamente, “cos’hai detto?” Proprio mentre
glielo chiedevo, realizzai che la mia domanda non aveva senso, perché in realtà
avevo capito benissimo. E all’improvviso provai un grande senso di vuoto,
perché al di là del fatto che il Motomondiale non era mai stato in cima ai miei
interessi, quelle volte in cui l’avevo seguito c’era un must: nelle lunghe
attese prima del gran premio arrivava sempre il momento in cui inquadravano un
ragazzo con un’immensa cascata di capelli. Sorrideva sempre, e il suo mi era
sempre sembrato un sorriso genuino, come se ne vedono pochi in certi ambienti. È
un sorriso che non dimenticherò mai.
Milù Sunshine
(Articolo scritto sia per il mio blog sia per il forum F1GC)
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