venerdì 3 aprile 2020

Australia 1986 con i piloti di oggi

Questo racconto mi è stato ispirato dal fatto che l'altro giorno sul canale youtube della Formula 1 sia stato postato il GP in cui Mansell, Piquet e Prost arrivarono in tre in lotta per il titolo. Mi sono immaginata i piloti contemporanei in quell'evento degli anni '80.

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Il tracciato di Adelaide non era molto lungo, ma era incredibilmente tortuoso. Completarlo significava percorrere innumerevoli volte quelle strade, arrivando quasi al limite delle due ore. Metteva a dura prova le monoposto, i motori, ma soprattutto le gomme, che potevano essere fondamentali al fine del risultato.
Era l'ultimo gran premio della stagione, quello che assegnava il titolo mondiale, al termine di una stagione molto combattuta e con più di un pretendente. Erano arrivati in tre in lotta per il campionato a quell'ultimo evento della stagione, due compagni di squadra e un terzo incomodo, per un finale di stagione sulla carta piuttosto scoppiettante, anche se era facile prevedere che in qualche remoto angolo del mondo fosse un evento destinato ad essere ignorato. Per esempio in Italia in pochi si sarebbero alzati alle cinque di mattina, sapendo che le Ferrari di Nico Hulkenberg e Brendon Hartley non potevano lottare nemmeno per un misero gradino più alto del podio.
"Forse nemmeno per quello più basso" ricordava di avere pensato Sebastian, accarezzandosi i folti baffi, prima di infilarsi il casco e di calarsi nell'abitacolo della Williams numero 5. "È incredibile come quella che un tempo era la scuderia più importante del mondo faccia a malapena da contorno, mentre le Williams, le McLaren e le Lotus possono competere per la vittoria."
Quanto tempo era passato da quelle riflessioni che adesso gli apparivano di poco conto? Perché gli tornavano in testa? Forse perché, se la gara fosse stata la lotteria che era sembrata fino a quel momento, almeno Hartley, l'unico ferrarista ancora in pista, avrebbe addirittura trovare il proprio spazio nel mondo?
Era passato troppo tempo, decise Sebastian. Dopo che il mondiale era terminato così bruscamente, non aveva che una cosa da fare, proprio quella che gli aveva suggerito uno dei suoi colleghi meno altolocati che, curiosamente, in quel momento si trovava ancora in pista.
Si erano incrociati per caso prima della gara, prima ancora del momento in cui Sebastian aveva formulato quel pensiero sulla Ferrari. Il pilota della Zakspeed - una scuderia molto interessante e pittoresca, anche se stava sul lato che non contava della griglia di partenza - che lo detestava cordialmente e gli aveva promesso che, se un giorno fosse diventato un opinionista televisivo, avrebbe passato il proprio tempo a criticarlo, l'aveva fissato a lungo, poi aveva osservato: "Secondo me faresti bene a liberarti di quei baffi."
Sebastian aveva spalancato gli occhi per lo stupore.
"I baffi?"
"Sì, la peluria varia porta sfortuna!"
"Questa non è 'peluria varia', sono due splendidi baffi eleganti!" aveva osservato Sebastian, "Due baffi da gentleman inglese che ogni giorno beve il tè alle cinque in compagnia della moglie."
Né lui né sua moglie erano inglesi, ma gli piaceva calarsi nella parte e bere tè fumante sognando di essere un giorno proclamato baronetto per meriti sportivi, cosa che a quel backmarker che guidava la Zakspeed non sarebbe mai accaduta. Jolyon Palmer sarebbe diventato davvero un opinionista televisivo, Sebastian ne era certo.
Pensando ancora a lui, incrociò Fernando che girava avanti e indietro per la pitlane nella sua tuta nera, imprecando contro il motore che l'aveva lasciato a piedi una mezz'ora prima.
"Ma un giorno le cose cambieranno!" dichiarò. "Un giorno guiderò la McLaren Honda e vincerò finalmente il mondiale! Anzi, vincerò quei tre mondiali che ho sempre sognato di vincere! Allora quel fallito di Jolyon Palmer si pentirà di essere stato sulla mia strada!"
Se Sebastian non fosse stato solito duellare aspramente con Fernando in pista, sarebbe andato immediatamente a stringergli la mano, complimentandosi con lui per quella sparata completamente a caso contro Jolyon. In quel momento, tuttavia, aveva una cosa importante da fare. Si sarebbe fatto una doccia per schiarirsi le idee, poi, se non si fosse ravveduto all'improvviso, avrebbe proceduto con un'azione plateale.
Mentre correva a destinazione, si scontrò contro uno dei piloti della McLaren, al quale caddero i preziosi oggetti che teneva in mano, un accendino e un pacchetto di sigarette.
Kimi si chinò a raccogliere tutto, borbottando qualcosa nella sua lingua da tagliaboschi. Poi si rialzò e, dall'alto del suo splendore, si mise a imprecare contro la poca tenuta delle gomme. Quella era una prova: Kimi portava da sempre un grosso paio di baffi alla Asterix, quindi era vero, la peluria facciale era causa di disgrazie e di forature, Palmer aveva ragione! Forse Kimi avrebbe fatto bene a darsi anche una spuntatina ai capelli, invece di starsene lì a fumare così come se niente fosse, ma non importava più, ormai era un vecchio pensionato e c'era ben poco che potesse fare.

Che storia maledetta era quella?! Lewis si era presentato ad Adelaide con la certezza che sarebbe stato molto difficile rievocare i successi della Brabham, con Sebastian in testa al mondiale e Daniel pronto a dare battaglia a entrambi. Poi era accaduto un evento miracoloso: una foratura l'aveva messo fuori gioco. Così poteva andare a farsi consolare da quella racchia di sua moglie...
A Lewis venne quasi da sorridere a pensare a quanto si fosse arrabbiato Sebastian quando aveva criticato l'aspetto esteriore di Hanna. Gli aveva promesso che, se un giorno fosse stato disputato un gran premio in qualche location intrigante tipo l'Azerbaijan, l'avrebbe sfidato a duello senza nemmeno scendere dalla vettura, magari approfittando di un ingresso della safety car. Lewis aveva dovuto ricordargli che correvano nella Formula 1 del 1986 e, nella Formula 1 del 1986, non entrava la safety car come se fosse stato il campionato di Indycar.
Hanna non era una racchia, in realtà, ma il suo aspetto comune non eguagliava la bellezza di Sebastian. Era uno degli uomini più belli che Lewis avesse mai visto e gli sarebbe piaciuto tanto, prima o poi, confidargli quello che pensava in realtà, ma non era mai capitato il momento giusto. Chissà, avrebbe potuto addirittura suggerirgli di sbarazzarsi dei baffi e, se proprio voleva, di lasciarsi spuntare una barba incolta...
Ad ogni modo, quello era un dannatissimo finale di stagione con fregatura, perché la foratura di Sebastian l'aveva costretto a prendere precauzioni e a fermarsi per un pitstop. Era andato tutto molto bene e, con le coperture nuove, poteva andare a inseguire Daniel e sognare di asfaltarlo, ma appunto, perfino le gare lunghe tanto quella di Adelaide terminavano prima o poi e il momento di passare sotto la bandiera a scacchi era sempre più vicino.
Lewis aveva assoluto bisogno di superarlo, se voleva vincere quel titolo. E desiderava vincere il titolo con tutte le sue forze, altro che lasciare tutto nelle mani di Daniel.
Non ci fu niente da fare. Daniel si appropriò della vittoria della gara e di quella del titolo e, a peggiorare la situazione, Lewis avrebbe dovuto salire sul podio e magari anche fare il trollone o addirittura bere dalle scarpe puzzolenti del suo collega. Per fortuna con loro ci sarebbe stato Hartley, che era arrivato terzo in nome della representation dei piloti Ferrari. Dopo avere atteso con pazienza che terminasse la gara a sua volta, lo attesero sul retro del podio. Brendon apparve, nella sua tuta rossa e con i suoi lunghi e fluenti capelli da surfista. Il pilota della Ferrari numero 28 sembrava proprio un cantante pop!
Daniel, nel frattempo, rideva da solo, accarezzandosi i capelli. I suoi ricci scuri erano acconciati come a formare un perfetto nido per le cornacchie. Chissà se se li lavava con più frequenza di quella con cui si lavava i piedi. In un altro momento gliel'avrebbe senz'altro chiesto. Adesso, però, doveva presenziare sul podio, sperando che accadesse un miracolo e che per qualche ragione Daniel venisse squalificato all'ultimo minuto.
Non accadde nulla di tutto ciò. Anzi, Daniel si mise a chiacchierare così come se niente fosse.
"Non pensi, Lewis, che oggi abbiamo avuto un gran culo?"
"Mhm... e perché mai?"
"Perché Sebastian ha forato una gomma all'improvviso, levandosi dalle scatole."
"Sì, ma sei tu quello che ha vinto il mondiale, quindi sei tu quello che ha culo" dichiarò Lewis. "Anzi, sai cosa ti dico? Che Sebastian non si fosse ritirato, non avresti avuto possibilità di vittoria. Mondiale falsato!"
Daniel rise.
"Dai, Lewis, non sei credibile. Non è da te indignarti perché un altro non ha vinto il mondiale."
"Mi indigno eccome" replicò Lewis. "Non avresti dovuto vincere tu. Sebastian era il mio secondo preferito, dopo me stesso."
"Non si direbbe, visto che non avete fatto altro che scannarvi tra di voi per un anno, incuranti del fatto che potessi metterlo in quel posto a tutti e due."
Per fortuna iniziarono gli inni nazionali, quindi Daniel fu impossibilitato a parlare ulteriormente. Poi venne la consegna dei trofei e l'apertura delle bottiglie di champagne.
Quando Daniel iniziò a slacciarsi le scarpe, Lewis comprese che la sofferenza non era ancora finita. Il suo collega allungò una scarpa piena di champagne a Brendon, che iniziò a trangugiare con gusto, mentre l'altra la porse a Lewis, che rifiutò. Daniel gli spruzzò in faccia il liquido, strappandogli un urlo.
"No, Dan, smettila, per colpa tua mi verrà un attacco micidiale di dissenteria!"
Doveva assolutamente lavarsi. Doveva farlo al più presto. Purtroppo c'era ancora la conferenza stampa da sopportare, ma prima o poi sarebbe stato un cittadino libero e avrebbe potuto andare a infilarsi in una vasca idromassaggio a depurarsi dalle impurità. Si sarebbe lavato le lunghe treccine, che portava spesso sciolte sulle spalle, si sarebbe fatto una maschera facciale, si sarebbe infilato qualcosa di elegante (per esempio un paio di pantaloni da tuta che mostrassero il pacco e una camicia sbottonata che gli consentisse di tenere i pettorali e gli addominali ben esposti al vento), poi sarebbe andato a proporre al suo compagno di squadra di mettere una pietra sopra ai loro dissapori.

Dopo la doccia, Sebastian si era rasato i baffi. Il suo volto privo di peli gli aveva fatto uno strano effetto, ma aveva pensato che potesse permettergli di iniziare una vita completamente nuova.
Si fermò a domandare a uno dei pilotini della Minardi che cosa ne pensasse di lui.
Charles non gli diede molta soddisfazione. Si mise a parlare di quanto la sua monoposto gli desse poche soddisfazioni e di quanto non gli permettesse di mettersi in luce.
"Insomma, io sono un predestinato, mentre Antonio è uno qualsiasi, eppure sembriamo solo due minardisti senza speranze. Io pensavo che avrei addirittura potuto vincere una gara, prima o poi."
"Ah ah, la Minardi che vince un gran premio." Quel pensiero era divertentissimo. "È quasi più probabile che possa vincere io in un'altra vita con una vettura faentina dopo che sarà comprata da una multinazionale degli energy drink e rinominata in Toro Rosso che tu al giorno d'oggi."
Charles spalancò gli occhi.
"Sebastian, come ti vengono delle idee così folli? Altra vita? Energy drink? Toro Rosso? Vittorie?!"
"Sì, mi piacerebbe vincere nello specifico il gran premio di Monza su una vettura del genere."
"Io invece in un'altra vita vorrei vincerlo su una Ferrari mentre tu ti insabbi e vai a schiantarti contro una vettura rosa di origini vagamente indiane."
"Anche tu a idee folli non sei messo molto bene, lasciatelo dire..."
"Deve essere Antonio che mi mette in testa queste idee strane." Charles si allontanò di punto in bianco, canticchiando a bassa voce: "Sono un predestinato. Pre-de-sti-na-to. Mentre Sebastian è un prepensionato. Pre-pen-sio-na-to. Prepensionato con dei baffi orrendi."
Baffi orrendi?!
"Ehi, bimbo, non ho più i baffi!" esclamò Sebastian, sconsolato da una simile esternazione.
Charles non lo ascoltò nemmeno.
Sebastian scosse la testa.
"I ragazzini di oggi..."
Qualcuno, dietro di lui, gli diede una vigorosa pacca su una spalla.
"Concordo, Sebby, i ragazzini di oggi non stanno concludendo nulla di sensato. Credo che dovremmo rimetterli in riga tutti quanti e insegnare loro come si sta al mondo... ehi, ma sei senza baffi!"
"Sì" replicò Sebastian, gelido, mentre Lewis lo fissava con i suoi occhi da furbetto. "Sono senza baffi, hai qualche problema?"
"Sei così fottutamente sexy."
Sebastian avvampò.
"Lo pensi davvero?"
"Certo, sei bellissimo. Magari se al posto di quella T-Shirt bianca da pigiama ti mettessi una camicia e la tenessi slacciata, potresti valorizzare di più il tuo aspetto, ma sei piuttosto carino anche così."
"Va tutto bene, Lewis? Non è da te fare discorsi di questo genere. Di solito, quando parli con me, o mi insulti o mi prendi in giro."
"È stato un errore terribile" replicò Lewis. "Avremmo dovuto coalizzarci contro i piloti delle altre scuderie, impedendo a Daniel e al suo nido di cornacchie di batterci. Avrei tanto voluto che tu non avessi forato quella gomma."
"Anch'io avrei voluto vincere il mondiale" ammise Sebastian, "Magari farlo ex-equo con te sarebbe stato bello..."
Era incredibile come dopo un anno di tensioni tra di loro fosse tornata improvvisamente l'armonia grazie alla rasatura di un paio di baffi e a un apprezzamento fisico.
Sebastian e Lewis si abbracciarono.
"Ehi, ti va di prendere un tè insieme, uno di questi pomeriggi, alle cinque?" propose Lewis.
A Sebastian rimbalzò il cuore nel petto.
"Sì, che idea meravigliosa! Ho sempre desiderato essere un gentleman inglese per un giorno!"

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In questa fan fiction ho immaginato i piloti citati sulle seguenti vetture:
- Sebastian Vettel sulla Williams numero 5 (guidata nel 1986 da Nigel Mansell)
- Lewis Hamilton sulla Williams numero 6 (guidata nel 1986 da Nelson Piquet)
- Daniel Ricciardo sulla McLaren numero 1 (guidata nel 1986 da Alain Prost)
- Kimi Raikkonen sulla McLaren numero 2 (guidata nel 1986 da Keke Rosberg)
- Brendon Hartley sulla Ferrari numero 28 (guidata nel 1986 da Stefan Johansson)
- Fernando Alonso sulla Lotus numero 12 (guidata nel 1986 da Ayrton Senna)
- Jolyon Palmer sulla Zakspeed numero 14 (guidata nel 1986 da suo padre Jonathan)
- Charles Leclerc sulla Minardi numero 24 (guidata nel 1986 da Alessandro Nannini)


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