venerdì 22 novembre 2013

Dedicato a quel ragazzino col casco rosso che prenderà un'altra strada...

Il primo ricordo è un po' strano. Doveva essere il 2004, seguivo la Formula 1 da più di dieci anni, ma avevo un'idea approssimativa di chi fossero i piloti. Conoscevo i loro nomi, ma ad interessarmi erano soprattutto i più famosi. C'erano i fratelli Schumacher, Coulthard, Montoya, Barrichello e Raikkonen... per me la Formula 1 ruotava più che altro intorno a loro. Gli altri li vedevo un po' come personaggi di contorno. E poi c'era lui, un pilota della Sauber con aria da ragazzino. Ricordo che non sapevo nemmeno la sua nazionalità, dall'accento mi sembrava spagnolo. Fu mio padre a farmi notare che era brasiliano.

Il secondo ricordo è molto più strano. C'era una mia amica che seguiva la Formula 1 da poco, a cui di tanto in tanto (o meglio, spesso) inviavo per email le foto dei piloti che trovato su Google. Era l'estate del 2005. Le mandai una foto di un pilota con l'aria da ragazzino. Le scrissi "questo è Massa, il pilota che il prossimo anno prenderà il posto di Barrichello in Ferrari". Doveva essere finita lì, ma in realtà non andò proprio così.

Felipe Massa arrivò in Ferrari nel 2006. Era un'epoca in cui non avevo più colori, così come non ne ho ora: non ho una squadra del cuore, ho sempre preferito le persone alle etichette con un marchio. Faccio bene, faccio male? non lo so. So solo che chiunque altro, con la stessa tuta addosso, mi farebbe un effetto diverso. Tornando a noi, comunque, per me era solo un pilota come tanti. Era giovanissimo, più giovane di quanto sia io adesso. Aveva un intero futuro davanti e non avevo idea di quanto a lungo sarebbe rimasto in Ferrari. Se devo essere sincera, nemmeno me lo chiedevo.
Poi arrivò quella prima gara. Arrivò quel testacoda in Bahrein. Arrivarono le critiche dei miei parenti, con i quali ero seduta a tavola, a casa dei nonni. Non furono critiche all'episodio in sé. No, si spinsero a dire che, solo perché era successo quella volta, sarebbe successo tutte le altre volte. Se capitasse oggi me ne fregherei: a seconda di chi vince fanno presto a cambiare punti di vista. All'epoca decisi di obiettare che da una gara non si poteva certo stabilire cosa sarebbe successo in futuro.

Poi arrivò il primo podio. C'era un ragazzino dall'aria smarrita che non si allontanava mai dal compagno di squadra, Schumacher che era stato il mio idolo d'infanzia. Fu lì che scattò la scintilla, un altro genere di scintilla.
Seguivo la Formula 1 fin dalla mia prima infanzia, quando per me i piloti erano solo nomi e avevano l'aspetto delle vetture che guidavano. Quel giorno, per la prima volta, un pilota mi colpì per quello che era quando la gara finiva.
"Il mio intuito non sbaglia" dissi quel giorno di agosto in cui, all'Instanbul Park, dopo la prima pole conquistò anche la prima vittoria.
Purtroppo non riesco a ricordarmela come prima vittoria del pilota che tifo. Se ripenso al passato, non mi viene in mente il gran premio di Turchia, ma quello del Brasile.
E' stato un sogno a occhi aperti, per me. Credo anche per lui, che la descrive come la gara più bella della sua carriera.

Poi arrivò il 2007, un susseguirsi di alti e medio-bassi. Ho festeggiato per tre vittorie, ho storto il naso in qualche caso, ci sono rimasta male quando in Brasile non aveva di nuovo la tuta verde-oro. Purtroppo gli sponsor si erano lamentati, un anno prima...
Nel complesso non fu così male come stagione, dal suo punto di vista. Mi dispiacque quando fu chiaro che il mondiale si sarebbe giocato tra il Nightmare Team (Alonso & Hamilton) e Raikkonen.

Se non altro nel 2008 ho provato un certo senso di rivincita. Certo, sono anche stata alquanto infastidita da chi l'aveva sempre snobbato che ora iniziava a sostenere di essere sempre stato convinto delle sue potenzialità. Sono gli stessi che qualche anno più tardi dicevano che i suoi tifosi non erano degni di seguire la F1.
Sei vittorie, alcune più belle, altre meno belle... e quel finale di stagione così spettacolare. Il gran premio del Brasile, di cui ho già parlato più di una volta, è stato uno dei più emozionanti che io abbia mai visto in tutta la mia vita e quei 38 secondi da campione del mondo sono stati i 38 secondi più lunghi della mia vita.
Me lo sono rivista una tarda serata-inizio della notte, nel febbraio del 2012. Ho pianto dall'inizio alla fine, e non sto scherzando. Non ho pianto per il risultato in sé, ma per tutto quello che è venuto dopo.

Infatti arrivò il 2009. Le buone speranze si dissolsero non appena fu chiaro che prima la Brawn GP e poi la Redbull erano destinate ad avere qualcosa in più, la Brawn GP (almeno in linea teorica) per il famoso buco, la Redbull che non aveva né il diffusore né il kers e veniva progettata a mano non si sa bene perché. E poi c'era anche un po' di sana sfiga. Le buone speranze comunque tornarono a intensificarsi qualche tempo dopo: okay, il mondiale era saldamente in tasca a qualcun altro, ma c'era la speranza di qualche risultato positivo. Arrivò il primo podio stagionale. Rimasi in attesa di una prima vittoria stagionale.

Non arrivò mai.

In un giorno di luglio mi accorsi fino in fondo di quanto in un istante tutto possa crollare. Prima di allora non avevo mai pensato che una molla di un chilo potesse quasi uccidere qualcuno. Prima di allora non avevo nemmeno mai pensato che una molla di un chilo potesse staccarsi dal retrotreno di una vettura e impattare sulla visiera del casco di un altro che sopraggiungeva. Penso che nessuno l'avesse mai pensato.
Quelli che seguirono furono giorni bui.
A poco a poco, comunque, tutto riprese a scorrere: Felipe si stava riprendendo e, chissà, forse i danni sarebbero stati addirittura meno gravi rispetto a quanto si pensava all'inizio e sarebbe tornato.

Poi venne il gran premio del Brasile. Ero appena uscita dalla doccia e mi piazzai davanti alla TV con i capelli bagnati all'inizio del collegamento, sulla Rai, per non perdermi nemmeno un istante di ciò che precedeva le qualifiche.
Qualcosa, dentro di me, mi faceva sospettare che si sarebbe fatto vedere. Fu un sogno rivederlo sorridere, sentirlo parlare... Ricordo quasi meglio lui che sventolava la bandiera a scacchi, il giorno dopo, rispetto al vincitore del gran premio.

Gli anni che sono seguiti non sono stati esattamente il meglio del meglio, ma qualche buon risultato c'è stato, di tanto in tanto. In ogni caso, per un vero tifoso, non dovrebbe avere importanza.
Mi spiego meglio: ovviamente è chiaro che una vittoria fa un gran piacere (almeno per quanto mi ricordo è così!), ma un vero tifoso dovrebbe continuare a sostenere, ovviamente con realismo e obiettività, il suo pilota preferito anche quando i risultati non sono in linea con quelli di un tempo.

Che altro dire?
Mhm... quest'anno speravo di nuovo nella tuta verde-oro, ma invece che una tuta del colore del casco stavolta avrà un casco del colore della tuta, per festeggiare il suo ultimo gran premio in Ferrari.
Quello che accadrà alla Williams nel 2014 e nel 2015 ancora non lo sappiamo, ma di per sé adesso non ha così tanta importanza. Quello che conta è vedere che, comunque sia andata in tutti questi anni, ci sia la voglia di ricominciare.
Chissà che laddove c'è meno pressione sui risultati le cose non possano davvero cambiare...

In ogni caso, come diceva Rob Smedley... WELL DONE SUNSHINE! *______*

FAMMI SOGNARE ANCORA! E so per certo che mi farai sognare, Felipe, perché anche solo la certezza che tu sia tornato, nel 2010, dopo tutto quello che era successo, è già di per sé un sogno.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per essere arrivato/a fino in fondo. Se vuoi, fammi cosa ne pensi con un commento. :-) Puoi farlo anche in maniera anonima.

Se sei capitato/a qui per caso ti invito a visitare il mio blog, in particolare le etichette "Commenti ai GP" e "F1 vintage".

Se invece mi leggi abitualmente e sei arrivato/a qui di proposito, ti ringrazio per l'apprezzamento e spero continuerai a leggermi.

Buon proseguimento di giornata (o a seconda dell'orario, di serata, o buona notte). <3

Milly Sunshine