martedì 5 settembre 2023

La sicurezza non è noia // GP Italia 2000

Parlando di Monza, credo sia doveroso ricordare il drammatico evento della stagione 2000, disputato il 10 settembre (peraltro anniversario della morte di Wolfgang Von Trips nel 1961 e dell'incidente di Ronnie Peterson, poi deceduto l'indomani, nel 1978), ultimo evento della stagione europea. Le Ferrari di Michael Schumacher e Rubens Barrichello scattavano dalla prima fila, tutto lasciava pensare a una grande occasione per la Rossa e nulla lasciava intuire che il risultato sportivo non sarebbe stato il principale argomento destinato a essere ricordato in quel fine settimana. Le McLaren seguivano in griglia terza e quinta con Mika Hakkinen e David Coulthard, in mezzo a loro la B.A.R. di Jacques Villeneuve, a seguire sesta e ottava le Jordan di Jarno Trulli e Heinz-Harald Frentzen, con un mezzo la Williams di Ralf Schumacher. C'era poi Giancarlo Fisichella sulla Benetton e decimo Pedro De La Rosa su Arrows, che pare essere rimasto quasi piantato alla partenza.
Diverse posizioni più indietro si è visto un botto e una Jaguar incidentata andare a fermarsi in via di fuga. Era Eddie Irvine, pare protagonista di un incidente con l'ex compagno di squadra Mika Salo, a bordo di una Sauber, proseguito regolarmente dopo la collisione, così come il suo compagno di squadra Pedro Diniz, coinvolto a qualche titolo nel contatto.

Poco dopo le telecamere hanno staccato all'improvviso per tornare davanti, dove Michael Schumacher leaderava davanti a Hakkinen, con sullo sfondo un groviglio incredibile. Sembrerebbe che si fosse aperto un varco tra Barrichello, che aveva fatto una partenza lenta e perso alcune posizioni, e Trulli, tra i quali Frentzen si era infilato.
Non c'era spazio per tutti, le due Jordan sono venute a contatto, una delle due ha colpito anche Barrichello, il quale ha poi cozzato contro Coulthard. Frattanto De La Rosa, che aveva raggiunto il gruppo, ha tamponato un'altra monoposto - la B.A.R. di Ricardo Zonta - e ha spiccato il volo, colpendo anche la Jaguar di Johnny Herbert e mancando per un soffio di atterrare sulla McLaren di Coulthard.
Colpito da una ruota che si era staccata dalla monoposto di Frentzen, il commissario Paolo Gislimberti, che di trovava in una posizione in cui ai tempi non c'erano abbastanza protezioni, è apparso subito in gravissime condizioni e, trasportato in ospedale, è stato dichiarato morto circa un'ora più tardi. I soccorsi erano avvenuti a gara in corso, con dieci giri alle spalle della safety car.

In attesa del restart, Michael Schumacher ha rallentato sensibilmente, con conseguente necessità di frenata da chi lo seguiva. Varie posizioni più indietro Jenson Button non se n'è accorto per tempo e per non colpire nessuno, si è buttato di lato andando a sbattere rischiando di finire contro una postazione dei commissari.
Per il pilota della Williams è stato ritiro poco dopo, mentre la gara proseguiva con M.Schumacher che allungava su Hakkinen. Jacques Villeneuve, sulla B.A.R., è rimasto terzo per qualche giro, fino al ritiro per problemi tecnici. È toccato al suo compagno di squadra Zonta mettersi in mostra e, dopo le prime soste di R.Schumacher e Fisichella, l'abbiamo visto lottare per una provvisoria terza piazza con la Arrows di Jos Verstappen, uscendone vincente dopo un intenso duello.
Se alcuni piloti in lotta per la zona facevano due soste, così non era per i due di testa, che si sono fermati per un solo rifornimento a gara inoltrata, mantenendo le loro posizioni a distanza. Ralf Schumacher ha chiuso terzo, con Fisichella attardato da un problema nella sua seconda sosta e precipitato nelle retrovie.

Verstappen e Zonta hanno portato a casa la quarta e la sesta piazza, risultati decisamente rispettabili, l'uno davanti e l'altro dietro alla Benetton di Alex Wurz. Salo e Diniz hanno chiuso settimo e ottavo, precedendo - mai vistohhhh kuestohhhh - le Minardi di Marc Gené e Gaston Mazzacane. Fisichella ha chiuso solo undicesimo, precedendo la sola Prost giunta al traguardo, quella di Jean Alesi - Nick Heidfeld era stato costretto al ritiro.
Michael Schumacher, Hakkinen e Ralf Schumacher sono saliti sul podio, festeggiando come se non ci fosse un domani. Non sapevano nulla della morte del povero commissario, notizia che hanno appreso ben dopo la fine anche della conferenza stampa. Durante questa, quando è stata menzionata la 41^ vittoria di Schumacher - tante quante ne aveva ottenute Ayrton Senna - arrivata dopo un periodo difficile e critiche della stampa, Michael è scoppiato a piangere così di botto, sorprendendo abbondantemente la metà di mondo che stava assistendo agli eventi. Ancora oggi si formulano teorie a proposito di cosa gli passasse per la testa.

Personalmente preferisco non commentare le emozioni altrui, perché il rischio di dire cose a sproposito è a mio parere fin troppo alto, basti pensare a come questo evento sia stato usato poco tempo fa per additare Max Verstappen che in occasione della sua 41^ non aveva mostrato alcuna emozione, il tutto senza mettervi intorno il benché minimo contesto.
Tutto ciò che posso fare è focalizzarmi su come ci fosse ancora tanto da fare per la sicurezza, perché per quanto i piloti sembrassero relativamente al sicuro, i commissari di percorso erano esposti a rischi che non potevano essere ignorati. Purtroppo una vicenda simile si sarebbe ripetuta soltanto pochi mesi più tardi al GP d'Australia 2001, con la morte di un altro commissario.
Fortunatamente in seguito episodi di questo tipo non si sono più ripetuti - un commissario è morto lavorando sul circuito in Canada nel 2013, ma durante la movimentazione di una monoposto con una gru al termine del gran premio, non per effetto di un incidente di gara - e speriamo vivamente non si ripetano mai più.

La sicurezza non è noia, nonostante ci sia chi sente il bisogno di crederlo.

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