venerdì 4 giugno 2021

I preconcetti che danno vita al tifoso medio

Questo post è una riflessione che nasce dopo una conversazione privata avvenuta qualche giorno fa, ma che a mio vedere non merita di restare confinato alle conversazioni private. Si tratta di ciò che a mio vedere costituisce la linea di demarcazione tra l'essere un tifoso/ appassionato medio e il diventare un tifoso/ appassionato attento e accultutato.
La riflessione nasce ripensando ai tempi in cui ero un'appassionata media. Citerò un esempio pratico: in quei tempi era da poco che un pilota di seconda generazione gareggiava in Formula 1. Pensavo che fosse il malehhhh assolutohhhh, che fosse notevolmente inferiore al compagno di squadra e che fosse stato messo lì solo ed esclusivamente per il cognome... nonostante i risultati mediamente superiori al compagno di squadra, uno dei piloti per cui simpatizzavo, peraltro, e i cui risultati mi apparivano esattamente in linea con la monoposto che guidava, oppure, in alternativa, speravo vivamente che migliorassero quando non era proprio al top.
Lo pensavo per una ragione: perché ricordavo altri figli d'arte del passato, ai quali attribuivo lo status di scarsi arrivati in Formula 1 solo per il cognome. Anche questo, tuttavia, non derivava da riflessioni concrete, ma dal fatto che ricordavo solo quello che mi faceva comodo e soprattutto mi fidavo di come questi altri venivano dipinti da chi, in teoria, ne sapeva più di me.
A causa del giudizio di altre persone su altri piloti, stavo giudicando un pilota che gareggiava in Formula 1 in un altro contesto storico e non ci trovavo niente di sbagliato. Perché a volte la cosa sbagliata non è quello che pensi in sé (alla fine quel figlio d'arte ha avuto davvero risultati quantomeno analoghi agli altri due che venivano screditati - il giudizio complessivo di quei tempi rimane comunque abbastanza inspiegabile, perché vi assicuro che non sto affatto parlando di piloti impresentabili, come invece li consideravo ai tempi), ma il perché lo pensi. O meglio, l'assenza di un perché.

Il preconcetto, di per sé, che sia positivo o negativo, non è a mio parere il modo migliore per dare un giudizio concreto. Purtroppo, finché non arriva il giorno in cui ci si sveglia, capita fin troppo spesso di ripetere a pappagallo cose sentite o lette da altri. Chi sono questi altri? Innanzi tutto cronosti, giornalisti e media in generale: il loro pubblico target è costituito in larga parte da tifosi medi e, avvenga questo in modo più o meno oggettivo, il loro lavoro consiste nel farsi capire in prevalenza da costoro.
In più ci sono quelli che, senza farlo per lavoro, comunicano con altri: autori amatoriali, blogger, frequentatori di forum, ecc... insomma, o tifosi medi o persone che, se vogliono avere qualche genere di interazione, finiscono spesso per avere a che fare con tifosi medi, e che comunque tendono a dover spiegare le stesse cose che vengono spiegate dai media ufficiali.
Cosa intendo per preconcetti? Essenzialmente le frasi fatte, quelle che avete sicuramente sentito o letto mille volte.
Se volete degli esempi, ve ne posso fare in abbondanza:
- Alonso è il vincitore morale dei mondiali 2010 e 2012;
- Massa non è più lo stesso da quando gli è arrivata la molla in testa;
- Vettel non è più lo stesso da quando è finito fuori nel suo gran premio di casa (forse immaginando di prendere una molla in testa);
- il gap tra Leclerc e Vettel è sempre rimasto costante da inizio 2019 a inizio 2020;
- Raikkonen porta l'Alfa Romeo oltre il limite mentre i risultati di Giovinazzi fanno pietà;
- Russell vincerà dieci titoli;
- Tsunoda ne vincerà almeno undici;
- Stroll è il pilota più scarso della Formula 1 contemporanea;
- Hamilton vince solo perché ha la miglior macchina, non come Schumacher che specie nel 2004 guidava una vettura inferiore;
- Albon non ha sfigurato accanto a Verstappen;
- Maldonado ha vinto un gran premio per via di un complotto;
- Ocon è un pilota scarso che non merita di stare Formula 1, ecc...

Quante di queste affermazioni avete sentito? Quante ne avete ripetute? Oppure quante volte, per puro spirito di contestazione, avete affermato il contrario di queste cose, senza prima rifletterci in proposito, dando per scontato che, siccome non vi piaceva questo modo di pensare o la persona che lo affermava, la verità dovesse essere diametralmente opposta?
Perché attenzione, non sto dicendo che l'appassionato acculturato è quello che contesta tutto e tutti. No, affatto. L'appassionato acculturato è quello che, per ciascuna delle affermazioni precedenti, può essere al 100% d'accordo, al 100% in disaccordo, pensare che la verità stia nel mezzo oppure di non avere abbastanza elementi per giudicare. Ad ogni modo, però, la sua opinione o assenza di opinione sarebbe frutto di un SUO ragionamento e non della volontà o di uniformarsi o di contestare il pensiero più riconosciuto a proposito di un fatto o di un pilota.
Mi spiego meglio: il tifoso medio è quello che pensa, a titolo di esempio, che Alonso sia il vincitore morale del mondiale 2010 perché la gente con cui ha parlato al bar gli ha detto di averlo letto sulla Gazzetta dello Sport, il tifoso acculturato può anche pensare la stessa identica cosa su Alonso, ma magari è capace di formulare una decina di argomentazioni (condivisibili o meno) frutto del suo pensiero e di esporle.
Allo stesso modo il tifoso contestatore medio potrebbe affermare che è una cavolata perché tutto quello che dice la gente al bar lo è, mentre un contestatore acculturato porterebbe a sua volta argomentazioni, sempre frutto del suo pensiero e delle sue analisi, per argomentare le proprie convinzioni.
Il limitarsi a ripetere o contestare affermazioni altrui, per il semplice credere che debba essere tutto giusto o tutto sbagliato, non porta molto lontano... e non per via di quello che altri potrebbero pensare di noi, ma per il nostro non volerci liberare del paraocchi.

Il paraocchi è il male. È quello che ci porta a perderci tante cose per il semplice fatto che non le riteniamo importanti. È quello che ci porta ad annoiarci quando non vediamo duellihhhh e sorpassihhhh per la prima posizione. È quello per cui ci lamentiamo di avere rischiato di addormentarci, invece di essere rimasti attenti a quel piccolo dettaglio che avrebbe potuto rendere la gara "noiosa" uno spunto di riflessione.
Oppure è quello che ci porta a farci il sangue amaro se non siamo d'accordo con la massa, sentiamo dentro di noi che sbagliano, ma quando proviamo a contestarli non ci vengono in mente argomentazioni sensate. Quindi non solo non riusciamo a costruire un dibattito, ma veniamo anche presi per i fondelli o considerati dei visionari.
Il paraocchi è la ragione per cui la nostra migliore amica telespettatrice occasionale per dieci anni ci nasconde di avere tifato per quel figlio d'arte, scarso come i figli d'arte precedenti, per paura del nostro giudizio (esatto, mi è capitato anche questo).
Una volta tolto il paraocchi, tutto diventa improvvisamente più sensato. Le frasi fatte ripetute a pappagallo appaiono finalmente come tali e a volte ti chiedi il perché di tanto accanimento, spesso gratuito, contro alcuni piloti (sì, anche quello che non ho messo nei preconcetti - e mi è costato davvero tanto trattenermi). Non solo, a volte è anche sulla base di frasi fatte del passato che certi nuovi preconcetti più recenti assumono una ragione, anche se non è lampante, anche se forse non ne siamo pienamente consapevoli.
Riflettete: lasciatevi guidare da voi stessi, non dalla voglia di seguire il pensiero altrui oppure di demonizzare la massa a prescindere.




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