giovedì 16 luglio 2020

Katherine Legge, il suo incidente e i commenti nonsense di un troll

Credo di avere già accennato, qualche tempo fa, al fatto che, a mio parere, ci fosse più apertura mentale nei confronti delle donne nel motorsport una quindicina d'anni fa di quanta non ce ne sia ora. Se non altro un tempo una donna nel motorsport per essere presa di mira doveva essere di altissimo profilo e a nessuno importava granché della prima Katherine Legge di turno (nonostante il fatto che, in realtà, è stata proprio lei la prima donna che, in questo secolo, ha vinto una gara di alto livello su una monoposto, nelle formule minori della Indycar, quindi il profilo non era proprio bassissimo).

Non saprei dire se c'è gente che lo fa solo ed esclusivamente per trolleggio, non lo metterei del tutto in dubbio, ma oserei dire che c'è modo e modo di atteggiarsi nella vita. Perché esiste un principio fondamentale, a mio parere, ovvero che c'è modo e modo di parlare delle donne nel motorsport. Ridicolizzare le vittime di infortunio in test o competizioni, in una scala di cultura tra il meno infinito e il più infinito, potete immaginare benissimo dove si collochi secondo il mio spassionato parere. Per fortuna comportamenti di questo tipo sembrano non essere particolarmente diffusi, ma il punto è che non lo dovrebbero essere affatto.

Qualora qualcuno volesse una contestualizzazione dell'accaduto, sto parlando di Katherine Legge, impegnata in un test dell'ELMS in un team tutto femminile, in cui fa pairing con Tatiana Calderon e Sophia Florsch. Nella giornata di ieri ha avuto un brutto incidente, nel quale ha riportato una frattura a una gamba per la quale è stata sottoposta a un intervento chirurgico e delle lesioni a un polso che si sono rivelate meno gravi rispetto al report iniziale. Spiegatemi voi se un fan normale dovrebbe sbeffeggiare una persona in queste condizioni così, just for fun, perché è donna quindi cogliamo pure la palla al balzo prima che l'occasione sfumi.

Giusto per chi non avesse le idee chiare, Katherine Legge non è una principiante senza esperienza come sembrava in quel post, ma è una quarantenne con alle spalle una carriera ventennale in serie automobilistiche di alto livello: ha gareggiato in Champs Car, Indycar, DTM, Formula E, IMSA e sicuramente anche da qualche altra parte. Il fatto di non essere una pluricampionessa, così come non lo sono tanti piloti che hanno gareggiato negli stessi campionati, non la rende incapace di guidare una vettura così, di colpo, dopo vent'anni di carriera. Questo concetto non dovrebbe essere così difficile da capire...

Ma d'altronde il soggetto che ha affermato che era ovvio che sarebbe finita così, dato che le donne non dovrebbero guidare mezzi che raggiungono quelle velocità, è lo stesso che qualche mese fa sosteneva che le ragazzine del motorsport non dovrebbero puntare a un futuro nella Ferrari Academy, quanto piuttosto andare a letto con lui, quindi forse sono io quella che ha aspettative troppo alte da parte degli utenti dei social network, anche quelli che hanno dimostrato il degrado più totale in passato. Il problema è che, quando si tratta di perseguire le proprie idee, magari anche sensate, c'è chi dà corda ai soggetti di questo tipo.

Questo tipo, infatti, ha pensato bene di scrivere la sua invettiva contro le donne nel motorsport e contro la Legge in risposta a un tweet di una delle sue compagne di squadra. Sta a voi indovinare quale. La cosa, ovviamente, è terminata con una polemica via Twitter a cui costei ha preso parte, venendo criticata per avere risposto a questo tizio. Il punto è che, per una volta nella vita, la Racing Goddess aveva smerdato uno che meritava di essere smerdato... e l'aveva fatto per la sua compagna di squadra e non per il suo tornaconto personale. Credo che bisognerebbe imparare una cosa, nella vita: che solo perché qualcuno ci sta sulle scatole, non è una buona idea dargli sempre contro, anche quando sta affermando cose di buon senso.

Con questo, non mi resta altro da fare che augurare a Katherine Legge di guarire il prima possibile e di tornare al più presto al volante. Per fortuna mi unisco al coro di tante altre persone che l'hanno fatto, un bel po' di personaggi del mondo del motorsport specie Made in USA compresi. E ricordo a questi soggettoni (i troll, intendo) che, forse, la questione della velocità in sé è l'ultima che tocchi il motorsport al femminile, o almeno quello della generazione di Katherine Legge. Non capisco perché si associ l'essere donna al dovere guidare una vettura più lenta, considerando che ai tempi della Legge la maggior parte delle donne del motorsport hanno fatto la storia correndo sugli ovali in Indycar...


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