lunedì 17 ottobre 2016

From Austin with love

Direi di evitare fin da subito i discorsi strappalacrime, perché il gran premio degli Stati Uniti, che si svolge ad Austin / Circuit of the Americas / COTA, è stato introdotto nel campionato di Formula 1 in tempi piuttosto recenti. Correva l’anno 2012, epoca molto vicina nel tempo... però curiosamente etichettabile a pieni titoli con la denominazione “ai tempi di Schumacher”.
Per l’esattezza il Gran Premio di Austin 2012 fu il penultimo gran premio della carriera di Michael Schumacher e l’ultimo in cui non conquistò punti. Era partito quinto dopo avere ottenuto il sesto tempo, ma giunse al traguardo diciassettesimo dopo che le gomme gli si erano trasformate in chewing-gum facendogli perdere una decina di posizioni in un solo giro. Oh, a proposito, c’è stata un’epoca in cui le gomme delle Mercedes si trasformavano in chewing-gum e tutti speravamo che potessero risolvere quel problema. Credo che in molti, al giorno d’oggi, rimpiangano quelle speranze, ma questo è un discorso che lascia il tempo che trova.
Curiosamente, nonostante soltanto quattro edizioni, il gran premio in questione è pieno colmo di retroscena imbarazzanti di ogni genere, quindi quale occasione migliore per ripercorrere quello che forse qualcuno di noi si è dimenticato? E quale occasione migliore per rimpiangere i bei tempi in cui avevamo dimenticato?

Le cronache narrano di una prima fila Redbull/McLaren, con Sebastian Vettel in pole e Lewis Hamilton secondo. Terzo c’era Mark Webber e quarto Romain Grosjean, ma Grosjean doveva essere retrocesso per la sostituzione del cambio. Poco male, direte voi. Invece no, si venne a creare un problema grande come una casa, perché una leggenda metropolitana narrava che, partendo dal lato sporco della pista, si potessero perdere una marea di posizioni, e infatti Hamilton venne superato in partenza da Webber (!!!) che partiva dal lato pulito. La partenza di Hamilton e di Webber, però, non importava a nessuno, perché nelle ore prima della gara era avvenuto un evento senza precedenti. Mandato Grosjean al posto in cui doveva stare, risaliva in quarta posizione Raikkonen, davanti a Schumacher, Massa, Hulkenberg, Alonso e... suvvia, a chi importa chi c’era dietro? Quello che conta era che Fernando Alonso fosse ottavo, quindi dal lato sporco della pista. Un grosso problema, che in qualche modo bisognava pur risolvere.
A quel punto, con un colpo di genio mai visto prima di allora, in barba a tutte le accuse di sabotaggio che si leggono da parte dei sostenitori di... chiunque, perché c’è un complotto anti-chiunque, il complotto(?) venne bellamente messo in atto alla luce del sole. Il regolamento cita infatti che, sostituendo il cambio su una vettura, tale vettura sia retrocessa di cinque posizioni sulla griglia di partenza. Idem se vengono rotti i sigilli del cambio prima del tempo... il che è esattamente quello che in Ferrari fecero sulla vettura di Felipe Massa (senza sostituire il cambio), in modo che Massa non potesse partire sulla sua casella della griglia, ma che dovesse partire cinque posizioni più indietro. Ciò faceva risalire Alonso dall’ottava alla settima posizione, ovvero dal lato pulito della pista. Avrebbe potuto essere abbastanza deleterio per il campionato costruttori, in cui la Ferrari era in competizione con la McLaren per il secondo posto... ma suvvia, questi sono dettagli di poco conto!
I rumours pre-gara suggerirono l’ipotesi ancora più pittoresca che in Redbull volessero fare lo stesso giochetto sulla vettura di Webber, in modo da relegare nuovamente Alonso dal lato sporco della pista, ma in Redbull decisero che non era necessario darsi la zappa sui piedi da soli e che, nonostante tutte le ipotesi di complotto, volevano comportarsi in modo serio.
Vettel perse un po’ troppo tempo dietro ai doppiati e si accontentò di un secondo posto quando fu trollato da Hamilton nelle fasi conclusive della gara. Fu la sua ultima vittoria in McLaren. Vettel arrivò secondo, mentre Webber si ritirò per problemi al kers, probabilmente suscitando ipotesi di complotto, perché la Redbull diversamente dalla Ferrari danneggia volontariamente i propri piloti. Terzo arrivò Alonso e quarto arrivò curiosamente proprio Massa, probabilmente nella posizione in cui sarebbe arrivato ugualmente anche senza la pagliacciata del cambio. Se si fosse ritirato per problemi al cambio sarebbe stato tutto molto più pittoresco e sarebbe stato tra trollface anziché da facepalm, ma per quanto riguarda le trollate non ci resta che accontentarci del sorpasso di Hamilton ai danni di Vettel.
Sebastian Vettel vinse l’edizione del 2013, davanti a Romain Grosjean (!!!!!) e a Mark Webber, in un gran premio in cui in realtà non è che successero molte trollate.
Piccola nota di colore: in quel gran premio rivedemmo in pista nientemeno che l’allegro pompiere nonché Angry Bird Heikki Kovalainen, giunto in Lotus per sostituire Kimi Raikkonen dopo che quest’ultimo aveva dato forfait per sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico reso necessario dopo un incidente in uno dei gran premi precedenti.

Le cronache narrano che nel 2014 e nel 2015 Lewis Hamilton sia tornato alla vittoria, trollando Nico Rosberg in entrambi i casi.
Nel 2014 Daniel Ricciardo arrivò terzo, dopo che entrambe le Williams, partite in seconda fila e in lotta per il podio, gli avevano di fatto lasciato via libera a causa di tempistiche non particolarmente brillanti nel rientro ai box per i cambi gomme: Bottas era stato il primo a crollare, mentre poi era stata la volta di Massa, con il pilota Redbull che andò quindi a ottenere la terza posizione.
Austin 2014 fu un gran premio condizionato da una notevole mestizia, causa assenza di Marussia e Caterham, recentemente entrate in amministrazione controllata e assenti nella trasferta sia nordamericana sia sudamericana di lì a poco a Interlagos. C’erano soltanto diciotto vetture sulla griglia di partenza, in quelle due occasioni, il numero più basso di sempre(?) in associazione con il gran premio inaugurale della stagione seguente (anche se, in realtà, in Australia 2015 il team Manor almeno era presente, seppure non riuscì a fare nemmeno un giro di pista).
Curiosità: finalmente Pastor Maldonado riuscì ad andare a punti e si tratta probabilmente dei primi punti mai conquistati da una vettura numero 13.

Nel 2015, un cult della Formula 1 odierna, accadde di tutto e di più, in particolare un uragano che si abbatté al confine tra il Texas e il Messico provocando pioggia dirompente per gran parte del weekend, fermandosi incredibilmente un’oretta prima della partenza della gara che, contrariamente a tutte le premesse, fu disputata sull’asciutto.
Le qualifiche, al sabato, vennero rimandate di mezz’ora in mezz’ora, ma curiosamente nessuno ne sentiva la mancanza: c’erano dei meccanici della Williams che fingevano di remare su dei canotti, c’erano meccanici della Force India che ballavano la break dance, c’erano Rosberg e Lauda che giocavano a calcio, c’erano Verstappino e Sainz che facevano indossare ai rispettivi padri delle tute della Toro Rosso prestate da dei meccanici e soprattutto c’era Daniel Ricciardo che ballava con Daniil Kvyat. *INCHINO* Il tutto, ovviamente, mentre il pubblico texano, sotto agli ombrelli, assisteva alla scena indossando abiti estremamente adatti alle condizioni meteo: c’era un sacco di gente in pantaloncini e ciabatte, insomma, arrivai a dubitare non solo che questi avessero mai sentito parlare degli stivali da pescatore, ma addirittura che non avessero la più pallida idea dell’esistenza di pantaloni lunghi e scarpe.
Bonus: tutto quello che era accaduto venne riproposto in un servizio il giorno successivo, quando ancora sotto la pioggia battente vennero disputate le qualifiche. Non fu disputata la Q3 a causa di un nuovo incremento della pioggia che rese la pista impraticabile e la top-ten fu decretata, come da regolamento, sui tempi ottenuti in Q2.
Dopo una non-qualifica così movimentata ci voleva una gara di un certo livello per tenere alti gli standard e, curiosamente, ci fu proprio una gara di un certo livello! Ci furono emozioni piuttosto intense, con cambi di leadership uno dopo l’altro. Per un po’ fu in testa perfino Kvyat, seppure brevissimamente, e iniziai a parteggiare per lui. Kvyat finì purtroppo per fare danni in varie occasioni, tanto che la sua gara finì anzitempo e, caso strano, tutto si decise tra le Mercedes. Hamilton vinse davanti a Rosberg e a Vettel, non prima che altri fatti di un certo livello accadessero: arrivarono al traguardo soltanto in dodici, con Alexander Rossi dodicesimo. Per tutto il tempo avevo sperato che altre due vetture random avessero qualche intoppo e potesse risalire in top-ten, ma purtroppo non accadde. Eroe della giornata fu comunque Raikkonen, che prese ripetute volte a sportellate un pannello con la pubblicità della Rolex.
Il weekend terminò con Rosberg che tirava un cappellino in faccia a Hamilton prima di salire sul podio, fatto che poi venne preso per i fondelli da Vettel diversi mesi dopo, in un periodo in cui Vettel di tanto in tanto si prendeva ancora il lusso di salire sul podio.

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Milly Sunshine