martedì 29 settembre 2015

Keep calm and watch Champ Car!

Curiosità e osservazioni random su Formula Cart e Champ Car nell'epoca della scissione CART/IRL: 1999, 2000 e 2001

Sta proseguendo, talvolta non senza destarmi preoccupazione per la gran quantità di gare che sto vedendo, dato che è questa l'occupazione alla quale sto dedicando la maggior parte del mio tempo libero, la visione delle gare di Formula Cart di fine anni '90/inizio anni '00.
Stavolta sono pronta a parlare delle cose memorabili relative alle stagioni 1999, 2000 e 2001.

> TORA TORA TORAAAAAAAAAAA!
Ormai passati i tempi di Hiro Matsushita, al quale ho già dedicato l'opportuno spazio, e dei vari giapponesi random a cui veniva dato un volante solo ed esclusivamente a Motegi, è stata la volta di altri gloriosi(?) esponenti del Sol Levante. Nel 1999 ci sono stati addirittura due "omonimi" non imparentati tra loro: Naoki Hattori, uno che lo si era già visto (prevalentemente nelle prequalifiche) intorno al 1990 in Formula 1, e Shigeaki Hattori, uno a cui a metà stagione fu revocata la licenza perché ritenuto incapace di tenere una vettura in pista... che successivamente andò a correre nella Indycar Racing League!
Poi è stata la volta di un certo Takuya Kurosawa che all'esordio nel 2000 fece anche qualche giro da leader tra un pitstop e l'altro, prima di sparire nel dimenticatoio; il tutto corredato dalla presenza di Shinji Nakano e del più pittoresco di tutti, che più di ogni altro si faceva notare: Tora Takagi. Di solito la ragione per cui si faceva notare era che era finito contro un muro o contro un'altra vettura. Una volta ha mandato tre volte in una sola gara fuori qualcuno nella stessa curva, smettendola solo perché al terzo tentativo è finito fuori anche lui. Una volta invece è arrivato quarto... e nessuno se l'è filato!

> Juan Pablo Montoya
Sì, lo so, è forse esagerato inserire un singolo pilota tra i dettagli degni di nota di un periodo, ma nei due anni in cui Montoya è stato in Formula Cart (1999 e 2000) si è fatto notare parecchio, nel 1999 vincendo il titolo, nel 2000 vincendo con un motore Toyota dopo secoli che non accadeva... ah, a quanto pare anche all'epoca e dall'altra parte dell'oceano i motori giapponesi sembravano essere più utili per fare una grigliata piuttosto che per gareggiare.
Il 2000 di Montoya non fu eccezionale, ogni tre per due la macchina lo lasciava a piedi. Lui, però, si sbizzarriva. A Fontana 2000 si mostrò un eccellente gufatore: in una gara in cui c'erano rimaste in pista qualcosa come sette(?) vetture (una delle quali era quella di Tarso Marques - sì, proprio lui!), si sbizzarrì a fare, al microfono dell'intervistatore, un pronostico, secondo cui testualmente, se avesse dovuto scommettere dei soldi sul vincitore della gara avrebbe puntato su Castroneves. Per ben un minuto e 17 secondi la gara del brasiliano proseguì nel senso giusto, poi fece un gran botto contro un muro. Credo che i piloti siano preoccupati che un giorno, quando si ritirerà, JPM decida di fare il telecronista.

> Green for the crash!
Non poteva passare inosservato il team Green, il cui fondatore si chiamava Green di cognome ma che in ogni caso tra l'altro aveva vetture verdi. I piloti erano Dario Franchitti e Paul Tracy e tutto sommato il team non era messo male... quando i due non andavano l'uno addosso all'altro. Era già accaduto un paio di volte anche nel 1998(?), ma non hanno perso l'abitudine nemmeno in seguito.
Oh, e alla fine del 2000, Tracy che all'ultima gara era ancora in lotta per il titolo anziché i soliti capelli platinati sfoggiava un nuovo colore, qualcosa come verde chiaro brillante, che anziché dargli la semplice aria da alcolista che passa le domeniche pomeriggio sdraiato sul divano a guardare eventi sportivi tracannando litri di birra, lo faceva somigliare vagamente a un alieno (sì, certo, chiaramente un alieno alcolista che passa le domeniche pomeriggio sdraiato sul divano a guardare eventi sportivi tracannando litri di birra, per chi avesse dei dubbi).

> La grande capacità(?) dei brasiliani nel controllare le proprie emozioni
La gente che un tempo criticava Barrichello per le poche lacrime versate sul podio in qualche occasione, evidentemente non sa che cosa succedeva dall'altra parte dell'oceano, non ha mai visto l'intervista post-gara di Gil De Ferran quando vinse il titolo nel 2000, o quelle di Roberto Moreno e Cristiano da Matta dopo le vittorie... e soprattutto a quanto pare non è nemmeno lontanamente al corrente dell'esistenza di Helio Castroneves, che in occasioni di vittorie, podi, ritiri o eventi occasionali vari, aveva generalmente l'abitudine di scoppiare a piangere all'improvviso e del tutto inaspettatamente e senza preavviso (anche se, conoscendo il soggetto, dire "inaspettatamente" forse è un po' troppo).
L'unico brasiliano che ho visto mantenere l'autocontrollo in caso di vittoria è stato forse Christian Fittipaldi (uomo perseguitato dalla iella, tra parentesi: si sarà infortunato non so quante volte in pochi anni), che in compenso ogni volta in cui aveva un incidente con un'altra vettura passava una dozzina di minuti a inveire contro il malcapitato di turno.

> Un nuovo trend in fatto di occhiali
Kenny Brack portava gli occhiali sotto al casco e i suoi occhiali non erano tondi con lenti enormi.
Mai viste inquadrature in cui avesse gli occhiali sotto al casco, ma esistono foto che ritraggono Patrick Carpentier con gli occhiali da vista.

> Il momento di gloria della gente uscita dal nulla
Oh sì, una volta, mentre ci si avvicinava alla metà del 2001, Memo Gidley, pilota mezzo messicano e mezzo statunitense che si era già visto negli anni precedenti, sempre ammesso che qualcuno si fosse sforzato di notarlo, andò vicino a vincere una gara. I primi venti giri però li aveva sofferti stando in seconda posizione alle spalle di un tale Max Wilson, pilota mezzo tedesco e mezzo brasiliano, esordiente che nessuno aveva mai notato, a meno di non soffermarsi a leggere chi fosse l'ultimo in classifica, la cui gara fu così strutturata: venti giri da leader, trenta giri da secondo, poi venti posizioni perse per i casini altrui girando a vuoto per la pitlane per schivare una vettura finita in testacoda proprio davanti alla piazzola in cui avrebbe dovuto fermarsi, senza che nessuno lo rivedesse più, se non quando alla fine, da doppiato, stava in mezzo al duello per la vittoria tra Franchitti e Gidley. Gidley arrivò secondo. Sono davvero dispiaciuta che nessuno dei due piloti "usciti dal nulla" abbia mai conquistato una vittoria in Champ Car.

> Driven
Ho visto lo sponsor del film "Driven" su una vettura e in un circuito e un telecronista una volta, commentò che sembrava "una scena di Driven" un incidente alquanto pittoresco in cui Bryan Herta, già vittima di un "tentativo di decapitazione" qualche anno prima, si vide volare per di sopra un'altra vettura, tra l'altro guidata dall'appena citato Max Wilson. Sorpresa delle sorprese, per la prima volta nel corso della stagione qualcuno si è degnato di intervistarlo e ho provato un colpo al cuore: pensavo che non si potesse contemporaneamente somigliare a Felipe Massa e parlare anche con lo stesso accento, invece ho scoperto che si può. Sono ancora pià dispiaciuta che non abbia mai conquistato una vittoria.


[To be continued... con le curiosità delle stagioni successive.]

Pubblicato anche su F1GC.

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