Buongiorno! Siamo ormai nel pieno del weekend, quando vi propongo quello che sarà l'ultimo capitolo della settimana, nonché il giro di boa di questa long fiction.
CAPITOLO 9
Quando il cellulare vibrò, Oliver pensò subito a Dalila. Doveva trattarsi di un semplice messaggio e la Colombari non amava mandare messaggi, ma l’aveva già fatto il fine settimana precedente, in una situazione in cui pensava non fosse opportuno telefonare, e avrebbe potuto farlo di nuovo. Non avendo nulla di nuovo da riferirle, non sapeva se considerarlo un bene o un male. Gli bastò prendere in mano lo smartphone, tuttavia, per rendersi conto che non si trattava di un messaggio, come aveva ipotizzato: era un’e-mail e non esattamente un’e-mail che capitasse nel momento opportuno. Aveva del materiale su cui lavorare, che ancora una volta era passato in secondo piano, ma non poteva certo rispondere “mi dispiace, ma non ho scritto gli articoli programmati perché impegnato a seguire nell’ombra un potenziale caso di omicidio”.
Si affrettò, comunque, a dare riscontro, affermando di essere già al lavoro e che, di lì a un paio d’ora, avrebbe potuto finalmente condividere qualcosa. Arrivato a quel punto, cercò di staccare totalmente, di mettere da parte Tina Menezes, Mirko De Rossi e la presenza ingombrante di Dalila, concentrandosi su quello che, in effetti, avrebbe dovuto essere il suo mestiere. Riuscì nell’impresa, che ormai gli sembrava eroica, di produrre qualcosa di sensato, ricevendo perfino i complimenti del committente, che lo esortava tuttavia a non lasciarlo attendere troppo a lungo, per i lavori seguenti. Se non altro, era stato un successo. Non gli restava altro da fare che sperare che anche la sua indagine sulle vicende della Menezes, nonché sul caso di omicidio, potesse filare così liscia, cosa di cui dubitava.
Si alzò dal tavolo e andò ad affacciarsi alla finestra. Invece di avere la rassicurante visione di Tina che stava in bella vista fregandosene di essere seminuda, tutto ciò che gli si palesò davanti fu una tapparella chiusa: la Menezes era in Inghilterra e vi sarebbe rimasta per giorni e giorni, e tutto a causa di una stupida intervista televisiva, che proprio da Tina era stata descritta con quelle parole, quando si era messa in contatto con lui.
Provò a farle una telefonata, sperando che potesse rispondergli in quel momento. Gli andò bene, anche se gli toccò attendere qualche momento. Infine, ecco la voce della Menezes: «Cosa succede, Fischer? Per caso sta andando a fuoco casa mia?»
«No» obiettò Oliver. «Perché dovrebbe?»
«Spero, allora, che tu abbia una buona ragione per telefonarmi» ribatté Tina. «Sto pranzando insieme a Claudia.»
«La famosa Claudia!» esclamò Oliver. «Quando pensi di farmela conoscere?»
«Subito.»
«Cosa intendi per subito?»
Non fu Tina a parlare, ma proprio Claudia Leonardo.
«Tu sei il fantomatico Oliver Fischer, giusto?»
«Esatto, sono io» confermò Oliver. «Tina ti ha parlato di me?»
«Certo che mi ha parlato di te» ribatté Claudia. «Ovviamente so tutto di voi e penso che siate due pazzi. Come vi viene in mente di infilarvi in un casino come questo?»
«Io e Tina abbiamo concordato che è meglio non parlarne al telefono» replicò Oliver. «Dimmi, piuttosto, sono andate bene le vacanze?»
«Diciamo di sì.»
«Dove sei stata?»
«Al mare.»
«Al mare dove?»
Claudia sbottò: «Dove sono stata saranno affari miei, Fischer, non credi? Mi sono ritagliata dieci giorni per scappare a gambe levate da Tina, se riferissi a lei o a te per filo e per segno dove mi trovo, sai cosa succederebbe?»
«No, non ne ho idea, in realtà» ammise Oliver.
«Tina, non riuscendo a rintracciarmi al telefono - perché quando sono in vacanza lo tengo sempre spento e non sono a sua disposizione - sarebbe capace di venire a raggiungermi sul posto.»
«Ma ormai sei tornata.»
«Non si sa mai, se dovesse capitarmi di tornare nello stesso posto... Sono una persona piuttosto abitudinaria. Non vorrei bruciarmi una volta per tutte la possibilità di decidere in quali località di villeggiatura passare le mie ferie.»
Oliver fu costretto a darle ragione.
«Scelta saggia, Claudia.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire» ribatté la Leonardo. «Tu, invece, come te la stai passando, in questo momento? A Tina dispiace molto che tu non sia qui.»
«Io e Tina ci rivedremo presto» replicò Oliver. «Ci capiterà spesso di passare del tempo insieme.» Si mantenne volutamente vago, dal momento che non aveva idea di che cosa Tina avesse riferito alla personal trainer. Magari, oltre a rivelarle il motivo per cui si erano avvicinati, poteva comunque avere finto che ci fosse davvero una relazione tra di loro, per cui era meglio non sbilanciarsi troppo. «Sarà un piacere anche per me, tornare ad averla accanto a me.»
Claudia diede segno di essere stata informata di quali fossero i rapporti effettivi tra loro.
«Non scherzare, Fischer. Sono certo che vorresti scappare a gambe levate esattamente come faccio io quando ne ho la possibilità.»
«Quindi sai che...»
«So che non sei stato così pazzo da metterti insieme a Tina. Meglio così, ottima scelta.»
Oliver azzardò: «Hai detto che, di fronte a Tina, bisognerebbe fuggire. Però tu non l’hai fatto.»
«Cosa vuoi dire?»
«So che lavori per lei da tanti anni.»
«Sono un’abitudinaria anche per quanto riguarda il lavoro.»
«C’eri già, quando Tina gareggiava in Brasile.»
«C’ero già, ma non l’hai chiamata per parlare con me» obiettò Claudia. «Quindi penso proprio che sia opportuno tornare a passartela.»
A Oliver parve che la personal trainer volesse liberarsi di lui e delle sue domande, ma non vi diede troppo peso. La voce di Tina servì per mettere da parte in gran fretta ogni possibile pensiero. La Menezes iniziò un’invettiva contro il conduttore televisivo che l’aveva intervistata, contro Amber Thompson e infine contro Ryan Harvey, che con la Thompson si sarebbe sposato di lì a poco. Gli sembrò che si stesse infervorando più del dovuto, pertanto la esortò a calmarsi.
Le parole pronunciate non ebbero l’effetto sortito, dal momento che Tina sbottò: «Calmarmi?! Dovrei calmarmi quando quella testa di cazzo di Amber sta per sposarsi con Harvey? Lo capisci che quella vacca in calore sta passando definitivamente dalla parte del male?»
Prima di potere replicare - sarebbe stato il momento opportuno per domandare di quale crimine contro l’umanità si fosse macchiato il famigerato Harvey - sentì un certo brusio di sottofondo. Doveva essere Claudia che cercava di calmare Tina.
Oliver si limitò ad affermare: «La scelta di sposarsi è sua, non c’è più niente che tu possa fare. Inoltre, mi permetterei di ricordartelo, “vacca in calore” non è esattamente un appellativo gentile con cui definire una persona.»
«Nullità che non merita di vivere. Questa è una definizione migliore?»
Dopo quel commento, Tina riattaccò senza dire nulla. Oliver non ebbe il coraggio di richiamarla e, anzi, ritenne più opportuno tornare a mettersi al computer. Digitò il nome di Ryan Harvey sul motore di ricerca, cercò di scandagliare nel suo passato, alla ricerca di qualche ombra, ma non riuscì a trovare nulla. Continuava a non essergli chiara la strana reazione di Tina alla notizia del suo imminente matrimonio, né la ragione per cui lo detestasse così tanto. Era ormai chiaro che non poteva essere un’antipatia di lieve entità, se si spingeva ad augurarsi che Amber Thompson morisse per il semplice fatto che di lì a poco tempo sarebbe stata sua moglie.
Le ricerche su Harvey, oltre a non condurlo da nessuna parte, lo distolsero anche dal lavoro al quale, in linea teorica, aveva deciso di dedicarsi: la telefonata con Tina avrebbe dovuto essere soltanto una breve pausa. Non si era ancora rimesso all’opera, invece, quando gli giunse una chiamata da un numero sconosciuto.
Rifletté, chiedendosi se fosse opportuno rispondere, oppure se fosse meglio fare finta di niente. Erano ormai passati i giorni in cui ciò che più temeva al mondo era ricevere un’accoglienza del tipo: “buongiorno, sono Piera di Futuristic Call, potrebbe cortesemente leggermi i costi delle sue bollette telefoniche degli ultimi dodici anni? La nostra compagnia appena nata può farle risparmiare la metà delle spese”.
Rispose e non era né Piera di Futuristic Call, né qualsiasi altro operatore di telemarketing.
«Ciao Fischer. Sono Claudia Leonardo, ci siamo parlati poco fa. Ti disturbo?»
«No, affatto» rispose Oliver. «Anzi, volevo chiederti scusa per essere stato invadente e averti di fatto costretta a parlare con me.»
«No, figurati.»
«Ti ha dato Tina il mio numero?»
«Diciamo che sono riuscita a prendermelo.»
«Quindi non sa che mi stai telefonando?»
«Non c’è bisogno di dirle tutto» mise in chiaro Claudia, «Specie se esiste la possibilità che la cosa non le faccia piacere. Ti ho chiamato perché volevo scusarmi per il suo comportamento.»
«Non c’è nulla di cui tu debba scusarti» replicò Oliver. «Se mi ha sbattuto il telefono in faccia, evidentemente, è perché non le andava di parlarmi. Non fa niente, parleremo in un altro momento.»
«No, scusami, Fischer, ma su questo non transigo. Tina non può trattarti a quel modo dopo che sei stato così gentile da mettere tutto da parte per lei. Inoltre non è suo diritto prendersela con te per il semplice fatto che Ryan Harvey esiste.»
«Cos’è successo tra quei due?»
«Non lo so con esattezza.»
«Tina dice di confidarsi con te. In teoria dovresti saperlo.»
Dall’altro capo del telefono, Claudia ridacchiò.
«Diciamo che Tina mi confida alcune cose, mentre tace su molte altre. Non che mi dispiaccia, non faccio la voglia di essere informata sui dettagli della sua vita sessuale.»
«Dettagli della sua vita sessuale» ripeté Oliver. «Mi stai dicendo che Ryan Harvey ha avuto una storia con Tina?»
«Non so cosa ci sia stato tra loro» ammise Claudia, «Ma non deve essere finita molto bene. Tina lo detesta e sostiene che la sua aria da bravo ragazzo sia tutta una montatura. Su questo mi sento di concordare. Di solito ci azzecco sempre sulle persone e Harvey mi ha sempre fatto una pessima impressione.»
Oliver si informò: «Amber Thompson, invece?»
«Amber Thompson è la futura moglie di Harvey, tutto qui.»
«Ma ti sarai comunque fatta un’impressione anche su di lei.»
«La ritengo allo stesso livello delle bionde platinate che si portano in giro il chihuahua nella borsetta» borbottò Claudia. «Evidentemente ne nasce qualcuna stupida anche senza capelli decolorati e senza chihuahua.»
Oliver si sforzò di non scoppiare a ridere. Chissà cosa ne avrebbe pensato Dalila, se avesse scoperto che Claudia Leonardo sparava a zero su tutte le donne con i capelli decolorati, o addirittura insinuare che il suo destino fosse andare in giro portandosi un cane infilato dentro la borsa. Riuscì a rimanere impassibile, ma rimase in silenzio e ciò non fu gradito dalla personal trainer.
«Per caso non sei d’accordo con me, Fischer?»
«D’accordo con te? Su cosa?»
«Sul fatto che le donne con i capelli tinto di biondo platino siano più irritanti di una tassa.»
«Non giudico le donne dal colore dei loro capelli e non dovresti farlo neanche tu.»
Claudia sbottò: «Oh, no, un moralista schierato pubblicamente a favore delle donne, indipendentemente dal fatto che queste donne abbiano un cervello o meno! Vuoi uomini non siete proprio in grado di farvi i fatti vostri?»
«Cioè stare al bar a giocare a carte mentre fuori va in scena una guerra tra donne tinte di biondo platino e donne tinte di nero corvino?» ribatté Oliver. «Ammetto che sarebbe un’idea molto saggia, ma non mi sembra che stessimo parlando di questo. A proposito, tu che colore hai di capelli?»
«Sono fieramente castana. Non li ho mai tinti, almeno finché non hanno iniziato a diventare grigi. Anche allora, comunque, sono sempre rimasta sul mio colore naturale. Non sopporto chi vuole fingersi chi non è.»
«Non sarà un’esagerazione dare delle finte a tutte quelle che si tingono i capelli di un colore che non è il loro? Qual è il prossimo passo? La battaglia contro il mascara, perché non nasce in natura sulle ciglia? O per caso contro i tacchi, che finiscono per falsare la vera statura?»
Claudia borbottò: «Proprio un moralista che si fissa su presunte battaglie femministe insulse.»
Oliver obiettò: «Non mi ritengo moralista, né mi fisso su battaglie di alcun genere. Mi fisso piuttosto sugli argomenti di conversazione lasciati in sospeso. Stavamo parlando di Ryan Harvey e Amber Thompson, fino a poco fa.»
«Non c’è altro da dire, se non che Tina li detesta.»
«Me ne sono accorto anche da solo.»
«Non c’è altro da dire, allora.»
«Qualcosa da dire, invece, ci sarebbe» mise in chiaro Oliver. «Tina mi ha assicurato più di una volta che la rivalità portata all’estremo tra lei e Amber Thompson è tutta una montatura e che, in realtà, non ha mai avuto niente contro di lei. Cos’è successo? Cos’è cambiato, in questi ultimi giorni?»
«Niente» rispose Claudia. «Semplicemente la Thompson ha ufficializzato la data del proprio matrimonio con Harvey.»
«Ed è una ragione valida per iniziare a odiarla?»
«Forse per Tina sì.»
«Eppure sapeva già che lei e Ryan si sarebbero sposati.»
«Lo sapeva già, ma sentirselo dire esplicitamente fa più male. Cosa vuoi che ti dica? Evidentemente Tina non riesce ad accettare questo matrimonio e sapere che è ormai vicino è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono d’accordo con te sul fatto che avrebbe dovuto moderare i termini, ma non c’è nulla che si possa fare per nascondere il proprio disgusto e il proprio disprezzo contro chi se lo merita.»
Oliver convenne: «Capisco perfettamente quello che vuoi dire. Purtroppo non riesco a comprendere altrettanto bene le ragioni di Tina.»
Claudia azzardò: «È così necessario comprenderla? Non si può prendere tutto come un dato di fatto? A volte è la soluzione di gran lunga migliore.»
«Migliore per chi?»
«Per tutti.»
«No, non è la soluzione migliore per tutti» obiettò Oliver, «Ma solo per chi non vuole esporsi fino in fondo. Non so perché Tina insista a tacermi qualcosa, ma è palese che lo stai facendo. Eppure mi ha dato l’incarico di indagare su un mistero che la riguarda.»
«Tina deve essere libera di dirti quello che si sente di dirti, non puoi costringerla a fare diversamente» replicò Claudia. «Una simile bassezza sarebbe molto sgradevole da parte tua.»
«Non è una bassezza. È un tentativo di aiutarla, ma non mi sembra di essere messo nelle condizioni migliori per farlo.»
«Sei tu che le hai assicurato che riuscirai a scoprire che cosa c’è dietro la storia del video. Avresti dovuto pensarci prima. Oppure, se non sei in grado di farlo, puoi sempre tirarti indietro. Tina capirà.»
«Non c’è niente che Tina debba capire. Non ho intenzione di tirarmi indietro. Le ho assicurato che scoprirò chi la sta tormentando e lo farò.»
«Evidentemente sei molto sicuro di te stesso.»
«No, non sono particolarmente sicuro di me. Sono solo consapevole di non potermi fermare prima di avere raggiunto il mio obiettivo.»
«A volte fissarsi su obiettivi irrealizzabili non è la migliore strada da percorrere. A questo ci hai pensato?»
«Anche scoraggiare le persone che hanno buone intenzioni non è una strada da percorrere, secondo il mio parere.»
Claudia rise.
«No, Fischer, hai capito male, non ti sto scoraggiando. Anzi, sarebbe fantastico se tu potessi scoprire chi sta perseguitando Tina e mettere fine a questa storia. Non sto mettendo in dubbio le tue capacità, anzi, non mi permetterei mai. Mi sto solo limitando a osservare che, a volte, bisogna farsi qualche domanda e decidere se impegnarsi in un obiettivo oppure accettare di non essere in grado di arrivarci in fondo. Non sono molto ottimista. La persona con cui Tina ha a che fare sembra essere molto scaltra.»
Oliver ammise: «Siamo di fronte a qualcuno che sa il fatto suo, questo non lo metto in discussione. Però questo non significa che non si possa fare niente, che non ci sia mezzo di fermare questa persona.»
«Eppure» osservò Claudia, «Hai bisogno che Tina ti dica qualcosa di più su Harvey e sulla Thompson. Stai forse affermando, indirettamente, che devono esserci dietro proprio loro?»
Oliver le chiese: «Pensi che ci siano loro?»
Claudia rispose: «Non l’avrei pensato, inizialmente, ma il recente comportamento di Tina nei confronti di Amber mi lascia pensare che possa essersi convinta che, se in un primo momento era il solo Harvey a portare avanti questa persecuzione, adesso anche la sua futura consorte si sia resa sua complice.»
«Sulla base di quali indizi?»
«Questo dovresti chiederlo a lei.»
«Non mi risponderebbe...»
«Devo ammettere che hai ragione.»
«Allora non mi resta altro da fare che chiederlo a te.»
Claudia negò: «No, Fischer, io non posso fare niente per rispondere alle tue domande. Ne so quanto te: Tina si guarda bene dal riferirmi ogni singolo dettaglio, quindi devo tirare a indovinare, proprio come fai tu. Non è un’impresa semplice, immagino che tu possa comprendermi.»
«Ti comprendo in pieno» la rassicurò Oliver. «La differenza, tra di noi, è che tu sei pagata per farle da personal trainer, mentre io sono stato ingaggiato per risolvere questo problema. Per questa ragione, devo fare tutto il possibile per arrivarci in fondo. So che posso apparire pesante e invadente, ma fare domande è il mio lavoro.»
«Lo ribadisco, non voglio scoraggiarti, né convincerti a tirarti indietro. Anzi, è davvero ammirevole che tu sia in grado di stare dietro alle assurde richieste di Tina. Ti sei anche finto il suo fidanzato, la scorsa settimana, e probabilmente ti toccherà farlo ancora. È giusto che tu lo sappia: starò sempre dalla tua parte e farò il possibile per te. Purtroppo non posso dirti altro a proposito di Harvey e della Thompson, ma proprio perché non so altro.»
Le spiegazioni di Claudia Leonardo erano assolutamente ragionevoli, Oliver doveva prenderne atto. La sua volontà di aiutarlo, tuttavia, faceva al caso suo.
«Non puoi dirmi altro su di loro, ma forse c’è qualcosa che puoi dirmi.»
«Se posso.»
«Con Tina, abbiamo discusso della possibilità che dietro al filmato ci sia qualcuno che viene dal passato e dal Brasile.»
Claudia obiettò: «È stato molto tempo fa, è un’epoca ormai lontana. E poi la maggior parte delle persone con cui Tina ha avuto a che fare sono tutte in Brasile. Il video è stato registrato in Italia. Non potrebbe esserci dietro nessuno di quelli che non la apprezzavano un tempo.»
«Però» osservò Oliver, «Stai ammettendo l’esistenza di persone che non la apprezzavano.»
«Lo sai anche tu, Tina non è una persona con cui sia facile avere a che fare.»
«E questo giustificherebbe un video di simile entità?»
«Non ho detto che lo giustifichi, ma non puoi mai sapere che cosa passi per la testa della gente» mise in chiaro Claudia. «C’è chi pensa che Tina abbia fatto danni, in Formula 3 Brasiliana: gli Hernandez, probabilmente i familiari di Serrano e forse altri.»
«Parlami degli Hernandez.»
«Dalma ha gestito il team finché è esistito. Inizialmente ad aiutarla c’era un italiano, un certo Franzoni.»
«L’ho conosciuto.»
Claudia ignorò quell’osservazione.
«Franzoni non c’entrava niente con gli Hernandez. Non aveva quote nel team, era semplicemente un consulente che lavorava per loro. Una volta che ha lasciato la squadra, è andato a lavorare per altri. O almeno, posso immaginare che sia andato a lavorare per altri.»
Oliver intuì: «Mi stai dicendo che non devo focalizzarmi su di lui.»
Claudia obiettò: «Non ho detto proprio niente, ma non vedo perché iniziare proprio da qualcuno che non aveva nulla contro Tina. Piuttosto, Dalma Hernandez...»
«So che Dalma Hernandez è la compagna di Christian, il fratello di Tina» la informò Oliver. «Sono convinto che dubitare dei parenti sia una cosa assolutamente opportuna, in certe circostanze, ma Tina non ha alcun sospetto nei suoi confronti.»
«Se questa persona continua a fare ciò che fa, è proprio perché Tina non ha sospetti, non credi?»
«Quindi Dalma non è da scartare, per te?»
«No.»
«E suo zio?»
«Suo zio?» ripeté Claudia, quasi colta di sorpresa.
Oliver chiarì: «So che ha avuto un infarto, qualcosa come quattordici o quindici anni fa. È ancora vivo?»
«Sì, che io sappia» rispose Claudia, «Ma mi sembra difficile che sia venuto in Italia l’anno scorso per riprendere Tina mentre...» Si interruppe. «Non mi sembra il caso di dire ad alta voce cosa succedeva in quel video.»
«Della famiglia di Serrano cosa sai, invece?»
«Aveva dei genitori e, per quanto ne so, sono ancora vivi anche loro. Avranno una settantina d’anni al massimo.»
«Vivono in Brasile?»
«A quei tempi sì. Immagino che siano ancora là.»
«Tina ha mai avuto a che fare con loro, dopo la morte di Manuel?»
«Tina non è andata al funerale di Manuel» riferì Claudia. «Da quello che so, i Serrano non hanno apprezzato.»
«Perché non è andata al funerale?»
«Perché non se la sentiva. Ti pare strano?»
Oliver replicò: «Io non giudico, mi limito a fare domande. Per come la penso io, non tutti vivono il lutto allo stesso modo.»
«Sei una persona intelligente, Fischer» concluse Claudia. «Se tutti fossero come te, la metà delle controversie non esisterebbero.»
***
Veronica non aveva idea di dove fosse andata a finire Claudia, ma era felice che si fosse levata di torno. Non aveva nulla contro la personal trainer, ma quando Tina se la portava appresso era del tutto impossibile parlare con la Menezes senza che l'altra donna si mettesse in mezzo. Di solito Veronica lasciava correre, del resto parlare con Tina equivaleva spesso a perdere tempo, ma in quell'occasione non poteva farne a meno.
Si ritrovò sola con Tina, sapendo di non avere troppo tempo a disposizione prima della ricomparsa della Leonardo, e decise di mettere in chiaro una questione che le stava piuttosto a cuore.
«Ti stai lasciando andare un po' troppo.»
Tina non capì, oppure finse di non capire.
«Di cosa parli?»
«Dell'intervista» mise in chiaro Veronica. «Da quando è stata registrata, ho notato il tuo atteggiamento nei confronti di Amber e mi sembra ben poco accettabile.»
Tina replicò, secca: «Sono qui per farmi notare nella speranza che gli sponsor decidano di sganciare un po' di soldi o per comportarmi in modo accettabile con la futura moglie di Ryan Harvey?»
«Sei qui per non dare problemi» replicò Veronica. «Non ho dubbi che ci sia chi ha già pronti dei titoloni a proposito di te e Amber che vi odiate, ma non mi piace questa strategia commerciale. Voglio dire, va bene seguire l'onda, ma non fino a questo punto. A tutto c'è un limite. Solo perché il livello del tifoso medio si abbassa sempre di più, non significa che anche noi dobbiamo comportarci come una massa di decerebrati. Sei d'accordo con me?»
Tina abbassò lo sguardo.
«Ti assicuro che Harvey e la sua futura signora mi fanno irritare anche nella realtà, non ho bisogno di fingere.»
Veronica le fece notare: «Amber non ti ha fatto nulla. Più che lei a sembrare irritante, mi sembri tu a sembrare stronza.»
«Non mi interessa che cosa sembro» ribatté Tina. «Salvare le apparenze non fa per me.» Fece per voltarle le spalle. «Ora scusami, ma devo andare, Claudia mi starà cercando.»
«Quella donna ti segue come un'ombra. Non dimenticarti che esisti anche senza di lei.»
«Stai tranquilla, Young, me lo ricordo benissimo. Allo stesso modo, tu cerca di non dimenticare che sei stata proprio tu a suggerirmi di portare Claudia con me. Amber ha un marito che le riempie la vita, io ho solo una personal trainer che mi ascolta quando non so con chi parlare. Si era detto questo, no?»
«Si era detto di essere accomodanti verso questa immagine» la corresse Veronica, «Non di uniformarsi totalmente a questo stereotipo.»
Tina obiettò: «A forza di essere accomodanti, si finisce per diventare quello che ci vogliono. Ti è mai capitato di sapere mentire così bene agli altri da finire per mentire anche a te stessa?»
«No» rispose Veronica. «Non penso di potermelo permettere. Devo avere ben chiaro che cosa penso realmente, altrimenti è difficile gestire tutto. Cerca di non farti fuorviare nemmeno tu.»
Tina alzò lo sguardo.
«Ti stai preoccupando per me?»
«Certo che mi preoccupo per te» borbottò Veronica. «Prima Fischer come finto fidanzato, poi le tue continue invettive contro la Thompson. Dove andrai a finire? Forse avrei fatto bene a portare Donato con noi.»
«Perché avresti dovuto?»
«Perché è l'unico che sa come prenderti, che sa tirare fuori il meglio da te.»
Tina precisò: «Il meglio di me stessa è fin troppo sopravvalutato. Sono quella che sono, non fingo, qualunque cosa tu possa pensarne. Tu non hai idea di chi sia davvero Ryan Harvey.»
«Allora perché non me lo spieghi?»
«Non mi crederesti.»
Veronica sospirò.
«Dove possiamo andare a finire, se tutto quello che sai fare è alludere e poi non dire niente? Devo leggerti nella mente? Mi dispiace, ma non sono in grado. Non posso sapere cos'hai contro di lui, finché non parli chiaro.»
Tina insisté: «Te l'ho detto, non mi crederesti. O ti fidi di me, o non ti fidi. Se ti chiedessi di allontanarlo, tu lo faresti?»
«Certo che no. Non prendo decisioni "perché sì" o "perché è la volontà della Menezes". Dovresti sapere come funziona il mondo. Ci saranno anche tanti ragazzini pronti a sbraitare e a urlare che c'è una congiura contro di loro non appena qualcuno non pende dalle loro labbra, ma almeno noi persone adulte dovremmo comportarci in modo sensato e coerente. Hai trentotto anni, Tina. Non puoi aspettarti che, solo perché Ryan Harvey ti sta sulle palle, io possa impedirgli di accompagnare Amber, o addirittura chiedere ad Amber di non sposarlo.»
«Lo vedi? Hai già deciso di credere a lui e non a me.»
«Ma credere a che cosa?! Mi stai tacciando di dare credito alla sua versione dei fatti e non alla tua, quando non c'è una tua versione dei fatti e, di conseguenza, non c'è nemmeno una sua replica!»
Tina ribadì: «Sarebbe del tutto inutile. Per te, rimane sempre intoccabile. Allora sai cosa ti dico? Tienitelo stretto. Quando poi trascinerà tutti nella merda, non venirmi a dire che non ti avevo avvertita.»
La Menezes si voltò e si allontanò. Veronica non provò nemmeno a trattenerla, tanto tutto ciò che avrebbe potuto ottenere sarebbe stato continuare quel discorso senza né capo né coda. Non ne valeva davvero la pena, ma sentiva che qualcosa le stava sfuggendo di mano.
Si andò ad appartare in un luogo in cui dava per scontato di non essere raggiunta da nessuno e decise di telefonare a Oliver Fischer. Claudia non sarebbe riuscita a fare ragionare Tina, quindi doveva pensarci lui.
Fischer aveva il telefono non raggiungibile, probabilmente occupato. Veronica imprecò, sedendosi a terra. Rimase in attesa, due minuti, forse tre, se non addirittura quattro. Riprovò a telefonare, ma ancora una volta non riuscì a mettersi in contatto con il giornalista. Dalla sua bocca uscì un'altra imprecazione, ma non si arrese.
Cinque minuti, sei, forse addirittura sette, poi fece un terzo tentativo. Fu soddisfatta di non essersi rassegnata, dal momento che il telefono prese a squillare regolarmente.
Oliver rispose poco dopo: «Che piacere, Veronica, a cosa devo questo onore?»
Veronica gli intimò: «Non farmi perdere tempo. Dove sei?»
«Nella cucina di casa mia, che uso anche come studio, dato che a casa mia non ci sono altre stanze che possano essere utilizzate per questo scopo.»
«Perché il tuo cellulare non era raggiungibile, poco fa?»
«Perché, nella cucina di casa mia, che uso anche come studio, ero al telefono con una persona.»
«Chi?»
«Penso che tu non mi abbia chiamato per impicciarti dei cazzi miei» disse Oliver, secco. «Cosa vuoi?»
«La tua finta fidanzata Tina Menezes non si contiene più» lo informò Veronica. «È incazzata con il mondo, ma soprattutto con i futuri coniugi Harvey.»
«Lo so.»
«Spiegami il motivo.»
Oliver esitò: «Veramente non...»
Veronica lo interruppe: «Invece me lo spieghi, senza fare storie! Ho bisogno di sapere. Voglio evitare spargimenti di sangue e, di conseguenza, devo sapere cos'è successo tra quei tre.»
«Credimi, ti aiuterei molto volentieri» le assicurò Oliver, «Ma io stesso non ho idea del perché Tina trovi intollerabile l'idea del loro matrimonio. Tutto ciò che posso immaginare è che, fino a pochi giorni fa, credesse fosse tutta una messinscena. Con la data delle nozze ufficializzata, deve avere capito che non è così e che Amber non finge di essere sul punto di sposarsi con il suo manager per questioni di marketing, ma se lo sposerà davvero. Di conseguenza il suo astio nei confronti di Harvey si è esteso anche nei confronti di Amber. Non vedo altre soluzioni.»
«Bene, abbiamo appurato perché ce l'ha con Amber, se quello che dici è corretto» osservò Veronica. «Ma Harvey? Che cos'ha fatto per finire in cima alla sua lista nera? Ne sai qualcosa?»
«No.»
«Non sai mai un cazzo, Fischer! Oltre a essere un rompicoglioni impiccione, sei anche del tutto inutile!»
Oliver ribatté, sprezzante: «Anch'io penso tante belle cose su di te, Veronica, e ti auguro di passare una buona giornata.»
«Grazie, ma è già una giornata di merda, e tu non hai certo contribuito a migliorarla.»
«Il mio scopo non è migliorare le tue giornate.»
«Il tuo scopo è stare dietro alla Menezes e impedirle di fare cazzate» mise in chiaro Veronica. «Mi rendo conto che, per uno come te, non sia un compito tanto facile, ma cerca di farle capire che si deve calmare e che la deve smettere di mettere quei due al centro di tutto.»
«Oggi tutti non fate altro che ricordarmi che non mi sono scelto un compito facile, con Tina» ribatté Oliver. «Sai cosa ti dico? Che un giorno ti ricrederai.»
«Tutti? Con chi altro hai parlato?»
«Non sono fatti tuoi.»
«Ti riferisci alla telefonata di poco fa, non è vero?»
«Non intendo rispondere a questo tuo interrogatorio. Di conseguenza ti salut-...»
«Tu non saluti proprio nessuno!» lo interruppe Veronica. «Ti ha chiamato Claudia Leonardo, non è vero? Mi sembrava strano non vederla ronzare intorno a Tina, doveva essersi nascosta da qualche parte per telefonare a te. Accusa sempre Tina di essere assillante, ma la persona davvero assillante è lei! Una volta credevo che avessero una relazione, da quanto vedevo Claudia sempre attaccata a Tina, ma i fatti smentiscono la mia teoria.»
«Una relazione? Cosa te lo faceva pensare?»
«Per caso sei geloso, Fischer?»
«Non hai risposto alla mia domanda» puntualizzò Oliver, «E adesso sei tu quella che mi fa perdere tempo.»
Veronica gli confidò: «Una volta, qualche anno fa, ho visto Claudia entrare di soppiatto nella stanza di Tina. Era notte fonda ed eravamo tutti un po' su di giri. Ho sempre pensato che abbiano fatto sesso, quella notte.»
«Oh.»
«La cosa ti stupisce, Fischer?»
«Tina mi ha parlato delle sue relazioni passate e non ha dato segno di provare attrazione per le donne sulla cinquantina» mise in chiaro Oliver, «Ma potrebbe avere omesso qualche dettaglio.»
«Non lo so, sono confusa, in proposito» ammise Veronica. «Non mi è molto chiaro se Claudia provi attrazione per qualcuno. Parlo in generale, non di persone specifiche: ho sempre pensato fosse asessuale, ma forse sbagliavo io. C'è stata quella volta in cui si è chiusa nella stanza di Tina pensando di non essere vista, poi, qualche tempo fa, l'ho sentita parlare al telefono con un uomo e rivolgersi a lui con epiteti tutti zucchero e miele.»
«Claudia Leonardo ha un compagno?»
«Non so al giorno d'oggi, ma ai tempi di quella telefonata ce l'aveva di sicuro. Però Tina non lo sa, un po' come se tra loro ci fosse stato qualcosa e Claudia volesse nasconderle questa presunta relazione. Ma perché vuoi sapere tutto questo?»
Oliver la rassicurò: «Tutte le informazioni possono essere utili, prima o poi. Non intendo usarle contro Claudia, né contro di te, se ti può consolare. Adesso, comunque, devo salutarti sul serio. A presto.»
«A presto un cazzo!» borbottò Veronica, tra i denti, ma Fischer aveva già riattaccato, e il tutto senza nemmeno ammettere di essere stato contattato telefonicamente da Claudia Leonardo.
***
Dopo avere riattaccato, Oliver gettò il telefono sul tavolo. Ne aveva abbastanza. Prima era stato il turno di Claudia Leonardo, poi quello di Veronica Young, entrambe pronte a sbattergli in faccia la realtà: stare dietro alle esigenze di Tina Menezes non era affatto semplice e non aveva alcuna garanzia di successo. Lo affermava Claudia, che conosceva perfettamente le ragioni per cui era stato ingaggiato, lo confermava anche Veronica, nonostante non avesse idea di quali fossero le effettive intenzioni di Tina.
“Un altro, al posto mio, avrebbe già desistito” si disse. Non si riteneva speciale in confronto alla media, quanto piuttosto sapeva di avere l’abitudine malsana di lasciarsi trascinare in storie che difficilmente avrebbero avuto un lieto fine. Fin dal primo momento in cui aveva udito “Miss Vegas” in discoteca - una montatura di Dalila, ma era quasi felice che fosse accaduto - aveva preso a cuore una vicenda della cui esistenza non era ancora informato. Quando Tina era entrata nella sua vita, non aveva potuto tirarsi indietro. Non l’avrebbe fatto nemmeno a distanza di una decina di giorni o poco più.
Attese qualche istante, sperando di non ricevere ulteriori telefonate. Doveva rimettersi al lavoro, perché non c’era solo Tina Menezes nella sua vita e non aveva intenzione di perdere ulteriore tempo. Stava per andare a sedersi di nuovo, quando ebbe la tentazione di guardare fuori dalla finestra ancora una volta. Nella palazzina di fronte lo aspettava una tapparella abbassata, già lo sapeva, ma gli sfuggì un sorriso pensando a tutte le volte in cui aveva visto la maldestra italo-brasiliana aggirarsi seminuda, inconsapevole che chiunque potesse vederla, dall’edificio dirimpetto.
Abbassò lo sguardo, vedendo una donna aggirarsi per il cortile. Era bionda - un biondo grano, forse naturale, non il platino tanto demonizzato da Claudia - e aveva i capelli raccolti in una coda alta, di tutt’altro colore rispetto a quelli della Menezes, ma con un’acconciatura che Oliver non si sarebbe stupito di vedere sulla testa di Tina. Non erano, tuttavia, lunghi come quelli della sua “finta fidanzata”, come avrebbe potuto definirla Veronica. Aveva un’aria vagamente familiare, ma quando Oliver cercò di riconoscerla nonostante gli ampi occhiali da sole non gli diede l’impressione di essere nessuna delle abitanti della palazzina, e forse nemmeno di quelle circostanti. Portava una T-shirt nera con una stampa fluorescente, vagamente goth e un paio di pantaloni lunghi dello stesso colore. Anche le scarpe, di tela, sembravano nere.
Si guardava intorno, come se stesse cercando qualcuno o qualcosa, ma Oliver sapeva di non potere restare lì in attesa del momento in cui l’avrebbe trovato. Doveva rimettersi all’opera, doveva farlo al più presto. Lanciò nel frattempo un’occhiata torva allo smartphone, come se fosse un oggetto dotato di vita propria e fosse pronto per disturbarlo di propria spontanea volontà.
Si sarebbe seduto al computer, se non avesse visto un vicino di casa di Tina Menezes che si rivolgeva alla nuova arrivata.
«Signora, cerca qualcuno?»
Con le finestre aperte era facile udire le voci di chi stava all’esterno, ma quella della donna arrivò ben più soffocata.
Oliver non comprese che cosa stesse chiedendo, ma il vicino della Menezes tornò a farsi sentire, mentre affermava: «Il civico 4 è da quella parte.»
Il suddetto numero civico era proprio quello in cui risiedeva Oliver, ma non collegò la bionda goth a sé, almeno finché, qualche minuto più tardi, quando aveva finalmente abbozzato ben due frasi sulla schermata altrimenti bianca del programma di videoscrittura, udì il proprio campanello che suonava.
Alzò il citofono, chiese chi fosse, ma non gli rispose nessuno. Con tutta probabilità, il portone era stato lasciato aperto - accadeva più spesso del dovuto - e la donna vestita di nero ne aveva approfittato per salire. Oliver non si sorprese, di conseguenza, quando udì bussare alla porta. Valutò cosa fare. Aprire era sicuramente un’opzione valida, magari dopo essersi accertato chi fosse la persona che reclamava di entrare, ma non era forse quello il modo in cui Mirko De Rossi era morto? Aprendo la porta a colui o colei che l’aveva ucciso?
Era ancora indeciso, quando una voce, sul pianerottolo, lo supplicò: «Oliver, ti prego, aprimi. Non sono venuta qui per restare fuori.»
Oliver sussultò. Conosceva fin troppo bene quella voce, ma non aveva idea né del perché la stesse udendo in quel momento, né perché la sua proprietaria se ne andasse in giro con un’aria vagamente emo.
Abbassò la maniglia e aprì la porta, trovandosi faccia a faccia con Selena Bernard coniugata Roberts. Si era tolta gli ampi occhiali da sole, ma faceva comunque sorridere vestita a quella maniera, invece che con il solito abito elegante abbinato ai tacchi alti.
«Cosa ci fai qui?» le chiese, non riuscendo a trattenersi.
Selena sgusciò all’interno e richiuse la porta.
«Posso entrare?»
«Ormai sei già entrata» ribatté Oliver. «Credo, comunque, che dovrai darmi delle spiegazioni, perché non ci sto capendo nulla.»
Selena si guardò intorno.
«Ce l’hai un posto in cui possiamo parlare senza restare qui in piedi? E senza che nessuno ci disturbi?»
«Vieni di là.» Oliver la invitò a seguirlo nella cucina/ studio. «Sul non essere disturbati, vorrei sperarlo.» Prese in mano il telefono. «Tolgo la suoneria, magari stiamo più sicuri.» Chiuse anche il computer portatile. «Prego, siediti. Non sono sicuro che casa mia sia accogliente tanto quanto te la aspettavi, ma non posso fare altro. Abito qui, che ti piaccia o no.»
Selena accennò un mezzo sorriso.
«Non sono venuta qui per valutare il tuo appartamento. Anzi, ti ringrazio tanto per avermi fatta entrare. Devi pensare che sono totalmente pazza, fiondarmi qui all’improvviso...»
Oliver la interruppe: «Quando vivi in un altro stato, a centinaia di chilometri di distanza. No, non penso che tu sia totalmente pazza, perché sono certo che ci sia una spiegazione logica, ma ti sarei grato se mi spiegassi che cosa sta succedendo e, soprattutto, in che modo sono coinvolto. Perché, detto sinceramente, potrebbero esserci decine di ragioni per cui sei venuta da queste parti, ma non mi spiego perché, tra tanti posti che ci sono, tu sia proprio qui, a casa mia.» Selena prese posto e Oliver fece lo stesso. «Anzi, già che ci sei, potresti spiegarmi, per prima cosa, perché sei vestita così? Stai andando a una festa in maschera travestita da ragazza dark?»
«Certo che no» ribatté Selena. «Ho solo pensato che fosse meglio non essere riconosciuta. Dì la verità, non ti aspetteresti mai di vedermi così.»
«No, per niente, infatti ti ho vista dalla finestra e non ti avrei mai riconosciuta, se non ti avessi vista in faccia e da vicino» ammise Oliver. «Però, fammi capire. Chi dovrebbe riconoscerti? Hai dei conoscenti, da queste parti?»
«Nessun conoscente.»
«Gente che ti vede sui social e sa che sei la moglie di Edward Roberts, quindi?»
«Nemmeno.»
«Non sei di molte parole, oggi. Eppure ti sei fatta tutta questa strada... a proposito, quando sei arrivata?»
Selena gli spiegò: «Alloggio in un bed & breakfast poco lontano da qui, a partire da ieri sera. Non è da oggi che sono in Italia. Prima sono stata altrove, impegnata in una mia ricerca personale.»
«Mi era parso di capire» azzardò Oliver, «Che questa settimana avresti dovuto tornartene a casa insieme a tua figlia.»
«La madre di Edward ha prolungato il proprio soggiorno e mia figlia Ella insieme a lei» lo informò Selena. «Stai tranquillo, non ho abbandonato una bambina di quattro anni per venirmene qui a dare la caccia ai fantasmi.»
«Fantasmi?»
«Non proprio un fantasma, in realtà. Hai mai sentito menzionare un certo Nicholas Piazzi?»
«No.»
«Ebbene, è l’uomo di cui ti ho parlato.»
Oliver rifletté qualche istante, prima di chiederle: «Quale uomo? Quando me ne hai parlato? E poi, scusami, non l’ho ancora capito. Perché sei qui? Qualcuno lo sa?»
Selena chiarì: «Ho detto vagamente a Edward che sarei venuta in Italia, lo sa. È in Inghilterra insieme a Veronica e alla Pink Venus.»
«Gli hai detto che sei venuta in Italia» ripeté Oliver, «Ma non gli hai detto che sei a casa mia. Sappi che non voglio ritenermi responsabile di quello che succederà tra di voi.»
Selena gli strizzò un occhio.
«Guarda che venire a casa tua non è la cosa più scabrosa che ho fatto in questi ultimi giorni!»
«Posso dire che mi spaventi?»
«No, sono innocua, lo sai.»
Oliver scherzò: «Per caso sei stata tu ad ammazzare Mirko De Rossi? In tal caso, mi dispiace, ma non posso coprirti.»
«Se avessi ammazzato qualcuno, non verrei certo a dirlo a te» ribatté Selena, «Ma in ogni caso non l’ho ucciso.» Si fece cupa. «Anzi, mi dispiace tanto per la sua morte e inizio a pensare che ci sia qualcosa di più. Torniamo a Nicholas Piazzi.»
«Chi è? C’entra qualcosa con il delitto?»
«No. O almeno, non credo.»
«Quando mi hai parlato di lui?»
«Non so se ricordi, è venuto fuori il discorso di un produttore musicale invitato come ospite vip al Gran Premio d’Italia, l’anno scorso» spiegò Selena. «Era sicuramente uno di quei tipi che non sanno nulla di automobilismo, ma che accettano di essere presenti al solo scopo di mettersi in mostra.»
«Quel produttore musicale, quindi, si chiama Nicholas Piazzi» dedusse Oliver.
«Esatto, proprio così» confermò Selena. «L’ho anche cercato in internet, per accertarmi che fosse proprio lui. Ho visto la foto, non ho alcun dubbio sulla sua identità.»
«Bene, ma non capisco perché tu sia venuta qui per dirmelo. Potevi telefonarmi.»
«Sì, avrei potuto telefonarti, ma non sono certa che fosse un argomento di cui potere parlare al telefono. C’è tanto da dire.»
«Quindi» azzardò Oliver, «Questo Nicholas Piazzi ha molti scheletri nell’armadio.»
«No, affatto, o almeno, io non ne ho scoperti» ammise Selena. «Però ho scoperto qualcosa di molto interessante su di lui.»
Oliver valutò fino a che punto potesse spingersi. Decise che Selena era una persona abbastanza affidabile e che poteva metterla al corrente di quale fosse stato il punto di partenza – dopotutto, se la stessa Tina le aveva parlato del video erotico, menzionare un certo pezzo musicale di dubbio gusto non era niente che richiedesse riflessioni profonde.
«Fammi indovinare, questo Nicholas Piazzi ha prodotto una canzone trap intitolata “Miss Vegas”.»
Selena annuì.
«Ottima intuizione.»
«Non ci sarei mai arrivato, se una certa Dalila Colombari non me l’avesse fatta ascoltare qualche tempo fa» la informò Oliver. «Non so se hai presente Dalila. È una fotografa di motorsport, spesso le sue fotografie hanno abbellito i miei articoli, oppure quelli di Mirko.»
«Sì, ce l’ho presente» rispose Selena. «È una bella donna con i capelli biondo platino?»
Oliver si sforzò di non ridere, ripensando alla conversazione con Claudia Leonardo.
«Proprio lei.»
«Siete stati insieme, vero?»
«Una specie.»
«Solo in passato?»
«Perché me lo chiedi?»
Selena gli ricordò: «La tua presunta relazione con Tina è tutta una copertura, da parte sua. Mi è venuto spontaneo farti questa domanda.»
«C’è qualcosa tra me e Dalila, sì» confermò Oliver, «Ma mi sembra esagerato e fuorviante dire che stiamo insieme.»
«Diciamo che posso capire.»
«Diciamo che quello che faccio con Dalila è affare mio. Dimmi piuttosto di “Miss Vegas”. Come hai scoperto quella canzone? Non mi dai l’impressione di essere un’avida ascoltatrice di musica trap.»
«Non lo sono, infatti. Facevo ricerche a proposito di questo Nicholas Piazzi e ho trovato menzione a quella canzone per caso. Non saprei neanche dirti perché mi sia soffermata a leggere il testo. Però, dopo averlo letto, ho finito per andare a cercarla e l’ho ascoltata.»
«Che cosa ne pensi?»
«Non è il mio genere.»
«E il testo? Pensi che i ragazzini dovrebbero ascoltare canzoni simili?»
Selena sospirò.
«Dai, non fare il moralista!»
«Sei la seconda persona, oggi, che mi dà del moralista» affermò Oliver. «Non preoccuparti, penso che i ragazzini debbano essere lasciati liberi di ascoltare quello che vogliono e che spesso sentano cose ben peggiori dalle persone che hanno intorno. Non sono uno di quelli che vorrebbero mettere Baby Dumbaby al rogo o marchiarla a vita per avere cantato un simile pezzo. Di sicuro non l’ha scritto lei, probabilmente non sa nemmeno cos’ha cantato. Anche la persona che l’ha scritto, non penso avesse cattive intenzioni.»
«Quel testo mi ha fatto pensare a Tina Menezes» mise in chiaro Selena. «Certi versi sembrano richiamare il Gran Premio di Las Vegas dello scorso anno, mentre c’è un accenno a video erotici che la riguardano.»
«Secondo Dalila potrebbe essere tutto frutto del caso» disse Oliver. «La canzone parla di una certa “Menny” o qualcosa del genere, che non è mai stato un soprannome con cui qualcuno abbia chiamato Tina.»
«Menny, però, potrebbe essere diminutivo di Menezes.»
«È esattamente quello a cui ho pensato io, quando ho scoperto la canzone.»
«E adesso non lo pensi più?»
«Dalila mi ha parlato di una certa Venus Manny. Ho fatto qualche ricerca su di lei. Lavorava in un’impresa di pulizie e ha deciso che, se si fosse dedicata alla pornografia, avrebbe guadagnato più soldi. Ha esordito pubblicando propri video su piattaforme web apposite. La “Menny” della canzone potrebbe essere in realtà “Manny”.»
«E gli accenni al Gran Premio di Las Vegas?»
«Hai ragione, Selena, di quella gara se ne parla eccome, non ci sono altre spiegazioni. Però, riflettendoci, quella pornostar usa come nome d’arte Venus Manny. Venus, che potrebbe richiamare la Pink Venus.»
«Oh, capisco.» Selena parve fermarsi qualche istante a riflettere. «Ha senso. Potrebbe essere tutto un gioco di parole: Venus Manny e Tina Menezes che, in qualche modo, vengono fatte coincidere, come se fossero una persona sola. Quindi abbiamo video erotici, che però non hanno nulla a che vedere con Tina, e poi una parte della canzone che effettivamente parla di Tina.»
«Mi sembra la spiegazione più plausibile» convenne Oliver. «All’inizio ero convinto che la canzone stessa avesse qualcosa di misterioso, che meritava di essere approfondito, ma più il tempo passa e più inizio a pensare il contrario. Ma non sei venuta solo per dirmi questo, immagino.»
Selena confermò: «Diciamo che ho fatto un po’ di ricerche. Non scenderò nel dettaglio per non violare la sua privacy, ma sono andata a farmi un giro sul suo posto di lavoro, spacciandomi per una sua estimatrice, e ho racconto un po’ di voci su di lui.»
«Qualcosa di interessante?»
«Forse sì, ma potrebbe essere inutile.»
«Dato che sei venuta qui» la esortò Oliver, «Ti pregherei di condividere le informazioni che hai raccolto.»
«Nicholas Piazzi ha più o meno la tua età, ma ha una cugina molto più giovane.»
«Tanta gente ha cugini più giovani. Oppure più vecchi.»
«Quella ragazza si chiama Elena Piazzi e ha una ventina d’anni. Studia all’università di Bologna, come fuori sede.»
«Non mi dire che sei andata a fare una visita all’ateneo nella speranza di incontrarla!»
«Adesso non è a Bologna, è tornata a casa. Immagino che tornerà a settembre o ottobre.»
«Come fai a sapere tutto questo?»
«L’ho trovata sui social. Non pubblica nulla di particolarmente intimo, quindi tiene il profilo pubblico. Fa la volontaria in un campo estivo parrocchiale. È una ragazza dall’aspetto molto semplice, che non si veste in modo esagerato.»
Oliver ridacchiò.
«Non è una emo come te?»
«Piantala di prendermi in giro, se mi sono vestita così è per evitare che qualcuno mi colleghi a Edward, quindi alla Pink Venus, quindi a Tina Menezes» puntualizzò Tina. «Ha un aspetto molto semplice, dicevo, ma ha l’abitudine di scattarsi dei selfie in cui riprende la propria faccia in primo piano.»
«Molta gente ha una simile abitudine» ribatté Oliver. «Per caso stai dicendo che queste persone sono da guardare con sospetto?»
«Non sto dicendo nulla di simile» replicò Selena, «Ma solo che ho avuto modo di studiarmi i suoi lineamenti.»
«Oh!» esclamò Oliver. «Inizio a capire dove vuoi arrivare. Per caso hai provato a immaginartela con una parrucca, con un trucco da tamarra e un vestiario improponibile?»
«Qualcosa del genere.»
«Questa studentessa che risponde al nome di Elena Piazzi, dunque, è Baby Dumbaby?»
«Lo ritengo molto probabile.» Selena prese fuori il cellulare. «Aspetta, cerco il suo profilo e ti faccio vedere le foto.»
Ci volle qualche minuto, prima che Selena le trovasse. Quando gli mise lo schermo davanti agli occhi, Oliver non poté fare a meno di notare quanto l’amica fosse un’acuta osservatrice.
«Brava, Selena. Mi hai aiutato a risolvere un mistero, senza nemmeno che ti coinvolgessi personalmente.»
«Peccato solo che, con tutta probabilità, Baby Dumbaby e Nicholas Piazzi non abbiano nulla a che vedere con l’omicidio di Mirko De Rossi.»
«Per caso vai a caccia di assassini?»
Selena sorrise.
«Pensi forse di avere l’esclusiva? Guarda che ho capito dove volevi andare a parare, con tutte quelle domande. A proposito, non è per niente bello che tu abbia sospettato anche di me e di mio marito.»
Oliver avvampò.
«Non ho mai sospettato di voi.»
«Eravamo davvero a Milano ospiti a casa di amici» disse Selena, senza essere stata interpellata in proposito. «È vero, avremmo potuto tranquillamente andare ad ammazzare De Rossi, ma non avevamo motivo per farlo.»
«Se ti può consolare, sono arrivato a questa conclusione parecchi giorni fa.»
«Quindi hai davvero sospettato di noi.»
«Ti ho detto di no. Vi conosco, so che non andate in giro ad ammazzare gente così come se niente fosse.»
Selena puntualizzò: «Non vanno in giro ad ammazzare neanche le altre persone che hai sommerso di domande.»
Oliver annuì.
«Lo so, ma da qualche parte dovevo pur iniziare, non credi?»
«E hai scoperto qualcosa?»
«Tanti piccoli dettagli, che però non si incastrano.»
«In un romanzo poliziesco» ribatté Selena, «Dovresti avere tutto chiaro, ma non essere ancora riuscito a collegare tutti i punti, e solo ed esclusivamente perché non puoi scoprire il colpevole a pagina cinque.»
«In un romanzo poliziesco, l’assassino di De Rossi si sarebbe accertato di ammazzarlo in un luogo sperduto e irraggiungibile, nel quale erano presenti, oltre a lui e alla vittima, non più di altri quattro presenti, tutti desiderosi della morte di Mirko» obiettò Oliver. «Non avrebbe mai agito in una situazione in cui il colpevole avrebbe potuto essere un membro qualsiasi della popolazione mondiale. Inoltre, mon amie Madame Selena, tu dovresti interpretare la parte dell’aiutante considerato di scarso intelletto, che tuttavia fa scattare nella mente del detective la giusta intuizione.»
«Mi dispiace non potere interpretare questo ruolo, Monsieur Pêcheur.»
«Monsieur che cosa?»
«Pêcheur, Fischer, pescatore.»
«Oh, adesso mi è tutto chiaro, tranne il motivo per cui sei venuta a casa mia.»
Selena ridacchiò.
«Davvero non l’hai ancora capito? Meno male che ti atteggi a investigatore infallibile.»
«Non mi sono mai atteggiato a investigatore infallibile» replicò Oliver. «So di non esserlo. Anzi, gli investigatori infallibili non servono più: la maggior parte delle persone che ammazzano, pur sapendo bene di potere essere incastrate dal loro DNA, contaminano a più non posso le scene del crimine. Inoltre, per non farsi mancare niente, hanno cura di tenersi il cellulare in tasca, in modo che i loro spostamenti possano essere facilmente ricostruiti grazie alle celle telefoniche. Non siamo più negli anni Trenta, quando il Lord inglese di turno veniva soppresso dal discendente di turno che lasciava mozziconi di sigaretta o di sigaro in bella vista sul luogo del delitto, senza che gli agenti di Scotland Yard capissero se a fumare era stato l’assassino o la vittima. A loro favore va detto che in quei racconti tutti fumavano come ciminiere.»
«Non siamo negli anni Trenta e tu non sei chiamato a risolvere il mistero che sta dietro l’omicidio di un ricco Lord che ha diseredato mezza famiglia» mise in chiaro Selena, «Ma voglio aiutarti. Voglio che chi ha ucciso Mirko De Rossi non sia più un pericolo e che anche Tina possa liberarsi di quel peso.»
Oliver azzardò: «Quindi pensi anche tu che ci sia un collegamento tra le due vicende?»
Selena chiarì: «Lo pensi tu e questo mi basta. Insieme possiamo essere una grande squadra, di nuovo.»
Oliver sospirò.
«Lo sai, vero, che andare a stanare assassini potrebbe essere pericoloso?»
«Lo so eccome» rispose Selena, «Ma lo è anche avere un assassino che se ne va in giro sotto la luce del sole indossando una maschera. Credimi, Oliver, non sarei qui se ci fossero altre soluzioni, ma non penso che ne abbiamo, a parte fare finta di nulla.»
Oliver scosse la testa.
«Per me non è un’opzione.»
Selena gli assicurò: «Non lo è nemmeno per me.»
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