Buongiorno! Questo fine settimana ritornerà la Formula 1, proprio con il GP di Las Vegas che, per qualche verso, dà il titolo a questa long fiction, in cui sventuratamente per noi ce ne siamo dovuti sorbire un'edizione addirittura mai disputata nella nostra realtà!
CAPITOLO 7
«Mi può ripetere il suo nome, per cortesia?» chiese la segretaria.
«Elena Piazzi.» Per sicurezza, mise l'enfasi sul cognome. «Piazzi.» Poteva non funzionare, perciò mise le mani avanti: «Non me lo sto inventando, sono davvero la cugina di Nicholas. Non mi risponde più al cellulare, ma ho urgente bisogno di vederlo.»
«Capisco» disse la segretaria. «Rimanga in linea, sento cosa posso fare per lei.»
Elena sospirò, sperando che non ci fosse molto da aspettare, ma la sua speranza venne ben presto infranta. Sulla linea comparve una musica inquietante che dirò per diversi minuti.
Finalmente una voce rispose al telefono e non era quella della segretaria.
«Elena, cosa vuoi?»
«Ho bisogno di vederti. Oggi.»
«Come hai bisogno di vedermi oggi? Dovrei farmi tutta quella strada per venire da te?»
«Quella strada l'ho fatta io» chiarì Elena. «Ti prego, Nicky, ti rubo solo cinque minuti. Sei stato tu il primo a venirmi a cercare. Non puoi fare finta di niente, adesso.»
«Dove sei, esattamente?» volle sapere Nicholas.
Elena glielo spiegò.
«Conosco il posto» rispose suo cugino. «Aspettami lì. Non posso venire subito, ma tra un'ora avrò un buco libero e sarò da te. Mi raccomando, se parli con qualcuno non dire perché sei qui.»
«Ma no, figurati» lo rassicurò Elena. «Non c'è motivo per cui dovrei farlo.»
«Conto su di te.»
«Anch'io. Ti prego, non darmi buca.»
Fu una lunga attesa, che Elena trascorse interamente su una panchina che si affacciava sulla piazza.
Non riuscì a fare niente, a distrarsi in alcun modo, mentre aspettava che suo cugino facesse la propria apparizione. Non era convinta che sarebbe venuto. Da quando l'aveva contattato, il lunedì precedente, era riuscito a sparire nel nulla: forse aveva un altro telefono, quindi aveva spento il numero sul quale Elena l'aveva cercato.
Quasi non se ne accorse, quando dopo un'ora e dieci minuti di attesa, Nicholas si sedette al suo fianco.
Elena era soprappensiero e sussultò, facendo divertire il cugino, che borbottò, sprezzante: «Vedo che hai proprio paura. Cosa credi, che sia stato io ad ammazzare quel tipo?»
«No.»
«Così mi piaci, Elena. Non so se hai sentito qualche telegiornale, in questi giorni.»
«Sì.»
«È stato fermato un tizio con precedenti penali per rapina.»
Elena chiarì: «Quel tale è stato subito rilasciato.»
Nicholas sbuffò.
«Perché la giustizia italiana se ne frega delle vittime, pensa solo a proteggere i criminali.»
«Forse quel tipo meritava di stare in galera per altre ragioni» convenne Elena, «Ma non c'entra niente con la morte di Mirko De Rossi. Una ventina di persone hanno confermato che la sera del delitto stava in un bar, ubriaco, a importunare i clienti.»
«E allora sarà stato un altro del suo calibro» sentenziò Nicholas. «Lo so che è triste da accettare, l'idea di sapere che hai conosciuto una persona che è stata ammazzata, ma non c'è niente che tu possa fare. Non c'entri niente tu, così come non c'entro niente io. Era solo una conoscenza sommaria.»
Elena gli ricordò: «Hai pagato quel De Rossi perché scrivesse articoli promozionali. Non era il suo campo. Ha accettato di darti una mano solo perché vi conoscevate.»
«Ha accettato di darmi una mano perché l'ho pagato - in contanti, non ci sono tracce» puntualizzò Nicholas. «Non eravamo amici intimi, soltanto conoscenti. Non posso dire che non mi dispiaccia quello che gli è successo, ma non c'è niente che possiamo fare. Dobbiamo solo dimenticarci di questa storia e andare avanti per la nostra strada.»
Fece per alzarsi, forse già pronto per andarsene, ma Elena scosse la testa e sbottò: «No, non mi puoi liquidare così.»
Nicholas rimase seduto, ma insisté: «Non abbiamo altro da dirci. Torna a pensare alla tua vita, ai bambini del campo estivo delle suore e ai tuoi studi.»
«Non è così facile, sai?» replicò Elena. «Sai cos'ho sentito ieri? Un bambino che canticchiava quella canzone maledetta.»
«Dimenticala.»
«E come faccio?»
«Non è una canzone maledetta. È solo una canzone che fa schifo, ma ai ragazzini piace.»
«Parla di Tina Menezes?»
Nicholas lasciò passare qualche istante, prima di rispondere: «Non ha importanza di cosa parli.»
Elena replicò, secca: «Invece ha importanza, dato che il testo o l'hai scritto tu o qualcuno del tuo entourage. Che cosa c'è nel dark web di lei?»
«Niente.»
«Non dire assurdità.»
«Non sto dicendo assurdità» si difese Nicholas. «Una volta, parlando con dei colleghi, uno ha menzionato una pornostar amatoriale che si fa chiamare Venus Manny. Il nome mi ha fatto pensare a Tina Menezes - all'epoca pilota del team Pink Venus - e da lì è nato il personaggio di Miss Vegas.»
«E che senso avrebbe tutto questo?» obiettò Elena. «Non...»
Nicholas la interruppe: «Non doveva avere senso, doveva solo funzionare. Dovevo dimostrare che potevo far cantare un testo assurdo a una perfetta sconosciuta e ottenere comunque un certo riscontro positivo. È esattamente com'è andata. Tutto è andato per il verso giusto. Non so chi abbia ucciso Mirko De Rossi, ma sono certo che la sua morte non abbia a che vedere con la canzone.»
«Non hai idea di quanto sia imbarazzante per me» gli confidò Elena. «Quando ho accettato di interpretare Baby Dumbaby pensavo fosse tutto molto più facile. Adesso temo che qualcuno mi riconosca. I bambini del campo estivo...»
«Sei una volontaria. Puoi sempre andartene.»
«Non è andandosene che si affronta la realtà. E la realtà è che ho commesso un errore madornale.»
Nicholas la rassicurò: «Non hai fatto errori, Elena. Hai cantato un testo volgare e la tua voce è stata contraffatta. Anche il tuo aspetto è stato mascherato il più possibile. Quando ti guardo, vedo una ragazzina con gli occhiali che se ne va in giro senza trucco. Se non sapessi che sei tu, non mi verrebbe mai in mente di scambiarti per Baby Dumbaby. Al massimo i ragazzini del campo estivo penseranno che somigli vagamente a quella cantante, ma niente di più.»
«E forse penseranno che Miss Vegas sia Tina Menezes.»
«Lo escludo.»
«Escludi che i ragazzini possano sapere chi è Tina Menezes?»
«Escludo che possano collegarla a Miss Vegas: innanzi tutto la capacità di attenzione al testo non deve essere molto elevata, ma soprattutto la canzone parla di video porno. A chi verrebbe mai in mente di collegare dei video porno a una stella dell'automobilismo che nulla ha a che vedere con i video porno? E, te lo assicuro, anche Las Vegas viene difficilmente associata, come primo pensiero, al gran premio disputato in quella città. Non credo ci sia molta gente che ascolta "Miss Vegas" e collega il testo alla gara del Nevada dello scorso anno e al risultato della Menezes. Tanto più che la memoria storica delle persone è sempre più limitata: chi vuoi che si ricordi della Menezes a Las Vegas, a distanza di nove mesi o giù di lì?»
Elena azzardò: «Magari gli appassionati di automobilismo.»
«Quelli sicuramente, e se ne ricorderanno anche tra trent'anni» ribatté Nicholas, «Ma quante probabilità ci sono che siano anche attenti analisti di testi di canzoni trap? Secondo me molto poche.»
«Però c'era Mirko De Rossi» gli ricordò Elena. «Per mestiere scriveva articoli su corse d'auto. Tu gli hai affidato l'incarico di scrivere articoli sulla canzone. Deve avere per forza fatto un collegamento tra le due cose.»
«Come ti ho già detto, non ci sono collegamenti se non nella mia testa» ribadì Nicholas. «C'è solo un caso, in cui Mirko potrebbe avere potuto pensare che la canzone fosse su Tina Menezes: se ci fossero effettivamente, da qualche parte, dei video erotici che la riguardano. Dal momento che ne dubito fortemente, possiamo stare tranquilli, non credi?»
«Mi piacerebbe fidarmi di te» ammise Elena, «Ma ho una brutta sensazione, anzi, bruttissima. Ho paura che la nostra canzone possa avere a che fare con la morte di De Rossi.»
«È solo una sensazione, appunto» replicò Nicholas. «Credo che non dovresti pensarci, sul serio. Scusa se te l'ho detto bruscamente, prima, e se ho cercato di evitarti, in questi giorni, ma la tua reazione mi è sembrata esagerata, fin dal primo momento.»
«Quando qualcuno esagera, per i tuoi standard, sparisci?»
«Non vorrei rischiare di offenderti, ma non saprei dirtelo in modo più dolce: non posso passare la mia vita a tu per tu con le turbe di una ragazzina di vent'anni. Forse al giorno d'oggi ti sembra di essere adulta e razionale, ma quando avrai la mia età metterai in dubbio la tua maturità di questo periodo. E poi, te lo ricordo, per le leggi degli Stati Uniti saresti ancora troppo giovane per consumare alcolici.»
Elena obiettò: «Non bevo alcolici e non siamo negli Stati Uniti. E poi, da quelle parti, credo che potrei possedere un'arma da fuoco già da anni. Forse le loro leggi sarebbero leggermente da rivedere.»
«Così mi piaci, impegnata in questioni serie, che dovrebbero fare riflettere» concluse Nicholas. «Impiega il tuo tempo per pensare alle contraddizioni che esistono al mondo, non a "Miss Vegas" e a un delitto che non ha nulla a che vedere con quella canzone. È la cosa migliore che puoi fare. Anzi, no, sarebbe ancora meglio che ti concentrassi sullo studio e che cercassi di perdere meno tempo possibile. Hai fatto bene ad accettare di cantare quella canzone, piuttosto che cercarti un lavoro per pagarti le spese. Almeno, per quest'anno, potrai studiare e basta, senza rimanere indietro. Magari, per il prossimo anno, posso pensare a un'altra collaborazione. So che al momento l'idea di tornare a vestire i panni di Baby Dumbaby ti mette ribrezzo, ma non la metterei del tutto da parte, se fossi al posto tuo.»
***
Oliver teneva gli occhi fissi sul messaggio che Dalila gli aveva mandato qualche minuto prima, sul telefono fornito da lei stessa e utilizzando il numero non intestato a lei da cui lo contattava: "Ehi, tutto bene?"
Non era una domanda difficile, né era una domanda a cui, generalmente, si rispondesse dicendo sempre la verità, ma faticava a decidere che cosa scrivere. Si limitò a un generico "sì", sapendo che, in ogni caso, la Colombari avrebbe voluto saperne di più.
Non si sbagliava, la fotografa iniziò una serie di messaggi ai quali si sentì obbligato a rispondere.
"Ci sono novità?"
"No, ci siamo sentiti appena ieri sera."
"Una novità potrei averla io."
"Riguarda noi?"
"Non lo so. Un po' di tempo fa M.D.R. aveva dimenticato una cartellina a casa mia e gli avevo chiesto se ci fosse qualcosa di importante da restituirgli. Mi ha detto di no, quindi l'ho tenuta io. Ci sono solo dei depliant e roba di poco conto. Però su uno dei depliant ci sono scritti due nomi a matita: Tina Menezes e Venus Manny."
"Chi è Venus Manny?"
"Cercala in internet."
Oliver non aveva idea di quale utilità avesse quella ricerca, ma fece comunque quello che Dalila gli aveva suggerito. Era una sedicente pornostar che aveva esordito diffondendo in via privata alcuni suoi video erotici.
"Ho visto" scrisse, "e non ho idea del perché il suo nome potrebbe essere associato a quello di Tina."
"Era Menny o Manny? Potrebbe essere lei Miss Vegas, non credi?"
"Non lo so, non so più a cosa credere."
"Chiamami."
Quell'ordine perentorio non poteva essere ignorato. Oliver si guardò intorno. Non c'era nessuno nelle immediate vicinanze e, in ogni caso, nessuno gli stava prestando attenzione.
Dalila rispose al secondo squillo e, sentendosi messa alle strette, gli rivelò dettagli di cui Oliver non era al corrente: era stato Mirko a farle conoscere "Miss Vegas" di Baby Dumbaby, le aveva rivelato di avere pensato a Tina Menezes, anche se non aveva alcuna certezza che la canzone fosse su di lei, e l'aveva pregata di fargliela scoprire.
«Così» proseguì Dalila, «Ti ho portato nella discoteca in cui una mia amica lavora come DJ, dopo averle chiesto la cortesia di suonare quel pezzo. Volevo che tu lo sentissi, che lo notassi e pensassi alla Menezes. Se non fossi saltato alle conclusioni, te ne avrei parlato io invece di fare la scettica.»
«Quindi era tutta una montatura fin dal primo momento» la accusò Oliver. «Che cazzo avevi in mente?»
«Volevamo solo che tu accettassi di lavorare per la Menezes, io e Mirko» puntualizzò Dalila. «Non abbiamo mai avuto cattive intenzioni.»
«Questo potrebbe significare che Mirko è stato uc-...» Oliver si interruppe. Non poteva pronunciare il resto della frase: ucciso perché si era posto delle domande su chi fosse la persona di cui parlava la canzone. «Scusami, Dalila, ma ti devo lasciare. Sono nell'area hospitality e vedo Roberts venire verso di me. Ci sentiamo più tardi, quando posso. Intanto schiarisciti le idee, perché dovrai darmi delle spiegazioni.»
Riattaccò, senza nemmeno darle il tempo di replicare. Mise il telefono in tasca, proprio mentre Edward si sedeva di fronte a lui.
Oliver rimase in attesa, ma Roberts non diceva niente. Lo esortò, quindi: «Cosa posso fare per te?»
«Non sono sicuro di essere venuto in un buon momento» azzardò Edward. «Va tutto bene? Mi sembravi turbato, mentre parlavi al telefono.»
Oliver sospirò.
«Ti sei proprio messo in testa che, ovunque io vada, poi saltino fuori dei cadaveri. Non è così, non siamo in una serie televisiva in cui il protagonista è un detective improvvisato che risolve il caso ben prima delle autorità del posto. In quei telefilm, ovunque vada scappa sempre il morto. Io non sono così: non porto sfiga. Quindi puoi andare tranquillo, non penso che qualcuno stia rischiando la vita, qui.»
Edward puntualizzò: «Hai detto tutto da solo, io non ho neanche avuto il tempo di parlare. Per fortuna non ho visto cadaveri nemmeno io. Ti ho solo visto un po' agitato. È tutto a posto?»
«Diciamo.»
«Ti ho visto insieme a Tina, prima.»
«La cosa ti stupisce?»
«Mi siete sembrati diversi dai giorni scorsi. Ho avuto l'impressione che ci fosse un altro tipo di feeling, tra voi. È successo qualcosa?»
Oliver sbuffò.
«Per caso ti sei dato alla cronaca rosa, ultimamente? Ieri mi hai convocato con urgenza per dirmi che, secondo te, io e Tina non eravamo convincenti come coppia. Adesso mi vieni a dire che noti feeling tra di noi. Dove vuoi andare a parare?»
Edward rispose: «Semplicemente sono molto affezionato a Tina e desidero che sia felice. Inizio a sospettare che tu le piaccia.»
«Considerazione interessante» osservò Oliver, «Ma del tutto non richiesta. Sono qui per aiutarla, non per innamorarmi di lei.»
Edward gli strizzò un occhio.
«Magari potrebbero accadere entrambe le cose. Ha avuto una storia, di recente, ma non è finita bene. Sapeva i rischi che correva, ma...»
Oliver lo interruppe: «Se parli di una relazione con un uomo sposato, che all'epoca era separato dalla moglie, ne sono al corrente.»
Edward chiarì: «Parliamo della stessa situazione. Ecco, mi dispiace che si sia infilata in una situazione senza né capo né coda. Sarebbe bello vederla insieme a qualcuno che non abbia altri impegni, uno come te, per esempio.»
«Chi ti dice che non abbia altri impegni?»
«Oh, non lo sapevo.»
«Non ho l'abitudine di raccontare in giro i fatti miei» precisò Oliver, «Specie quando non c'è nulla di serio.»
Edward parve spiazzato: «Scusa per l'intrusione. Pensavo che...»
«Che nessuna volesse stare con me? Obiettivamente, in molte hanno paura che poi qualcuno intorno a noi venga ucciso, mentre la maggior parte delle donne si rendono conto che, in ogni caso, non sono io il killer.» Oliver tornò serio, ma lo fece cambiando discorso. «Cosa ne pensi del nuovo format?»
«Di che format?»
«Dei gran premi.»
«Perché mi stai chiedendo questo?» obiettò Edward. «Non capisco.»
Oliver rispose: «Perché, per tua informazione, oltre a fingermi il fidanzato di Tina Menezes, ho anche un vero lavoro. Ci sono colleghi che esaltano il format attuale, venendo accusati di essere dei venduti che non tengono conto della storia e di come funzionava un tempo. Ci sono altri, invece, che sono molto critici e attaccano i piloti contemporanei perché non si fanno sentire e accettano weekend di gara con sprint race al sabato, diverse sessioni di qualifiche tra venerdì e sabato e quant'altro. Tu, che sei un ex pilota, come la pensi?»
«Io gareggiavo nella Diamond Formula, in origine» replicò Edward. «Il format di allora somiglia un po' a quello attuale, dopo la fusione dei due campionati. Penso che certe critiche siano giuste e che le sessioni di prove libere vengano sostituite da gare brevi o qualifiche brevi solo perché, dal punto di vista televisivo, possono attirare un pubblico più vasto. Allo stesso tempo, però, da ex pilota, quello che posso dire è che certi problemi esistono solo nella testa di chi guarda le gare seduto sul divano di casa. Molti appassionati e anche molti opinionisti sono convinti che tutto ciò che urta i nervi a loro debba anche essere in cima alle priorità dei piloti. Ora, io non gareggio più, ma quando c'ero io, mi interessava di più che i circuiti e le auto fossero in condizioni di sicurezza tali da non incrementare i pericoli per questioni di fascino. Il fatto che un circuito venisse giudicato brutto o poco spettacolare dal tifoso medio, o anche da una moltitudine di commentatori televisivi e giornalisti, non mi ha mai preoccupato. Allo stesso tempo, non mi verrebbe mai in mente di avere in cima ai miei problemi il fatto che ci sia chi non gradisce uno specifico format, considerando quello specifico format come la cosa peggiore mai accaduta nella storia delle corse automobilistiche. E sai cosa ti dico? Che, se chiedessi a Tina Menezes, arriverebbe più o meno alle stesse conclusioni.»
«Non lo metto in dubbio» convenne Oliver, «E infatti non perdo nemmeno tempo a chiederglielo. Ti ringrazio per avermi dedicato il tuo tempo.»
Fece per alzarsi, ma Edward lo trattenne.
«Aspetta. Hai parlato con Tina di Serrano?»
«Sì.»
«Ti è stato utile?»
«Utilissimo» confermò Oliver, tentato per un attimo di raccontargli di come la Menezes si fosse confidata con lui, di come si fossero abbracciati e, in seguito, di come la serata fosse terminata con un bacio inatteso. Non aveva tuttavia intenzione di condividere quel dettaglio che lo lasciava tutt'altro che indifferente, quindi si limitò a osservare: «È una storia molto triste. Mi dispiace che Tina abbia dovuto vivere da vicino una simile vicenda e che si sia perfino beccata critiche e insulti. Non meritava niente di tutto questo.»
«Ogni volta in cui veniva menzionato Serrano, la vedevo incupirsi» aggiunse Edward. «Era una ferita ancora aperta. La sua personal trainer, una volta, mi ha suggerito di cercare di non tirare mai fuori l'argomento, oppure di fare il possibile per sviare, qualora dovesse essere qualcun altro a parlarne in presenza di Tina.»
«Questa personal trainer non ho ancora avuto modo di conoscerla.»
«Claudia è una persona fidata, lavora con Tina da tantissimi anni. Diciamo che sa tutto di lei, per Tina è sempre stata una confidente, una sorta di guida.»
«Quindi, a lei, Tina potrebbe avere confidato altri dettagli» azzardò Oliver.
«Non lo ritengo per niente improbabile» ammise Edward, «Ma non sono convinto che ricaveresti qualcosa, chiedendo direttamente a lei. È fedelissima a Tina, non si aprirebbe mai. E poi, siamo sicuri che andare a caccia di fatti capitati in un passato ormai remoto possa avere qualche utilità?»
Oliver scosse la testa.
«Temo di no.»
«So che non puoi dirmi che cosa le sia successo, ma sappi che, se Tina ha bisogno d'aiuto, io sono dalla sua parte. Non posso permettere che...»
«Che cosa sta succedendo?» chiese una voce, interrompendoli.
Oliver si girò. Non aveva visto arrivare Selena, così come anche Edward non doveva essersi accorto di lei.
«Niente» la rassicurò Oliver. «Parlavamo di Tina.»
Selena andò diretta verso la sedia vuota accanto a loro.
«L'ho capito che parlavate di Tina, così come ho capito che la Menezes ha qualcosa da nascondere.» Fissò Oliver con fermezza. «Non solo la Menezes, ma anche tu. Dato che, a quanto pare, con mio marito ne hai parlato, ti sarei molto grata se volessi mettermi a conoscenza di tutto quello che c'è da sapere.»
Edward obiettò: «Io non so tutto. Inoltre sono faccende private della Menezes. Non so se...»
Selena non lo lasciò finire.
«Lo so che potrebbe essere una situazione scomoda, ma vorrei che...»
Toccò a lei essere interrotta, e da Tina Menezes in persona.
«Mi pare di capire che stiate parlando di me. Va bene, volete sapere? E allora saprete, ma sarò io a raccontarvi quello che sta capitando. Così, se avrete qualcosa di utile da dirmi, potrete farlo esplicitamente.»
Nonostante Oliver la conoscesse da appena una settimana, aveva già avuto modo di rendersi conto di quanto Tina Menezes potesse essere spiazzante. In compenso Edward, che aveva avuto a lungo a che fare con lei, appariva quasi impassibile di fronte alla sua improvvisa comparsa.
«Sai benissimo che, se vuoi parlare con me, io sono disposto ad ascoltarti» si limitò a dirle.
«Il che, per me, è un immenso piacere» gli assicurò Tina, «Ma credo sia giusto che anche la tua signora senta quello che ho da dire. È tua moglie, mi fido di lei.» Si rivolse direttamente a Selena: «Voglio dire, senza offesa, se tu fossi una conoscente qualsiasi, non verrei a riferirti i fatti miei. Semplicemente, se Edward si è sposato con te, significa che sei una persona degna di fiducia.»
«Oh, grazie» mormorò Selena che, diversamente dal marito, un po' sconcertata doveva esserlo.
Seduta proprio di fronte a lei, Tina Menezes iniziò a raccontare: «Credo sappiate tutti - nel caso di Selena non lo so - di una mia relazione passata con un collega sposato. Non scenderò nei dettagli e non farò nomi, ma a quei tempi non viveva insieme alla moglie e stavano pensando seriamente al divorzio. Poi hanno fatto un passo indietro. Anch'io mi sono tirata indietro. È andata com'è andata, l'ho accettato. Sapevo fin dall'inizio che sarebbe stato un amore impossibile e che, anche se lui avesse divorziato, almeno in un primo momento avremmo dovuto tenere segreta la nostra relazione. Non sempre, però, il fatto che qualcosa non sia di dominio pubblico significa anche che nessuno ne sia al corrente. Comunque sia andata, qualcuno deve averci scoperti e ci ha filmati. Lascio a voi l'immaginazione, a proposito dei contenuti di quel video.»
«Vuoi dire che qualcuno ha un filmato in cui tu e lui...» Selena la fissava, con gli occhi spalancati. «Oh, maledizione, ma è terribile!»
«Puoi dirlo forte» convenne Tina, «Specie considerato che non so chi sia questa persona.»
Edward volle sapere: «Hai sporto denuncia?»
Tina negò.
«Con una denuncia contro ignoti non otterrei nulla, specie non sapendo dove sia questa persona, da quale parte del mondo, e cosa voglia esattamente da me. Mi ha contattata tramite social, più di una volta, e cancellando dopo poco tempo i profili aperti allo scopo, ma non mi ha né chiesto soldi, né mi ha minacciata di diffondere quei contenuti.»
Edward azzardò: «Quindi è per questo che ti sei rivolta a Fischer?»
«Sì, pensavo potesse aiutarmi a uscirne fuori, quindi ho deciso di studiare le sue abitudini e di scoprire che cosa facesse adesso» ammise Tina. «In seguito ho contattato Mirko De Rossi, l'ho pregato di riassumere Oliver, in modo che potesse essere qui come giornalista accreditato. Mi ero offerta di pagare io stessa tutte le spese, in modo che potessimo vederci senza destare alcun sospetto.»
«Mirko De Rossi?» ripeté Selena.
«Quello che è stato ammazzato?» le fece eco Edward.
«È andata esattamente così» confermò Tina. «Prima ancora che Oliver potesse accettare la proposta di Mirko, questo è stato ucciso. La storia della rapina non mi convince, specie considerato che, la stessa sera dell'omicidio, ho ricevuto un nuovo messaggio dalla persona del video, che mi ha scritto - doveva essere un bluff - di essere proprio Mirko De Rossi. Al momento non sapevo ancora che fosse morto.»
«Quindi» osservò Edward, «Hai il sospetto che anche il delitto abbia a che vedere con quel video?»
Tina annuì.
«Non posso provarlo in alcun modo, ma l'impressione è quella.»
Edward si rivolse a Oliver: «E tu, invece, cosa ne pensi?»
«Penso sia un enorme casino, da cui sarà molto difficile venire fuori» rispose Oliver, con sincerità. «Comunque sia, non potevo certo tirarmi indietro. Ho accettato di seguire Tina. Sapeva che, se avesse detto a Veronica di avere un fidanzato, la Young avrebbe esteso l'invito anche a lui. Quindi ha pubblicato un post, sostenendo che stavamo insieme da due mesi, in modo da giustificare la mia presenza.»
«Un ottimo piano» commentò Selena. «In un primo momento, ci sono cascata anch'io, specie dopo una certa conversazione avvenuta nel bagno del pub.»
Tina replicò: «Non c'è bisogno che tu dica "in un primo momento", perché sono certa che, se non avessi detto ora che è una copertura, non l'avresti mai pensato.»
Selena obiettò: «Non ho l'abitudine di impicciarmi nei fatti privati delle persone. Ho preso il fatto che Oliver fosse fidanzato con te come un dato di fatto, non mi sono interrogata sulla veridicità di questa informazione.»
«E adesso che lo sai, cosa ne pensi?»
«Non penso niente.»
«Ah, no? Nemmeno che siamo due pazzi irresponsabili?»
«Mi dispiace solo che non siate davvero una coppia, perché sareste perfetti l'uno per l'altra.»
Tina ribatté: «Non siamo una coppia, ma ieri Fischer mi ha baciata.»
Oliver avvampò.
«Non penso che Selena e Edward volessero conoscere questo dettaglio.»
«O eri tu che non volevi lo venissero a sapere, invece?» chiese Tina.
A Oliver non sfuggì l'occhiata che Edward gli stava lanciando.
«Cosa c'è, Roberts, per caso vuoi dire "lo sapevo"?»
«Non ho detto nulla» si difese Edward, «Ma soprattutto mi sembra che ci stiamo allontanando dal nostro discorso. Tina ci stava raccontando i suoi problemi e il fatto che abbia scelto di rivolgersi a te. Tu, a quel punto, hai iniziato a fare domande a tutti quelli che le stanno intorno, compresi io e Selena.»
«Esattamente» rispose Oliver, «Ma questo lo sapevi già.»
«Come fai a sapere che la persona che ha scritto quei messaggi a Tina è qui?» replicò Edward. «Potrebbe tranquillamente essere dall'altra parte del mondo, per quanto ne sai.»
«Infatti è proprio così» confermò Oliver. «Non siamo in un romanzo poliziesco, in cui solo un numero ristretto di sospettati possono avere commesso il delitto. Qui non sappiamo nemmeno se ci sia un delitto, o se ci fermiamo solo a un caso di pornografia senza consenso.»
Selena intervenne: «Avete detto entrambi che l'omicidio di De Rossi vi ha lasciato molti dubbi, che credete che le due cose possano essere collegate.»
«Lo crediamo, ma non possiamo averne la certezza, si tratta più che altro di un pensiero nostro» le spiegò Oliver. «Ci ho pensato e immagino che anche Tina abbia fatto lo stesso. Ipotizziamo che una persona abbia in proprio possesso un video che la ritrae in quella situazione. Le manda messaggi, forse in attesa di qualcosa di più. Sicuramente costui si sarà tutelato, avrà utilizzato profili che non gli sono riconducibili, da dispositivi o linee telefoniche che non gli sono riconducibili. In un primo momento conta sulla scelta di Tina di tenere per sé la vicenda, ma in seguito viene messo in mezzo De Rossi. Perché ammazzarlo? Perché, in generale, uccidere qualcuno? A questa persona basterebbe probabilmente sbarazzarsi del video e non mettersi più in contatto con Tina per liberarsi da ogni impiccio. Come si potrebbe incastrare, in tutto ciò, un omicidio?»
«Questa è una domanda meravigliosa, Fischer» si complimentò Edward, «Ma purtroppo sarà molto dura trovare una risposta.»
«Hai ragione, non è immediato» convenne Oliver, «Ma io una risposta me la sono data, ed è questa: quella persona vuole perseguitare Tina Menezes a ogni costo, sente di non potersi tirare indietro, come se fosse una sua ragione di vita. Perché? Probabilmente non vuole soldi, altrimenti gliene avrebbe già chiesti. Non vuole nemmeno rendere pubblico quello che ha scoperto, perché altrimenti non avrebbe perso l'occasione di farlo. Allora perché continua a mandare messaggi? E non lo fa con frequenza? C'è un'unica sola spiegazione: vuole tenerla sulle spine, che non sappia mai fino in fondo che cosa stia rischiando.»
«Ma perché?» sbottò Selena. «Perché una simile ossessione?»
«Non lo so» rispose Oliver, «È quello che sto cercando di scoprire. Avevo pensato, all'inizio, che potesse essere uno stalker fanatico, uno di quelli che iniziano con una celebrity crush esagerata, poi diventano degli autentici maniaci, ma secondo me c'è di più, molto di più. Qui siamo di fronte a qualcuno che ce l'ha con Tina al punto tale da avere messo in atto una sorta di "persecuzione soft" dalla quale le è impossibile sottrarsi. Non la sta nemmeno sfidando, non le sta chiedendo di scoprire chi sia. Si limita ad agire nell'ombra, quando vuole, per spaventarla senza fare mai un vero e proprio grande passo e, per quanto ne sappiamo, lo fa solo con lei, non con l'uomo insieme al quale è stata ripresa. Questo confermerebbe che l'obiettivo è lei.»
«La domanda, a questo punto, è molto semplice» osservò Selena. «Che cos'hai fatto, Tina, per spingere qualcuno a fare tutto questo?»
«Stai insinuando che sia colpa mia?» sibilò la Menezes.
«Non sto insinuando niente di tutto ciò» replicò Selena. «Ti sto solo chiedendo se c'è qualcuno che ti odia per qualche ragione.»
«Anche un motivo che a te può apparire del tutto privo di senso» chiarì Edward, «Ma che per lui, o per lei, potrebbe avere un significato.»
«No» rispose Tina. «Non posso dire di essere amata da chiunque, ma non c'è mai stato nulla che vada al di fuori della normalità, per me. Se qualcuno mi sta sulle palle, mi limito a non averci a che fare. Non sono una persona che vive di vendette.»
«Non sei una persona che vive di vendette, tu» disse Selena, mettendo l'enfasi sull'ultima parola, «Ma potrebbe funzionare diversamente per la persona con cui hai a che fare.»
«Quindi questo starebbe agendo per vendicarsi di un presunto torto subito?»
«La mia idea è quella.»
«Ma chi?»
«Non chiederlo a me, Menezes. Io non conosco il tuo passato. Se ci fosse una persona che vuole vendicarsi di qualcosa che le hai fatto, quella persona chi sarebbe?»
Tina abbassò lo sguardo.
«Manuel Serrano.»
«Manuel Serrano?» ripeté Selena.
«Lo so, stai pensando che sia una risposta assurda» rispose Tina, «Ma è l'unico che potrebbe avere il desiderio di farlo. Come sai, tuttavia, è morto da molti anni, quindi è un candidato da escludere.»
«E così» concluse Oliver, «Siamo di nuovo al punto di partenza.»
***
Dalila si sedette sul bordo del letto e attese con pazienza che Oliver le rispondesse. Il cellulare continuava a squillare a vuoto, al punto da farle perdere le speranze. Stava per riattaccare, quando finalmente udì la voce di Fischer.
«Eccoti, finalmente!» esclamò Dalila. «Oggi mi hai praticamente sbattuto in faccia il telefono.»
«Non potevo fare altrimenti» replicò Oliver, «Dato che non ero da solo. Adesso possiamo parlare. Mi devi raccontare, nel dettaglio, la storia della tua amica DJ, di Venus Manny e di "Miss Vegas".»
«È stato stupido farti sentire quella canzone facendoti credere che fosse un caso» ammise Dalila, «Ma non avevo molti mezzi per convincerti ad accettare l'offerta di Mirko.»
«Offerta di Mirko che, in realtà, era l'offerta della Menezes» puntualizzò Oliver.
«A Mirko, in ogni caso, sarebbe piaciuto tornare a lavorare con te. Gli dispiaceva davvero per come vi eravate lasciati. Non era d'accordo con te, ma ha sempre pensato che non dovesse finire a quel modo.»
«Anche a me dispiace che, a suo tempo, non abbia voluto sentire le mie ragioni. Però non conta più, Mirko è stato ammazzato e tutto quello che possiamo fare per lui è scoprire cosa ci sia dietro.»
Dalila obiettò: «Va oltre le nostre possibilità. Dovresti concentrarti su quello che sta succedendo alla Menezes, quella è una storia alla quale si può arrivare in fondo. Su Mirko non c'è nulla da fare. Presto potrebbe diventare un caso irrisolto come tanti. A chi vuoi che interessi un presunto caso di rapina? Ha fatto indignare l'opinione pubblica per un po', ma hai idea di quanti reati siano già stati commessi, in una settimana? Ormai l'attenzione collettiva è già sfumata.»
Oliver replicò: «Non dovresti essere così disfattista. Ci sono delle indagini in corso, qualcosa salterà fuori. Hai ragione, io non posso improvvisarmi investigatore e risolvere il caso, ma...»
Dalila lo interruppe: «Ci saranno anche delle indagini in corso, ma non mi pare che qualcuno sia venuto a cercarti, quando con tutta probabilità hai parlato al telefono con lui pochi minuti prima che morisse.»
«Meno male che non mi hanno collegato a lui!» esclamò Oliver. «Questo, comunque, ha una spiegazione logica: Mirko non mi ha chiamato dal suo telefono, ma da un altro. Immagino che, chi l'ha ucciso, poi se lo sia portato via. Per curiosità, ho provato diverse volte a contattare quel numero. Risulta staccato, da ormai molti giorni. Probabilmente la carta SIM sarà finita giù per lo scarico di un water.»
Dalila rifletté.
«Questo ha delle implicazioni piuttosto importanti.»
«Cosa vuoi dire?»
«È molto semplice: Mirko aveva bisogno di contattarti, ma ha usato un altro telefono per mettersi in contatto con te, perché l'avevi bloccato. Quel telefono doveva appartenere a qualcuno. E quel qualcuno si è portato via il telefono proprio per non lasciarlo sulla scena del crimine. Questo significherebbe che Mirko conosceva bene la persona che l'ha ucciso.»
«E che sarebbe molto facile risalire al proprietario del telefono in questione» replicò Oliver. «Mi sembra decisamente poco realistico.»
«Sarà anche poco realistico» ribatté Dalila, «Ma lo è solo perché non ti sforzi di guardare oltre. Pensaci: ti ho dato il telefono che stai usando adesso, ma non è intestato né a me né a te. Idem, non è intestato a me quello che sto usando io. Esistono tuttora delle vecchie SIM comprate senza lasciare i propri dati, che non risultano associate ad alcun effettivo proprietario.»
Oliver obiettò: «Funzionava così alla fine degli anni Novanta, al massimo nei primissimi anni Duemila.»
«Esistono schede in funzione da quei tempi, i cui proprietari non hanno mai cambiato gestore» replicò Dalila. «Certi proprietari anziani, nel frattempo, sono morti. I loro discendenti, o persone che stavano intorno a loro, potrebbero esserne ancora in possesso. Con le schede ricaricabili, basta fare una ricarica ogni anno, per tenerle attive. In epoca recente, ogni mese i gestori scalano anche un paio d'euro se non di più, ma potrebbe valerne la pena. Se dovessi usare un telefono per fare qualcosa di illecito, mi costerebbe ventiquattro euro all'anno tenere attivo il numero, e il resto sarebbe da pagare in telefonate, visto che parliamo di contratti senza un fisso mensile. Potrebbe avere il suo senso.»
«Sì, quello che dici ha senso» convenne Oliver, «Anche se ci sarebbero molti punti da chiarire. Perché quella persona avrebbe prestato il telefono alla sua vittima?»
«Forse perché non era nella situazione di potere rifiutare» azzardò Dalila. «Se un conoscente ti chiedesse di fare una telefonata dal tuo cellulare, potresti forse rispondergli "scusami, non posso, perché ho intenzione di ammazzarti e, di conseguenza, preferisco non lasciare prove"? Non mi sembra un'idea molto praticabile.»
«No, non lo è» ammise Oliver, «Ma questo aprirebbe davvero a una nuova realtà.»
«Mhm.»
«Adesso sei tu, quella che deve riflettere.»
«Su cosa?»
«Sul fatto che Mirko abbia ricevuto in prestito un telefono da qualcuno che gli stava vicino e l'abbia usato per chiamarmi: l'assassino sapeva che Mirko aveva a che fare con Tina Menezes, al di là di ogni ragionevole dubbio.»
«Al ragionevole dubbio non rinuncerei così tanto facilmente» lo contraddisse Dalila, «Ma posso capire il tuo punto di vista. Comunque sia, sarebbe un ennesimo indizio a sostegno della teoria secondo cui le due cose sono collegate.»
«E significherebbe che, chi ha ucciso Mirko, sa perfettamente che sono stato ingaggiato da Tina» aggiunse Oliver. «A questo punto, credo abbia solo due possibilità.»
«Depistarti o ucciderti» azzardò Dalila. «Se fossi al posto tuo, inizierei a fare attenzione. Non dare confidenza a nessuno... né tu, né Tina.»
Oliver obiettò: «Non ho controllo sulle azioni di Tina. Per esempio, oggi ha deciso di raccontare la storia del filmato erotico a Edward e Selena, senza che io avessi alcuna idea delle sue intenzioni.»
Dalila sbuffò.
«Oh, fantastico! A meno che non sia certa della loro colpevolezza e voglia metterli alla prova, non è stata un'azione molto saggia, mi permetto di farti notare.»
«Certa della loro colpevolezza?!» ripeté Oliver, con un tono tale da sembrare del tutto inorridito. «Come ti viene in mente un simile pensiero?»
«Vedi, Fischer, non devi partire dal presupposto che, siccome sono persone tanto a modo, allora non possono avere niente a che fare con il video» replicò Dalila. «Non puoi iniziare a fare distinzioni tra gli amici tuoi e la gente che non ti va a genio. Anzi, cerca di metterli in trappola, proprio perché sono amici tuoi!»
«Non posso mettere in trappola gente che non dà alcun segno di colpevolezza» mise in chiaro Oliver. «Né Edward Roberts né sua moglie avevano ragioni valide per architettare la storia del video. Con Edward ci ho anche parlato in privato, ieri sera, in un posto isolato. Ti assicuro che non mi ha dato l'impressione di volermi uccidere.»
«Però, materialmente, sia Edward sia Selena avrebbero potuto essere sul luogo del delitto, sabato scorso» gli ricordò Dalila. «Non sottovalutare questo dettaglio, non è una cosa da poco.»
«Anche gli altri avrebbero potuto, per quanto ne so» puntualizzò Oliver. «Non posso andare in giro a chiedere alla gente dove si trovasse sabato scorso all'ora del delitto. Anche altri potevano essere da quelle parti, ma si guarderebbero bene dal riferirmelo, se fossero andati là per ammazzare De Rossi, non credi?»
«Sì, su questo hai ragione» si sentì costretta ad ammettere Dalila, «Ma forse sarebbe il caso di tornare a noi. Come hanno reagito i Roberts, quando hanno sentito il racconto di Tina?»
«Con una certa indignazione nei confronti di quello che le sta successo.»
«Potrebbe essere stata tutta una recita, non credi?»
«No, non lo credo.»
«Però Edward Roberts è stato il compagno di squadra di Tina Menezes, in passato, deve conoscerla abbastanza bene» osservò Dalila. «Inoltre conosce anche l'amante di Tina, senza ombra di dubbio. Magari la tua amica potrebbe perfino avergli lasciato intendere la sua identità... e se così non fosse, potrebbe non averci messo molto a fare due più due. Sappiamo che ha figli, che è sposato, ma che ha avuto un periodo di grande crisi con la moglie...»
Oliver la interruppe: «Sappiamo anche che, in linea generale, le persone non si mettono a riprendere altri mentre stanno facendo sesso solo per il gusto di farlo. Perché Edward avrebbe dovuto fare una cosa del genere? E con che scopo? Non ha alcun senso.»
«Allora» asserì Dalila, «Sarebbe ora che la tua cara amica Menezes parlasse chiaro e specificasse una volta per tutte chi potrebbe esserci dietro questo video. C'è qualcuno che la detesta?»
«Ha fatto un solo nome.»
«Ovvero?»
«Ovvero Manuel Serrano.»
«Il suo compagno di squadra del passato, morto millemila anni fa?»
«Proprio quello.»
Dalila si passò nervosamente tra i capelli la mano con la quale non reggeva il cellulare.
«Teorie più realistiche, proprio, non ne abbiamo?»
«Non è una teoria» replicò Oliver. «È ovvio che Tina non sospetti di un morto. Però tra quei due deve essere successo qualcosa di davvero sgradevole.»
«Questo Serrano» suggerì Dalila, «Avrà dei familiari, immagino. Se davvero detestava Tina così tanto, qualcuno di loro potrebbe avere deciso di vendicarlo.»
«Ho fatto un po' di domande a Tina, poco fa» le confidò Oliver. «Non vede e non sente i parenti di Manuel da moltissimi anni. Per quanto ne sa lei, vivono tutti in Brasile e difficilmente qualcuno di loro avrebbe potuto filmarla in Italia lo scorso settembre.»
«Hai detto che tra gli ospiti di Veronica c'è anche quel tizio che lavorava per il team Hernandez, giusto?»
«Sì, Donato Franzoni.»
«Chiedi a lui se, tra parenti e amici di Serrano, ci fosse qualcuno che potrebbe tormentare la Menezes.»
Oliver azzardò: «Non mi sembra una grande idea. Dovrei informarlo di una questione di cui non è al corrente.»
Dalila insisté: «Trova un altro modo. Inventati che Tina non ti ha raccontato tutto di Manuel, ma vorresti sapere qualcosa di più del suo passato. Hai ancora un giorno a disposizione per riuscirci. Mi raccomando, lo sai che credo in te.»
«Forse troppo.»
«No, hai sempre giocato bene le tue carte. Sono certa che puoi continuare così.»
Oliver ridacchiò.
«Grazie per la fiducia.»
«Di nulla. Lo sai che sei il mio punto fermo.» Dalila cercò di rendere la propria voce più sensuale. «Non vedo l'ora di potere parlare di persona. E di potere fare anche tante altre cose.»
***
La domenica fu lunga ed estenuante. Dal punto di vista sportivo, il fine settimana della Pink Venus si concluse con entrambe le vetture al traguardo, seppure ben lontane dalle posizioni che assegnavano punti. Era la prassi, la stessa Veronica Young sembrava piuttosto soddisfatta di come fossero andate le cose.
Oliver non aveva avuto molto tempo per parlare con lei, in quei giorni, quindi approfittò del momento in cui la trovò sola e libera.
«Stai per sbarazzarti di me. Sei contenta, Young?»
Veronica sobbalzò.
«Quanto sei irritante, quando mi compari dietro le spalle a quel modo, senza farti sentire.»
«Non è colpa mia se te ne stai lì immobile sovrappensiero» replicò Oliver. «Volevo solo dirti che mi pare sia andata bene.»
Veronica, girandosi verso di lui, gli lanciò un'occhiata di fuoco.
«Non vuoi dirmelo, che sarebbe andata meglio se ci fosse stata Tina Menezes in pista al posto di Amber Thompson?»
Oliver obiettò: «Non stavo per dire nulla di simile. Devi per forza essere così prevenuta, quando mi avvicino a te?»
«Sarebbe meglio se tu non ti avvicinassi affatto.»
«Sono tuo ospite.»
«Sbagliato. Il fidanzato di Tina è mio ospite, non il giornalista impiccione Oliver Fischer.»
«Però sono sempre la stessa persona.»
«E fai solo finta di essere il fidanzato di Tina» gli ricordò Veronica. «Mi piacerebbe proprio sapere che cosa vi siete messi in testa, che casino avete in mente di combinare. In ogni caso, la prossima settimana te ne starai tranquillo a casa tua, o dove preferisci, ma lontano da me, così non avrò nulla di cui preoccuparmi.»
«Perché stiamo parlando di quello che farò la prossima settimana?» chiese Oliver. «Non capisco.»
«Un'importante rete televisiva vuole registrare un'intervista doppia da mandare in onda durante il fine settimana del Gran Premio di Gran Bretagna» lo informò Veronica. «Un'intervista con Tina e Amber, intendo.»
«Oh.»
«Ti stupisce, Fischer?»
«Non particolarmente. Mi stupisce piuttosto che tu me ne stia parlando. Cosa c'entro io?»
«È stato richiesto espressamente che questa intervista venga registrata sul posto, a Silverstone. Inoltre, dall'alto, c'è chi è convinto che sia un'ottima idea quella di contrapporre Amber come futura moglie del proprio manager a Tina con la sua immagine da zitella incallita. Deve essere sola, senza un accompagnatore maschile. Anzi, è opportuno che se ne vada in giro con la propria personal trainer. Si sta già muovendo per contattare Claudia, adesso che finalmente è tornata dalle vacanze. A te è richiesto un compito molto semplice: per tutta la durata del fine settimana non dovrai minimamente entrare sui social. O meglio, puoi entrarci quanto vuoi, basta che non pubblichi nulla.»
Oliver spalancò gli occhi.
«Come sarebbe a dire che Tina dovrà venire con te e la squadra in Inghilterra?»
Veronica ribatté, con sarcasmo: «Sai, deve salire un aereo, lasciare l'Europa continentale e...»
Oliver la interruppe: «Questo lo capisco anche da solo. Quello che non capisco è perché sia necessario.»
Veronica chiarì: «Si tratta di una rete televisiva di quelle serie, che chissà, un giorno potrebbe offrirle un ruolo come opinionista. Quella, comunque, sarebbe solo un'opzione secondaria. Tina sta cercando un ingaggio per la prossima stagione, che sia qui o in un altro campionato. Sparire completamente non le farebbe bene, ricordare al mondo della propria esistenza, invece, potrebbe esserle molto d'aiuto.»
Oliver avrebbe voluto replicare che non era il momento che Tina se ne andasse in giro per l'Europa da sola, quando due paia di occhi vedevano senz'altro meglio di uno soltanto ed entrambi, almeno in linea teorica, potevano essere esposti a pericoli di difficile identificazione. Non poteva, tuttavia, raccontare quella parte di verità a Veronica, quindi si limitò a mormorare un semplice: «Capisco.»
La Young lo esortò: «Non fare quella faccia da funerale, Fischer. Qualunque cosa stiate facendo tu e la Menezes, vi ritroverete molto presto e potrete tornare a complottare tanto quanto volete.»
«Non stiamo complottando.»
«Dove ci sei tu, non succede mai nulla di buono.»
«Nemmeno dove ci sei tu.»
Veronica avvampò.
«Di questo, devo dartene atto.»
Oliver non si aspettava di vederla vacillare così facilmente, quindi approfittò del momento per porle una domanda scottante.
«Cos'è successo tra Tina e Ryan Harvey?»
Veronica non diede segno di essere turbata.
«Nulla.»
«Mi è difficile crederlo.»
«Non mi tocca minimamente il fatto che tu mi creda o no» precisò Veronica. «Mi hai chiesto una cosa e io ti ho risposto. Non ho altro da aggiungere.»
Oliver mise in chiaro: «Mi sono accorto di come Tina cerchi di evitarlo a ogni costo.»
«Le è antipatico.»
«Tutto qui?»
«Tutto qui.»
«Mi dispiace, Veronica, ma questa versione dei fatti fa acqua da tutte le parti. Mi sembra ci sia ben di più di una semplice antipatia.»
Veronica sbuffò.
«Vorrà dire che Tina Menezes ama interpretare la parte dell'eroina badass, ma in realtà è come le sempliciotte protagoniste delle commedie romantiche: il tempo passa inesorabile e lei rimane sempre la solita zitella incallita, mentre Ryan Harvey è il futuro marito di quella che tutti descrivono come la sua nemesi. Ti stupisce così tanto che faccia fatica a tollerarlo?»
Oliver scosse la testa.
«Tina non è come la descrivi.»
«Da quanto tempo la conosci?»
«Stasera saranno nove giorni.»
«Oserei dire che non sono sufficienti per farsi una vera e propria idea di come sia una persona» rispose Veronica. «Io stessa, dopo anni, non sono ancora riuscita a inquadrare la Menezes fino in fondo, figurati se puoi farlo tu solo perché ti stai spacciando per il suo fidanzato.»
Oliver avrebbe voluto ribattere, ma le parole della Young colpirono nel segno. Fortunatamente la team principal gli annunciò di non avere più tempo a disposizione per lui, prima che si ritrovasse costretto a darle ragione.
Avrebbe potuto trattenerla, ma non lo fece, perché vide poco lontano Donato Franzoni. Anche l'ex assistente di Dalma Hernandez era solo e Oliver non poteva lasciarsi scappare una simile occasione. Dalila gli aveva suggerito di estorcere informazioni a quell'uomo e, in fondo, non si sbagliava. Tutto ciò che serviva, era trovare le parole giuste.
Oliver lo avvicinò e iniziò una lunga invettiva a proposito di quanto le gare della massima categoria potessero rivelarsi noiose, quando c'erano ben pochi colpi di scena a proposito del risultato finale, almeno per quanto riguardava le prime posizioni.
Franzoni lo ascoltò con un certo interesse, annuendo all'occorrenza e, in altri momenti, lasciando intendere che spiazzare spettatori e telespettatori non fosse il principale meccanismo che governava i campionati di automobilismo. Era fatta: Oliver poteva passare a introdurre l'argomento di discussione che aveva pianificato.
«Quello che dice ha ragione, signor Franzoni» convenne, «Ma devo ammettere che trovo le gare delle categorie minori ben più emozionanti. Non solo seguirle permette di individuare le stelle di domani, ma si possono vedere all'opera giovani piloti su auto che, almeno in linea teorica, sono uguali le une alle altre. Seppure non tutte le squadre abbiano gli stessi mezzi e, di conseguenza, le stesse capacità di lottare per le posizioni di vertice, difficilmente si assiste al dominio incontrastato di un unico pilota.»
«Su questo sono d'accordo con lei, Fischer» ammise Donato, «E mi fa piacere sentirglielo dire. Non per altro, ma avendo lavorato nella Formula 3 Brasiliana, per un periodo seppure breve, è sempre bello vedere dei riconoscimenti nei confronti di ciò che si è amato.»
«Per un breve periodo?»
«Già. Dopo la morte di Serrano, la mia strada si è separata da quella degli Hernandez. È stato un periodo difficile per tutti.»
«Posso immaginare.»
«No, non può immaginare» obiettò Donato. «Un attimo prima la squadra era sul tetto del mondo, mentre poco dopo tutti ci guardavano con sospetto, mentre gli sponsor si tiravano indietro perché non volevano essere associati alla morte di un pilota.»
«Avrebbero potuto investire su un altro sport, se non avessero voluto correre questo rischio» replicò Oliver.
«Ha ragione, Fischer, ma purtroppo nella realtà non si incontrano le dinamiche ideali» rispose Donato. «La realtà dei fatti è che la morte di Manuel ha rovinato tutto, e non solo perché sia stata un evento molto triste.»
«Tina come l'ha vissuta?»
«Non gliene ha parlato?»
«Poco. Non le piace parlarne.»
«Non mi stupisce.»
Oliver finse di essere indeciso, nell'aggiungere: «Ho anche l'impressione... l'impressione che...» Guardò Franzoni, nella speranza che lo esortasse a proseguire, ma l'altro uomo non proferì parola. «Che gli anni passati a gareggiare in Brasile siano qualcosa di oscuro, un passato del quale Tina farebbe volentieri a meno.»
«Non l'ho mai messa in questi termini» replicò Donato, «Ma non mi stupirebbe se fosse proprio così.»
«Per caso Tina aveva qualcuno che la odiasse, in Brasile?»
«Perché questa domanda, Fischer?»
«Perché spesso fatico a comprendere cosa passi per la testa di Tina e vorrei saperne qualcosa di più, su di lei. Non per altro, ma non vorrei turbarla facendole le domande sbagliate.»
«Mi sembra un'ottima idea» si complimentò Donato. «Tina è stata fortunata a trovare un uomo che rispetta i suoi spazi e non vuole metterla di fronte a ricordi dolorosi.»
Oliver sorrise.
«Mi fa piacere che abbia questa opinione di me, però non ha risposto alla mia domanda.»
«Vero, non le ho risposto, ma sarò molto breve: Tina non aveva nemici, se è quello che mi sta chiedendo, e dubito che ne abbia tuttora.»
«Dice questo perché è un uomo molto ottimista, signor Franzoni.»
«Lo dico perché Tina è una persona a cui tutti finiscono per volere bene. Ho capito fin da subito, che aveva un grande futuro davanti.»
Oliver osservò: «Le due cose sono molto diverse tra loro. Un conto è volerle bene, un conto è credere nelle sue capacità.»
Donato Franzoni ammise: «Mi sono espresso molto male. Al tempo stesso le volevo bene e credevo nelle due capacità, dato che le due cose non si escludono. Spero di essere stato più chiaro, adesso.»
«È stato chiarissimo» confermò Oliver.
Si aspettava una risposta da parte di Donato Franzoni, la quale non arrivò: non ci voleva una mente geniale per comprendere che la loro conversazione poteva considerarsi terminata.
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