venerdì 29 gennaio 2021

La reazione degli appassionati di motori ai capelli di Vettel

Credo sia giunto il momento di parlare di una nuova faccenda che in questi ultimi giorni ha letteralmente infiammato il fandom della Formula 1 e non solo quello, perché rimango giorno dopo giorno sempre più sconcertata da certi accadimenti. Mi ritrovo a rimpiangere i bei vecchi tempi in cui il fandom, suddiviso saldamente in fanboy della Ferrari e fanboy della McLaren, litigava per lo spy-gate, con la fazione McLaren a sua volta suddivisa in fanboy di Hamilton e fanboy di Alonso. Poi, per non divenire ridondanti, si finiva per litigare a proposito di chi fosse stato il miglior pilota di sempre, candidati unici un certo sette volte campione del mondo che di titoli ne aveva vinti cinque con la Ferrari e un certo tre volte campione del mondo che di titoli ne aveva vinti tre tutti e tre con la McLaren.

Purtroppo quei giorni di raffinata cultura sono ormai lontani... e sì, "raffinata cultura" potrebbe sembrare un eufemismo, ma in confronto a certe cose che abbiamo visto di recente mi sembra che si possa parlare di cultura. Ai tempi, infatti, c'erano polemiche relative a faccende accadute in pista, non certo nel salone di un parrucchiere oppure davanti allo specchio del bagno della propria abitazione. C'erano polemiche legate a motori, rifornimenti di benzina, cambi gomme ed eventuali incidenti, non legate a un rasoio o a un paio di forbici per capelli. Ai tempi non si discuteva di cose totalmente random, che non c'entravano un accidente con le competizioni, e nessuno si sarebbe mai preoccupato sul serio della capigliatura di un pilota, figurarsi di stare addirittura a psicanalizzarla.

Le discussioni di allora sembrano pura poesia, spesso contornata da qualche -K di troppo, xké a quei tempi c'era ki kredeva ke skrivere kosì rendesse più fighi (che poi, a guardarci bene, la forma più comune era xke o xkè, ma non me la sono sentita di arrivare fino a quel punto, quindi ho optato per quel xké che, nei miei SMS di 14enne che aveva a disposizione 160 caratteri se no costavano 24 centesimi anziché 12, mi sembrava più grammaticalmente corretto), quindi a volte invece di litigare a proposito di Ferrari e McLaren o di Alonso e Hamilton si propendeva per il criticare l'ortografia altrui... e niente, forse qualcuno che perdeva i capelli c'era già anche allora, solo che nessuno ci faceva caso.

Circa due giorni fa è accaduto l'evento che ha fatto e sta facendo discutere: l'Aston Martin ha condiviso un video in cui Vettel appare seduto nell'abitacolo di una monoposto. Ebbene, in quella foto nell'abitacolo della monoposto, sfoggia una testa semi-calva, con tanto di enorme stempiatura e di qualche traccia dei capelli davanti, che sembrano essere stati rasati, quei pochi che c'erano. Grande sorpresa? Direi fino a un certo punto: era da un po', a mio parere, che si intuiva che sulla testa di Vettel di capelli non ce ne fossero tanti, ma visto quanto erano folti i suoi capelli un tempo, si poteva presupporre che, facendo molto volume, nascondessero una stempiatura che, con i capelli più corti, sarebbe stata molto più evidente. In più, almeno per tutto il mondiale 2020, i capelli di Vettel erano stati abbastanza incolti e scompigliati.

Il mondo, tuttavia, sembra essere piovuto dalle nuvole, con tanto di SITI GIORNALISTICI che hanno dedicato dei post ai capelli perduti di Vettel, definendolo irriconoscibile. Inoltre, quantità di appassionati di Formula 1 stimabili in qualche centinaio, se non migliaio, hanno iniziato a dibattere di tutto ciò come se fosse stato l'argomento più importante della storia del motorsport, con argomentazioni abbastanza improbabili o, per meglio dire, abbastanza improponibili, una delle quali che i pochi capelli di Vettel sono segno del fatto che sia troppo vecchio per gareggiare in F1 e che avrebbe dovuto ritirarsi per questa ragione. Non penso di avere mai sentito ragionamenti più assurdi, in questo ambito: scomodare l'età anagrafica dei piloti era altrettanto trash, ma quantomeno aveva maggiore senso. Tra l'altro questi hanno mai visto Tony Kanaan?

Comunque questa era solo la punta dell'iceberg e, andando a scavare nel ghiaccio, ne sono uscite considerazioni ancora più trash: l'insinuazione che i risultati di Vettel nell'ultimo anno siano stati dettati dall'incapacità psicologica di accettare la propria calvizie... e obiettivamente parlando, questo è il primo tentativo di psicanalizzare un pilota per i suoi capelli e sinceramente spero che si tratti dell'ultimo. Tentativi minori hanno indicato la calvizie o come il risultato dell'avere gareggiato per la Ferrari, oppure come la dimostrazione che non era all'altezza della Ferrari e che, di conseguenza, ha perso i capelli per lo stress. Che belli i tempi delle guerre fanboy Ferrari vs fanboy McLaren: gli ex piloti Ferrari venivano glorificati se ritirati, mentre se cambiavano team o ignorati o considerati traditori. Come vorrei riavere quei tempi.

Per il resto il fandom si è sbizzarrito: c'è chi è intervenuto sostenendo che anche il solo postare foto di Vettel con pochi capelli sia body shaming, chi ha dichiarato che non l'avrebbe più tifato perché ora sembra un V3KkYaCçY0 e tifare per i vecchihhhh è una cosa sbagliata, chi ha detto che un trapianto di capelli gioverebbe sicuramente ai suoi risultati... e perfino chi ha detto che l'Aston Martin non avrebbe dovuto ingaggiarlo perché ha meno capelli di Perez. Sono abbastanza basita da queste considerazioni, a volte mi viene spontaneo chiedermi dove sono capitata e se ci sia un modo per tornare com'eravamo prima, quando come fandom del motorsport sembravamo ancora dotati di un minimo di intelletto. Perché ora, in generale, come intelletto siamo in piena decadenza.

In conclusione, perché l'analfabetismo funzionale è così diffuso che spiegarsi è d'obbligo, vorrei dire come la penso. E dico questo: non so se l'Aston Martin abbia fatto bene a ingaggiare Vettel e non so se Vettel abbia fatto bene a continuare a correre in F1, ma senza ombra di dubbio nessuna di queste cose è determinata dalla quantità dei suoi capelli o il fatto che abbia scelto una rasatura parziale a un riporto. In più esistono sicuramente persone che vivono male la perdita di capelli (come del resto noi donne non viviamo tutte allo stesso modo l'arrivo dei capelli bianchi), ma dare per scontato che chiunque abbia pochi capelli debba viverla male al punto da non essere in grado di performare più come quando aveva i capelli folti mi sembra un volersi spingere troppo oltre.

lunedì 25 gennaio 2021

L'eleganza di Sir Roscoe

Non ho mai amato particolarmente i cani, nemmeno quando ero bambina. Anzi, quando avevo circa dieci o undici anni un cane lasciato incustodito dal padrone mi ha inseguita spaventandomi a morte, quindi dai cani, specie quelli di larga taglia, cerco sempre di girare alla larga.
Tuttavia anch'io ho un cuore e mi è impossibile non notare l'infinita dolcezza della coppia Sir Prosciuttello Gangster & Roscoe, che di fatto si è trasformato nel bello addormentato del paddock, dato che sembra non fare altro che dormire.
Al fianco di Hammi fin dal lontano 2013 o giù di lì, per molti anni ha fatto coppia fissa con Coco, deceduta la scorsa estate. Da quando è rimasto solo Roscoe, sembra che il Gangster Rapper se lo porti costantemente ovunque e che trascorra ogni istante del proprio tempo libero insieme all'amico a quattro zampe.
In genere il suddetto amico a quattro zampe cerca di tenere gli occhi ben chiusi, ma è impossibile sfuggire al Prosciuttello molto a lungo, quindi ecco che sembra essersi specializzato in decine di modi per svegliare il cane! La sua modalità preferita sembra essere quello di afferrarlo per una zampa, venendo generalmente ignorato da Roscoe stesso.


sabato 23 gennaio 2021

Donne e serie minori negli anni 2020

Mi rendo conto di avere già parlato tanto di donne nel motorsport negli ultimi tempi, ma gli ultimi eventi (Maya Weug che si è qualificata per l'Academy Ferrari diventando la prima ragazza a farne parte) mi sono stati d'ispirazione per una riflessione che, a mio parere, non credo sia più opportuno rimandare e parte dal presupposto che se il motorsport è competizione, non tutto ciò che avviene nel motorsport deve essere considerato come in diretta competizione.
Mi riferisco, nello specifico, alle varie iniziative femminili o orientate, in un modo o nell'altro, alle donne nel motorsport negli ultimi anni, e mi ritrovo a fare questo pensiero: al giorno d'oggi si parla tanto delle ragazze che gareggiano nelle serie minori del motorsport, incrementandone di gran lunga la popolarità rispetto a qualche anno fa. Detto in parole povere: mi sembra che al giorno d'oggi ci sia molta più conoscenza, da parte dell'appassionato/a medio/a, del panorama motoristico femminile europeo. Esempio pratico: Abbi Pulling e Reema Juffali sono molto più conosciute di quanto non lo fosse Carrie Schreiner quando correva nella F4 britannica, dove hanno corso loro in questa stagione.

Non saprei dire fino a che punto sia una questione di veri e propri numeri e fino a che punto sia invece una questione di popolarità, ma mi sembra inoltre che le ragazze che gareggiano al giorno d'oggi nelle formule minori europee siano un numero maggiore rispetto a quelle che vi gareggiavano fino a qualche anno fa.
Credo che questa sia una buona cosa, specie alla luce del fatto che, come per tutti i piloti indipendentemente dal genere, nelle formule minori c'è un ristretto numero di piloti che arriverà in alto, un numero maggiore che avrà una carriera a livello meh e tanta gente che si ritroverà a dovere cambiare mestiere. In sintesi, semplificando molto: se hai cento piloti junior e dieci sono destinati a fare carriera, il fatto che tra quei cento piloti non ci siano ragazze, ce ne sia una, ce ne siano cinque o ce ne siano dieci ha un grande influsso sulla probabilità che tra i piloti che fanno carriera possa esserci una ragazza.
In più, come penso si sia dimostrato in momenti storici in cui c'era una donna che aveva fatto molta strada del motorsport, la maggiore presenza femminile può essere stimolante sia per le giovani emergenti sia per i team: non credo sia un caso che, a seguito dell'enorme popolarità di Danica Patrick in Indycar, ci sia stato un periodo, negli anni successivi, in cui in molte serie ci sono state presenze femminili, compresa nella stessa Indycar che è arrivata in certi momenti ad avere quattro donne sulla griglia (in proporzione, per numeri, sarebbe un po' come se in Formula 1 corressero tre donne contemporaneamente).

Veniamo adesso al punto. Abbiamo visto, negli ultimi anni, un proliferare di iniziative orientate all'incentivare la presenza di ragazze al volante. Fermate un attimo la vostra esigenza di esprimere un giudizio su come siano state implementate, quale sia il loro obiettivo e fino a che punto tali obiettivi sembrino raggiunti oggi a gennaio 2021 e concentratevi su un solo elenco.
Abbiamo visto test di Formula E in cui era incentivata la presenza femminile. Abbiamo visto la nascita di un intero campionato femminile. Abbiamo visto la nascita di team di endurance che schierano un trio di sole donne. Abbiamo visto, più di recente, l'iniziativa del Girls on Track, con la quale la Ferrari ha ingaggiato una ragazza per la propria academy. Non vi abbiamo ancora assistito, ma la Formula Alpine, nata dalla fusione tra Formula Regional Europea e Formula Renault Eurocup, darà la possibilità ai team che sceglieranno di schierare una donna, di potere schierare una vettura in più di quelle consentite di base dal campionato.
Veniamo alla questione del giudizio: alcune di queste iniziative possono piacerci meno di altre, possiamo ritenere che alcune diano risultati maggiori, altre magari potrebbero piacerci come iniziative, ma non siamo convinte sulle modalità scelte per metterle in pratica, sulle ragazze scelte o quant'altro... ma alla fine tutte queste iniziative, e forse altre che mi sono sfuggite, portano a un risultato abbastanza inequivocabile: hanno preso delle ragazze che nessuno si filava e hanno contribuito, in un modo o in un altro, a renderle maggiormente popolari, aprendo in qualche modo la strada a una parte di loro.

Se da un lato può essere vero che ci siano iniziative migliori di altre, credo che sia doveroso non demonizzarne nessuna, anche alla luce del fatto che, in certi momenti, finiscono per incrociarsi, anche se fosse soltanto nel curriculum di alcune di loro (prendiamo ad esempio Beitske Visser, che è stata tester di Formula E, dopodiché pilota di W Series e pilota di endurance in un team che schiera solo ragazze). Anche quando incroci vari non ci sono, inoltre, la maggiore visibilità tende a fare più bene che male, quindi a mio parere ben venga tutto ciò che può garantire un futuro migliore a chi fa già parte del motorsport e a chi si appresta a fare il proprio debutto in campionati minori.
Una volta Pippa Mann ha detto che il problema delle donne nel motorsport è che non vanno tutte nella stessa direzione. Personalmente sono completamente in disaccordo e che sia proprio questa la mentalità che deve cambiare, e in questo caso parlo di mentalità femminile: ci sono tante strade diverse che possono portare allo stesso risultato e non credo che sia giusto volere salire su un piedistallo e mettere costantemente in discussione le strade scelte da altre. Non c'è un solo modo giusto di essere. Non c'è un'unica scuola di pensiero. Non dovrebbe esserci un "io non sono come le altre, io sono speciale" come base d'appoggio.


venerdì 22 gennaio 2021

Girls on Track Rising Stars: Maya Weug si aggiudica un posto in FDA

Il progetto Girls on Track Rising Stars, avviato nello scorso autunno e trascinato nel tempo per via del coronavirus ha lo scopo di scoprire nuovi talenti femminili, in collaborazione con la Ferrari, per avere una ragazza come membro dell'Academy e farle disputare due(?) stagioni di Formula 4.
Le partecipanti totali sono state venti, di età comprese tra i tredici e i sedici anni o giù di lì, sottoposte a un training e a una valutazione, in un primo luogo al volante di kart.
A quel punto è stata stilata una lista di dodici ragazze che sarebbero andate avanti, da cui ha fatto scalpore l'esclusione di Juju Noda, di fatto l'unica di loro nota ai più per via della sua precocità e per il fatto che fosse già presente in Formula 4. Ciò ha comportato addirittura proteste varie da parte di fanboy e fangirl del web, perché "il talentohhhh della Noda non è stato riconosciuto!!111!!!111!!", critica a mio parere del tutto fuori luogo, perché il fatto che la Noda già gareggiasse in F4 non significa che dovesse essere necessariamente che sia una kartista migliore delle altre.

Il mistero è stato tuttavia risolto quando dopo lo step successivo è stata stilata una lista delle otto ragazze destinate a passare oltre e in questa il nome di Juju Noda era ben presente: in realtà, avendo già esperienza sulle monoposto, era stata mandata direttamente alla fase successiva... di fatto, mentre il mondo si indignava per la sua esclusione, lei era già passata d'ufficio dalla selezione a cui le altre dovevano essere ancora sottoposte.
Il taglio da otto a quattro, tuttavia, è stato fatale alla giapponese, in quanto le selezionate, dopo un test avvenuto al volante di monoposto di Formula 4, sono state altre quattro: Julia Ayuob, Antonella Bassani, Doriane Pin e Maya Weug, rispettivamente due brasiliane, una francese e un'olandese. Guess what, qualcuno sui social ha scritto che le due brasiliane erano state scelte dalla Ferrari per vendere le Fiat in Brasile, stessa ragione per cui in passato la Ferrari era stata tacciata di avere ingaggiato Barrichello e Massa (cosa di cui comunque dubito che le generazioni attuali siano al corrente e probabilmente anche le vecchie generazioni si sono già dimenticate di quei vecchi pettegolezzi).

A quel punto è entrato in scena il coronavirus, in quanto la fase finale doveva originariamente svolgersi in dicembre, ma è stata rinviata dopo che una delle quattro partecipanti è risultata positiva. Le cose, comunque, si sono sistemate e la scorsa settimana il Girls on Track Rising Stars è giunto alla sua conclusione. Pochi giorni fa è arrivato un importante annuncio: avremmo scoperto il nome della prescelta venerdì pomeriggio, stesso giorno in cui peraltro Lola Lovinfosse (che aveva superato la prima selezione a dodici, ma non quella a otto) ha annunciato il suo debutto tra qualche mese in F4 spagnola.
Non mi sembra di avere visto polemiche random a proposito di chi fosse la più meritevole delle quattro finaliste, sarà che non sono ancora famose abbastanza da avere una schiera di ultrà pronti a non solo a idolatrarle ma anche a spargere quintali di letame su chiunque non abbiano elevato a loro idolahhhh, quindi se non altro almeno da questo punto di vista abbiamo chiuso in bellezza, in attesa dell'annuncio della nuova Ferrari Junior. Tale annuncio è arrivato nel corso di una diretta sui social(?): è Maya Weug. Pazienza per le Fiat che non saranno vendute in Brasile e buona fortuna sia a lei, sia alle altre affinché possano comunque avere un'altra chance.

mercoledì 20 gennaio 2021

Le ragazze delle serie minori della NASCAR

Sembra ormai passata una vita, e forse è proprio così, da quando facevo battute su Danica Patrick e Ricky Stenhouse Jr, che ai tempi erano fidanzati, a proposito di ferri da stiro vari. Al giorno d'oggi la Patrick non è più fidanzata con Stenhouse e nemmeno con il giocatore di football americano(?) con cui si era messa insieme dopo essersi lasciata con Ricky, ma soprattutto non è più pilota di NASCAR e non è più pilota in generale. Nella Sprint Cup non ha lasciato una grande eredità, ma occasionalmente le giovani ragazze che gareggiano nelle serie minori della NASCAR vengono tacciate di potere essere "la nuova Danica". Andiamo a scoprire, senza preoccuparci troppo di Danica Patrick in realtà, chi siano le giovani promesse (di cui qualcuna un po' più promettente di altre) del motorsport americano.

Hailie Deegan - classe 2001, ha disputato la stagione 2020 di ARCA Menards classificandosi terza nel campionato piloti, alle spalle del vincitore Brett Holmes e del veterano Michael Self. Dopo tre vittorie ottenute tra 2018 e 2019 in K&N ProSeries West (oggi ARCA Menards West), nella sua stagione da rookie nell'ARCA ha ottenuto qualche podio, ma non è mai salita sul gradino più alto. In compenso è balzata agli onori delle cronache non esattamente per meriti sportivi, ma per il suo uso dei social network: è passata dal definire il coronavirus una bufala al fare una live mentre era alla guida in autostrada criticando il fatto che fossero presenti persone con auto troppo da poveri per i suoi gusti, per più di recente avere utilizzato un linguaggio inappropriato durante una gara virtuale. Nel 2021 gareggerà in NASCAR Trucks... ma probabilmente sentiremo parlare di lei più frequentemente per polemiche varie.

Natalie Decker - classe 1997, balzata agli onori della cronaca per una pole position nell'ARCA nel 2018, ma come miglior risultato in gara un misero quinto posto, nel 2020 l'abbiamo trovata nel campionato Trucks, dove aveva già gareggiato anche se non full time nelle stagioni precedenti e dove ha ottenuto un quinto posto a Daytona, il miglior risultato per una donna nella categoria su quel circuito... ma l'unico buon risultato, finora, della sua carriera. Nel corso degli anni si è rivelata tutt'altro che eccezionale e ormai è rientrata di diritto tra quelle considerate promesse non mantenute. I suoi problemi di salute, che l'hanno costretta a vari ricoveri in ospedale durante la stagione, hanno ulteriormente complicato le cose. Curiosità: in passato ha tentato un passaggio alle monoposto prendendo parte alla selezione per la W Series 2019, dove ha superato il primo turno, ma non il secondo.

Gracie Trotter - classe 2001, ha esordito nel 2020 nell'ARCA Menards West, classificandosi terza in campionato e raggiungendo l'apice della stagione con una vittoria. Ha anche preso parte come one-off a tre eventi dell'ARCA (dove gareggerà part time anche nel 2021) e a uno dell'ARCA East.
In ARCA West ha gareggiato tra gli altri contro altre due ragazze, tali Holley Hollan e Bridget Burgess, che tuttavia non hanno ottenuto nemmeno un piazzamento in top-5.

Brittney Zamora - classe 1999, nella stagione 2020 sembra non avere gareggiato full time, ma l'aveva fatto l'anno precedente, quando si era classificata quinta nel campionato K&N Pro West nel quale la Deegan era giunta terza. Nessuna vittoria per lei nel 2019, ma due pole position, che si sono entrambe tradotte in piazzamenti a podio, per l'esattezza due terzi posti, che costituiscono al momento i suoi migliori risultati.

Dominique Van Wieringen - classe 1995, diversamente dalle altre canadese anziché statunitense, alterna la carriera di pilota a quella di studentessa di ingegneria meccanica. Ha disputato la K&N Pro Series East (oggi ARCA Menards East) come full time nel 2016 ottenendo come migliori risultati due terzi posti e si è ripetuta con un terzo posto nella sua unica partecipazione del 2017. Nel 2020 ha fatto il proprio debutto, come one-off, nel campionato ARCA Menards.

PS. Non propriamente pilota di questa categoria, ma dato che vi ha fatto qualche comparsa one-off un paio d'anni fa, mi sento di citare anche Toni Breidinger. Classe 1999, insieme a Natalie Decker è stata brevemente compagna di squadra dell'ormai ritirata dalle competizioni Leilani Munter. Proprio come la Decker ha tentato un debutto nelle open wheel prendendo parte alla selezione della W Series, tuttavia, diversamente dalla Decker, non ha superato nemmeno la prima selezione. Non è chiaro se tornerà mai a gareggiare nell'ARCA, ma ha preso parte pochi giorni fa a un test di questa categoria.

martedì 19 gennaio 2021

Dalla F4 danese alla F4 americana: Juju Noda cambia continente

In questi giorni stanno circolando un bel po' di notizie sugli ingaggi nelle formule minori, con molti piloti che vengono annunciati non solo per i campionati imminenti, ma anche e soprattutto per quelli che si svolgeranno a partire dai mesi primaverili.
In questo contesto ieri sera è arrivato l'annuncio che molti stavano aspettando in quanto destava parecchia curiosità, visto di chi stiamo parlando: Juju Noda. La quattordicenne giapponese, ormai prossima ai quindici anni, ha gareggiato nella scorsa stagione in Formula 4 Danese, unica serie che glielo permetteva vista la sua età, e per questa stagione si apprestava a cambiare categoria, questo lo sapevamo.

Fallito il tentativo di qualificarsi per la FDA durante le selezioni dell'evento Girls On Track (iniziato qualche mese fa, probabilmente a breve dovremmo scoprire chi, tra le quattro finaliste, sia la prescelta - la Noda era stata scartata con il secondo taglio, da otto a quattro), ci si aspettava comunque di vederla gareggiare in un campionato di Formula 4. Quello che, almeno personalmente, per me è stato un po' uno shock, è stato l'annuncio che gareggerà nella Formula 4 degli Stati Uniti.
Non che sia la prima volta che, di fatto, Juju Noda gareggia oltreoceano. All'età di tredici anni, prima del suo debutto ufficiale, sembra avere preso parte ad almeno un evento o due della Lucas Oil Racing School, dove pare gareggino alcuni baby piloti come fase intermedia tra il mondo dei kart e quello della Formula 4. Non sarà la prima volta, tuttavia, ma personalmente mi sarei aspettata molto di più un proseguimento di carriera in Europa, dove di campionati di F4 ce ne sono diversi di alto livello.

Al momento non saprei come inquadrare questa notizia, se la F4 americana sia una fase intermedia prima di puntare a un nuovo ritorno in Europa, oppure se l'obiettivo sia quello di allargarsi verso altri orizzonti, nello specifico un futuro nella Road to Indy e il tentativo di arrivare, tra qualche anno, non in Formula 1 ma in Indycar.
Potrebbe essere uno scenario meno suggestivo ai nostri occhi, ma ugualmente interessante, specie al giorno d'oggi, in cui la presenza femminile nelle corse americane open-wheel sembra essersi ridotta e non di poco nel corso degli ultimi anni. Poi la Noda è giapponese e ha il suo perché, incrocio le dita per lei, chissà che un giorno non possa bombardare Indianapolis nel giorno del Memorial Day!

venerdì 15 gennaio 2021

F4 Emirati 2021: il primo evento a Dubai

Che cosa c'è di meglio di un weekend di gara per iniziare la stagione 2021 relativamente alle serie su monoposto? Forse solo un "weekend" di gara che si svolge midweek, con i motori che si accendono già al giovedì: è iniziata la Formula 4 Emirati ed è iniziata nel midweek 14/15 Gennaio sul circuito di Dubai. Per via della concomitanza con la 24 Ore di Dubai, eccezionalmente, per questo primo evento, c'è stato qualcosa che (salvo stravolgimenti dell'ultima ora) non ci sarà per i prossimi: la copertura mediatica, con tanto di livestreaming su Youtube e di telecronaca. Però per ora abbiamo iniziato bene, quindi non guardiamo troppo al futuro e concentriamoci su questo roseo presente.

A questo primo evento hanno preso parte quattordici piloti, dei quali otto al volante di vetture del team Xcel: Dilano Van't Hoff, Pepe Marti, Kirill Small, Jamie Day, Nikita Bedrin (il pilota più giovane presente in pista, è un 2006 e ha raggiunto la fatidica età di 15 anni, che serve per gareggiare sulle F4 dei campionati gestiti dalla FIA, da qualcosa come una settimana), Tasanapol Inthrapovasak (nome di facile pronuncia), Matias Zagazeta e Oleksandr Partyshev.
Mucke Motorsport schierava invece due vetture, una guidata da Jonas Ried e l'altra dal nostro connazionale Francesco Braschi. I nostri connazionali in pista erano ben due, di cui uno abbastanza illustre: si tratta di Enzo Trulli, figlio di Jarno, che ha fatto il proprio debutto con il team Cram Durango come compagno di squadra di Enzo Scionti. C'erano poi due team monovettura, il team Abu Dhabi in partnership con Prema(?) con al volante Hamda Al Qubaisi, infine 3Y Technology, che schierava il pilota pressoché sconosciuto Saud Al Saud.

Tra i presenti molti piloti alla prima esperienza sulle monoposto, uno dei quali si è mostrato subito velocissimo: si tratta di Dilano Van't Hoff, che ha conquistato la pole position per tutte e quattro le gare, giovedì mattina non appena le vetture sono scese in pista per le qualifiche.
Credo a questo punto che sia opportuno spiegare come viene composta la griglia di partenza delle varie gare quest'anno: la prima sessione di qualifica serve a determinare la posizione in griglia della prima e della seconda gara (classifica dei migliori tempi e classifica dei secondi migliori tempi, rispettivamente), mentre la seconda qualifica determina la griglia di partenza della terza gara. La quarta invece è con reverse grid, i primi otto della terza gara invertiti.
Venendo ai risultati, Van't Hoff si è messo dietro gente tipo Marti, Braschi, Al Qubaisi... con quest'ultima al secondo posto nella seconda sessione di qualifiche e, come facilmente prevedibile, gli occhi abbastanza puntati su di lei.

Giovedì mattina, ore 10.50: Gara 1 prima di andare a lavorare, in diretta su Youtube, vista come meglio potevo mentre mi preparavo. Partenza abbastanza meh di Van't Hoff, Marti in testa alla gara, una vettura rosa da me identificata come Braschi che tentava di chiudere la Qubaisi senza raggiungere per niente l'obiettivo che si era preposto... dietro qualcuno che finiva in testacoda, vagamente identificato come Al Saud, già precedentemente identificato come potenziale fanalino di coda di questa serie.
In un primo momento sembrava una giornata tranquilla, invece no, circa dieci minuti dopo l'inizio della prima gara per monoposto dell'anno 2021 ci siamo ritrovati con nientemeno che 1) pezzi di pannelli sparsi per la pista, 2) una vettura con il retrotreno in fiamme, 3) una bandiera rossa. Autore di tutto ciò era Pepe Marti, il pilota che avevamo visto in testa alla gara.
Nel frattempo nasceva in me una consapevolezza non proprio soddisfacente: l'imminente sovrapposizionehhhh tra la seconda parte della gara e l'orario in cui avrei dovuto mettermi in macchina per andare a lavorare.

A tutto c'è una soluzione, invece di ascoltare la radio ho ascoltato, nella prima parte di strada, la telecronaca della gara, tenendo Youtube con il volume al massimo sul cellulare che avevo opportunamente messo dentro la borsa: l'arte di non fare a meno del motorsport, almeno a livello audio, nemmeno quando la vita impone di fare a meno del motorsport decidendo che non puoi vedere la fine della gara! Di solito non sono fuori fino a questo punto, ma cercate di capirmi, la prima gara open wheel dell'anno solare merita il suo rispetto.
Quello che non avevo ancora valutato era che stavamo per "assistere" a un evento pieno di romanticismo: nel giorno del compleanno di Fisichella, stavamo assistendo alla prima vittoria del figlio di Trulli! È stato Enzo infatti a svettare dopo la bandiera rossa, con Van't Hoff e la Qubaisi a completare il podio. Nel frattempo Al Saud balzava agli onori della cronaca per l'incidente che ha fatto terminare la gara in regime di safety car. Giù dal podio sono arrivati Smal, Braschi, Zagazeta, Inthra-cognome interminabile, Bedrin, Ried, Partyshev, Scionti e Day.

Pausa pranzo opportunamente rimandata rispetto al solito (non c'è un orario preciso, ci fermiamo nei momenti in cui c'è meno lavoro), ore 14.05: Gara 2 con dodici vetture al via, perché Marti e Al Saud avevano semi-demolito le proprie vetture un paio d'ore prima. Stavolta Vant'Hoff non si è fatto trollare da nessuno ed è rimasto in testa alla gara, seguito da Braschi in seconda posizione: i due hanno poi chiuso al primo e al secondo posto.
Hamda Al Qubaisi, inseguita da Enzo Trulli, ha passato quasi tutta la gara al terzo posto, ma i giri conclusivi sono stati controproducenti per i due: Smal e Day hanno superato entrambi, chiudendo terzo e quarto, la Qubaisi si è classificata quinta e Trulli soltanto sesto. Bedrin, Inthra-cognome impronunciabile, Ried, Zagazeta, Scionti e Partyshev hanno occupato le posizioni rimanenti e i motori delle F4 si sono spenti dandoci appuntamento alla giornata di venerdì.

Vibrazione della sveglia del cellulare, ore 7.00 di venerdì mattina: Gara 3 scattava proprio in quei frangenti, Hamda Al Qubaisi ha avuto uno scatto migliore di Dilano Van't Hoff, che però è tornato davanti in un nanosecondo, mentre dietro iniziavano le peripezie di Enzo Trulli, di cui parlerò tra un po'. Per il momento concentriamoci su Marti... che si è ritirato, fermandosi in mezzo alle scatole e facendo sì che entrasse la safety car. A quel punto sembrava che Van't Hoff stesse scappando a gambe levate, ma dopo il restart non è stato esattamente così. Seppure abbia conservato la testa della gara fino alla bandiera a scacchi, ci sono stati momenti in cui la Qubaisi gli è arrivata quasi negli scarichi, dovendo tuttavia accontentarsi della seconda posizione, con Kirill Smal a completare la zona podio. Hanno completato la reverse grid i piloti classificati fino all'ottava posizione, ovvero Day, Braschi, Inthrapuvasak, Bedrin e Trulli: la gara di quest'ultimo era iniziata con una partenza molto al rallenty e dopo la safety car con un contatto con Scionti, secondo ritirato della gara. Fuori reverse grid, ma giunti al traguardo, Zagazeta, Partyshev, Al Saud e Ried.

Un po' prima di prepararmi per andare a lavorare, ore 10.20: Gara 4 è iniziata con Trulli in pole position da reverse grid e ha trascorso tutta la prima parte della gara in prima posizione, mentre Van't Hoff dietro era uno dei piloti che sembravano rimontare di più... ma solo perché non tenevamo gli occhi molto puntati su Smal.
Nella seconda parte della gara, dopo una safety car entrata a seguito del ritiro di Partyshev, si è lanciato all'inseguimento di Trulli e gli ha strappato la leadership, diventando quindi il terzo vincitore della stagione. Trulli ha chiuso secondo, con terzo il pilota dal cognome di "facile" pronuncia chiamato per comodità con il first name Tasanapol da telecronisti e gente che commentava in chat su Youtube. Van't Hoff ha chiuso quarto, mentre Bedrin ha vinto un duello per il quinto posto contro la Qubaisi. Braschi, Ried, Zagazeta e Al Saud hanno completato la top-ten, Scionti è arrivato undicesimo e ultimo, Day sembra essere rientrato ai box(?) verso fine gara dopo che l'avevamo visto aggirarsi per la pista con il posteriore sfondato (prima era bassa top-ten)... mentre si era già ritirato Marti, che non ha concluso nessuna delle quattro gare di questo fine settimana.

Van't Hoff al momento sembra il favorito per il titolo, con i suoi 83 punti. Precede Smal, Trulli e Al Qubaisi rispettivamente a 67, 56 e 51, mentre Braschi completa la top-5 con 44. Sia quest'ultimo sia il suo compagno di squadra Ried sono stati confermati, prima della stagione, come piloti che avrebbero disputato il primo round con Mucke Motorsport, quindi non è chiaro al momento se li rivedremo in pista oppure no. Gli altri piloti, invece, sembrano confermati per l'intera stagione, che proseguirà nei prossimi quattro weekend (di solito si gareggerà venerdì e sabato, a giudicare dalle date), con il campionato che si concluderà tra circa un mese, a metà febbraio.

mercoledì 13 gennaio 2021

Imola returnz

Se c'è una cosa che il mondiale 2020 ci ha insegnato è che a volte non importa davvero fino in fondo dove si vada a disputare gli eventi di un campionato, quanto piuttosto che ci siano località in cui disputare tali eventi, poi se non sono quelle che erano state pianificate non era un grosso problema.
Ci eravamo illusi che il mondiale 2021 potesse essere diverso, ma la realtà dei fatti è che il mondo non è tanto diverso rispetto a quello della scorsa stagione, solo, magari adesso si sa già come organizzarsi. Rimane comunque un punto piuttosto importante: ci sono circuiti disponibili a organizzare gran premi senza pubblico, altri no, così come ci sono stati più o meno rigidi in termini di ingresso nel paese per eventi sportivi internazionali. Questo porta a un risultato inequivocabile: anche il mondiale 2021, seppure probabilmente non tanto mutevole quanto quello del 2020, ha buone probabilità di essere un mondiale abbastanza mutevole.

Gran Premio d'Australia rinviato a novembre, Gran Premio della Cina rinviato a data da destinarsi, probabilmente mai, campionato pronto a iniziare in Bahrein... e poi un secondo evento, riprogrammato in corso d'opera, in sostituzione del non ancora cancellato evento cinese che probabilmente finirà proprio per essere cancellato.
L'annuncio è arrivato ieri, dopo numerosi rumour circolati nella giornata precedente: con la denominazione già vista lo scorso autunno di Gran Premio dell'Emilia Romagna, nel fine settimana del 18 Aprile la Formula 1 gareggerà sul circuito di Imola, storica sede del Gran Premio di San Marino... e ciò mi fa moooolto piacere.
Non penso che Imola sia il circuito migliore del mondo, questo no, però dal punto di vista geografico, l'idea di avere la F1 così vicina non è certo un pensiero che guasta. Il fatto che verrà disputata una seconda edizione su questo circuito, fa ben sperare per il futuro, magari prima o poi potrebbe arrivare a rientrare, più o meno stabilmente, nel calendario.

Per celebrare questo ritorno ho deciso di corredare questo post con un disegno random che ho fatto lo scorso autunno, con l'avvicinarsi dell'evento imolese, rispolverando una mia vecchia tradizione adolescenziale: disegnare piloti in forma di Pacman. In realtà la tradizione era disegnare un po' chiunque in forma di Pacman, ai tempi, ma essendo appassionata di motori mi piaceva concentrarmi anche sui piloti.
La sera in cui ho fatto questo disegno ho voluto omaggiare anche i Raikkonazzi appena rinnovati dall'Alfa Romeo, con uno dei due che celebrava cercando di bersi la coda dell'altro, che appariva in forma di bottiglia. Ci ho aggiunto piloti che celebravano la loro prima vittoria, gente che volava per celebrare l'incontro con Ide, il ricordo di un celebre inseguimento... e un po' di piloti random. Infine, giusto per evitare complottismi, quel "322" mi è uscito piuttosto male, perché dovevano essere un 32 e un 2, perché personalmente attribuisco la stessa importanza sia ai piloti professionisti sia a quelli "amatoriali ma pur sempre piloti" (cit).


lunedì 11 gennaio 2021

Campionati invernali a ruote scoperte 2021: si parte questa settimana dalla F4 Emirati, a seguire F3 Asia e Toyota Racing Series

Facendo due rapidi calcoli, sono passate all'incirca tre settimane dalla fine del campionato di Superformula. Ebbene, a tre settimane e mezzo di distanza dalla fine della stagione motoristica open-wheel 2020, ecco che inizierà la stagione motoristica open-wheel 2021.
I campionati invernali sono alle porte e nello specifico si svolgeranno Formula 4 Emirati, Formula 3 Asia e Toyota Racing Series, le prime due serie tra Dubai e Abu Dhabi, l'ultima che ho menzionato in Nuova Zelanda (con al via soltanto piloti neozelandesi o australiani).

La prima a iniziare sarà la F4 Emirati, il cui inizio è previsto nel pre-weekend(?) di questa settimana, tra giovedì e venerdì. Prevederà un totale di cinque eventi, sui due circuiti già citati. Sono già stati annunciati una dozzina di piloti, anche se non mi è del tutto chiaro quanti di loro prenderanno parte all'intera stagione e quanti no.
Tra di loro molti esordienti, appena arrivati dal mondo dei kart, come spesso è accaduto nelle scorse stagioni. Svetta tuttavia una presenza a cui ci eravamo abituati l'anno scorso, quella della minore delle sorelle Al Qubaisi, Hamda, che prenderà parte a una seconda stagione nel suo campionato "di casa" con il team Abu Dhabi Racing.
Bisognerà aspettare ancora un po', invece, per vedere al volante anche la maggiore delle due sorelle, Amna Al Qubaisi, che disputerà la stagione 2021 di F3 Asia, come aveva già lasciato intendere da tempo, partecipazione che nonostante ciò è comunque stata ufficializzata soltanto negli ultimi giorni.

Il campionato di F3 prevede anch'esso cinque eventi, sugli stessi circuiti, ma il primo evento è stato rinviato: verrà disputato come evento infra-settimanale prima di uno dei quattro weekend consecutivi nel quale si svolgerà la stagione.
La decisione di questo rinvio non sembra essere stata presa per problematiche sanitarie in senso stretto, quanto piuttosto per permettere ai piloti internazionali di svolgere il loro periodo di quarantena e di potere essere al via del primo evento.
Ciò non accadrà per la Toyota Racing Series, invece, nella quale non saranno presenti, come anticipato, piloti internazionali. Ciò ha quindi sbarrato la strada ai due che prevedevano di gareggiarvi, Dudu Barrichello (proveniente dalla Road To Indy) e Miki Koyama (W Series e formule minori giapponesi). Quest'ultima ha anche annunciato che, dopo avere scoperto di non potere gareggiare in Nuova Zelanda, aveva pianificato di gareggiare in F3 Asia, ma non è stato possibile.

Per quanto riguarda la F3, al momento sono stati annunciati pochi piloti, ma sembra una procedura normale, gli annunci non sono arrivati in particolare anticipo nemmeno per la F4 Emirati. Non è ancora chiaro come si comporrà la griglia e quante vetture, di conseguenza, ci saranno.
Di una cosa, comunque, sembrano esserci elevate probabilità: la partecipazione di piloti di GP2 o GP3 all'inseguimento della Superlicenza, insomma, gente che spera di emulare Pietro Fittipaldi, anche se quest'ultimo non proveniva né dalla GP2 né dalla GP3. Tutto ciò che si può dire al momento è aspettiamo e vediamo.

domenica 10 gennaio 2021

Green Panther

Ricordate i bei vecchi tempi in cui la Pink Panther era rosa? Spero di sì, perché attualmente tutto lascia pensare che la Pink Panther non esista più. Un nuovo main sponsor, ad accompagnare la denominazione di Aston Martin, fa sì che le vetture rosa non siano più una consuetudine e che le nuove monoposto saranno verdi, rumour che circolava peraltro da mesi e mesi.

Qualche giorno fa sono apparse queste immagini, nelle quali si intravede qualcosa di verde indossato dai piloti. I due, peraltro, mi sembra che abbiano l'aria abbastanza inquietante in queste foto, nel caso di Strollino un po' come se avesse degli scheletri nell'armadio e qualche osso anche dentro al portafoglio insieme alle carte di credito.

Vettel invece con quella barba mi ricorda un po' il Dr House dell'omonima serie televisiva (serie TV di fine anni 2000, una di quelle serie di cui anche chi non la seguiva - tipo io - sentiva parlare di frequente da altri), oltre che sembrare invecchiato di tipo vent'anni rispetto alla sua prima stagione in Ferrari. E sono passati un po' di anni, ma non certo una ventina.

Con questo non ho altro da aggiungere, ma per il momento ci sono poche cose da dire. Le nuove vetture forse le vedremo (non solo le Aston Martin, intendo proprio quelle di tutte le squadre) soltanto a marzo, dato che l'avvio della stagione slitterà a fine marzo con il rinvio/cancellazione del GP d'Australia. Pazienza, ce ne faremo una ragione.

giovedì 7 gennaio 2021

Grand Prix e il Campionissimo: un anime degli anni '70

Oggi parliamo di motorsport nei cartoni animati, concentrandoci su un anime del 1977/78, che omaggia almeno in parte la figura di Niki Lauda, avendo come personaggio secondario tale Nick Lans, a lui ispirato. Anche alcuni altri personaggi, seppure molto più secondari, sono ispirati a piloti d'epoca, tra cui Mario Andretti, James Hunt e Vittorio Brambilla (ribattezzato Prandelli nella serie), che ritroveremo tra un po'.
Il protagonista è Takaya Todoroki, giovane giapponese paragonato a un falco (animale simbolo dell'automobilismo a quanto pare, visto che Lucio Dalla vi paragonò Nuvolari). Costui ha un passato tragico, vive con gli zii, è un fattorino che consegna pesce e pilota e meccanico amatoriale con spiccate doti ingegneristiche. Impressionato dalla sua guida, Lauda/Lans lo raccomanda a una squadra automobilistica.

Takaya sviluppa un'accesa rivalità con il pilota Ohinata, fidanzato con la figlia del capo, e un'amicizia con Suzuko, una ragazza che lavora nel team e che per tutta la serie, salvo le poche volte in cui porta i pantaloni, indossa un paio di calzettoni di lana a righe bianche e gialle. Costei si porta sempre al seguito un bimbetto che pare essere suo fratello.
Partecipa a un rally sulle montagne giapponesi, dove guida su qualunque superficie, e poi al rally di Montecarlo. Poi debutta in Formula 1, campionato in cui, secondo questo anime, i testacoda hanno una durata infinita e qualsiasi auto incidentata va a fuoco. Il fuoco non intacca nulla che circondi la vettura, tranne le altre vetture. In caso di incendi in pista, non ci sono né bandiere gialle né bandiere rosse. Poi c'è Monza, dove... va beh, ne parliamo a fine post!

Parallelamente alla F1 gareggia anche a Le Mans vincendola con Ohinata, divenuto ora suo compagno di squadra e amico. Nel frattempo si è fidanzato con Isabella, una spagnola figlia di un torero e fidanzata in precedenza con un altro torero, rimasto incornato da un toro perché durante una corrida si è distratto a guardarla mentre si sedeva accanto a Takaya. Il fratello del morto, che è un pilota, tenta in tutti i modi di sabotare il giapponese.
A causa di un sabotaggio, Isabella per avvertirlo corre verso la pista, viene investita e muore. Ciò provoca in Takaya un trauma della durata di circa cinque minuti. Un analogo trauma lo proverà a fine anno, quando vincerà il GP del Giappone, nel corso del quale è morto il suo amico/rivale Ohinata. A quel punto facciamo conoscenza con suo padre...

Ex pilota di motociclismo, ha investito la moglie intervenuta per levare di mezzo un Takaya bambino che stava per essere investito a sua volta. Assicurato il marito di stare bene, la signora è morta poco dopo per effetto di un trauma cranico. Per onorare la sua memoria, salirà sul Kilimangiaro con una sua foto tra le mani, morendo assiderato su un ghiacciaio. Traumatizzato per mezzo episodio dall'evento, Takaya vince un rally che attraversa vari paesi africani, per poi ritirarsi dalle competizioni.
Si rifugia in Canada dove diviene sciatore e si innamora(?) di Pat Clark, una sciatrice di probabili origini inglesi appassionata di motori che intende a sua volta diventare pilota. Nel frattempo al posto di Takaya corre Hans, giovane austriaco biondo con i capelli lunghi e poco vincente.

La Formula 1 nel frattempo è cambiata, Stati Uniti e Unione Sovietica hanno fondato i loro team e stanno dominando la serie. Quando gli USA, dopo una serie di vittorie, vengono battuti in una gara dal team russo, vanno giù di testa e fanno cambiare il regolamento: la F1 diviene Formula Zero, una sorta di A1GP dove i team sono nazionali. Tornato alle corse, Takaya prende parte a questo nuovo campionato, mentre Hans cambia team.
Corre per un team mediorientale il cui fondatore aveva tentato di rapire Takaya in precedenza, ha come compagni di squadra un italiano affiliato alla mafia e un arabo che in passato rubava auto. Hans viene colpevolizzato in modo random per le azioni dei suoi compagni di squadra, nonostante l'italiano abbia a un certo punto tentato di ferirlo con una bottiglia rotta: bel messaggio, complimenti.

La Formula Zero corre a Indianapolis, Nurburgring, Mosca e Giappone e in Germania fa il suo esordio Pat come pilota (per il team britannico... quindi a conti fatti ha Hunt come compagno di squadra). In gara sta andando bene, ma l'italiano e l'arabo non ci stanno e la buttano fuori. Loro muoiono, lei sopravvive anche se ferita. Altro bel messaggio che viene fatto passare è che la colpa non sia di chi ha innescato l'incidente, ma di chi ha dato il permesso a una donna di gareggiare in Formula Zero...
In Russia è Hans, divenuto amico di Takaya, ad avere un incidente... e ovviamente muore, con successivo trauma di durata di circa cinque minuti. Poi c'è un happy ending giapponese in cui il protagonista vince finalmente un GP di Formula Zero, acclamato da Lauda/Lans (pilota del team giapponese) e si mette insieme alla tizia con le calze a righe, che dopo due anni porta ancora le stesse calze.

PS. Ai tempi della F1 il pubblico di Monza viene rappresentato come un branco di ultrà, che ce l'hanno con Takaya, che ancora non ha vinto un bel nulla, perché non è il loro idolo. Sono tutti tifosi sfegatati non della Ferrari come ci si potrebbe aspettare, ma nientemeno che di Brambilla/Prandelli!

martedì 5 gennaio 2021

Una carriera in stallo per un mancato topless: Emma Kimilainen e il mancato ingaggio in Indylights

Oggi tratto un argomento balzato agli onori delle cronache verso la fine di dicembre, di cui mi sentivo di parlare relativo non propriamente alle donne del motorsport, ma relativo a una di esse. Correva l'anno 2009: da cinque anni Emma Kimilainen gareggiava nelle serie minori europee, probabilmente per i tempi tra le ragazze europee quella che, per risultati, aveva maggiori probabilità di arrivare a gareggiare a livelli competitivi. Aveva ottenuto quattro vittorie e un secondo posto in classifica piloti al secondo anno di Formula Ford, poi era salita sul podio in Formula ADAC e in Formula Audi. Insomma, per intenderci, forse non era una supercampionessa, ma non se la cavava particolarmente male. Poi, dopo il 2009, a soli vent'anni, è uscita di scena, abbandonando le competizioni open-wheel.

Ha ripreso a gareggiare vari anni più tardi in altri campionati, fino al suo ritorno in open-wheel quando ha preso parte alla W Series nel 2019. Si è classificata in quinta posizione in classifica generale a dieci anni di distanza dopo la sua ultima partecipazione a un campionato per monoposto e l'ha fatto senza disputare tutto il campionato: alla prima gara, infatti, è stata speronata al primo giro, infortunandosi e dovendo saltare i due eventi successivi. I punti che ha fatto e che le hanno garantito il quinto posto sono quelli delle tre gare finali, ovvero solo metà della stagione. Risultati decisamente migliori a quelli che ci si potrebbe aspettare da una persona arrugginita dal tempo.

Quindi cos'è successo nel 2009? Emma Kimilainen ha deciso di raccontarlo in un'intervista: era stata contattata da un team di Indylights, con il quale era vicina a disputare la stagione 2010. Solo, c'era una condizione a cui ha deciso di non sottostare: il team le aveva imposto di posare in topless. La Kimilainen aveva vent'anni, un'età che, per gli standard americani, non sarebbe stata sufficiente per andare in un supermercato a comprare una bottiglia di vino o di birra. Ciò non è nemmeno accaduto in un'epoca in cui le donne fossero una grande rarità nelle competizioni americane, anche nella stessa Indylights, dove Ana Beatriz aveva ottenuto delle vittorie e nel 2008 era stata dichiarata Rookie of the Year.

Credo che questo dovrebbe farci riflettere sotto due diversi aspetti, il primo, quello che è emerso da molti commenti a questa vicenda, il secondo che è passato in secondo piano. Partiamo dalle cose semplici: Emma Kimilainen è stata probabilmente messa di fronte a questa situazione perché aveva un'aria meno da tomboy e fosse esteticamente più bella di altre (Ana Beatriz, parlo di te), segno che se sei donna ci sono buone probabilità che il tuo aspetto possa condizionare, in negativo come in questo caso o in positivo come in altri la tua carriera. Per giunta a soli vent'anni... e sì, vero, la Kimilainen era legalmente adulta ai tempi, però rimango comunque del parere che sia un controsenso chiedere di posare in topless a chi è considerata troppo giovane per andare al bar a bersi una birra.

Ora passiamo al secondo aspetto, perché è pur vero che un topless può essere considerato sotto due diverse luci. Se imposto è una costrizione, se volontario può essere anche visto come segno di liberazione e di emancipazione personale. Per intenderci, una donna che sceglie di posare in topless per volontà personale, può farlo anche per dire "nessuno ha il potere di dirmi che devo coprirmi le tette". Oltre a ciò su cui ci si è focalizzati, credo sia giusto focalizzarsi su questo aspetto. Da un lato abbiamo Emma Kimilainen a cui è stato detto "se vuoi correre devi posare in topless". Immaginate però quali potrebbero essere le reazioni se una ragazza pilota di soli vent'anni decidesse di propria spontanea volontà di posare in topless.

Immaginasse se lo facesse senza consultare il team o gli sponsor o se lo facesse contro la volontà degli sponsor. Immaginate anche cosa potrebbe accadere se venisse paparazzata non mentre sta posando, ma mentre sta prendendo il sole in topless, anche se in una piscina o spiaggia privata. Skandalohhhh, probabilmente. Alla Kimilainen il team ha chiesto qualcosa che sarebbe probabilmente costato la carriera a chi l'avesse fatto di propria spontanea volontà: il messaggio di fondo è che sono il team e gli sponsor che decidono se e quando devi apparire nuda davanti a una macchina fotografica. E questa, forse, è la cosa più triste in assoluto di questa vicenda.

lunedì 4 gennaio 2021

Piloti sottovalutati random: campioni ignorati, midfielder snobbati e false chicane mobili

Da una domanda ricevuta in privato alla richiesta di ispirazione, in questo post ho deciso di stilare una lista di quelli che, a mio parere, sono i piloti più sottovalutati della storia della F1. Non deve essere considerata una lista esaustiva, né una classifica, ma limitarsi ad elencare piloti o situazioni in cui l'essere sottovalutato salta all'occhio.
Quindi buona lettura e grazie mille a G.S. che mi ha posto questo Ask Milly Sunshine, che saluto con queste testuali parole: si stava meglio quando c'era Alan Jones! E ora li immagino, i lettori, mentre si guardano intorno con aria smarrita, chiedendosi dove abbiano letto il nome di Alan Jones. Perché non possono averlo letto sull'albo d'oro della Formula 1, no, è totalmente impossibile!

Un grande classico, tutti i piloti che hanno vinto il titolo prima di Senna, con le sole eccezioni di Lauda e Fangio: questo non significa che tutti i campioni del mondo degli anni '50, '60, '70 e prima parte degli anni '80 siano degni della stessa identica considerazione, ma è sistematico come quando si tratta di stilare liste dei migliori piloti di sempre, la maggior parte di quelli di una generazione antecedente alla seconda metà degli anni '80 vengano tagliati fuori, senza mai essere citati, salvo momenti in cui arriva il fenomeno di turno che intende sfoggiare una grande cultura. Tra i grandi esclusi dalle liste dei migliori piloti di sempre si segnala anche gente tipo Clark, uno che ha delle statistiche niente male.

Un grande concentrato di falsi miti, Luca Badoer: sembrerà strano formulare questo pensiero, ma ricordiamoci che spesso e volentieri questo pilota viene citato nella lista dei peggiori piloti di sempre. Costui viene sistematicamente giudicato sulla base di due fattori: 1) il suo sventurato ritorno con la Ferrari al posto di Massa, 2) il fatto che non abbia mai ottenuto punti in carriera. Il suo ritorno, avvenuto in una F1 ben diversa da quella nella quale aveva gareggiato dieci o quindici anni prima, viene spesso considerato senza tenere conto di questo contesto. I punti non conquistati sono frutto del vecchio sistema di punteggio pre-2003: con il sistema di punteggio post-2009, avrebbe ottenuto oltre venti punti, roba non proprio da poco per una carriera spesa tra Scuderia Italia e Forti, per poi fare il salto di qualità approdando alla Minardi.

Un pilota poco tranquillo, ma spesso valutato per peggiore di quello che era effettivamente, Andrea De Cesaris: di lui si fa un gran parlare degli incidenti e dei tanti ritiri consecutivi, ma viene costantemente dipinto nel modo più negativo attribuendogli anche fatti non di sua responsabilità. La lunga sfilza di ritiri consecutivi è infatti avvenuta quando era al volante di una vettura estremamente inaffidabile. Sulla guida poco tranquilla non c'è ombra di dubbio, ma gli episodi negativi della sua carriera vengono messi in risalto molto più di quelli positivi e non si considerano mai come si dovrebbe le sfortune che ha avuto (ben più di una volta è stato costretto al ritiro per problemi tecnici mentre era in zona podio o addirittura in testa). Murray Walker lo definì come il pilota che aveva vinto più gare di tutti pur senza vincerne nemmeno una. Era una gaffe, ma ripensandoci al giorno d'oggi sembra anche una bellissima metafora.

Non veramente sottovalutato, ma Rubens Barrichello ha il suo perché: i suoi risultati non è che vengano sminuiti e spesso i suoi meriti sono riconosciuti, tuttavia c'è un atteggiamento che tende un po' a sminuirlo seppure non parlando direttamente contro di lui. Ogni volta in cui un pilota di un top team si dimostra di minore spessore rispetto al suo compagno di squadra ecco che immediatamente viene etichettato "come Barrichello". La conseguenza è poi che spesso i sostenitori del suddetto pilota paragonato a Barrichello, nel tentativo di difendere il loro idolo, contribuiscono ulteriormente a sminuire Barrichello nel tentativo di affermare che il loro amato pilota è superiore all'ex ferrarista.

Molto generica come definizione, ma aggiungerei la maggior parte dei piloti paganti che hanno gareggiato in F1 per due o tre stagioni negli anni 2010: la maggioranza sono arrivati in F1 con un curriculum almeno rispettabile seppure spesso non troppo esaltante e, ai giorni nostri, non avrebbero avuto eccessive difficoltà a ottenere i punti superlicenza per accedere alla massima serie. Seppure molti di loro non siano stati particolarmente entusiasmanti, nessuno di loro ha mai avuto performance scandalose tanto quanto certe loro controparti dei decenni precedenti. Alcuni di loro, inoltre, hanno avuto almeno occasionalmente qualche piccolo exploit in cui ci sono apparsi piloti migliori di come li dipingevamo.

Ciliegina sulla torta, Roberto Moreno: pilota ignorato dai più, ha ottenuto, passando inosservato, forse una delle performance più strabilianti della Formula 1 degli anni '90 per tanto è sconvolgente. Anzi, due delle performance più strabilianti: la prima è stata prequalificarsi al volante di un'Andrea Moda, la seconda, dopo essersi prequalificato, riuscire anche a qualificarsi, risultato che lui stesso ha definito in passato come l'apice della sua carriera, nonostante quando correva per la Benetton sia riuscito anche a salire una volta sul podio. Essere al volante di una simile auto ed essere riuscito ad andare almeno una volta in griglia è una performance che meriterebbe molto più rispetto e considerazione, ma che viene tendenzialmente ignorata.

Considerazione finale: ci sono piloti che pur non rientrando propriamente nella classifica, meritano una menzione. Sono quelli con "storie anomale", ovvero quelli che per forza di cose vengono valutati più per i risultati in sé che contestualizzando la loro storia personale. A titolo di esempio: fino a che punto il fatto di essere stato in cura per un tumore negli anni finali di F1 ha condizionato la carriera di Ukyo Katayama? Fino a che punto il fatto di avere iniziato a competere agonisticamente sui kart solo a vent'anni ha condizionato la carriera di Bruno Senna? ...e così di seguito si potrebbe spaziare per casi che non mi vengono in mente, ma senza ombra di dubbio ci sono vari altri piloti che vengono giudicati senza contesto.

venerdì 1 gennaio 2021

Buon Capodanno, con un pensiero a Sudafrica 1965 e 1968, le gare del primo gennaio

Giusto perché giocare d'anticipo non fa mai male, nel lontano passato è accaduto più di una volta che il campionato di Formula 1 iniziasse nel mese di gennaio (sorvoliamo su quanto tempo fosse necessario attendere per il secondo gran premio della stagione in quelle occasioni), ma gli anni in cui si è giocato maggiormente d'anticipo sono stati certamente il 1965 e il 1968, nel quali la prima gara dell'anno si è svolta il 1° gennaio (a questo proposito ho provato a indagare un po', ma non sono riuscita a risalire al momento in cui sono state disputate le qualifiche di questi due gran premi, se alla mattina del giorno di gara, oppure se il giorno precedente, facendo di fatto iniziare l'evento nell'anno precedente).

Nel 1965 il 1° gennaio era venerdì, nel 1968 invece era lunedì, ciò che hanno in comune questi giorni è il fatto che si sia disputato il Gran Premio del Sudafrica, stando alle informazioni intorno alle tre del pomeriggio come orario o giù di lì (quindi sì, le gare che iniziano poco dopo le 15.00 offenderanno la storiahhhh ma forse neanche più di tanto). Due edizioni diverse, un unico vincitore: a tagliare il traguardo in prima posizione è stato in entrambi i casi Jim Clark. Quello del 1968 è stato anche il suo ultimo gran premio in generale, oltre che il suo ultimo gran premio vinto. Sarebbe morto in una gara di un altro campionato di lì a qualche mese e il secondo evento stagionale della F1 del 1968 si sarebbe svolto soltanto nel mese di maggio.

Entrambe le vittorie sono andate ad arricchire il palmares della Lotus e quella del 1965 è stata anche una garahhhh falsatahhhh dal fatto che una Ferrari sia arrivata in seconda posizione invece che vincere. A guidarla, nello specifico, era John Surtees. In entrambe le gare di Capodanno, inoltre, è salito sul podio Graham Hill: terzo classificato nell'edizione del 1965 con la BRM, è arrivato secondo al volante di una Lotus in quella del 1968... ed è così che questo post si trasforma in un post molto fungirl-friendly perché entrambi i podi traboccano di Hillark vibes. Okay, va bene, mi sono lasciata andare, quindi vediamo di tornare subito sulla retta via, parlando di cose importanti per la storia del motorsport.

Il 1° gennaio 1968, al GP del Sudafrica, infatti, accadeva per la prima volta qualcosa che per i nostri standard è l'abitudine: per la prima volta sono scese in pista delle vetture che avevano il colore dei loro sponsor. Si tratta di una Brabham e di una LDS di un team privato, guidate rispettivamente da John Love e Sam Tingle. Ciò ha aperto le porte all'abbandono dei colori nazionali e al passaggio alle livree con i colori degli sponsor, come siamo abituati al giorno d'oggi. Al volante della prima vettura sponsorizzata, Love ha anche completato la gara, nella quale ha conquistato un nono posto, mentre Tingle è stato costretto al ritiro da un problema tecnico avvenuto poco prima che fosse completata la metà gara.