domenica 20 novembre 2016

Ferrari is red, Redbull is blue, and WTF, Stevens is faster than you

Il Gran Premio di Abu Dhabi è celebre essenzialmente per due ragioni: la prima è che si svolge al tramonto, diversamente da tutti gli altri gran premi, la seconda è che, essendo sempre stato l’ultimo o il penultimo gran premio della stagione, fu spesso un appuntamento abbastanza succoso e pieno, se non di momenti intriganti, almeno di retroscena di un certo livello.

Nel 2009 fu l’ultimo gran premio stagionale: Jenson Button aveva vinto il titolo con la Brawn GP nel gran premio precedente a Interlagos, perciò non si parlava più della lotta per il campionato, ma c’erano comunque questioni di un certo livello. Una su tutte: quello era l’ultimo gran premio in Renault per Fernando Alonso... e lo è stato tuttora, anche se non ci metterei la mano sul fuoco, perché anche nel 2006 in teoria Alonso aveva lasciato la Renault per sempre. Prima di Abu Dhabi 2009 affermò che il suo sogno d’infanzia era sempre stato guidare la Ferrari. Hamilton, con cui i rapporti si erano leggermente distesi dopo il 2007, ma con cui ancora non faceva comunella durante le conferenze stampa del giovedì contemplando l’I-phone, osservò qualcosa che suonava: un tempo sosteneva che il suo sogno d’infanzia era guidare la McLaren, evidentemente sognava molto. Tutto ciò potrebbe essere etichettabile come “pure gold”, così come fu “pure gold” la discussione nella conferenza stampa del giovedì tra Trulli e Sutil a proposito dell’incidente che li aveva coinvolti due settimane prima in Brasile.
In gara partì dalla pole position Lewis Hamilton che in questo gran premio si ritirò per un guasto alla vettura per la prima volta in carriera. Dopo tre anni. In McLaren. OMG, al giorno d’oggi se un pilota debuttasse in McLaren e non si ritirasse per un guasto per tre anni, poi finirebbe per fare una statua al team! Fu doppietta Redbull, con Vettel vincitore davanti a Webber. Il campione del mondo in carica si classificò invece al terzo posto. Quella fu l’ultima gara in Ferrari e in Formula 1 per Giancarlo Fisichella. Anche per Kimi Raikkonen credevamo che fosse così, ma poi tornò in Formula 1 e dopo qualche anno addirittura in Ferrari. Bonus: ospiti al box della Ferrari c’erano Felipe Massa, Michael Schumacher e Luca Badoer che passarono gran parte del tempo a ridere e scherzare per i fatti loro, incuranti del fatto che le Ferrari in pista non stessero cavando un ragno dal buco!

L’edizione del 2010 è stata probabilmente la più pittoresca edizione del Gran Premio di Abu Dhabi di sempre, o meglio, quella maggiormente ricordata in quanto venne proclamato il più giovane campione del mondo di tutti i tempi (poi sì, in Redbull immagino che ci sia chi sta scalpitando per battere quel record, ma questo è un altro discorso). Non che sia questa la cosa che ha fatto la storia, ma piuttosto il fatto che si stesse assistendo a uno scontro tra tre piloti: Mark Webber, Fernando Alonso, Sebastian Vettel (quattro in realtà: Hamilton era a -24 dalla vetta della classifica e, con tutti gli altri tre ritirati, se avesse vinto la gara avrebbe vinto anche il titolo). L’ultima volta in cui era accaduto un finale con più di due piloti ancora in competizione era stato nel 2007 e aveva vinto, a sorpresa, il pilota che era terzo in classifica alla vigilia del gran premio. Curiosamente nel 2010 accadde la stessa cosa.
Si narra che a scombinare tutto sia stata una safety car entrata al primo giro, dopo che in partenza la Mercedes di Schumacher era finita in testacoda per essere poi travolta dalla Force India di Liuzzi. Fu uno di quei botti in cui ci si sorprese anche un po’ che nessuno si fosse fatto male. In pista, comunque, pensavano a fare il loro mestiere e qualcuno rientrò ai box prematuramente. Uno di costoro era Vitalij Petrov.
Per onore di cronaca bisogna notare che, seppure tutti abbiano puntato il dito contro Petrov, contro Alonso, contro la Redbull o contro non so chi altro, anche lo stesso Webber, da parte sua, si complicava le cose da solo. Andò a verniciare leggermente un muretto, da cui la decisione di farlo rientrare ai box. In Ferrari corsero ai ripari... purtroppo.
Qualche presagio di fine imminente, in realtà, lo si intravide quando decisero di far rientrare ai box Massa affinché tornasse in pista a rallentare Webber. Sarebbe stata anche una decisione sensata, se Massa fosse stato davanti a Webber prima dei pitstop. Il problema era che era dietro e che, ovviamente, tornò in pista dietro. A quel punto fecero rientrare Alonso. Tornò in pista davanti a Webber e alle spalle di Petrov. Doveva superare il pilota della Renault e recuperare terreno. Era semplicissimo... o forse no, dato che gli rimase dietro per tutta la gara, facendo un solo tentativo di sorpasso. Quando stava ormai per finire, via radio gli fu suggerito, testualmente, “use all your talent”. A quel punto, però, non c’era da superare solo Petrov, ma anche Kubica e Rosberg che, rientrando in altri momenti della gara, erano rimasti ben davanti a Petrov. Vettel, nel frattempo, tagliò il traguardo in prima posizione. Glielo annunciarono via radio, senza che fosse precedentemente consapevole delle posizioni dei suoi avversari, gli dissero che aveva vinto il titolo. Sul podio con lui c’erano Hamilton e Button, all’epoca piloti McLaren.
Curiosità: all’epoca vedere un mio quasi-coetaneo (io sono ’88) vincere il titolo mi fece molto piacere. Tra lui, Webber e Alonso, inoltre, era decisamente quello che mi stava più simpatico. Su Answers Yahoo feci qualche battutina. Ci fu chi la prese male. Qualcuno mi accusò di essere una “tifosa della McLaren a cui non importava niente della Redbull e di Vettel che si compiaceva della mancata vittoria della Ferrari”. Al giorno d’oggi potrei affrontare una simile accusa a testa alta. All’epoca venivo da più di un decennio passato a dare contro alla McLaren. Potete immaginare la mia “gioia” nel leggere quelle parole.

Vettel, Hamilton e Button, sul podio nel 2010, partirono dalle prime tre posizioni nel 2011. Vettel si andò a impantanare alla prima curva e Hamilton prese la testa della gara. La vinse, davanti alla Ferrari di Alonso e all’altra McLaren di Button.

Nel 2012 il GP di Abu Dhabi fu il terzultimo della stagione: dopo c’erano gli Stati Uniti e il Brasile e la lotta per il titolo, ancora piuttosto aperta, stava giungendo ormai alle sue fasi conclusive, anche se c’era ancora molta strada da percorrere, dato che il campionato fu aperto fino a Interlagos.
Lewis Hamilton conquistò la pole position davanti alle Redbull e alla Williams di Pastorone Nostro. *INCHINO* Sebastian Vettel fu nel frattempo squalificato per essere rimasto senza benzina in Q3 e quindi Pastorone risalì addirittura sulla terza casella della griglia di partenza, affiancato dalla Lotus di Kimi Raikkonen al quarto posto. *ALTRO INCHINO* In partenza Webber perse posizioni, Raikkonen risalì al secondo posto e dietro Maldonado terzo.
Gli eventi di gara portarono il pilota della Williams lontano dalla zona podio e Fernando Alonso secondo, vicinissimo alla Lotus che lo precedeva: Raikkonen era infatti leader dopo il ritiro di Hamilton per un problema tecnico. Terzo c’era Button e vi rimase finché Vettel, risalito due volte dall’ultima posizione (dopo essere partito ultimo era arrivato fino ai margini della top-ten, per poi essere costretto a un pitstop dopo avere centrato un paletto di polistirolo che l’aveva riportato all’ultimo posto), non lo superò andando a conquistare il podio. Button e Maldonado completarono la top-5.
Facendo un passo indietro, in gara ci furono una buona quantità di incidenti, con vari piloti coinvolti in più di un botto. Il più spettacolare fu quello in cui Rosberg (precedentemente grosjeanizzato alla partenza, nel vero senso del termine) per poco non decapitò Karthikeyan, prima di decollare e di andare a sbattere contro le barriere.

Anche nel 2013 il Gran Premio di Abu Dhabi fu il terzultimo della stagione e un momento molto interessante fu quello in cui il box della Caterham ordinò a Pic di lasciare passare Van Der Garde.
Per quanto riguarda le questioni di maggiore spessore (come se le Caterham non avessero spessore!), la griglia di partenza recitava: 1) Mark Webber, 2) Sebastian Vettel, 3) Nico Rosberg... Entrambi superarono Webber allo start, Webber ci mise quasi metà gara per superare Rosberg, Vettel vinse con mezzo minuto di vantaggio... Su Twitter, se non vado errata, c’era anche chi sosteneva, quel giorno, che fosse la Redbull ad avere ordinato a Webber di lasciare passare piloti random alla partenza.
Curiosità: fu l’ultimo gran premio di Raikkonen alla Lotus, dato che non prese parte agli ultimi due appuntamenti della stagione per problemi di salute venendo sostituito da Kovalainen.

Nel 2014 il Gran Premio di Abu Double fu l’ultimo della stagione e ci si arrivò con due questioni di un certo livello ancora da risolvere. La prima, quella più immediata, era che Hamilton era in testa alla classifica con un netto margine su Rosberg, che però poteva ancora conquistare il titolo in certe circostanze. La seconda, quella meno immediata e quella che in realtà si filavano in pochi, era l’ipotetica presenza della Marussia e della Caterham a Yas Marina. I due “piccoli team”, assenti ad Austin e a Interlagos, erano sul punto di tornare. Il tentativo della Marussia non si concretizzò, quello della Caterham sì. Accanto a Kobayashi, visto l’abbandono di Ericsson, esordì il debuttante Will Stevens, colui che venne appellato “who’s that guy” da Alonso che, dopo un pitstop a inizio gara, se lo ritrovò davanti nelle retrovie.
Il momento più spettacolare del gran premio fu probabilmente il ritiro di Maldonado, che successivamente ai microfoni Rai commentò il fatto con un testuale “poi, finalmente, il motore si è rotto”.
La gara era iniziata in modo abbastanza tranquillo, ma il finale fu al cardiopalma, almeno per me, e passai tutto il tempo in piedi a tre passi dalla TV per godermi meglio la scena (okay, okay, rimasi in piedi a tre passi dalla TV per vedere decentemente la scena, dato che un mese più tardi mi furono prescritte lenti da lontano non così a caso) quando dopo i problemi al motore(?) di Rosberg, che fino a quel momento era stato secondo, quest’ultimo si ritrovò nelle retrovie, venendo superato da tutti tranne che dalle Sauber e dalla Caterham di Who’s That Guy (Kobayashi si era ritirato). Il gap tra Hamilton e Massa stava scendendo vertiginosamente e per qualche minuto ebbi il vago sentore che il mio Feliiii potesse addirittura vincere il gran premio! <3 Lasciatemelo dire: PURTROPPO non accadde. Chiuse secondo, alle spalle di Hamilton, e terzo arrivò Bottas sull’altra Williams.

L’edizione del 2015 è ricordata perché Hamilton, secondo alle spalle di Rosberg per gran parte della gara, tentò di proseguire facendo un pitstop in meno, almeno finché dai box non lo fecero ravvedere e gli ricordarono che stava perdendo terreno nei confronti di quelli che invece si erano già fermati. Rientrò dopo essere stato momentaneamente leader e chiuse secondo. Terzo arrivò Raikkonen, come spesso accade laddove sul podio c’è acqua di rose.
Sul podio, come rappresentante della Mercedes, c’era una donna e nessun telespettatore sapeva chi fosse. Si dice che nel nostro nome sia racchiuso il nostro destino... lei di cognome faceva Stevens!

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Milly Sunshine