sabato 3 settembre 2016

Why do all good things come to an end?

*Il titolo di questo post è ispirato alla canzone "All good things" di Nelly Furtado.*

Ci sono momenti in cui abbiamo un po’ di cose da raccontare e credo che questo sia uno di quei momenti. Non è facile da raccontare, perché va un po’ oltre quello che racconto di solito, e soprattutto perché anni di frequentazione di fandom ad argomento motori mi hanno fatto capire che al di là di tante belle parole c’è sempre chi, non appena scrivi qualcosa che gli appare un po’ troppo di parte, e nello specifico di una parte diversa da quella che gli/le preme maggiormente, cambia idea su di te. Sono certa che nessuna delle persone a cui veramente tengo si comporterebbe così, ma alcune esperienze passate mi costringono ad essere un po’ riluttante.
Giusto per chiarezza: anni fa su Answers Yahoo fui costretta a cambiare il mio avatar e dal rimuovere dal mio profilo l’accenno a chi fossero i miei piloti preferiti, per essere lasciata in pace. A completare l’opera un utente se ne accorse e, davanti a tutti, mi scrisse che ero patetica e che ormai tutti sapevano benissimo quello che “cercavo di nascondere”. Per non parlare di quella volta in cui un altro si permise di fare allusioni alla mia vita privata, senza nemmeno sapere chi fossi, solo perché avevo pregato lui e altri di smetterla di insultare sistematicamente piloti, membri di team e utenti. Ammetto di essermi comportata un po’ da social justice warrior del motorsport all’epoca di Answers Yahoo e che forse un po’ me le cercavo, però insultare la gente anche pesantemente o facendo accenni a fatti che nulla hanno a che vedere con i motori perché ha come avatar la foto di un pilota poco popolare (per quello specifico contesto, almeno) è un comportamento che proprio non tollero. Già tollero poco che vengano insultati team e piloti (non dico critiche che sono comprensibilissime, dico proprio insulti belli e buoni, oppure l’augurarsi che capitino loro delle disgrazie), ma che si passi anche a insultare le persone che militano in un certo fandom proprio no.

Chiusa parentesi, veniamo al punto.
Il punto è che, fino ai primi mesi del 2006, nonostante seguissi la Formula 1 praticamente fin da quando ho memoria, non mi ero mai affezionata davvero a qualcuno.
Precedentemente c’erano state diverse fasi. La primissima era quella in cui tifavo i piloti che guidavano le macchine più belle, nella mia prima infanzia. Che poi quelle veramente stupende le inquadrassero di meno e che la scelta fosse tra le macchine più belle tra quelle che potevano competere almeno per il podio era un altro discorso.
Durante l’infanzia più inoltrata e la preadolescenza, poi, ci fu la fase del tifare X per partito preso e del detestare Y per partito preso, dove X e Y non era necessariamente un solo pilota o una sola squadra. Era un po’ come se ci fosse una divisione in categorie: idoli assoluti (piloti Ferrari, in genere), gente poco rilevante ma vista comunque in modo positivo (gli italiani), signori nessuno (i vari Marquez o Mazzacane di turno), male assoluto (i rivali delle Ferrari, in genere). Insomma, per intenderci la mia visione delle cose mi portava ad apprezzare chi ritenevo che dovesse essere necessariamente apprezzato e detestare chi ritenevo dovesse essere necessariamente detestato.
Verso i quindici/sedici anni ho iniziato a vivere un’ulteriore fase: quella in cui iniziavo ad avere una visione anche futuristica della Formula 1. Fino a quel momento l’avevo vista da una prospettiva molto più statica, ma improvvisamente c’erano stati due cambiamenti:
1) la rivalità Ferrari vs McLaren che aveva caratterizzato la fine degli anni ’90 e i primi anni ’00 (periodo che corrisponde all’incirca alla mia fase del tifare per partito preso) stava venendo meno, visto il calo di performance della McLaren e, in certe stagioni, altre scuderie che potevano puntare al ruolo di seconda forza del mondiale;
2) all’epoca in cui Michael Schumacher collezionava record su record, iniziava ad avere sui trentaquattro-trentacinque anni e si iniziava ad accennare al fatto che entro tempi brevi (indicativamente una o due stagioni) potesse eventualmente scegliere di ritirarsi, e ciò mi permise di rendermi conto che la Formula 1 avrebbe avuto un futuro nel quale sarebbero stati altri i piloti di punta.
Quando guardavo i gran premi, iniziai a prestare maggiore attenzione ai piloti del 198x, quelli che all’epoca erano il futuro della Formula 1. Mi azzardai a pronosticare che un paio di loro sarebbero diventati campioni del mondo. Curiosamente ci azzeccai e l’ho scritto non per vantarmene (anche se tuttavia si tratta di uno dei miei pochi pronostici “normali” che si sono avverati, diversamente da qualche gufata dei commenti ai gran premi), ma per collegarmi a quanto accade poi un annetto più tardi.

Stagione 2005, la stagione senza cambi gomme, la stagione in cui la Ferrari faticava. Renault vs McLaren, Alonso vs Raikkonen. Pur avendo visto quasi tutte le gare non si può dire che sia stata la stagione che ho seguito più assiduamente. Durante gli anni della scuola difficilmente vedevo le qualifiche e spesso mi mettevo a guardare le gare senza nemmeno sapere chi partiva dalla pole position. Capitava addirittura che controllassi alla domenica mattina sul calendario della stagione che mi ero trascritta dal televideo all’inizio dell’anno (stavo anche delle intere settimane senza connettermi a internet, all’epoca), per accertarmi se ci fosse o non ci fosse un gran premio. Non è qualcosa di cui vado molto fiera, lo ammetto.
Nel 2005 decisi che non potevo astenermi dal “tifare” qualcuno nello scontro Renault vs McLaren e Alonso vs Raikkonen. Provavo un’allergia notevole nei confronti della McLaren e Raikkonen mi sembrava una sorta di Hakkinen più silenzioso quindi leggermente irritante. Per contro, la Renault era l’erede delle “macchine più belle” che mi piacevano quando ero piccola e Alonso era uno dei due 198x che un anno prima avevo pronosticato come un futuro campione del mondo. Dato che avevo sbandierato il mio pronostico ai quattro venti e che generalmente nel 2004 la gente mi rideva in faccia replicando “eh?! Alonso campione del mondo con la Renault?”, devo ammettere che da quel punto di vista l’esito del campionato 2005 fu una profonda soddisfazione, per me.
Non so dire se fossi sulla buona strada per diventare un’“alonsista” oppure no, ma optai senz’altro per il no quando scoprii del suo neanche troppo imminente passaggio in McLaren e, siccome la McLaren per me era il malehhhhh assolutohhhhh, mi affrettai a dissociarmene.
Nel 2006 lo scontro per il titolo fu Renault vs Ferrari e Alonso vs Schumacher e quello fu uno dei primi scontri per il titolo al quale mi approcciai in modo più neutrale, sia perché le mie preferenze in fatto di team non corrispondevano a quelle in fatto di pilota, sia perché mi rendevo conto del fatto quello scontro fosse interessante di per sé, senza considerare chi avrebbe vinto. Questo, almeno, è una parte del tutto. L’altra parte del tutto era un pilota con l’aria da ragazzino a cui non avevo fatto molto caso fino a quel momento.

Nel 2006 il mio approccio alla Formula 1 era un po’ migliorato rispetto all’anno precedente: vedevo le qualifiche ogni volta in cui potevo e, se non riuscivo, correvo sul televideo a leggermi quale sarebbe stata la griglia di partenza. Inoltre, siccome la mia migliore amica aveva iniziato a seguire la Formula 1 l’anno precedente, ci scambiavamo via email link di articoli che ci sembravano interessanti e mi capitava più spesso di leggere news connesse alla Formula 1. Inoltre a scuola ci portavano ogni giorno una copia del giornale, in classe, e mi andavo sempre a vedere se nelle pagine dello sport c’era qualche notizia sul campionato. Inoltre, sempre a scuola, in quarta superiore (quindi anno scolastico 2005/2006) arrivò in classe con noi un ragazzo che fino a quel momento conoscevo soltanto di vista di cui diventai molto amica e, quando scoprii che seguiva la Formula 1, iniziammo a parlarne e nei giorni successivi ai gran premi commentavamo un po’ le gare.
Avevo le idee un po’ più chiare, dato che c’erano meno “filtri” e che avevo più a che fare con l’informazione piuttosto che con la disinformazione (non volontaria, sia chiaro, solo che una notizia che mi veniva riferita con “prima avevo la TV accesa e al telegiornale parlavano di Formula 1 e mi è sembrato di sentire dire che eccetera eccetera eccetera” forse era da prendere un po’ di più con le pinze), e avevo anche un’idea migliore rispetto a prima di chi fossero effettivamente i piloti. Poi sì, questo non cambiò di fatto né le mie simpatie né le mie antipatie (anche se tendevo a stroncare a prescindere la maggior parte dei piloti emergenti e ad aggiungere parte di loro alla mia “hate list”), però mi permise di rendermi conto che in Formula 1 oltre a Raikkonen, Alonso, i fratelli Schumacher, Montoya e Button c’erano anche altri piloti.
Il mio colpo di fulmine motoristico per Felipe Massa raggiunse il pieno intorno ad aprile o giù di lì, ma era stato anticipato da qualche segnale premonitore: ricordo che quando un mio parente lo criticò guardando il GP del Bahrein e criticò la scelta della Ferrari di ingaggiarlo osservai che una sola gara era un po’ troppo poco per esprimere giudizi di quel genere dato che la scelta era stata presa da qualcuno che ne sapeva più di noi, mentre una volta a scuola durante un cambio d’ora il mio amico di cui sopra e il professore d’inglese (grande appassionato di Formula 1 e probabile futuro alonsista che un tempo aveva affermato che non avrebbe mai tifato Alonso in Ferrari) pronosticarono che Massa non avrebbe mai vinto un gran premio e io dissi a entrambi che non ero d’accordo con il loro punto di vista e che secondo me era un giudizio affrettato che non teneva conto del fatto che moltissime seconde guide nei top-team avevano conquistato varie vittorie in carriera e che generalmente i top-team non ingaggiano piloti senza nessuna speranza, nemmeno come seconde guide.
Non ricordo esattamente che cosa successe, ricordo però che ero felice quando Massa arrivava al traguardo davanti ad altri piloti, specie se tali piloti erano al volante di una McLaren (che per me rimaneva, e sarebbe rimasta ancora per un po’ di tempo, il malehhhh assolutohhhh), che iniziai ad avere una tendenza spiccata verso il fangirling quando ottenne il primo podio e poi fu tutta una escalation, con grande soddisfazione in occasione della prima pole e della prima vittoria all’Istanbul Park e poi, ciliegina sulla torta, ci fu il “gran premio della tuta verde”. Ad oggi continuo a chiedermi se l’averlo visto indossare una tuta verde anziché una tuta rossa sia stata in qualche modo una sorta di consacrazione. Inizio a credere di sì, dato che ne sto parlando adesso a quasi dieci anni di distanza.
In sostanza credo che, insieme alla nascita di mio cugino (proprio nel venerdì di quel gran premio) e al mio ottenimento della patente (qualche tempo dopo, all’inizio di dicembre), la tuta verde di Massa sia l’unico dei tre eventi positivi che ricordo di quell’anno, che per me non fu affatto positivo per tutto il resto.

L’escalation continuò nel 2007, anno in cui continuai a tifare Massa nella speranza che potesse accadere qualche evento miracoloso e potesse strappare il titolo ai piloti McLaren. Nella prima parte della stagione soprattutto era andato piuttosto bene e per brevi periodi della stagione era andato anche meglio di Raikkonen. Alla fine, quando uscì dalla lotta per il titolo, mi aspettai che presto accadesse lo stesso anche a Raikkonen. Invece no, iniziarono a capitarne di tutti i colori e arrivammo al GP del Brasile con Raikkonen ancora in lotta per il titolo, ma con la necessità che continuassero a capitarne di tutti i colori per riuscire a vincerlo.
Non ho problemi ad affermare che in quei giorni non avevo mai avuto la vera speranza che ci riuscisse (nonostante la McLaren fosse ancora il malehhhh assolutohhhh) e che l’unica ragione alla base di questa mia non-speranza era che speravo che Massa potesse vincere il gran premio di casa, cosa che non sarebbe successa nello scenario in cui Raikkonen avesse vinto il titolo.
Ringrazio ancora i miei genitori, che quel pomeriggio erano stati in un centro commerciale, per avere del tutto casualmente suonato il campanello per farsi aprire proprio nel momento in cui Massa cedette la leadership a Raikkonen, facendo involontariamente in modo di farmi perdere la scena.
Dopo il 2007 venne il 2008, dove tutto iniziò ad andare addirittura meglio della stagione precedente e non nego che mi sentissi al settimo cielo nel vedere che Massa conquistava vittorie e che era in lotta per il campionato nonostante dopo il titolo di Raikkonen chi ancora aveva dei dubbi sul suo ruolo di “seconda guida” iniziava a vederlo inevitabilmente come tale. Quella stagione è stata molto importante per me, anche dal punto di vista non strettamente motoristico. Mi è servita per rendermi conto che, nei motori come nella vita, non sempre chi ti dice che non arriverai da nessuna parte ha ragione e che, anche se c’è chi crede che tu non possa arrivare da nessuna parte, è da te e non da loro che dipende il risultato finale.
È stata una delusione per me che il titolo andasse a Hamilton e in extremis? Sicuramente sì, ma il mio unico pensiero, alla fine di quella stagione, fu che con un po’ di fortuna quella successiva sarebbe andata meglio.
Non avevo calcolato molti fattori e credo che veramente in pochi appassionati di Formula 1 potessero aspettarsi di assistere a un 2009 Brawn GP vs Redbull invece che Ferrari vs McLaren. Seppure al giorno d’oggi io ritenga tuttora che in questo secolo non si sia mai raggiunto un periodo tanto emozionante tanto quello 2007/2008, credo che il cambio di valori avvenuto nel corso dell’inverno tra il 2008 e il 2009 non sia stato del tutto negativo. Ha rimescolato le carte in tavola e soprattutto vedere squadre che fino a un anno prima lottavano per i punti improvvisamente lottare per il campionato sia comunque positivo per la competizione. Poi chi viene soppiantato dirà sempre di no, ma credo che sia quello il periodo in cui compresi una volta per tutte che gli scontri Ferrari vs McLaren per il titolo non erano qualcosa di scontato che faceva parte dell’ordine naturale delle cose e che Ferrari e McLaren, al pari degli altri, la loro posizione privilegiata dovevano conquistarsela. Il 2009, quindi, ha segnato un po’ (sia per questa ragione sia per un'altra) una nuova fase, per me: mi stavo finalmente rendendo conto che non solo in Formula 1 non c’erano solo i piloti dei top-team, ma anche e soprattutto la classificazione in top-team e team di seconda fascia non era una garanzia che durava nel corso dei decenni, non solo perché Ferrari e McLaren erano in difficoltà, ma soprattutto perché la BMW Sauber, terza forza del mondiale nel 2008, era sprofondata ai minimi storici. Questo, però, è un altro discorso e direi di chiuderlo qui, per tornare al mio viscerale supporto per il ragazzino brasiliano tanto adorabile e minichoupi (in senso figurato, dato che non è mai stato esattamente un adone).

Sapete tutti cosa successe: nel bel mezzo del campionato 2009, proprio quando le cose sembravano essersi finalmente messe ad andare almeno decentemente e sembrava esserci la possibilità di lottare almeno per il podio, nel corso delle qualifiche del Gran Premio d’Ungheria la visiera del casco di Massa venne sfondata da un detrito, con conseguente trauma cranico che, nonostante le premesse iniziali, non si rivelò nemmeno così compromettente.
Se qualcuno quella sera mi avesse detto che Massa non solo sarebbe sopravvissuto senza danni cerebrali permanenti, ma che sarebbe addirittura tornato in Formula 1 e che ci sarebbe rimasto per ulteriori sette anni, non gli avrei creduto neanche lontanamente. Perfino il giorno in cui sentii che sarebbe sicuramente riuscito almeno a fare una vita normalissima, continuai ad essere triste perché pensavo che la Formula 1 avesse perso per sempre quel pilota a cui mi ero tanto legata non per i risultati, ma per la sua personalità e per la sua simpatia.
Quando scoprii che sarebbe tornato ero al settimo cielo. Anche la sua presenza ai box, in realtà, mi fece molto piacere: a ottobre 2009, il giorno delle qualifiche del GP del Brasile, uscii dalla doccia e andai davanti alla TV così, con i capelli bagnati fradici, perché speravo che ci fosse e che apparisse al microfono di Stella Bruno. Fui piacevolmente ripagata e accadde. Non solo: Felipe sollevò il cappellino per fare vedere la cicatrice a Stella e lei affermò testualmente “sei più bello e più forte di prima”. Sì, questi sono momenti indimenticabili!

Nel corso dell’estate del 2009 iniziò anche il mio interesse per le community online, iniziai a frequentare la sezione Formula 1 di Answers Yahoo e un forum amatoriale sulla Formula 1, quello dalle cui ceneri sorge il F1GC.
Ricordo che nei primi tempi affermavo a chiare lettere che non avevo un pilota preferito. Non dipendeva dal fatto che in quel momento, in effetti, quello che era il mio pilota preferito non fosse in Formula 1, ma piuttosto dal fatto che ero ancora convinta che tifare per qualcuno che non avesse mai davvero conquistato a pieni titoli la reputazione di top-driver fosse qualcosa che era meglio nascondere per non compromettersi davanti a tutti.
Non so dire se dipendesse dal fatto che molti degli utenti con cui avevo a che fare si giustificassero dicendo “tifo X perché credo che sia il miglior pilota attuale” e credessi che fosse quella l’unica ragione che può spingere a tifare per un pilota, oppure dal fatto che io stessa ritenessi gente strana certi utenti di Answers Yahoo (tutta gente che si è persa nei meandri del tempo ormai) che affermavano senza mezzi termini di tifare per piloti che stavano in scuderie di livello medio o addirittura basso. Ricordo che ogni tanto qualcuno veniva a chiedere “secondo voi il tale vincerà mai un gran premio?” e io che non vedevo come quei piloti potessero mai arrivare a vincere un gran premio gli rispondessi di sì come consolazione (ma non l’avrò tirata a qualcuno?), stessa risposta che davo a quelli che si spingevano addirittura oltre chiedendo “secondo voi quell’altro invece diventerà mai campione del mondo almeno una volta?” (anche qui credo di averla tirata a qualcuno). Niente, l’idea che si potesse tifare anche qualcuno che non stava in un top-team e che non aveva probabilità concrete, almeno nell’immediato, di lottare per il titolo o almeno per la vittoria non mi sfiorava nemmeno. Poi arrivarono gli anni tra il 2010 e il 2013 e mi si è aperto un mondo, specie quando vidi che quelli che un tempo si atteggiavano a grandissimi fan di Massa all’improvviso iniziavano a negare di esserlo mai stati.

Quando lasciò la Ferrari e passò in Williams credevo che mi avrebbe fatto uno strano effetto, ma in realtà non fu così. Ci si abitua a tutto e in realtà credo che il periodo in Williams non sia neanche stato così negativo, soprattutto il 2014, in cui dimostrò di essere ancora un pilota competitivo, almeno relativamente alla squadra nella quale si trovava, in cui ottenne l’epica pole position in Austria e in cui chissà, se la squadra avesse osato un po’ di più avrebbe potuto perfino avere qualche chance più concreta di lottare per la vittoria nel Gran Premio di Abu Double.

Ci sono rimasta male quando ha annunciato il proprio ritiro a fine stagione, due giorni fa. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma non mi aspettavo che arrivasse un annuncio proprio adesso, quando fino a una settimana fa affermava che il suo obiettivo per il futuro era rimanere in Williams o in un altro team più o meno sullo stesso livello.
Faceva parte dei giochi, immagino. Sapeva già perfettamente come e quando voleva annunciare il proprio ritiro.
Concludiamo: penso che mi mancherà molto e credo che non mi capiterà mai più di affezionarmi a un pilota tanto quanto a suo tempo mi sono affezionata a lui.
Mi farà uno strano effetto pensare alla Formula 1 del prossimo anno senza di lui e spero che, qualunque cosa decida di fare prossimamente, possa togliersi comunque qualche soddisfazione.

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