domenica 11 settembre 2016

Marina Bay by Night x8

Nel prossimo weekend verrà disputata la nona edizione del Gran Premio di Singapore, sul circuito di Marina Bay, e quale occasione migliore c’è per ripercorrere la storia di questo controverso circuito cittadino e di un altrettanto controverso gran premio notturno?
Nel corso degli anni mi sono fatta una personalissima idea di questo gran premio e la mia impressione è, in parole povere, che Singapore sia un gran premio piuttosto epico. Poi sì, le prime edizioni mi hanno lasciata un po’ perplessa, ma la Milly Sunshine 2k16 non è la Milly Sunshine 2k08, 2k09, 2k10 e così via, e si sa che non tutto viene compreso al primo istante. Inoltre, all’epoca, non essendo abituata ad altre serie se non la Formula 1, non avevo tutta questa grande affinità con circuiti cittadini che non fossero Montecarlo e, a quei tempi, dubito che Montecarlo mi piacesse. Al giorno d’oggi penso che Singapore, confrontato anche con altri circuiti cittadini (Formula 1 e non) abbia qualcosa di più.

Tutto iniziò nel weekend del 28 settembre 2008. Il giorno della gara, tra parentesi, Mika Hakkinen compiva quarant’anni ed era presente nel paddock; all’epoca senza occhiali.
La storiella del gran premio in notturna teneva banco da ormai un anno e per la Formula 1 fu un po’ uno smacco quando a marzo di quell’anno la MotoGP corse sotto le luci artificiali in Qatar, garantendo alla MotoGP il primato nei confronti della Formula 1. All’epoca la cosa mi incuriosiva abbastanza, tanto che mi guardai quella gara di MotoGP in piena autonomia, senza che nessun altro in casa la stesse guardando, e questo non è un comportamento a cui io sia mai stata molto abituata, visto che non ho mai avuto una particolare passione per il motomondiale. Fu guardando la MotoGP in Qatar che mi resi conto che non è che gareggiare in notturna con luci artificiali e pista illuminata a giorno fosse molto diverso dal gareggiare di giorno, ma sinceramente al giorno d’oggi non mi fa né caldo né freddo: negli States la Indycar, la NASCAR e probabilmente anche altre serie gareggiano da tempo immemore anche di notte, senza che sia mai caduto il mondo, quindi non vedo perché scandalizzarsi se il Gran Premio di Singapore, invece di partire alle 14.00 locali, parte alle 20.00. C’è dietro un’apposita manovra commerciale legata ai diritti televisivi? Sicuramente sì. Devo detestare qualcosa solo perché ci sono degli interessi economici di mezzo? Beh, direi che quella fase ormai l’ho superata da molti anni e sono fermamente convinta che, se qualcosa ci piace, non abbia tutta questa importanza se è “troppo commerciale”. A proposito, tra parentesi, sono fermamente convinta che ciò che è “troppo commerciale” lo diventi perché rappresenta il gusto della maggioranza... e il gusto della maggioranza non dipende necessariamente dal fatto che la maggioranza è costituita da caproni ignoranti incapaci di comprendere le mille sfaccettature dei gusti degli appassionati di nicchia. Anzi, forse sono più gli appassionati di nicchia, talvolta, con il loro detestare qualcosa per partito preso solo perché ha il consenso generale, che mi risultano irritanti.
Tornando in topic, Singapore 2008 fu un gran premio che, se non fosse stato per tutte le polemiche che ne seguirono, al giorno d’oggi potrebbe apparire un po’ come anomalo. All’epoca il titolo se lo giocavano Hamilton e Massa, con un punto a separarli; Massa conquistò la pole position e Hamilton lo affiancò in prima fila. Fino a lì fu tutto mainstream così come era ancora mainstream, con Massa, Hamilton e Raikkonen come primi tre, abbastanza lontani l’uno dall’altro, quando giunse quel fatidico 12esimo giro e Nelsinho Piquet, già noto per essersi spalmato molto spesso su muretti e barriere, andò appunto a spalmarsi contro una barriera. Parve anche faticare nell’uscire dai rottami della propria monoposto e giunse la medical car. Nel frattempo Alonso, suo compagno di squadra in Renault, partito nelle retrovie, si era già fermato e, in seguito all’ingresso della safety car si ritrovò quinto dietro a Rosberg, Trulli, Fisichella e Kubica, con tutti gli altri nelle retrovie.
Ciò che fece discutere e fece grande scalpore quel giorno fu il fatto che Massa fosse ripartito (a causa del probabile malfunzionamento di un semaforico usato dalla Ferrari al posto del lollipop nei rifornimenti di carburante) con il bocchettone della benzina ancora inserito. Al termine del gran premio Mazzoni azzardò qualcosa che suonava come “Piquet va a schiantarsi e Alonso vince, sembra quasi fatto apposta”.
Per lunghi anni io stessa mi sono chiesta se fosse davvero una cosa fatta apposta o se Piquet se lo fosse inventato. Ad oggi, quasi otto anni più tardi, sono giunta a una personalissima conclusione: non credo né a chi affermava di essere completamente innocente né a chi affermava che tutto fosse pianificato proprio così come è successo. Credo piuttosto che a Piquet fosse davvero stato chiesto di fare qualcosa che potesse far entrare la safety car e avvantaggiare il suo compagno di squadra, ma che non gli fosse stato chiesto di andarsi a stampare così, contro alle barriere, in quella maniera: per fare entrare una safety car bastava anche mandare la macchina in testacoda e rimanere fermo nel bel mezzo della pista, non era certo necessario fare nulla del genere. Mia personalissima opinione, secondo me si incasinò lui stesso, facendo accidentalmente molto di più di quanto gli era stato chiesto. Inoltre dubito fortemente che la Renault avesse pianificato la vittoria di Alonso: sempre mia personale opinione, ma sono convinta che in quel momento non pensassero minimamente di potere vincere, ma solo di recuperare molte posizioni e magari tentare un podio. La vittoria derivò da molteplici variabili, di cui solo l’ingresso della safety car direttamente controllabile dalla Renault, anche assumendo che tutto sia andato esattamente come Piquet lo raccontò un anno dopo.
Tra le variabili non controllabili aggiungerei:
1) il regolamento dell’epoca: quando Alonso si ritrovò quinto l’uscita di scena della safety car davanti aveva Rosberg, Trulli, Fisichella e Kubica, di cui soltanto Trulli e Fisichella non si erano fermati, mentre Rosberg e Kubica, essendosi fermati per cause di forza maggiore (ovvero per non finire la benzina) un istante più tardi dopo l’ingresso della safety car e la chiusura della pitlane, furono costretti a scontare uno stop and go di dieci secondi di lì a pochi giri, il che spianò di fatto la strada ad Alonso, che una volta che anche gli altri si furono fermati ai box si ritrovò agevolmente in testa, mentre con tutta probabilità avrebbe dovuto accontentarsi di una terza posizione qualora il regolamento dell’epoca avesse previsto nessuna penalità oppure penalità più equilibrate per chi si fermava ai box dietro la safety car (la Renault, all’epoca, non era messa meglio di Williams e BMW);
2) il caos ai box quando la pitlane fu riaperta: Massa si ritrovò ultimo dopo il casino del bocchettone e Raikkonen, che era subito dietro di lui e aspettava per la propria sosta perse terreno anche se non a quei livelli, ciò tolse di fatto dalla lotta per la vittoria due dei potenziali favoriti e, in realtà, rallentò anche altri piloti che si ritrovavano nella pitlane in quel momento, avvantaggiando di fatto chi ai box in quel momento non c’era (non che le Ferrari in quel pitstop, se tutto fosse filato liscio, potessero davvero arrivare a lottare per la vittoria, ma era difficile pianificarlo in anticipo).

Dopo la vittoria del 2008 sulla Renault, un anno più tardi Alonso tornò sul podio, in terza posizione stavolta dietro a Hamilton vincitore e Glock secondo classificato con la Toyota, che all’epoca faceva parte della “banda del buco”. Curiosità: con il “sistema delle medaglie” che era stato pianificato per il 2009 come punteggio (se non ricordate di cosa si tratta, buon per voi) Jenson Button sarebbe stato proclamato campione del mondo proprio in quell’occasione, ma così non fu e dovette aspettare fino al penultimo gran premio stagionale.
Se la memoria non mi inganna è lo stesso gran premio in cui Mazzoni declamò più di una volta l’affermazione “Rosberg è uno specialista dei circuiti cittadini” e, tre secondi contati dopo questa affermazione, Rosberg si incasinò per i fatti suoi, ma non lo darei per scontato al cento per cento.
Sono invece sicura che in quell’occasione Grosjean rimase intossicato e finì in ospedale, con Di Grassi ormai pronto a rimpiazzarlo, anche se poi non se ne fece più niente.
Grande intossicato dell’edizione 2010 fu invece Sakon Yamamoto, all’epoca in HRT, HRT che comunque ebbe il suo momento di gloria quando Bruno Senna finì addosso a Kobayashi che a sua volta era finito contro le barriere.
Quella gara la vinse Alonso davanti a Hamilton o a Webber, ma vogliamo parlare del vero eroe della giornata? Singapore 2010 è il gran premio in cui Kovalainen rischiò seriamente di andare a fuoco e, dopo avere perseverato a rimanere in pista con la vettura in fiamme tentando di arrivare alla fine (era l’ultimo giro, credo) finalmente si fermò e, preso un estintore, spense l’incendio da solo.

Nel 2010 iniziò anche la storiella secondo cui dai quarant’anni in poi non ci si vede bene sotto le luci artificiali, che Michael Schumacher decise di non smentire, andando a schiantarsi addosso a Perez e a Vergne nei due anni successivi. A proposito, cos’era tutta questa avversione per i ’90?
Vettel vinse entrambe le edizioni davanti a Button, mentre terzo arrivò Webber nel 2011 e Alonso nel 2012.
Nell’edizione 2012 Maldonado partì in prima fila accanto a Hamilton, ma entrambi si ritirarono più avanti nel corso della gara. In quella stessa gara Massa compì un memorabile sorpasso ai danni di Senna, all’epoca compagno di squadra di Maldonado, che ne subì la stessa sorte venendo costretto al ritiro. Timo Glock chiuse 12°, che all’epoca era il miglior risultato di sempre per la Virgin/Marussia/Manor e che portò il team di Banbury davanti alla Caterham nella classifica costruttori. Il risultato fu eguagliato da Charles Pic all’ultimo gran premio stagionale, in cui però la Marussia perse la posizione in classifica nei confronti dei rivali in verde a causa dell’undicesima posizione di Petrov che si difese fino al traguardo dagli attacchi di Pic.
La Marussia fu “grande protagonista” anche dell’edizione 2013, durante la quale fu trasmesso in diretta un team-radio in cui fu ordinato a Chilton di lasciare passare Bianchi, ordine di scuderia che probabilmente Chilton ignorò, dato che giunse al traguardo davanti al compagno di squadra. Per onore di cronaca, vinse ancora una volta Vettel, stavolta con Alonso e Raikkonen a completare il podio.

Poi arrivò il 2014 e Hamilton vinse a mani basse, davanti alle Redbull di Vettel e Ricciardo, con Vettel che per una volta in quella stagione giunse al traguardo in vantaggio sul compagno di squadra.
Curiosità: quel gran premio fu, per Felipe Massa, il novantanovesimo gran premio dopo la sua ultima vittoria (considerando solo i gran premi ai quali lui prese parte) il che lo rese qualificabile, se avesse vinto una gara dal gran premio successivo in poi, per divenire il pilota con il maggiore gap tra due vittorie.
Per quanto non sia certo stato il gran premio più movimentato del secolo, è uno di quei gran premi che, per ragioni romantiche, mi è rimasto nel cuore.
A molti, comunque, sarà rimasta certamente nel cuore l’edizione 2015, in cui Vettel conquistò la pole position e a Singapore vinse per la quarta volta, stavolta al volante di una Ferrari, e gli fu impedito di portare sul podio una bandiera. Insieme a lui sul podio c’erano Ricciardo e Raikkonen, ma il dettaglio che spicca maggiormente di tutto il weekend è che finalmente Alexander Rossi gareggiò in Formula 1 per la prima volta. #EpicWin.



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